Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/416: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|318}}-->di quanto le avesse amate, perché non si ripudia quello che non s’é mai amato, né si abbandona quello che non s’é mai seguito. Né si mente senza vantaggio in punto di morte ec. (11 novembre 1820).<span class="SAL">416,4,Gimilzor</span><section end=1 /><section begin=2 />
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|318}}-->di quanto le avesse amate, perché non si ripudia quello che non s’é mai amato, né si abbandona quello che non s’é mai seguito. Né si mente senza vantaggio in punto di morte ec. (11 novembre 1820).{{SAL|416|4|Gimilzor}}<section end=1 /><section begin=2 />




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{{ZbPensiero|319/2}}Dice {{Sc|{{AutoreCitato|Quintiliano}}}} l. 10, c. 1. ''Quid ego commemorem Xenophontis iucunditatem illam inaffectatam, sed quam nulla possit affectatio consequi?'' E certo ogni bellezza principale nelle arti e nello scrivere deriva dalla natura e non dall’affettazione o ricerca. Ora il traduttore necessariamente affetta, cioè si sforza di esprimere il carattere e lo stile altrui e ripetere il detto di un altro alla maniera e gusto del medesimo. Quindi osservate quanto sia difficile una buona traduzione in genere di bella letteratura,<span class="SAL">416,4,Gimilzor</span><section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|320}} opera che dev’esser composta di proprietà che paiono discordanti e incompatibili e contraddittorie. E similmente l’anima e lo spirito e l’ingegno del traduttore. Massime quando il principale o uno de’ principali pregi dell’originale consiste appunto nell’inaffettato, naturale e spontaneo, laddove il traduttore per natura sua non può essere spontaneo. Ma d’altra parte quest’affettazione che ho detto è cosí<span class="SAL">416,4,Gimilzor</span><section end=3 />
{{ZbPensiero|319/2}}Dice {{Sc|{{AutoreCitato|Quintiliano}}}} l. 10, c. 1. ''Quid ego commemorem Xenophontis iucunditatem illam inaffectatam, sed quam nulla possit affectatio consequi?'' E certo ogni bellezza principale nelle arti e nello scrivere deriva dalla natura e non dall’affettazione o ricerca. Ora il traduttore necessariamente affetta, cioè si sforza di esprimere il carattere e lo stile altrui e ripetere il detto di un altro alla maniera e gusto del medesimo. Quindi osservate quanto sia difficile una buona traduzione in genere di bella letteratura,{{SAL|416|4|Gimilzor}}<section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|320}} opera che dev’esser composta di proprietà che paiono discordanti e incompatibili e contraddittorie. E similmente l’anima e lo spirito e l’ingegno del traduttore. Massime quando il principale o uno de’ principali pregi dell’originale consiste appunto nell’inaffettato, naturale e spontaneo, laddove il traduttore per natura sua non può essere spontaneo. Ma d’altra parte quest’affettazione che ho detto è cosí{{SAL|416|4|Gimilzor}}<section end=3 />