Saggio di rime devote e morali/Notizie di Marianne Santini Fabri Bolognese

Notizie di Marianne Santini Fabri Bolognese

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Notizie di Marianne Santini Fabri Bolognese
Dedica Signor, qual ferrea scorza, o marmo ha tolto
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NOTIZIE

DI MARIANNE SANTINI FABRI

Bolognese.


M
arianne nacque in Bologna l’anno del Signore mille settecento quindici a’ diciotto di Giugno. Suo Padre fu Giovanni Maria Santini valente Medico; la Madre Maria Caterina sorella di Paolo Balbi, Medico anch’esso, e Professore d’illustre fama in questa Università: ambe civili Famiglie, e di genj civili. Stimulata dal suo giudizio, e dall’esempio de’ genitori, e congiunti, fanciulla ancor attese ad imparare la lingua Italiana per le sue regole, e in breve profittò molto. Fornita eziandio da Natura di voce soave, perciò crescendo si applicò al canto, e al suono, non ad accattar guadagno; ma a non perdere inutilmente un tal dono. N’ebbe tuttavolta in varie illustre occasioni molto onore. Si dilettò pure del disegno, e de’ ricami, nè vi riescì meno valente, e come savia non trascurò i lavori proprj delle donne. Sopra ogni altra cosa poi fu devota, e di onestissimi costumi, cui seppe unire a gentil tratto, e a piacevol contegno. Per sì fatto esercizio passò la fanciullezza, e il primo fiore degli anni. Ma giunta al diciannovesimo i Genitori elesserla a Consorte di [p. xii modifica]Alessandro Fabri, uno de’ quattro Cancellieri del Senato; uomo per le culte lettere tenuto in grande riputazione, e per la integrità dell’animo caro universalmente. Marianne fra’ suoi dilettevoli studj amò in particolar modo la Poesia; sicchè niuna cosa parea più opportuna potesse a lei accadere che d’aver per marito un così eloquente soggetto, e leggiadro Poeta, a farsi anch’essa in quell’arte perfetta. Nulladimeno l’effetto diede a dividere niuna esservi mai stata fiducia meno fondata di questa. Perchè sebbene egli non si mostrasse avverso ch’ella a poetar si trattenesse, e come conosciuto il buon gusto n’avea, così sovente ciò che le venia fatto con attenzione ascoltasse, e segno desse di compiacersene, pure non vi fu per lui mai tempo, nè piena volontà da pronunziarne su quello il parer suo. Chi ha conosciuto Alessandro, e la sua lentezza in ogni cosa che non era de’ suoi studj, e del ministero, non farà le meraviglie di quanto si vuol qui detto; potendo anzi essere buon testimonio che nulla al vero s’aggiunge, o si toglie. Toccò dunque al suo discernimento, e accuratezza divenir tale, quale or la veggiamo negli scritti lasciatici. Era Alessandro di vent’anni maggior di lei, e come detto è, sol premuroso di compire agli ufficj del suo impiego, così la total cura delle domestiche faccende impose alla diligenza della Consorte, con sanissimo avviso; perchè Marianne sebbene assai giovane, tuttavolta essendo bene educata, e di grande animo, assai [p. xiii modifica]presto si sentì piena di vivissimo desiderio di mostrarsi degna Madre di Famiglia; e quindi è che non perdonò nè a fatica, nè a industria, onde giovane alla Casa, e a procurarne ogni convenevol vantaggio. Amministrò pertanto con incredibile sollecitudine le cose sue con piacer del Marito, e di tutti i suoi che in lei si riposavano. Quanto più fra loro questi due Conjugati per età vedevansi dissimili, più tanto di genio nello amarsi vicendevolmente apparivan congiunti con raro esempio d’oggidì. Visse trent’anni con Alessandro in perfettissima concordia. La candidezza nel conversare, la ingenuità del cuore, gli amichevoli modi, la religione, il buon nome, e credito fecero a lei caro in ogni tempo, e stimato il dabben marito; come a lui piacevole, grata, e degna della sua affezione la modestia, l’onestà, la premura in ogni affare, e la ritiratezza di lei. La sua casa, e le sue stanze erano la delizia di Marianne. Non è con tutto questo ch’ella di buon grado a pubblici spettacoli, e rappresentazioni più celebri, e commendate non intervenisse. V’intervenne a tempi convenienti, con moderazione, e come giovane, e come intelligente. Frequentò più la Chiesa, che il teatro; più i libri, che i divertimenti. Cinque Figliuoli ebbe da Alessandro, comecchè due soli superstiti sieno. Ma al numero non abbondante di questi supplì colla copia degli scritti, che essere stata si può dir fecondissima. La continua [p. xiv modifica]dunque lettura d’ottimi Autori, in ogni genere di erudizione che riguarda l’Arte Poetica, e la Storia, e le belle Arti furono per lei ogni cosa; e quindi è che oltre un numero assai grande di composizioni stampate sopra diversi argomenti, e come vuol l’uso di questa Città, si occupò eziandio a scrivere per diletto più divoti Inni, e tradusse le Lamentazioni di Geremia, i Salmi detti Penitenziali, le Litanie