Pagina:L'asino d'oro.djvu/10: differenze tra le versioni
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''Di Venezia, il XXXVI d’ottobre, M.D.XXXXI. |
''Di Venezia, il XXXVI d’ottobre, M.D.XXXXI. |
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''Poscritto. Il chiarissimo Varchi non meno nostro, che suo; per essere venuto a vedermi a punto nel serrare di questa, ha voluto che per mezzo di lei, vi saluti da parte di quello animo, che di continuo tiene a presso della signoria vostra. » |
''Poscritto. Il chiarissimo Varchi non meno nostro, che suo; per essere venuto a vedermi a punto nel serrare di questa, ha voluto che per mezzo di lei, vi saluti da parte di quello animo, che di continuo tiene a presso della signoria vostra. » {{SAL|10|3|Candalua}}<section end="lettera" /> |
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Degno amico dell’Aretino si mostra il nostro Angelo per vari lochi delle sue prose e delle sue rime, massime in quel capitolo del guaiaco, o legno santo, e nell’altro delle campane. Se non che egli nel verso valeva meno, e le sue poesie non hanno il garbo, la leggiadria, la venustà delle prose. A darne un saggio valga questa imitazione d’una delle più graziose odi d’{{AutoreCitato|Orazio}}: |
Degno amico dell’Aretino si mostra il nostro Angelo per vari lochi delle sue prose e delle sue rime, massime in quel capitolo del guaiaco, o legno santo, e nell’altro delle campane. Se non che egli nel verso valeva meno, e le sue poesie non hanno il garbo, la leggiadria, la venustà delle prose. A darne un saggio valga questa imitazione d’una delle più graziose odi d’{{AutoreCitato|Orazio}}: |