Teatro Historico di Velletri/Chi edificasse la Città di Velletri: differenze tra le versioni

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Dalla parte verso Ponente distante meno di quattro miglia dalla Città vi era l'altra Colonia, ch'ancora rattiene il nome, e chiamasi Prisciano, dove era il Tempio di Giano Prisco, cosi detto à differenza de gl'altri chiamati Giani Iuniori, come s'è accennato di sopra. Dalla parte di Mezzo Giorno ve n'è un'altra col nome di Carciano, cioè Città di Giano, perche ''Char'', in lingua Hebrea non significa altro che Città in lingua nostra. Verso Levante vi è un altro luogo chiamato di presente il Colle del Cavaliere della Fameglia Catelina, che si deduce dalla parola ''Moosia'', ò ''Maresa'', l'una delle quali significa Habitacolo, e l'altra Heredità, ch'altro non dimostra, che luogo dove s'adorava Giano; et in tutti quest'accennati luoghi si vedono rovine sotterranee, e vi si trovano belle antichità, e frammenti, che danno materia di credere con qualche sodezza quello, che si pretende che sia. Si corrobora tutto questo con la moltitudine delle Monete, ò Medaglie di Giano, che giornalmente sparso si trovano nel nostro territorio Veliterno, delle quali per dimostrare la diversità, tre solamente n'hò fatto intagliare. Più dell'altra antica stimo la seguente, tanto per la forma, quanto per il metallo, datami dal Dottor Plinio Babbo. Somiglianti à questa ne hà due il Dot. Angelo de Prosperi, ritrovate nell'antica Villa del nostro Cesare Ottaviano Augusto, l'hò avuta dal Dottor Regolo Coluzzi rirovata in altra parte del nostro territorio. Quest'ultima da me stimata di minor antichità, sì per il metallo, come per il rovescio, mi è stata data dal Capit. Francesco Calcagni, e nella Nave apertamente si scorge.
 
Il Dottor Nicola Santorecchia Protonotario Apostolico, et Arciprete della Catedrale trà molt'altre belle Medaglie, ne conserva otto di Giano tutte differenti di grandezza, di metallo, e di forma; benche tutte lo rappresentino Bifronte da una parte, e dall'altra mostrino la Nave. Dalle quali si puol argomentare la stima, che li Velletrani accecati nella superstitiosa Gentilità facevano di Giano. Da quanto sin'hora s'è detto sopra al particolare di Giano, mi sarà lecito argomentare, che l'antichità di Velletri avanzi, ò almeno pareggi qualch'altra pretesa da moderni Scrittori. Perche Mirsilo Lesbio volendo dimostrare, che li Turreni popoli particolari, e principali della Toscana, (questi popoli stavano vicino alle sponde del Lago di Bolseno, dice l'Annio, ''Sed ea est, Volturrena'', cioè antica Turrena, ''circà Volsinos'', e doppò altre parole, ''Cives Volturrent in quorum parte eadem sunt Volsinienses'', non molto distante dalle Grotti, dove stà un vago sito chiamato con nome corrotto Tugliena, e vi si trovano ben spesso bellissime antichità, oltre alle rovine de gl'Edificij, che da Lavoratori si scoprono alla giornata; onde possono persuadersi gli habitatori delle Grotti essere de gl'avanzi di quella famosa Città distrutta. Altri hanno diverso sentimento) Che questi popoli, dico, erano antichissimi, et originarij da quella Regione, dice esser ciò vero, perchè erano ne' Dei e ne' Riti differenti. Perchè l'altre genti di Toscana adoravano Giano e Vesta, da loro chiamati Vadimone et Horchia, ''Quandoquidem'', queste sono le parole del Lesbio, ''vetustissimis differunt Diis, et moribus, etc. Nam cunctis Tuscis Dii, et Dea sunt Iuppiter, et Iuno, soli Turreni volunt Ianum, et Vestam, quos lingua sua vocant Ianib Vadimona, et Labith Horchiam''.