Teatro Historico di Velletri/Chi edificasse la Città di Velletri: differenze tra le versioni

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Et à dire il vero non vi è stata Gente più feroce, et armigera, de' Popoli del Latio; ne vi è campagna più fertile, e feconda di quella nostra, di cui disse il Sabellico, ''Ferax Terra, omniumquè frugum præstantia nobilis''. E se bene Vergilio disse, ''Tyrrena ab Sede profectum'', l'Ascensio in questo luogo dice, ''Qui profectus est ab hac Regione, à Sede Coriti, illius Oppidi, quod est ad mare Tyrrenum'', e questa fù partenza di pretensione di regno, no di Sito. E quantunque Servio in questo verso,
<poem>''Italiam quæro patriam, et genus ab Iove summo''</poem>
dica parlando di Enea, che respondeva à Didone Regina di Cartagine, ''Tria ergo quarit, Provinciam, scilicet, Italiam, Patriam Coritum Tuscia Civitatem, undè Dardanus fuit, etc''. Con tutto ciò il Badio nell'istesso luogo dice, ''Ego quaro Italiam patriam'', è d'adiettivo, e non di sostantivo. Altra prova più efficace sarebbe quella di Varrone, quando da noi fedeli se li dovesse dar credenza. Narra questo Autore, che partendosi Enea da Troia già abbruggiata, e distrutta, mettendosi in Mare con i suoi compagni per la volta d'Italia, sempre fù accompagnato dalla Stella di Venere, infin tanto, che gionse alle riviere di Laurento, dove abbassate le vele, gettate l'ancore per far ivi il suo albergo, disparve la Stella; dando à divedere à quelli, che ciechi si lasciavano dal Demonio ingannare, che quella era la Terra à loro per Fato promessa, ''Ex eo quo à Troia est profectus Æeneas, Veneris per diem Stellam semper vidisse, donec in Laurentium agrum veniret, ubi non est amplius visa; quarè cognovit Terras esse fatales''.