Pagina:L'asino d'oro.djvu/220: differenze tra le versioni

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ne poteva, più pianamente si piegò, facendo arco della schiena. E chinatasi col lume più presso al suo marito, diceva: Netta qui, toccando sopra il fondo: e qui ancora, e da questa banda, e da quell’altra; e movendosi dava ad amendue i maestri bonissimo aiuto a compir l’opere loro. Le quali poichè quasi ad un tempo furono fornite, il manovale ricevette i sette danari per prezzo della venduta botte, convenendogli anche portar quella sopra le spalle fino alla casa del giovane adultero.
che agevolmente intravvenir ne poteva, più pianamente si piegò, facendo arco della schiena. E chinatasi col lume più presso al suo marito, diceva: Netta qui, toccando sopra il fondo: e qui ancora, e da questa banda, e da quell’altra; e movendosi dava ad amendue i maestri bonissimo aiuto a compir l’opere loro. Le quali poichè quasi ad un tempo furono fornite, il manovale ricevette i sette danari per prezzo della venduta botte, convenendogli anche portar quella sopra le spalle fino alla casa del giovane adultero.


Venuta l’altra mattina l’alba del chiarissimo giorno, i miei padroni, postisi in assetto di tutto quello che lor faceva mestiero, si misero prestamente in cammino; e per mia maggior ventura, presero una certa strada così dolorosa e scellerata, che io non so come egli fu mai possibile che noi n’uscissimo a salvamento. La prima cosa, non ci lasciavano passare certe gore, che traboccavano; ma più oltre, quando tu ti credevi essere uscito dall’acqua, e tu trovavi certi paludacci, che vi si andava fino alle cigne: esci di quei grandissimi paduli, e’ s’entrava in tanto fango e in sì crudeli fitte, che, lasciamo stare che io vi lasciai dentro ambi i ferri dinanzi, io non ne credetti mai potere cavar le gambe; e dove non erano quelle fitte, e’ vi si sdrucciolava di tal sorte, che i miei carissimi e debili padroni ed io, ad ogni passo che noi faciavamo, tombolavano così bei cimbottoli ch’egli era talvolta da ridere. E quando con mille aspre fatiche e mille stenti, tutti rovinati e tutti stracchi, noi eravamo arrivati ad un poco di buona via, e’ ci si scoperse addosso una squadra di cavalli tutti armati, e con una furia che mai la maggiore assaltarono Filebo e i suoi compagni; e presoli tutti, e messo una fune al collo per uno e le manette alle mani, e chiamandoli ladri, assassini e sacrilegi, e toccando lor tutta volta di buone pugna, dicevano, che traessero fuor quel vaso d’oro, il quale con simulata religione egli avevano involato d’in sull’altare della chiesa della Madre del Signore; come se i ribaldi credessero poter, senza supplicio
Venuta l’altra mattina l’alba del chiarissimo giorno, i miei padroni, postisi in assetto di tutto quello che lor faceva mestiero, si misero prestamente in cammino; e per mia maggior ventura, presero una certa strada così dolorosa e scellerata, che io non so come egli fu mai possibile che noi n’uscissimo a salvamento. La prima cosa, non ci lasciavano passare certe gore, che traboccavano; ma più oltre, quando tu ti credevi essere uscito dall’acqua, e tu trovavi certi paludacci, che vi si andava fino alle cigne: esci di quei grandissimi paduli, e’ s’entrava in tanto fango e in sì crudeli fitte, che, lasciamo stare che io vi lasciai dentro ambi i ferri dinanzi, io non ne credetti mai potere cavar le gambe; e dove non erano quelle fitte, e’ vi si sdrucciolava di tal sorte, che i miei carissimi e debili padroni ed io, ad ogni passo che noi faciavamo, tombolavano così bei cimbottoli ch’egli era talvolta da ridere. E quando con mille aspre fatiche e mille stenti, tutti rovinati e tutti stracchi, noi eravamo arrivati ad un poco di buona via, e’ ci si scoperse addosso una squadra di cavalli tutti armati, e con una furia che mai la maggiore assaltarono Filebo e i suoi compagni; e presoli tutti, e messo una fune al collo per uno e le manette alle mani, e chiamandoli ladri, assassini e sacrilegi, e toccando lor tutta volta di buone pugna, dicevano, che traessero fuor quel vaso d’oro, il quale con simulata religione egli avevano involato d’in sull’altare della chiesa della Madre del Signore; come se i ribaldi credessero poter, <span class="SAL">220,3,Panz Panz</span>