Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/416: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|1099}}--><noinclude>lemente, </noinclude>facilmente nel discorso, sono cosí lontani da ogni senso di affettazione o di studio ad usarli, e in somma cosí freschi (e al tempo stesso bellissimi ec), che il lettore il quale non sa da che parte vengano, non si può accorgere che sieno antichi, ma deve stimarli modernissimi e di zecca: parole e modi dove l’antichità si può conoscere, ma per nessun conto sentire. E laddove quegli altri si possono paragonare alle cose stantivite, rancidite, ammuffite col tempo, questi rassomigliano a quelle frutta che intonacate di cera si conservano per mangiarle fuor di stagione, e allora si cavano dall’intonacatura vivide e fresche e belle e colorite, come si cogliessero dalla pianta. E sebbene dismessi e ciò da lunghissimo tempo, o nello scrivere, o nel parlare, o in ambedue, non paiono dimenticati, ma come riposti in disparte, e custoditi, per poi ripigliarli (28 maggio 1821). <span class="SAL">416,3,Alex brollo</span><section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|1100}}
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{{ZbPensiero|1100/2}} Chiamano moderne le massime liberali, e si scandalezzano e ridono che il mondo creda di essere<span class="SAL">416,3,Alex brollo</span><section end=2 />
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