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senza ragione, e con poca coerenza, ammetta un delitto reale, e de’ veri colpevoli, in quel mescuglio d’immaginazioni e d’invenzioni; ciò non ostante, ad abbondanza, come si dice, e per indebolire tutto ciò che potesse aver relazione con quell’accusa, fa varie eccezioni alla parte del processo che riguarda gli altri. E a proposito dell’impunità, senza impugnar l’autorità del senato in tal materia (ché alle volte gli uomini si tengon più offesi a metter in dubbio il loro potere, che la loro rettitudine), oppone che il Piazza "fu introdotto nanti detto signor Auditore solamente, quale non haueua alcuna giurisditione... procedendo perciò nullamente, e contro li termini di ragione". E parlando della menzione che fu fatta più tardi, e occasionalmente, di quell’impunità, dice: "e pure, sino a quel ponto, non appare, si legge in processo impunità, quale pure, nanti detta redargutione, doueua constare in processo, secondo li termini di ragione".
senza ragione, e con poca coerenza, ammetta un delitto reale, e de’ veri colpevoli, in quel mescuglio d’immaginazioni e d’invenzioni; ciò non ostante, ad abbondanza, come si dice, e per indebolire tutto ciò che potesse aver relazione con quell’accusa, fa varie eccezioni alla parte del processo che riguarda gli altri. E a proposito dell’impunità, senza impugnar l’autorità del senato in tal materia (chè alle volte gli uomini si tengon più offesi a metter in dubbio il loro potere, che la loro rettitudine), oppone che il Piazza "fu introdotto nanti detto signor Auditore solamente, quale non haueua alcuna giurisditione... procedendo perciò nullamente, e contro li termini di ragione". E parlando della menzione che fu fatta più tardi, e occasionalmente, di quell’impunità, dice: "e pure, sino a quel ponto, non appare, si legge in processo impunità, quale pure, nanti detta redargutione, doueua constare in processo, secondo li termini di ragione".


In quel luogo delle difese c’è una parola buttata là, come incidentemente, ma significantissima. Ripassando gli atti che precedettero l’impunità, l’avvocato non fa alcuna eccezione espressa e diretta alla tortura data al Piazza, ma ne parla così: "sotto pretesto d’inuerisimili, torturato". Ed è, mi pare, una circostanza degna d’osservazione che la cosa sia stata chiamata col suo nome anche allora, anche davanti a quelli che n’eran gli autori, e da uno che non pensava punto a difender la causa di chi n’era stato la vittima.
In quel luogo delle difese c’è una parola buttata là, come incidentemente, ma significantissima. Ripassando gli atti che precedettero l’impunità, l’avvocato non fa alcuna eccezione espressa e diretta alla tortura data al Piazza, ma ne parla così: "sotto pretesto d’inuerisimili, torturato". Ed è, mi pare, una circostanza degna d’osservazione che la cosa sia stata chiamata col suo nome anche allora, anche davanti a quelli che n’eran gli autori, e da uno che non pensava punto a difender la causa di chi n’era stato la vittima.


Bisogna dire che quella promessa d’impunità fosse poco conosciuta dal pubblico, giacché il Ripamonti, raccontando i fatti principali del processo, nella sua storia della peste, non ne fa menzione, anzi l’esclude indirettamente. Questo scrittore, incapace d’alterare apposta la verità, ma inescusabile di non aver letto, le difese del Padilla, l’estratto del processo che le accompagna, e d’aver creduto piuttosto alle ciarle del pubblico, o alle menzogne di qualche interessato, racconta in vece che il Piazza, subito dopo la tortura, e mentre lo slegavano per ricondurlo in carcere, uscì fuori con una rivelazione spontanea, che nessuno s’aspettava<ref>De peste, etc. pag. 84.</ref>. La bugiarda rivelazione fu fatta bensì, ma il giorno seguente, dopo l’abboccamento con l’auditore, e a gente che se l’aspettava benissimo. Sicché, se non fossero rimasti que’ pochi documenti, se il senato avesse avuto che fare soltanto col pubblico e con la storia, avrebbe ottenuto l’intento d’abbuiar
Bisogna dire che quella promessa d’impunità fosse poco conosciuta dal pubblico, giacchè il Ripamonti, raccontando i fatti principali del processo, nella sua storia della peste, non ne fa menzione, anzi l’esclude indirettamente. Questo scrittore, incapace d’alterare apposta la verità, ma inescusabile di non aver letto, le difese del Padilla, l’estratto del processo che le accompagna, e d’aver creduto piuttosto alle ciarle del pubblico, o alle menzogne di qualche interessato, racconta in vece che il Piazza, subito dopo la tortura, e mentre lo slegavano per ricondurlo in carcere, uscì fuori con una rivelazione spontanea, che nessuno s’aspettava<ref>De peste, etc. pag. 84.</ref>. La bugiarda rivelazione fu fatta bensì, ma il giorno seguente, dopo l’abboccamento con l’auditore, e a gente che se l’aspettava benissimo. Sicchè, se non fossero rimasti que’ pochi documenti, se il senato avesse avuto che fare soltanto col pubblico e con la storia, avrebbe ottenuto l’intento d’{{Pt|ab-|abbuiar}}{{SAL|800|3|Saettadizeus}}