Pagina:Il Catilinario ed il Giugurtino.djvu/243: differenze tra le versioni

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<section begin=s1 /><span class="SAL">243,1,</span>i luoghi marinimi d’Italia e delle provincie: quando gli scarsi tributi e per le guerre incerti appena sopperiscono ad una parte delle spese: sicchè abbiamo in mare un’armata di minor nu>
<section begin=s1 />{{SAL|243|1|}}i luoghi marinimi d’Italia e delle provincie: quando gli scarsi tributi e per le guerre incerti appena sopperiscono ad una parte delle spese: sicchè abbiamo in mare un’armata di minor nu>
mero di navi che avevamo avanti per uso di trasportar vettovaglie. I quali mali se ci sono venuti sopra per fraude o per nostra trascuratezza, su via, punite i rei come meglio vi piace di punirli; ma, se la fortuna parimente a tutti è nemica, a che vi appigliate a cose indegne di voi, di noi, e della repubblica? Ma io, che per la mia età son già vicino a morte, non chiedo a voi mercè, se il mio morire può togliervi alcun che di molestia: nè ci ha ora più onorevol cosa per un libero uomo, che il morire per la vostra salvezza. Eccomi son qui io consolo Gajo Gotta; sono presto di fare quello che sovente fecero i nostri maggiori nell’aspre e pericolose guerre. Io mi voto e consacro per la repubblica, la quale ponete ben mente a cui poi a ffidarla dobbiate; perocchè niun buono non vorrà sì fatto onore, quaudo della for* luna, e della pace, e della guerra da altri fatta, debba render ragione, oppur vituperosamente morire. Solamente voglio vi ricordiate che non per iscelleralezze, nè per avarizia sono stato io morto; ma che in contraccambio di molto grandi beneficii volentieri ho dato in dono la vita. Pel vostro bene dunque, o Romani, e per la gloria de’vostri maggiori, le avversità sostenete e provvedete alla repubblica. Molla sollecitudine ha in sè il sommo comando e molto grandi travagli, i quali indarno fuggite, ed indarno cercate l’abbondanza della pace, quaudo tutte le provincie, i regni, i mari e le terre sono malarrivate, o per le guerre rifinite.<section end=s1 />
mero di navi che avevamo avanti per uso di trasportar vettovaglie. I quali mali se ci sono venuti sopra per fraude o per nostra trascuratezza, su via, punite i rei come meglio vi piace di punirli; ma, se la fortuna parimente a tutti è nemica, a che vi appigliate a cose indegne di voi, di noi, e della repubblica? Ma io, che per la mia età son già vicino a morte, non chiedo a voi mercè, se il mio morire può togliervi alcun che di molestia: nè ci ha ora più onorevol cosa per un libero uomo, che il morire per la vostra salvezza. Eccomi son qui io consolo Gajo Gotta; sono presto di fare quello che sovente fecero i nostri maggiori nell’aspre e pericolose guerre. Io mi voto e consacro per la repubblica, la quale ponete ben mente a cui poi a ffidarla dobbiate; perocchè niun buono non vorrà sì fatto onore, quaudo della for* luna, e della pace, e della guerra da altri fatta, debba render ragione, oppur vituperosamente morire. Solamente voglio vi ricordiate che non per iscelleralezze, nè per avarizia sono stato io morto; ma che in contraccambio di molto grandi beneficii volentieri ho dato in dono la vita. Pel vostro bene dunque, o Romani, e per la gloria de’vostri maggiori, le avversità sostenete e provvedete alla repubblica. Molla sollecitudine ha in sè il sommo comando e molto grandi travagli, i quali indarno fuggite, ed indarno cercate l’abbondanza della pace, quaudo tutte le provincie, i regni, i mari e le terre sono malarrivate, o per le guerre rifinite.<section end=s1 />