Saggio intorno ai sinonimi della lingua italiana/Bravura - Coraggio - Valore

Bravura - Coraggio - Valore

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BRAVURA - CORAGGIO - VALORE.


Queste tre voci, nate tutte e tre ne' secoli del ferro, ebbero origine da tre popoli diversi, i quali stamparono in esse il carattere della diversa loro natura. I barbari del settentrione ci portarono bravura, la quale ha la radice in braf voce germanica primitiva, o in brave voce francica, che val forte1: il vocabolo coraggio vien dal francese, come appare dalla desinenza, ed è originato dal latino cor: valore poi è tutto nostro, e non è certamente il men bello dei tre; lo trassero i nostri padri dal verbo latino valere, ma con tanta larghezza di significato, e con sì belle intenzioni, che il Varchi ebbe a dire non potersi ritrovar mai in tutta la lingua latina una voce di tanto valore quanto questa.

La bravura è temerità, impeto violento nell’affrontare i pericoli della guerra o dell’armi, procede da fortezza di corpo, ed è poco lontana [p. 26 modifica]dalla ferocia; quindi è che si applica indistintamente agli uomini, ed alle belve, e parlando di queste l’addiettivo bravo è contrario di domato.

Il coraggio è vigore, elevazione, grandezza d’animo a fare e sopportar cose gravi, ed è manifestazione generosa del cuore nell’incontrare qualunque pericolo.

Il valore preso nel suo più ampio significato è merito e prezzo d' ogni cosa, cioè tutto quello ch'ella vale, ma considerato come dote dell’uomo è virtù dell’anima, che fa l’uomo eccellente in ogni gran cosa ch’egli imprenda.

La bravura è come un istinto, e però è qualità meno ragguardevole di coraggio, al quale va sempre congiunta la prudenza; la bravura può essere momentanea, il coraggio non abbandona mai la compagnia de'generosi; diresti che la bravura vien dal sangue, ed il coraggio dall’anima educata ad alte cose; la bravura è cieca e senza consiglio, non vede o non sente il pericolo che affronta, il coraggio risplende nel farsi incontro al pericolo conoscendolo; la bravura spinge a certa morte un granatiere, che corre a testa bassa sulle baionette nemiche, ma un generale di provato coraggio è sereno in mezzo alla tempesta delle batterie, misura [p. 27 modifica]il pericolo presente, e discorre tranquillo le vie più acconce a superarlo.

Non lascierò di notare un capriccio della nostra lingua, che giova a confermare l’affinità indicata più sopra della bravura colla ferocia. La voce bravo riferita a uomo s’adopera come addiettivo, e come sustantivo; nella prima maniera val forte della persona, nella seconda corrisponde a sicario, sgherro: e però dicendo che un generale era attorniato da’ suoi bravi soldati, intendiamo d’un Cesare in mezzo al fiore delle sue truppe, ma se dirai ch’egli comparve circondato da’ suoi bravi, ne fai un tiranno, al quale tien dietro una funesta comitiva di feroci esecutori delle sue sanguinarie volontà.

La bravura, quanto a uomo, è tutta militare, ed è propria d’ogni guerriero; il coraggio non s’annovera solamente fra le virtù militari, ma eziandio fra le cittadine. Cicerone non aveva bravura, ma la romana repubblica andò debitrice al coraggio di lui d’essere stata salva dall’eccidio macchinato da Catilina: la magnanima opposizione di Farinata degli Uberti alla furibonda vendetta che parte ghibellina voleva trarre di Firenze; la risposta veracemente italiana di Piero Capponi a Carlo viii, sono atti [p. 28 modifica]di coraggio civile diversi da ogni bravura. La bravura è atto anzi che potenza, e però stà tutta nell’operare; il coraggio è potenza ed atto, ed opera non solo, ma sopporta; nè si potrebbe avvilir col nome di bravura l'alto coraggio d’Attilio Regolo nel sostenere gli acerbi tormenti degli adirati Cartaginesi; così il Salvini chiamò con ardita metafora coraggiosissime le piaghe di Catone.

Il valore poi, stando ne’ termini militari, è maggior di bravura e di coraggio, perchè comprende in se tutto quel che la bravura ha di bene, ed alle qualità del coraggio sopraggiunge la scienza; il valore s'addice ai Scipioni, ai Cesari, ai Montecuccoli, in somma ad ogni gran capitano, il coraggio è qualità necessaria d’ogni uffiziale, la bravura è la divisa del soldato; i soldati turchi mostrano tutti fierissima bravura, i loro capi sono uomini di gran coraggio, ma raro assai fra questa gente feroce è il vero valore.

Fuori di questi termini le tre voci prendono altri significati ugualmente diversi, e bravura si dice nell’arti una certa maniera audace e franca di condurre le cose difficili, e di vincere gli ostacoli con ardita facilità; e però il [p. 29 modifica]Vasari oppone in questo senso bravura a fatica; nè potrebbonsi sostituire a questo secondo significato di bravura le voci di coraggio, e valore. Coraggio è già stato annoverato di sopra fra le virtù civili, nè si chiamerà bravura o valore il coraggio d’un consigliere che tien ferma la verità al cospetto del suo Re sdegnato, o il coraggio d’un ministro, che resiste impavido alle pazze voglie d’una plebe indragata.

Valore finalmente non può significare nè coraggiobravura ove si parli di qualità e di abitudini morali od intellettuali, che non abbiano tratto ad imprese di guerra: una donna d’alto animo, e d’eccelsi costumi è chiamata valorosa, e son chiamati uomini di gran valore gli ottimi fra gli scienziati, e gli artisti; ognun sente che in questi esempj le voci di bravura e di coraggio non potrebbero trovar luogo.

Note

  1. *Muratori dissert. 33. Schiller in brave. Mènage dict. étiymol. de la langue francaise. Caseneuve orig. francie. Le-Duchal Auche il tedesco moderno ha nello stesso nostro significato, ma l’Adelung crede, che sia voce non più antica del secolo xiii. Tutti gli altri etimologisti della lingua teutonica antica concordano nella prima opinione.