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Il conte {{AutoreCitato|Gian Rinaldo Carli|Carli}} credette alla possibilità di questa zecca dal I Federico, perchè secondo {{AutoreCitato|Benedetto Giovio}}, quell’imperatore concesse ai comaschi, che parteggiarono, benché non sempre, per esso nella guerra contro Milano, il governo dei Consoli prima della pace di Costanza<ref>Vol. I, pag. 198.</ref>. Ma ben diverso io osserverò essere l’un privilegio dall’altro, onde dedurne la conseguenza che si vorrebbe. Alla pace di Costanza tutte le città d’Italia formarono i loro municipi, ma non per questo ebbero il gius della moneta, se non in forza di speciale privilegio dello stesso Federico o de’ suoi successori; e la nostra zecca, riaperta nel 1185 per il trattato di Reggio, e la bolognese del 1191, e le zecche istituite nel 1200 di Modena e di Reggio, con diplomi di Enrico VI e di {{Pt|Fede-|Federico }} |
Il conte {{AutoreCitato|Gian Rinaldo Carli|Carli}} credette alla possibilità di questa zecca dal I Federico, perchè secondo {{AutoreCitato|Benedetto Giovio}}, quell’imperatore concesse ai comaschi, che parteggiarono, benché non sempre, per esso nella guerra contro Milano, il governo dei Consoli prima della pace di Costanza<ref>Vol. I, pag. 198.</ref>. Ma ben diverso io osserverò essere l’un privilegio dall’altro, onde dedurne la conseguenza che si vorrebbe. Alla pace di Costanza tutte le città d’Italia formarono i loro municipi, ma non per questo ebbero il gius della moneta, se non in forza di speciale privilegio dello stesso Federico o de’ suoi successori; e la nostra zecca, riaperta nel 1185 per il trattato di Reggio, e la bolognese del 1191, e le zecche istituite nel 1200 di Modena e di Reggio, con diplomi di Enrico VI e di {{Pt|Fede-|Federico }} |
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{{SAL|367|3|Carlomorino}} |