Ronchi, tu forse a piè de l'Aventino
![]() |
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. | ![]() |
◄ | Mentr'umile m'inchino al tuo gran Nume | Spesso cangiando ciel si cangia sorte | ► |

AL MEDESIMO
Che l’età presente è corrotta dall’ozio.
Ronchi, tu forse a piè de l’Aventino
O del Cebo or t’aggiri. Ivi tra l’erbe
Cercando i grandi avanzi e le superbe
Reliquie vai de lo splendor Latino.
5E fra sdegno e pietà, mentre che miri
Ove un tempo s’alzâr templi e teatri
Or armenti muggir, strider aratri,
Dal profondo del cor teco sospiri.
Ma de l’antica Roma incenerite
10Ch’or sian le moli a l’età ria s’ascriva:
Nostra colpa ben è ch’oggi non viva
Chi de l’antica Roma i figli imite.
Ben molt’archi e colonne in più d’un segno
Serban del valor prisco alta memoria,
15Ma non si vede già per propria gloria
Chi d’archi e di colonne ora sia degno.
Italia i tuoi sì generosi spirti
Con dolce inganno ozio e lascivia han spenti:
E non t’avvedi, misera, e non senti
20Che i lauri tuoi degeneraro in mirti?
Perdona a detti miei. Già fur tuoi studi
Durar le membra a la palestra, al salto,
Frenar corsieri e in bellicoso assalto
In curvar archi, impugnar lance e scudi.
25Or consigliata dal cristallo amico
Nutri la chioma e te l’increspi ad arte;
E ne le vesti di grand’ôr consparte
Porti de gli avi il patrimonio antico.
A profumarti il seno Assiria manda
30De la spiaggia Sabea gli odor più fini;
E ricche tele, e prezïosi lini
Per fregiartene il collo intesse Olanda.
Spuman nelle tue mense in tazze aurate
Di Scio pietrosa i peregrini amori;
35E del Falerno insu gli estivi ardori
Doman l’annoso orgoglio onde gelate
A le superbe tue prodighe cene
Mandan pregiati augei Numidia e Fasi;
E fra liquidi odori in aurei vasi
40Fuman le pesche di lontane arene.
Tal non fosti già tu quando vedesti
I consoli aratori in Campidoglio,
E tra’ ruvidi fasci in umil soglio
Seder mirasti i dittatori agresti.
45Ma le rustiche man che dietro il plaustro
Stimolavan pur dianzi i lenti buoi
Fondârti il regno e gli stendardi tuoi
Trïonfando portâr dal Borea a l’Austro.
Or di tante grandezze appena resta
50Viva la rimembranza; e mentre insulta
Al valor morto, alla virtù sepulta
Te barbaro rigor preme e calpesta.
Ronchi, se dal letargo in cui si giace
Non si scuote l’Italia, aspetti un giorno
55(Così menta mia lingua) al Tebro intorno
Accampato veder il perso o ’l trace.