Canti (Leopardi - Donati)/XXIV. La quiete dopo la tempesta: differenze tra le versioni

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Nuova pagina: {{opera |NomeCognome=Giacomo Leopardi |TitoloOpera=Canti |NomePaginaOpera=Canti |AnnoPubblicazione=1818 |TitoloSezione=La quiete dopo la tempesta }} <poem> Passata è la tempesta: Odo...
 
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Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
{{R|5}}Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
{{R|10}}Torna il lavoro usato.
L'artigiano a mirar l'umido cielo,
Con l'opra in man, cantando,
Fassi in su l'uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dell'acqua
{{R|15}}Della novella piova;
E l'erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
{{R|20}}Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passeggier che il suo cammin ripiglia.
{{R|25}}Si rallegra ogni core.
Sì dolce, sì gradita
Quand'è, com'or, la vita?
Quando con tanto amore
L'uomo a' suoi studi intende?
{{R|30}}O torna all'opre? o cosa nova imprende?
Quando de' mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d'affanno;
Gioia vana, ch'è frutto
Del passato timore, onde si scosse
{{R|35}}E paventò la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
Sudàr le genti e palpitàr, vedendo
{{R|40}}Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.
 
O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
{{R|45}}Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
È diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
{{R|50}}Nasce d'affanno, è gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
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Se te d'ogni dolor morte risana.
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