Risposta di donn'Ippolito Chizzuola alle bestemmie et maldicenze contenute in tre scritti di Paolo Vergerio contra l'Indittione del Concilio/Alle Bestemie, et maledicenze di Paolo Vergerio contenuto entro à tre suoi scritti

Alle Bestemie, et maledicenze di Paolo Vergerio contenuto entro à tre suoi scritti

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Tavola dei contenuti Alle calunnie, et bestemmie del Vergerio, contenute nel suo secondo scritto
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RISPOSTA DI

DONN'IPPOLITO CHIZZOLA

CANONICO REGOLARE

LATERANENSE:


Alle Bestemie, et maledicenze di Paolo Vergerio contenuto entro à tre suoi scritti, fatti contra l'Indittione del Concilio di Trento, publicata da Papa Pio Quarto.

Ove unitamente si risponde à le ragioni, che pretendon gli Eretici,

di non venir'al Concilio.


SS
APPIAMO esser natural costume di tutti gli huomini, ne'tempi delle gran pestilenze, spaventarsi d'ogni picciol male, sapendo, che per la gran corrottion dell'aere quelle infirmità, che altre volte soglion'esser leggieri, et quasi di niuna stima, allora sono tutte ò mortali, ò gravemente pericolose. Onde pare, che ciascuno procuri d'esser medico col farsi ò provedersi gran copia di ricette, et pronti rimedij, per ogni bisogno, che possa occorrere. Et cosi conferendo tra loro, et insegnandosi l'un l'altro, si sforzano di tenersi lontani ancor dall'ombra del male, havendo come per certo, che qual si voglia di loro, che se n'infetti, debbia portar'espresso pericolo a tutti gli altri. Ma quando pur poi si vede, che alcun s'infetti, si trova subito esser fuggito da colui medesimo, che l'aiutava, avvertendo ancor ciascun'altro, che parimente lo fugga, et di lui si guardi. Tal che non solamente da gli amici ò conoscenti, [p. 2 modifica]
ma ancora da’proprij parenti et da’fratelli stessi vien abbandonato et fuggito. La onde, se questa gran diligenza è tenuta di tanta importanza nella cura ò prefervatione de’corpi umani, molto più certamente è da dire, che ella si debbia tener’importante ne tempi, et ne’pericoli delle gran pestilenze dell anime, che sono l’eresie, le quali, se mai per alcun modo, oggi veramente vanno sopr’ogni modo ammorbando il mondo. et parmi, che con ogni ragione si convenga a ciascuno far quel che può dalla parte sua, per impedir che il male non s’accosti a lui, et non gli entri in casa ricorrendo a i rimedij, et temendo grandemente il pericolo per poco, ò picciolo che si dimostri. Et ove pur si vede attaccato il male, separarsene subito, et ammonir’ancor’altri a non praticar seco, ma a fuggirlo, et a stargli lontano quanto più possa. Questi rimedij, et questa via si fa che hanno usata sempre i Cristiani. I quali insegnati da Cristo di allontanarsi Matt. 14.da i ribelli della Chiesa, come sono gl’infetti d’eresia, ò di scisma, quando alcuno in tal caso è stato ritrovato, l’hanno subito separato dalla commune conservatione, notandolo, et discacciandolo: et perche non havesse ad infettar gli altri, l’hanno come contagioso, con varie scritture mandate in diverse parti, publicamente discoperto, accioche ciascheduno se ne guardasse. Questo medesimo stile hanno ottimamente osservato gli antichi Cristiani come si vede chiaro nelle Epistole de gli Apostoli. Nelle quali si discuoprono nominatamente molti eretici. Onde san Paolo nella prima a Timoteo al primo, discuopre Imeneo, et Alessandro, comandando a i Cristiani,che non pratichin seco. Quem et tu devita, dic’egli, scrivendo a Timoteo nella seconda al quarto. Ne meno volendo che si salutino, come dice san Giovanni nella sua seconda canonica, Neque ei dixeritis Ave. Il che hanno simigliantemente osservato sempre gli antichissimi Concilij. Et per tutto ciò nasce, che essendo in questa nostra età miseramente vessata, et travagliata la Cristiana fede dalla gran pestilenza delle moderne eresie, le quali non perdonano ad alcuna sorte, ò condition di persone: ma ove possono attaccarsi, per tutto [p. 