Pagina:Rivista italiana di numismatica 1889.djvu/359: differenze tra le versioni

 
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Alla qualità dei metalli che hanno servito per la loro composizione, sembrandomi di volgere tosto l’attenzione come ad oggetto che si presenta da prima all’occhio, esordirò dal più nobile, nominando l'oro longobardico, di cui, benché rarissimo, se si tolga il re Cuniperto, avvi dovizia all’Ambrosiana<ref>La Collezione numismatica, che esisteva presso la Biblioteca Ambrosiana e che por la massima parte era costituita dalla Raccolta del Conte Luigi Castiglioni, fu nel 18S5 incorporata colla collezione del Museo Artistico municipale, la quale è oggi la più ricca e la più bolla Collezione di Monete milanesi che esista. {{A destra|(F. ed E. G.)}}</ref>.
Alla qualità dei metalli che hanno servito per la loro composizione, sembrandomi di volgere tosto l’attenzione come ad oggetto che si presenta da prima all’occhio, esordirò dal più nobile, nominando l'oro longobardico, di cui, benché rarissimo, se si tolga il re Cuniperto, avvi dovizia all’Ambrosiana<ref>La Collezione numismatica, che esisteva presso la Biblioteca Ambrosiana e che por la massima parte era costituita dalla Raccolta del Conte Luigi Castiglioni, fu nel 18S5 incorporata colla collezione del Museo Artistico municipale, la quale è oggi la più ricca e la più bolla Collezione di Monete milanesi che esista. {{A destra|(F. ed E. G.)}}</ref>.


A somiglianza dell’oro romano, è puro, onde conformarsi al soldo d’oro imperatorio di quella età, e alle sue divisioni in semisse ed in triente; la monetazione longobardica non potendo essere stata diversa dalla romana, siccome ha provato recentemente il {{AutoreCitato|Giulio Cordero di San Quintino|Cav. Giulio di San Quintino}}<ref>''Sulla moneta dei Longobardi in Italia''; lezione detta il 27 aprile 1831 nella B. Accademia Pontacìana di Napoli.</ref>. Per 500 anni, fino alla prima metà inoltrata del 1200, l’oro {{Pt|scom-|scomparve }}<span class="SAL">359,3,Carlomorino</span>
A somiglianza dell’oro romano, è puro, onde conformarsi al soldo d’oro imperatorio di quella età, e alle sue divisioni in semisse ed in triente; la monetazione longobardica non potendo essere stata diversa dalla romana, siccome ha provato recentemente il {{AutoreCitato|Giulio Cordero di San Quintino|Cav. Giulio di San Quintino}}<ref>''Sulla moneta dei Longobardi in Italia''; lezione detta il 27 aprile 1831 nella B. Accademia Pontacìana di Napoli.</ref>. Per 500 anni, fino alla prima metà inoltrata del 1200, l’oro {{Pt|scom-|scomparve }}{{SAL|359|3|Carlomorino}}