Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/136: differenze tra le versioni

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— Chi può essere? — pensai. — E i buli degli inquisitori, e le guardie di sicurezza francesi, e gli scorridori tedeschi mi s’ingarbugliarono dinanzi la fantasia. Volli
— Chi può essere? — pensai. — E i buli degli inquisitori, e le guardie di sicurezza francesi, e gli scorridori tedeschi mi s’ingarbugliarono dinanzi la fantasia. Volli
piuttosto scender la scala che tirare la corda, e per le fessure dell’uscio diedi in uno strepitoso: Chi va là? — Mi rispose una voce tremante di donna: Son io: apri, Carlino! — Ma perché ella fosse tremante non la conobbi meno, e mi precipitai ad aprire col petto in angoscia così profonda che appena bastava a frenarmi. La Pisana vestita a nero, coi suoi begli occhi rossi di sdegno e di lagrime, coi capelli disciolti e il solo zendado sul capo, mi si gettò fra le braccia gridando che la salvassi. Credendo che l’avessero insultata per istrada io feci per balzar fuori della porta a vendicarla contro chiunque si fosse, ma ella mi fermò per un braccio e appoggiandovisi sopra mi menò verso la scala, e su per essa fino alla stanza di ricevimento, come se appunto la conoscesse tutti i buchi della casa; e sì che, a mio credere, non la ci era mai stata. Quando fummo seduti l’uno vicino all’altra sul divano turchesco di mio padre, e si fu sedato in lei il respiro affannoso che le affaticava il petto, non potei ristare dal chiederle tosto che cosa significasse quello<span class="SAL">136,3,Aleph0</span>
piuttosto scender la scala che tirare la corda, e per le fessure dell’uscio diedi in uno strepitoso: Chi va là? — Mi rispose una voce tremante di donna: Son io: apri, Carlino! — Ma perché ella fosse tremante non la conobbi meno, e mi precipitai ad aprire col petto in angoscia così profonda che appena bastava a frenarmi. La Pisana vestita a nero, coi suoi begli occhi rossi di sdegno e di lagrime, coi capelli disciolti e il solo zendado sul capo, mi si gettò fra le braccia gridando che la salvassi. Credendo che l’avessero insultata per istrada io feci per balzar fuori della porta a vendicarla contro chiunque si fosse, ma ella mi fermò per un braccio e appoggiandovisi sopra mi menò verso la scala, e su per essa fino alla stanza di ricevimento, come se appunto la conoscesse tutti i buchi della casa; e sì che, a mio credere, non la ci era mai stata. Quando fummo seduti l’uno vicino all’altra sul divano turchesco di mio padre, e si fu sedato in lei il respiro affannoso che le affaticava il petto, non potei ristare dal chiederle tosto che cosa significasse quello{{SAL|136|3|Aleph0}}