Saggio di curiosità storiche intorno la vita e la società romana del primo trentennio del secolo XIX/La statua della Madonna di Loreto in Roma

La statua della Madonna di Loreto in Roma

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Lo Stato Romano all’alba del secolo XIX Carlo Emanuele IV in Roma
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La statua della Madonna di Loreto in Roma.


Nel marzo del 1802 giungeva entro le mura di Roma, rinviata dal primo Console per mezzo di Monsignor Spina, la statua della Madonna, che sino al 1797 si era venerata in Loreto con tanta devozione. Nei primi giorni di quest’anno, rotto per vari motivi l’armistizio di Bologna, le truppe francesi, sotto la condotta del generale Buonaparte, si erano avanzate nello stato Romano sino a Macerata, nè il generale pontificio Colli aveva potuto impedire la profanazione del Santuario di Loreto ed il suo spoglio. Pio VI, nei giorni precedenti, aveva posto in salvo le reliquie e gli oggetti più preziosi, facendoli togliere e trasportare in Roma, ma le truppe francesi sopraggiungenti si sfogarono sul rimanente. I Commissari del Direttorio di Parigi, Monge, Villitard e Moscati involarono quanto di più prezioso era restato e s’impossessarono persino del sacro simulacro di Maria, reso colà dalla pia leggenda celebrato e venerato, e nel dì 10 febbraio lo fecero trasportare a Parigi per collocarlo nel Museo.

Ma di quanto aveva fatto Napoleone generale, fece onorevole ammenda Napoleone primo Console; questi aveva compreso che grande era il concorso che la religione avrebbe [p. 13 modifica]potuto prestare ai suoi vasti disegni e decise il ristabilimento di essa; e, volendo dimostrare il suo attaccamento alla persona del Papa, gli rinviò in dono, sin dal principio del 1801, la statua della Vergine di Loreto, pregandolo nello stesso tempo a voler mandare deputati per preparare un concordato sul ristabilimento della religione in Francia.

Pio VII accolse giubilando il prezioso dono e sino al 27 novembre del 1802 tenne gelosamente custodita la statua nella sua Cappella privata del Quirinale, avendola fatta adornare con nuovi brillanti, smeraldi e con una nuova corona. Finalmente, cedendo alle assidue e calde istanze di tutti i Marchegiani, i quali ad una sola voce chiedevano che la statua venisse restituita nell’antica sua sede, Pio VII decise che fosse ricondotta in Loreto, ordinando però che questa venisse esposta alla pubblica venerazione per tre giorni, in questa chiesa di S. Salvatore in Lauro dei Marchegiani, affinchè i Romani potessero sodisfare la loro speciale devozione a Maria1.

A tale effetto la Chiesa venne magnificamente parata, e nella sera del 27 novembre 1802 la sacra immagine venne rinchiusa nella sua custodia e trasportata privatamente nella suddetta Chiesa, accompagnata da otto palafrenieri con torce accese e da quattro Svizzeri. Numeroso accorse il popolo a venerarla; il Papa stesso, nel 29 si recò colà a celebrarvi la messa, ammettendo poi i fedeli al bacio del piede. La statua si tenne esposta anche nel 1° dicembre per dar agio ai devoti tutti di poterla visitare, ed il giorno 2, previo regolare istrumento notarile, fu riconsegnata ai due canonici, deputati espressamente a riceverla, Anton Maria Borghi e Vincenzo Bazzoffioni di Loreto. Nel 3 dicembre con un frullone palatino, [p. 14 modifica]scortato da un distaccamento di dragoni, Pio VII rinviava a Loreto il venerabile simulacro2.



Note

  1. Nel di 27 novembre 1802 il card. Della Somaglia, Vicario generale, così ne dava avviso al pubblico in un «Invito sacro» concedente indulgenza plenaria. (Biblioteca Casanatense — Raccolta di Bandi, editti ecc. 1802) — Prima che la divotissima Statua della B. V. Maria sia ricondotta al suo celebre Santuario della Basilica Patriarcale di Loreto, ove da tempo immemorabile era con special culto venerata, sarà la medesima Statua oggetto della pia devozione dei Fedeli in questa Chiesa di S. Maria di Loreto detta di S. Salvatore in Lauro della Nazione Picena, nei giorni di Domenica 28, Lunedì 29, Martedì 30 del corrente Novembre — ecc.
  2. Confronta a proposito il Diario di Roma N. 202 del 1802 ed il N. 106 ove si contiene una lunga relazione delle grandiose feste di Roma e Recanati per quest’occasione. A Recanati vennero innalzati grandi archi, i vescovi di Macerata e di Nocera, vestiti pontificalmente, accompagnati da tutto il clero, dai Magistrati e dal popolo, andarono a ricevere la sacra immagine fuori delle mura della città.