Città del Vaticano - 1962 - Discorso alla luna: differenze tra le versioni

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|NomeCognome=Papa Giovanni XXIII
|TitoloOpera=Discorso "alla luna"
|NomePaginaOpera=Città del Vaticano - 1962 - Discorso alla luna
|AnnoPubblicazione=11 ottobre 1962
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Cari figlioli, sento le vostre voci.
Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera - osservatela in alto<ref>Si potrebbe anche intendere: «osservate là in alto»</ref> - a guardare a questo spettacolo. Gli è che noi chiudiamo una grande giornata di pace. Di pace. "Gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà"<ref>Citazione dal Vangelo secondo san Luca (II,14).</ref>. Ripetiamo spesso questo augurio! E quando possiamo dire che veramente il raggio, la dolcezza della pace del Signore ci unisce e ci prende, noi diciamo "Ecco qui un saggio di quello che dovrebbe essere la vita, sempre, di tutti i secoli, e della vita che ci attende per l'eternità". Dite un poco: se domandassi, potessi domandare a ciascuno "Voi da che parte venite?", i figli di Roma, che sono qui specialmente rappresentati<ref>Si intenda qui il verbo: «risponderebbero».</ref>, "Ah, noi siamo i vostri figlioli più vicini, voi siete il Vescovo di Roma". Ma voi, figlioli di Roma, voi sentite di rappresentare veramente la Roma <i>caput mundi</i>, così come nella Provvidenza è stata chiamata ad essere, per la diffusione della verità e della pace cristiana<ref>Il tono del Santo Padre non è interrogativo ma affermativo.</ref>. In queste parole c'è la risposta al vostro omaggio. La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi diventato padre per la volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme, paternità e fraternità, è grazia di Dio. Tutto, tutto<ref>Allusione al "Tutto è grazia" che conclude il <i>Diario di un curato di campagna</i> di Georges Bernanos.</ref>! Continuiamo dunque a volerci bene, a volerci bene così, guardandoci così nell'incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte quello, se c'è, qualche cosa che ci può tenere un po' in difficoltà. Niente. <i>Fratres sumus</i>. La luce che splende sopra di noi, che è nei nostri cuori, che è nelle nostre coscienze, è la luce di Cristo, il quale veramente vuol dominare con la grazia sua tutte le anime. Stamattina<ref>All'apertura della I Sessione del XXI Concilio Ecumenico della Chiesa cattolica.</ref> è stato uno spettacolo che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, non ha mai potuto contemplare. Apparteniamo quindi ad un'epoca nella quale siamo sensibili alle voci dall'alto, e vogliamo essere fedeli e stare secondo l'indirizzo che il Cristo benedetto ci ha fatto. Finisco dandovi la benedizione. Accanto a me amo invitare la Madonna santa e benedetta, di cui oggi ricordiamo il grande mistero. Ho sentito qualcuno di voi che ha ricordato Efeso<ref>Secondo il calendario liturgico preconciliare, l'11 ottobre ricorreva la festa della Divina Maternità della Beata Vergine Maria. A Efeso si riunì il III Concilio Ecumenico, che riconobbe Maria quale vedra Madre di Dio.</ref> e le lampade accese intorno alla Basilica di là, che io ho veduto coi miei occhi - non a quei tempi, si capisce, ma recentemente - e che ricorda la proclamazione del dogma della Divina Maternità di Maria. Ebbene, invocando Lei, alzando tutti insieme lo sguardo verso Gesù benedetto, il Figliuol Suo, ripensando a quello che è con voi, a quello che è nelle vostre famiglie, di gioia, di pace, e anche un poco di tribolazione e di tristezza, la grande benedizione. Accoglietela di buon animo. Questa sera lo spettacolo offertomi è tale da restare ancora nella mia memoria, come resterà nella vostra. Facciamo onore alle impressioni di questa sera! Che siano sempre i nostri sentimenti come ora li esprimiamo davanti al cielo e davanti alla terra. Fede, speranza, carità, amore di Dio, amore di fratelli, e poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del bene. Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite "Questa è la carezza del Papa". Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualche... dite una parola buona: "Il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza". E poi tutti insieme ci animiamo cantando, sospirando, piangendo, ma sempre sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuare e riprendere il nostro cammino. Così dunque vogliate attendere alla benedizione che vi do e anche alla buona notte che mi permetto di augurarvi, con la preghiera però che non si cominci... solamente... Oggi noi iniziamo un anno, un anno, chissà... speriamolo bene! Il Concilio comincia e non sappiamo quando finirà, potesse finire prima di Natale, ma forse forse non riusciremo a dir tutto, a intenderci su tutto bene. Ci vorrà un altro ritrovo, ma se il ritrovarci così deve sempre allietare le nostre anime, le nostre famiglie, Roma e tutto quanto il mondo tutto intero, vengano pure questi giorni, li aspettiamo in benedizione.
 
La mia è una sola, ma riassume la voce del mondo intero; e qui di fatto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera... Osservatela in alto, a guardare questo spettacolo... Noi chiudiamo una grande giornata di pace... Sì, di pace: "Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona volontà".
 
Se domandassi, se potessi chiedere ora a ciascuno: voi da che parte venite? I figli di Roma, che sono qui specialmente rappresentati, risponderebbero: "ah, noi siamo i figli più vicini, e voi siete il nostro vescovo". Ebbene, figlioli di Roma, voi sentite veramente di rappresentare la ''"Roma caput mundi"'', la capitale del mondo, così come per disegno della Provvidenza è stata chiamata ad essere attraverso i secoli.
 
La mia persona conta niente: è un fratello che parla a voi, un fratello divenuto padre per volontà di Nostro Signore. Continuiamo dunque a volerci bene, a volerci bene così; guardandoci così nell'incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte, se c’è, qualche cosa che ci può tenere un po' in difficoltà.
 
Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: "Questa è la carezza del Papa". Troverete forse qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto. Sappiano gli afflitti che il Papa è con i suoi figli specie nelle ore della mestizia e dell'amarezza. E poi tutti insieme ci animiamo: cantando, sospirando, piangendo, ma sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuiamo a riprendere il nostro cammino. Addio, figlioli. Alla benedizione aggiungo l'augurio della buona notte.
 
Note
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