Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/88: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|582}}-->questi appuramenti, queste circoscrizioni, queste esattezze, queste strettezze, queste sottigliezze, queste dialettiche, queste matematiche non sono in natura e non devono entrare nella considerazione dell’ordine naturale, perché la natura effettivamente non le ha seguite. E non solo non è imperfetto quello che non corrisponde geometricamente alle dette idee, purché però sia naturale; ma anzi non può esser perfetto tutto quello che vien ridotto e conformato alle dette idee, perché non è piú conforme al suo <span class="SAL">88,3,Alex brollo</span><section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|583}} stato essenziale e primitivo. E dovunque ha luogo la perfezione matematica, ha luogo una vera imperfezione (quando anche questa rimedii ad altri piú gravi inconvenienti e corruzioni), cioè discordanza dalla natura e dall’ordine primitivo delle cose, il quale era combinato in altro modo, e fuor del quale non v’é perfezione, benché questa non sia mai assoluta, ma relativa. La stretta precisione entra nella ragione e deriva da lei, non entrava nel piano della natura e non si trovava nell’effetto. È necessaria ai nostri tempi, dove l’ordine delle cose è corrotto ed è come degnissimo d’osservazione altrettanto evidente e osservato, che la stretta precisione delle leggi, istituzioni, statuti governi ec. insomma delle cose, è sempre cresciuta in proporzione che gli uomini e i secoli sono stati piú guasti, ed ora è venuta al colmo perché anche la corruzione è eccessiva, e ha passato tutti i limiti. L’''appresso a poco'', il ''facilmente'' e simili altre idee, non convengono ai sistemi presenti, dove nulla è, se può non essere: convengono ottimamente <span class="SAL">88,3,Alex brollo</span><section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|584}} alla natura, dove infinite cose erano, e potevano non essere, ma la natura aveva provveduto bastantemente, quando avea provveduto che non fossero, e non erano in fatto. Altrimenti come si sarebbe potuta corromper la natura, e l’ordine delle cose, in quel modo in cui vediamo che ha fatto? Della qual corruzione, tutti, piú o meno, bisogna che convengano. Ma ciò non avrebbe<span class="SAL">88,3,Alex brollo</span><section end=3 />
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|582}}-->questi appuramenti, queste circoscrizioni, queste esattezze, queste strettezze, queste sottigliezze, queste dialettiche, queste matematiche non sono in natura e non devono entrare nella considerazione dell’ordine naturale, perché la natura effettivamente non le ha seguite. E non solo non è imperfetto quello che non corrisponde geometricamente alle dette idee, purché però sia naturale; ma anzi non può esser perfetto tutto quello che vien ridotto e conformato alle dette idee, perché non è piú conforme al suo {{SAL|88|3|Alex brollo}}<section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|583}} stato essenziale e primitivo. E dovunque ha luogo la perfezione matematica, ha luogo una vera imperfezione (quando anche questa rimedii ad altri piú gravi inconvenienti e corruzioni), cioè discordanza dalla natura e dall’ordine primitivo delle cose, il quale era combinato in altro modo, e fuor del quale non v’é perfezione, benché questa non sia mai assoluta, ma relativa. La stretta precisione entra nella ragione e deriva da lei, non entrava nel piano della natura e non si trovava nell’effetto. È necessaria ai nostri tempi, dove l’ordine delle cose è corrotto ed è come degnissimo d’osservazione altrettanto evidente e osservato, che la stretta precisione delle leggi, istituzioni, statuti governi ec. insomma delle cose, è sempre cresciuta in proporzione che gli uomini e i secoli sono stati piú guasti, ed ora è venuta al colmo perché anche la corruzione è eccessiva, e ha passato tutti i limiti. L’''appresso a poco'', il ''facilmente'' e simili altre idee, non convengono ai sistemi presenti, dove nulla è, se può non essere: convengono ottimamente {{SAL|88|3|Alex brollo}}<section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|584}} alla natura, dove infinite cose erano, e potevano non essere, ma la natura aveva provveduto bastantemente, quando avea provveduto che non fossero, e non erano in fatto. Altrimenti come si sarebbe potuta corromper la natura, e l’ordine delle cose, in quel modo in cui vediamo che ha fatto? Della qual corruzione, tutti, piú o meno, bisogna che convengano. Ma ciò non avrebbe{{SAL|88|3|Alex brollo}}<section end=3 />