3 modifica]si attaccano, senza riguardo di povero, ò di ricco, nobile ò plebeo; ignorante, ò dotto. Per questo, dico, a difesa di tutti, è ben fatto, che ciascuno habbia per se, quanto più può, la medicina in pronto. Et chi havesse cognitione d'alcun contagioso, è sforzato dalla carità Cristiana d'avvertirne gli altri Cristiani, perche guardar si possano dal pericolo espresso. Et per tal cagione, io che già molti giorni mi son accorto, che ne i volgari, et bassi soggetti qui in Italia, i volgari libri in lingua Italiana scritti dagli eretici, hanno attaccato il morbo: et che di più mi son'anche accorto, che l'ignoranza di lettere, et la malvagità dell'animo, che in molti usciti d'Italia regna, gli ha condotti a capitar male, et ad esser dentro, et fuori pieni di peste, ho giudicato che il dar ricette, ò rimedij a i semplici, fosse di somma importanza per aiutarli. Et perciò, poco fa, mandai fuori un mio libro in forma di discorsi in lingua volgare, ove tratto et discorro i rimedij, che sono a si fatto male necessari. Il qual libro, se da'semplici, per tacer de gli altri, sarà con qualche diligenza letto, son certo che gioverà tanto al bisogno loro, che poco più haveran d'andar cercando. Ma perche poi si potessero guardar da chi vorrebbe infettargli, essendo egli infetto, ho tolto a scrivere al presente contra il Vergerio, pien certamente di cotal morbo. Il qual Vergerio, quanto meno va pesato ne'suoi scritti, tanto più è precipitoso nello fcrivere, che egli fa. Et però mandando egli fuori ogni giorno qualche compositione, sempre fa qualche male. Onde ho giudicato esser'ottima cosa a palesarlo al mondo, facendolo conoscere qual'egli sia, accioche ciascuno se ne guardi. Et avenga che la condition di costui non meritasse di farme gettar via tanto tempo: et molto men'ad altri, in leggere et rispondere a questi suoi scritti, tuttavia per aiutar quei che sogliono praticar seco senza guardarli, ho pensato di far tutto ciò per simil cagione, sapendo che s’io non lo fo, non sarà alcun forse che voglia farlo, per non degnarsi di discender tanto al basso, quanto è il voler contrastar con simil huomo di niuno honore, et di niun conto. Ma io qui non guarderò ad altro che al [p. 4 modifica]giovamento, il qual spero ne debbia uscire, et tanto più volentieri il faccio, quanto che ne'scritti suoi, m'accorgo, che se ben senza giudicio, et pazzamente scrive, saltando sempre (come si suol dire) di palo in frasca,egli però a guisa di bolzon senza penne, che sia da man gagliarda spinto; da altri vien'instigato, a scrivere ciò che gli vien su la penna, pur che sia contra la Chiesa Romana, toccando sempre d'ogni cosa un poco. Talche non solo contra il Vergerio, ma contra quanti l'hanno insegnato et spinto, perche cosi scriver debbia, ho tolto a rispondere: et accioche meglio, et più distintamente s'intenda quello, che egli ha fatto; quel che so io in questa risposta, si ha da avvertire, quanto a lui, che egli ha dato fuori ultimamente tre scritti contra l'Indittion del Concilio di Trento. Ne'quali fa professione di trattar la Chiesa Romana da pazza, il Papa da poco savio, et tutti noi da cervelli scemi, se ci diamo a credere che da tal'Indittione si possa cavar bene, ò profitto alcuno per la Chiesa; essendo che, secondo il giuditio di esso Vergerio, ogn'altro effetto ella intenda di produrre, che di giovamento. Et perciò proferendo di passo in passo ciò ch'egli se ne creda, si fa intender chiaro, che come poco sodisfatto di lei, anzi assai offeso nell'animo suo, non è per mancar ad occasion'alcuna per renderci i condegni frutti dell'odio suo contra di noi conceputo. Ilqual suo penfier malvagio si discuopre chiaro nella presente sua invettiva, ò satira, ò diceria maledica, che fa in questi suoi scritti, che già ho detti. Però è ben fatto, che, chi havesse semplicemente letto i suoi blasfemi, et escommunicati trattati in tal materia, legga ancor l'avvertenze,che contra quelli, in parte, qui saran poste.

