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Prima che questo avvenisse, un maggior lustro aveva acquistato la zecca napoletana. L’anno 1190, tra i molti privilegi concessi alla città, il re Tancredi le permise di ''facere monetam argenti per se''<ref>''Privilegium concessum civibus Neapolitanis per gloriosissimum dominum nostrum Tancredum, ecc.'' {{Sc|Capasso}}, ''Op. c.'', pag. 783.</ref>. Ed io ho per certo che quel privilegio mirò ad ampliare l’esistente prerogativa di battere moneta di rame, e non a farla rivivere, perchè interrotta. Ma, a giovarsene, mancò il tempo. L’odio di Arrigo VI, e la gelosa cura con la quale Federico II attese a rivendicare a sè i dritti di Regalia, privarono Napoli di quella e di ogni altra franchigia. Perciò la città mostrossi sempre avversa alla Casa di Svevia. E quando Federico soggiacque nella tragica lotta contro il Papato, istigata, lusingata da Innocenzo IV, essa fu tra le prime a ribellarsi; e nobili e popolo s’accordarono, ordinandosi a Comune.
Prima che questo avvenisse, un maggior lustro aveva acquistato la zecca napoletana. L’anno 1190, tra i molti privilegi concessi alla città, il re Tancredi le permise di ''facere monetam argenti per se''<ref>''Privilegium concessum civibus Neapolitanis per gloriosissimum dominum nostrum Tancredum, ecc.'' {{Sc|Capasso}}, ''Op. c.'', pag. 783.</ref>. Ed io ho per certo che quel privilegio mirò ad ampliare l’esistente prerogativa di battere moneta di rame, e non a farla rivivere, perchè interrotta. Ma, a giovarsene, mancò il tempo. L’odio di Arrigo VI, e la gelosa cura con la quale Federico II attese a rivendicare a sè i dritti di Regalia, privarono Napoli di quella e di ogni altra franchigia. Perciò la città mostrossi sempre avversa alla Casa di Svevia. E quando Federico soggiacque nella tragica lotta contro il Papato, istigata, lusingata da Innocenzo IV, essa fu tra le prime a ribellarsi; e nobili e popolo s’accordarono, ordinandosi a Comune.



<ref follow=pagina468>''sito e lodi della città di Nap''., pag. 64), asserì che la testa di bronzo esistente nel palazzo del Duca di Maddaloni, potesse essere ''reliquia'' di quel cavallo. Questa testa conservasi nel Museo di Napoli, ed è ora provato che essa fu opera del Donatello. V. {{Sc|Filangieri}}, ''La testa del cavallo di bronzo'', ecc. (''Arch. Star. per le prov. Napol.'', Tom. VII, pag. 407).</ref>
<ref follow=pagina468>''sito e lodi della città di Nap''., pag. 64), asserì che la testa di bronzo esistente nel palazzo del Duca di Maddaloni, potesse essere ''reliquia'' di quel cavallo. Questa testa conservasi nel Museo di Napoli, ed è ora provato che essa fu opera del Donatello. V. {{Sc|Filangieri}}, ''La testa del cavallo di bronzo'', ecc. (''Arch. Star. per le prov. Napol.'', Tom. VII, pag. 407).</ref>