Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/415: differenze tra le versioni
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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|1097}}-->piú ci fa miseri, quanto piú colla pretesa sua perfezione ci allontana dalla natura; dimostro che l’antico stato sociale aveva toccato i limiti della sua perfettibilità, limiti tanto poco distanti dalla natura, quanto è compatibile coll’essenza di stato sociale e coll’alterazione inevitabile che l’uomo ne riceve da quello ch’era primitivamente: dimostro infine, con prove teoriche e con prove storiche e di fatto, |
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|1097}}-->piú ci fa miseri, quanto piú colla pretesa sua perfezione ci allontana dalla natura; dimostro che l’antico stato sociale aveva toccato i limiti della sua perfettibilità, limiti tanto poco distanti dalla natura, quanto è compatibile coll’essenza di stato sociale e coll’alterazione inevitabile che l’uomo ne riceve da quello ch’era primitivamente: dimostro infine, con prove teoriche e con prove storiche e di fatto, {{SAL|415|3|Alex brollo}}<section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|1098}} che l’antico stato sociale, stimato dagli altri imperfettissimo, e da me perfetto, era meno infelice del moderno (27 maggio 1821). |
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{{ZbPensiero|1098/3}} Odio gli arcaismi; e quelle parole antiche, ancorché chiarissime, ancorché espressivissime, bellissime, |
{{ZbPensiero|1098/3}} Odio gli arcaismi; e quelle parole antiche, ancorché chiarissime, ancorché espressivissime, bellissime, {{SAL|415|3|Alex brollo}}<section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|1099}} utilissime, riescono sempre affettate, ricercate, stentate, massime nella prosa. Ma i nostri scrittori antichi ed antichissimi abbondano di parole e modi oggi disusati, che, oltre all’essere di significato apertissimo a chicchessia, cadono cosí naturalmente, {{pt|mol-|mollemente, }}{{SAL|415|3|Alex brollo}}<section end=3 /> |