di Maria Vergine, queste divise in più Sonetti, e quelle in Versi sciolti; ed in Sonetti pose tutte le Divine Azioni della Vita di Gesù Cristo, come da' Santi Vangelisti vengono descritte, e distribuite. Nè quì si rimase, che pure scrisse di materie morali in Epistole di varj metri. Certo egli è, che pochi son di coloro che di professione esercitano la Poesia, i quali abbiano di sè lasciate tante opere, ed in istili così diversi, quante se ne leggono di Marianne. Oltre alle dette cose compose altresì più libri di Rime piacevoli, e veramente piacevoli, perchè non mai disgiunte da onestà; e quello che dee apportar meraviglia maggiore egli si è, che sentissi tanto di facoltà, e di estro di porre in ottave la Vita di Santa Cattarina Vigri, delle quali ne formò un Poema in trentadue canti distinto. Lungo sarebbe a dire per chi numerar volesse le felicissime Stanze, che s’incontrano, e di quante leggiadre immagini vestite; quante amene descrizioni, ed episodj; e i principj de’ Canti pieni di santissimi avvertimenti. Svegliò pure il suo ingegno a compilare certa qualità [p. xv modifica]di Dramma, comunemente chiamata Oratorj, o sieno Farse spirituali, e vi riuscì. Cantate, Canzonette, Madrigali similmente compose, onde niun genere di Poesia toscana non intentata lasciò; come se occupata non si fosse mai in altro, quando gli è noto aver ella fatto tutto questo nelle ore tolte alle faccende famigliari, che poche, e di rado se ne procurava. Anzi se non quelle che le avanzavano dalle quotidiane sue occupazioni destinate erano alla lettura degli Autori, e de’ geniali suoi studj. Ma tali appunto furono le sue danze, i giuochi, i passeggi, i cicaleggi, le conversazioni, i passatempi. Donna in suo genere ammirabile, che ha fatto chiaramente conoscere le virtù, ed i vizj non essere del secolo, nè dell’età, nè del sesso. Egli è noto ancora, che siccome il Consorte, e i Figli, poichè questi grandi furono, a casa, se non a molta notte non si riducevano, e che essa patir non potea di coricarsi in letto, se non allora che tutti ritorni erano, così ella valevasi di quella occasione, e di quella quiete notturna a studiare, ed a scrivere. Contenta poi di soddisfare a questo suo veramente nobil piacere non procurò d’essere acclamata in veruna Accademia, in ciò pure dichiarando la sua modestia a fronte di tanti, e forse o di niuno, o di scarso valore, che per tutte vie un tale onor si procurano. Ma gli è dovere far noto al pubblico quanto Marianne in altro valesse, ch’esser non si crede dell’uffizio, o delle viste di donnesco pensare, nè di [p. xvi modifica]scrittore altresì. Imperocchè seppe ella costruire di sua mano certi bellissimi lavori, i quali poi denominò Grotteschi, rappresentanti giardini con verdi, e spalliere; e forniti d’archi, e colonne, e prospetti, tessuti da chiocciolette; il tutto con ammirabile simmetria, struttura, ed egregiamente architettati: opere d’incredibile pazienza, e di molto giudizio infallibile argomento. Restata finalmente vedova, non perciò le uscì col tempo della memoria i meriti dell’onesto Consorte, anzi che ne pianse in molti modi di Rime in tutti gli anni che sopravvisse la grave perdita. Nè per questo rallentò le sue premure per le faccende domestiche, e di non procurarne al solito il migliore; con ogni vigilanza adoperandosi per la più esatta condotta de’ Figliuoli, sovente destandone l’animo con materne ammonizioni ad imitare le virtù del Padre e con gli scritti, e con la voce. Ammalò Marianne ne’ giorni festivi de’ Santi Giacomo, ed Anna, ma di infermità non apparentemente mortale; onde in letto pochissimo si ritenne, ed a’ cinque di Agosto dello scorso anno, settantesimo terzo compiuto dell’età sua, munita de’ Santissimi Sacramenti, presentissima a se stessa, con cristiana rassegnazione, fra le lagrime de’ suoi Figliuoli, e di altri della sua famiglia, placidamente di questa vita partissi. Ebbe Marianne due Sorelle di lei minori, la maggior delle quali per nome Francesca si maritò coll’avvocato Filippo Zecchini Amati, l’altra che detta fu Eleonora si [p. xvii modifica]congiunse in matrimonio col Dottore Giambattista Zingari.

Così Marianne Santini Fabri visse, e morì, la quale per le doti parte dalla natura ricevute, e parte dalla sua industria procuratesi, e insieme da una civile educazione coltivate, vivendo, meritò la sorte d’incontrare nella sua Patria, illustre per se medesima quanto ognun sa, la stima di valorose, e letterate persone, e gli accoglimenti di Dame, e Cavalieri: ed in morte, come piamente creder si debbe, dal Donatore d’ogni verace bene, che abbondevolmente dona a’ cari suoi, la speranza di esser chiamata alla ricompensa delle buone sue opere, di non essersi abusata del benefizio del tempo, e delle occasioni per godere dell’ozio, e de’ trattenimenti di niun profitto.