Pagina:Rivista italiana di numismatica 1890.djvu/141: differenze tra le versioni

 
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{{Pt|“gnore|signore}} di Cortemiglia, passare ne facevano costoro la fedeltà al comune d’Asti, onde furono indi fra quelle terre compresi, le quali il marchese Oddone in compagnia di Manfredino suo figliuolo dal Conte Amedeo di Savol. come signore d’Asti, in virtù del privilegio fattogli da Henrico settimo imperatore, riconobbe; ma passarono poi a’ sudetti Faletti figliuoli di Petrino signore della Morra, de’ quali Antonio<ref>A questo punto il Della Chiesa si sbaglia, poichè il nostro Gio. Antonio non discende da Pietrino della Morra e di Barolo, ma da Leone suo fratello e signore di Ruffa, come egli stesso dimostra nel vol. II a foglio 819 recto. Appare però che i rami suddetti di questi illustri casati avevano giurisdizione in comune su alcuni dei loro antichi feudi, sebbene il solo Gio. Antonio e suo figlio abbiano preso il titolo di ''conti'' di Benevello.</ref>, che Benevello con titolo di Contado possedeva, avendo seguito l’armi francesi con cui trovossi in molte segnalate fattioni contro gl’Imperiali, fu di quel suo Castello dagli Spagnuoli privato, donandolo l’imperatore Carlo quinto con Mombarchero, ch’era parimente dell’istesso conte Antonio, a D. Alvaro di Sanchies spagnuolo. Ma essendo indi venuto in potere di certo Zuccone, l’ha così ceduto agli Asinari signori di Casasco, che hoggidi lo possedono (cioè sulla metà del secolo XVII) prettentendovi però ragioni il conte di Pocapaglia come prossimiore agnato nella successione del conte Antonio che ne fu spogliata.„ Meglio chiarisce il fatto il {{AutoreCitato|Goffredo Casalis|Casalis}} nel suo ''Dizionario corografico degli Stati Sardi''<ref>Vol. II. ''Benevello''.</ref>, dicendo che Carlo V tolse Benevello e Mombarchero ad Antonio Falletti perchò abbandonato il servizio dell’imperatore, nel cui esercito comandava un reggimento di fanti italiani, passò a quello di Francia. Ciò deve essere avvenuto poco dopo il 1660.
{{Pt|“gnore|signore}} di Cortemiglia, passare ne facevano costoro la fedeltà al comune d’Asti, onde furono indi fra quelle terre compresi, le quali il marchese Oddone in compagnia di Manfredino suo figliuolo dal Conte Amedeo di Savol. come signore d’Asti, in virtù del privilegio fattogli da Henrico settimo imperatore, riconobbe; ma passarono poi a’ sudetti Faletti figliuoli di Petrino signore della Morra, de’ quali Antonio<ref>A questo punto il Della Chiesa si sbaglia, poichè il nostro Gio. Antonio non discende da Pietrino della Morra e di Barolo, ma da Leone suo fratello e signore di Ruffa, come egli stesso dimostra nel vol. II a foglio 819 recto. Appare però che i rami suddetti di questi illustri casati avevano giurisdizione in comune su alcuni dei loro antichi feudi, sebbene il solo Gio. Antonio e suo figlio abbiano preso il titolo di ''conti'' di Benevello.</ref>, che Benevello con titolo di Contado possedeva, avendo seguito l’armi francesi con cui trovossi in molte segnalate fattioni contro gl’Imperiali, fu di quel suo Castello dagli Spagnuoli privato, donandolo l’imperatore Carlo quinto con Mombarchero, ch’era parimente dell’istesso conte Antonio, a D. Alvaro di Sanchies spagnuolo. Ma essendo indi venuto in potere di certo Zuccone, l’ha così ceduto agli Asinari signori di Casasco, che hoggidi lo possedono (cioè sulla metà del secolo XVII) prettentendovi però ragioni il conte di Pocapaglia come prossimiore agnato nella successione del conte Antonio che ne fu spogliata.„ Meglio chiarisce il fatto il {{AutoreCitato|Goffredo Casalis|Casalis}} nel suo ''Dizionario corografico degli Stati Sardi''<ref>Vol. II. ''Benevello''.</ref>, dicendo che Carlo V tolse Benevello e Mombarchero ad Antonio Falletti perchò abbandonato il servizio dell’imperatore, nel cui esercito comandava un reggimento di fanti italiani, passò a quello di Francia. Ciò deve essere avvenuto poco dopo il 1660.


Riassumendo quanto sopra, credo che l’unica spiegazione possibile di questo fatto curiosissimo nella storia numismatica piemontese sia la seguente. Giovanni Antonio Falletti, recatosi, come tanti altri della nobiltà piemontese{{SAL|141|1|}}
Riassumendo quanto sopra, credo che l’unica spiegazione possibile di questo fatto curiosissimo nella storia numismatica piemontese sia la seguente. Giovanni Antonio Falletti, recatosi, come tanti altri della nobiltà piemontese{{SAL|141|3|Carlomorino}}