Pagina:Rivista italiana di numismatica 1889.djvu/128: differenze tra le versioni

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opere preziose, fino agli ultimi giorni della sua vita, talchè anche a lui, sotto questo rispetto, potrebbesi attribuire l’elogio inciso in una medaglia dedicata ad un altro suo grande coetaneo ed amico, il dotto e famoso bibliotecario {{AutoreCitato|Antonio Magliabechi|Antonio Magliabechi}}, '''IS UNUS BIBLIOTHECA MAGNA'''.<ref>Questa iscrizione è l'anagramma di ANTONIUS MAGLIABECHIUS.</ref> Di tante opere però quelle che più direttamente interessano i nostri studii sono la ''Dissertatio de moneta sive de jure condendi nummos'', e l’altra: ''De diversis pecuniæ generibus quæ apud veteres in usu fuere'' (ambedue inserte nel volume II delle sue ''Antiquitates italicæ medii ævi''). — Nella prima di queste dissertazioni l’Autore riassumendo i lavori del Panvinio, del Ciacconio, del Fioravanti, del Le Blanc, del Vergara, e di quanti altri lo precedettero in questo arringo, offre un vasto quadro delle zecche e delle monete italiane conosciute fino al suo tempo, fra le quali trovano più largo posto gli ''antiquiores'' dei romani Pontefici, le monete di Pavia e di Milano, indi quelle di Benevento, di Lucca, di Napoli, di Venezia, di Bologna, quelle de’ Patriarchi d’Aquileja, ed altre. — Nella seconda raccoglie una preziosa serie di documenti, che si estendono dal principio del secolo VIII, alla fine del XIII, illustranti le monete in corso in quel lasso di tempo in Italia.
opere preziose, fino agli ultimi giorni della sua vita, talchè anche a lui, sotto questo rispetto, potrebbesi attribuire l’elogio inciso in una medaglia dedicata ad un altro suo grande coetaneo ed amico, il dotto e famoso bibliotecario {{AutoreCitato|Antonio Magliabechi|Antonio Magliabechi}}, '''IS UNUS BIBLIOTHECA MAGNA'''.<ref>Questa iscrizione è l’anagramma di ANTONIUS MAGLIABECHIUS.</ref> Di tante opere però quelle che più direttamente interessano i nostri studii sono la ''Dissertatio de moneta sive de jure condendi nummos'', e l’altra: ''De diversis pecuniæ generibus quæ apud veteres in usu fuere'' (ambedue inserte nel volume II delle sue ''Antiquitates italicæ medii ævi''). — Nella prima di queste dissertazioni l’Autore riassumendo i lavori del Panvinio, del Ciacconio, del Fioravanti, del Le Blanc, del Vergara, e di quanti altri lo precedettero in questo arringo, offre un vasto quadro delle zecche e delle monete italiane conosciute fino al suo tempo, fra le quali trovano più largo posto gli ''antiquiores'' dei romani Pontefici, le monete di Pavia e di Milano, indi quelle di Benevento, di Lucca, di Napoli, di Venezia, di Bologna, quelle de’ Patriarchi d’Aquileja, ed altre. — Nella seconda raccoglie una preziosa serie di documenti, che si estendono dal principio del secolo VIII, alla fine del XIII, illustranti le monete in corso in quel lasso di tempo in Italia.


{{A destra|{{Sc|[[Autore:Costantino Luppi|C. Luppi]]}}.}}
{{A destra|{{Sc|[[Autore:Costantino Luppi|C. Luppi]]}}.}}