Brani di vita/Libro primo/Biblioteche: differenze tra le versioni

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</div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=75%|data=31 agosto 2009|arg=Autobiografie}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Biblioteche|prec=../Neve|succ=../Delle biblioteche}}
 
Lo Sterne nel Tristram Shandy sostiene che ogni uomo a questo mondo ha il suo ''dadà'', il suo cavalluccio; e da noi si dice che ognuno ha il suo ramo di pazzia, anzi {{AutoreCitato|Alfred de Musset|Alfredo di Musset}} scrisse in versi che in Italia questo ''grain de folie'' lo abbiamo proprio tutti. (Tra parentesi, era un verista lo Sterne? Non si direbbe, ma chi seguisse le teorie di certi ipercritici, dovrebbe ammetterlo. Infatti se per quei signori il verismo sta tutto nel parlar di grasso, lo zio Toby non parla di magro). Ora il mio ''dadà'' sono le biblioteche e non me ne vergogno davvero. Sono stato un pezzo in bilico se dovessi ammattire per le biblioteche o pel giuoco del tresette, quando finalmente mi sono deciso per le biblioteche. Il tresette mi avrebbe dato minori disillusioni, ma la pazzia che ho scelto mi porge almeno il destro di scriverne qua e là; il che lusinga molto l’amor proprio del mio portinaio che non sa leggere.
L’argomento del resto è, da tempo, arrivato, direbbe Bismark, al momento psicologico. Noi diciamo che è maturo, e la figura rettorica così è più giusta, poichè il frutto maturo o si coglie, o marcisce e cade. E poichè l’argomento delle biblioteche marcirà negli archivi del Ministero e cadrà in dimenticanza, se già non c’è caduto, è proprio il caso di una locuzione figurata da porgere ad esempio agli sventurati sì, ma infelicissimi studenti de’ licei.