Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/102: differenze tra le versioni

m Ha protetto "Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/102": Bot: protezione pagine rilette ([edit=autoconfirmed] (infinito) [move=autoconfirmed] (infinito))
CandalBot (discussione | contributi)
m Bot: template SAL
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 13: Riga 13:




{{ZbPensiero|1/4}}Il trecento fu il principio della nostra letteratura, non già il colmo, imperocché non ebbe se non tre scrittori grandi; il quattrocento non fu corruzione né <span class="SAL">102,4,Vasco73</span><section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|2}} raffinamento del trecento, ma un sonno della letteratura (che avea dato luogo all’erudizione), la quale restava ancora incorrotta e peccava ancora piú tosto di poco. {{AutoreCitato|Angelo Poliziano|Poliziano}}, {{AutoreCitato|Luigi Pulci|Pulci}}. Il cinquecento fu vera continuazione del trecento e il colmo della nostra letteratura. Di poi venne il raffinamento del seicento, che nel settecento s’è solamente mutato in corruzione d’altra specie; ma il buon gusto nel volgo dei letterati non è tornato piú, né tornerà secondo me, perché dal niente si può passare al buono, ma dal troppo buono o sia dal corrotto stimo che non si possa.
{{ZbPensiero|1/4}}Il trecento fu il principio della nostra letteratura, non già il colmo, imperocché non ebbe se non tre scrittori grandi; il quattrocento non fu corruzione né {{SAL|102|4|Vasco73}}<section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|2}} raffinamento del trecento, ma un sonno della letteratura (che avea dato luogo all’erudizione), la quale restava ancora incorrotta e peccava ancora piú tosto di poco. {{AutoreCitato|Angelo Poliziano|Poliziano}}, {{AutoreCitato|Luigi Pulci|Pulci}}. Il cinquecento fu vera continuazione del trecento e il colmo della nostra letteratura. Di poi venne il raffinamento del seicento, che nel settecento s’è solamente mutato in corruzione d’altra specie; ma il buon gusto nel volgo dei letterati non è tornato piú, né tornerà secondo me, perché dal niente si può passare al buono, ma dal troppo buono o sia dal corrotto stimo che non si possa.




{{ZbPensiero|2/1}}Non il bello ma il vero o sia l’imitazione della natura qualunque, si è l’oggetto delle belle arti. Se fosse il bello, piacerebbe piú quello che fosse piú bello e cosí si andrebbe alla perfezion metafisica, la quale in <span class="SAL">102,4,Vasco73</span><section end=2 />
{{ZbPensiero|2/1}}Non il bello ma il vero o sia l’imitazione della natura qualunque, si è l’oggetto delle belle arti. Se fosse il bello, piacerebbe piú quello che fosse piú bello e cosí si andrebbe alla perfezion metafisica, la quale in {{SAL|102|4|Vasco73}}<section end=2 />