Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/136: differenze tra le versioni
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{{SAL|136|3|Aubrey}}mai feci, il signore li ha fatti copiare, e ho fatto qualcuno in sua lode. E sto qui, e tutto il giorno mi dona, e gran cose, che le vedrete ad Arezzo.'' Gli dànno del messere e del signore; il valletto è un gentiluomo, e torna a Roma ''tra paggi di taverna, e vestito come un duca'', compagno e mezzano de’ piaceri signorili, e con a lato gli Estensi e i Gonzaga che gli hanno familiarmente la mano sulla spalla. Continua il mestiere così bene incominciato. Una sua ''Laude'' di {{AutoreCitato|Clemente VII}} gli frutta la prima pensione; sono versacci: |
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{{ms}}<poem> |
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{{Centrato|''Or queste sì che saran lodi, queste |
{{Centrato|''Or queste sì che saran lodi, queste |