Della vita, studi e costumi di Dante: differenze tra le versioni

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| Nome e cognome dell'autore =Leonardo Bruni
| Titolo =Della vita, studi e costumi di Dante
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§1. Avendo in questi giorni posto fine a un'opera assai lunga, mi venne appetito di volere, per ristoro dello affaticato ingegno, leggere alcuna cosa vulgare; perocché, come nella mensa un medesimo cibo, così nelli studii una medesima lezione continovata rincresce. Cercando adunque con questo proposito, mi venne alle mani un'operetta del {{AutoreCitato|Giovanni Boccaccio|Boccaccio}} intitolata: ''Della vita, costumi e studii del clarissimo poeta {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}'', la quale opera, benché da me altra volta fusse stata diligentissimamente letta, pur al presente esaminata di nuovo, mi parve che il nostro {{AutoreCitato|Giovanni Boccaccio|Boccaccio}}, dolcissimo e suavissimo uomo, così scrivesse la vita e i costumi di tanto sublime poeta, come se a scrivere avesse il ''{{testoCitato|Filocolo}}'', o il ''Filostrato'', o la ''{{testoCitato|Elegia di madonna Fiammetta|Fiammetta}}''. Perocché tutta d'amore e di sospiri e di cocenti lagrime è piena, come se l'uomo nascesse in questo mondo solamente per ritrovarsi in quelle dieci Giornate amorose, le quali da donne innamorate e da giovani leggiadri raccontate furono nelle cento Novelle: e tanto s'infiamma in queste parti d'amore, che le gravi e sustanzievoli parti della vita di {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}} lascia a dietro e trapassa con silenzio, ricordando le cose leggiere e tacendo le gravi. Io adunque mi posi in cuore, per mio spasso, scriver di nuovo la vita di {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}} con maggior notizia delle cose estimabili. Né questo faccio per derogare al {{AutoreCitato|Giovanni Boccaccio|Boccaccio}}, ma perché lo scriver mio sia quasi in supplimento allo scriver di lui.