Pagina:Rivista italiana di numismatica 1890.djvu/138: differenze tra le versioni

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Malgrado tutto questo, l’incertezza continuava sempre, e le lettere '''BENE''', principio certo di un titolo feudale che dapprima non si indicava se tedesco od italiano ed in seguito si attribuiva alla nostra Penisola, non conducevano ad alcuna plausibile spiegazione. Il tipo della moneta era comune alla Germania ed all’Italia; il piccolo stemma non si poteva blasonare in modo sicuro: l’aquila imperiale, come sul nostro pezzo, si trova pure su molti altri battuti per concessione dell’imperatore ed anche su numerose contraffazioni. Occorreva quindi attendere che qualche nuova scoperta valesse a gettar lume sulla questione; restandosi sempre pel passato nel dubbio se questo bello scudo d’oro si avesse a classificare tra le monete italiane o non si dovesse piuttosto attribuire a qualche zecca ignota di Germania. Questo fu il motivo per cui non osai inserirlo nelle mie ''Tavole Sinottiche''<ref>Torino, 1868, in 4.°</ref>.
Malgrado tutto questo, l’incertezza continuava sempre, e le lettere '''BENE''', principio certo di un titolo feudale che dapprima non si indicava se tedesco od italiano ed in seguito si attribuiva alla nostra Penisola, non conducevano ad alcuna plausibile spiegazione. Il tipo della moneta era comune alla Germania ed all’Italia; il piccolo stemma non si poteva blasonare in modo sicuro: l’aquila imperiale, come sul nostro pezzo, si trova pure su molti altri battuti per concessione dell’imperatore ed anche su numerose contraffazioni. Occorreva quindi attendere che qualche nuova scoperta valesse a gettar lume sulla questione; restandosi sempre pel passato nel dubbio se questo bello scudo d’oro si avesse a classificare tra le monete italiane o non si dovesse piuttosto attribuire a qualche zecca ignota di Germania. Questo fu il motivo per cui non osai inserirlo nelle mie ''Tavole Sinottiche''<ref>Torino, 1868, in 4.°</ref>.


Se non prendo abbaglio, ritengo poter finalmente presentare una soddisfacente soluzione della leggenda suesposta. Nei primi mesi del corrente anno acquistai pella Collezione del Re un pezzo d’argento, di titolo alquanto basso e del peso di grammi 2,900, nel quale, pur ravvisando una certa relazione collo scudo d’oro delle antiche Tariffe, scoprivo poi una nuova difficoltà nella diversità dello stemma incisovi. Porta nel diritto nel campo sotto la data 1537 uno scudo caricato di una banda scaccheggiata di tre tiri senza i colori, ed attorno leggesi: '''+ MONETA · NOVA · IO · ANT · FA · CO · BE'''. Nel rovescio scorgesi un’aquila bicipite con corona imperiale e caricata in petto dello scudetto austriaco d’argento ad una fascia di rosso, eziandio {{SAL|138|2|Carlomorino}}
Se non prendo abbaglio, ritengo poter finalmente presentare una soddisfacente soluzione della leggenda suesposta. Nei primi mesi del corrente anno acquistai pella Collezione del Re un pezzo d’argento, di titolo alquanto basso e del peso di grammi 2,900, nel quale, pur ravvisando una certa relazione collo scudo d’oro delle antiche Tariffe, scoprivo poi una nuova difficoltà nella diversità dello stemma incisovi. Porta nel diritto nel campo sotto la data 1537 uno scudo caricato di una banda scaccheggiata di tre tiri senza i colori, ed attorno leggesi: '''[[File:Cross-Bottony-Heraldry.svg|12x12px]] MONETA · NOVA · IO · ANT · FA · CO · BE'''. Nel rovescio scorgesi un’aquila bicipite con corona imperiale e caricata in petto dello scudetto austriaco d’argento ad una fascia di rosso, eziandio {{SAL|138|3|Carlomorino}}