Pagina:Storia della rivoluzione piemontese del 1821 (Santarosa).djvu/109: differenze tra le versioni

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{{Pt|nerale|generale}} Bellotti. Fu spedito a Vercelli il general Bussolino per concertarvi disposizioni d’accordo con quelle di Ansaldi, designato dal ministro al comando di Alessandria. E nello stesso mentre fu ordinato al generale d’Json, comandante le truppe di Genova, di assumere il comando di quella divisione in luogo del conte Desgeneys<ref>Questo ultimo ordine arrivò a Genova, lo stesso giorno (23 marzo) del movimento, o l’indomani.</ref>.
{{Pt|nerale|generale}} Bellotti. Fu spedito a Vercelli il general Bussolino per concertarvi disposizioni d’accordo con quelle di Ansaldi, designato dal ministro al comando di Alessandria. E nello stesso mentre fu ordinato al generale d’Json, comandante le truppe di Genova, di assumere il comando di quella divisione in luogo del conte Desgeneys<ref>Questo ultimo ordine arrivò a Genova, lo stesso giorno (''23 marzo'') del movimento, o l’indomani.</ref>.


Dall’insieme di codeste misure abbastanza rilevasi l’animo del ministro, di radunare cioè quante più forze poteva sul confine lombardo, e quinci romper senza indugio la guerra, come l’unico mezzo di riuscire a qualche prospero successo, e di operare una diversione a vantaggio dei Napoletani, dei quali, benchè già fossero noti i primi rovesci, pur tuttavia risoluti credevansi a lunga puranco e valida difesa. Ma frattanto, per l’esecuzione di tali disposizioni, sguernivasi quasi interamente di truppe la Savoia, ed il partito liberale di quel paese coll’allontanarsi del reggimento Alessandria in cui erano molto possenti l’onore e la gloria nazionale, perdeva suo migliore sostegno, considerazione importante senza dubbio, ma che Santarosa credette doversi posporre all’imperiosa necessità di agire sull’altra frontiera italiana. Se fosse savio divisamento il suo non saprei affermare, quello però su di cui dubbio non restami, nè sembra restar possa a chiunque di buona fede vi ponga mente, è che niuna intelligenza corresse fra i capi costituzionali piemontesi ed i nemici al governo dei Borboni, e che al moto di Grenoble, <noinclude>{{Alt|sic-|siccome}}</noinclude>{{SAL|109|3|Cinnamologus}}
Dall’insieme di codeste misure abbastanza rilevasi l’animo del ministro, di radunare cioè quante più forze poteva sul confine lombardo, e quinci romper senza indugio la guerra, come l’unico mezzo di riuscire a qualche prospero successo, e di operare una diversione a vantaggio dei Napoletani, dei quali, benchè già fossero noti i primi rovesci, pur tuttavia risoluti credevansi a lunga puranco e valida difesa. Ma frattanto, per l’esecuzione di tali disposizioni, sguernivasi quasi interamente di truppe la Savoia, ed il partito liberale di quel paese coll’allontanarsi del reggimento Alessandria in cui erano molto possenti l’onore e la gloria nazionale, perdeva suo migliore sostegno, considerazione importante senza dubbio, ma che Santarosa credette doversi posporre all’imperiosa necessità di agire sull’altra frontiera italiana. Se fosse savio divisamento il suo non saprei affermare, quello però su di cui dubbio non restami, nè sembra restar possa a chiunque di buona fede vi ponga mente, è che niuna intelligenza corresse fra i capi costituzionali piemontesi ed i nemici al governo dei Borboni, e che al moto di Grenoble, <noinclude>{{Alt|sic-|siccome}}</noinclude>{{SAL|109|4|Luigi62}}