Quanto poi a me, s'ha in questo fatto da considerare, che io non hebbi mai per tempo alcuno da far con seco, nè in bene, nè in male per niun modo, nella caufa commune della Religione, nella quale ciascuno è obligato, eccetto per quello che a se appartiene, di difenderla. però qualunche leggerà queste tal mie avvertenze, potrà di qui esser chiaro che odio alcuno o nemicitia particolare, non m'ha mosso, ma solo zelo [p. 5 modifica]di Dio, et della Religion cristiana a utile de'fedeli secondo che di sopra ho detto. Confesso che son'uscito alquanto dal mio ordinario nel riprendere et discoprire i vitij di costui , ma lo spirito che mosse l'animo de'Profeti a riprendere con villanie il popolo Ebreo, et mosse Gio. Battista a far il medesimo, et Cristo a usar anco il flagello; ha mosso ancor me, vedendo l'insolente suo procedere contra il luogotenente di Cristo, contra la Chiesa, contra il Concilio, et contra l'Indittione, et vedendo come ogni suo sforzo è di levar l'unico mezo alle Ecclesiastiche concordie, che è il Concilio; et di nutrire non altro che discordie, et eccitare all'arme, et a' tumulti, come il tutto si discoprirà a'proprij luoghi: però a fine che a simil persona non sia dato credenza in detrimento del cristianesimo tutto, io l'ho voluto palesare et dipingere, o descrivere sotto quei più proprij colori, et vocaboli che ho saputo. Onde non deve esser'alcuno, che si maravigli, ma creda pur che egli sia anco di animo peggiore che non lo so discoprire; et che sia vero, il principio, il mezo, et il fine di quelli suoi scritti ne fanno piena fede. Et perche nel far la risposta sono sforzato di seguitare le sue proposte, però ciascuno m'haverà per iscusato se io non servo ordine nelle cose da me scritte, essendo egli disordinatissimo nel proporle. Tutto l'ordine sarà solo in seguitar la sua traccia da ogni lato.

Nè si maravigli parimente alcuno, s'io sono asciutto nel trattar cose che rilevino, quanto alla dottrina; perche, essendo legato a quello che egli propone, non m'è lecito nella risposta ragionar d'altro, che delle materie da lui proposte. sarà bene assai che il Lettore di qui avverta qual sia lo stile degli Eretici nello scrivere contra di noi che pochissimo curandosi di maneggiar cose d'importanza, spendono la carta e il tempo nello scrivere maledicenze e dir villanie contra Catolici, il che ottimamente ha osservato qui il Vergerio, instrutto da'Maestri della moderna scuola: i quali scriuendo anch'essi, ò parlando d'intorno al soggetto che quì si tratta, niente piu dicono, nè con miglior modo, di quello che si faccia il [p. 6 modifica]Vergerio. Tale avvertenza so ben io che gioverà non poco al Lettore al quale con tutto questo prometto di trattar qualche passo che non gli sarà discaro, massimamente d’intorno alla pratica antica de'Concilij et dell'osservanza, che dagli stessi Concilij antichi si è havuta sempre, et dimostrata verso l’autorità del Papa: la qual però da’moderni Eretici è tanto conculcata come qui dentro il Vergerio mostra. Hor vediamo adunque ove incominci ad uscire, et recitiamo le sue proprie parole.

Papa Pio quarto è tenuto per savio mediocremente così così, piu fortunato che savio: ma nel numero di trenta Cardinali, che han sottoscritto (oltre al consueto) alla bolla della Indittion del Concilio, so che vi sono alcune miglior teste, et più savie (secondo il mondo) come è Ferrara, Carpi, Farnese, Madruccio, et Morone, che già su de'nostri. Questi ho pratticato, et ne possono esser degl'altri tali. Mantova non era a Roma, che è ben d'assai. però maravigliomi che dalle mani di tutti questi, che si consiglian poi con secretarij et altri forbiti cervelli, sia uscita ora una Indittione, della qual credo io che non solamente tutte le nostre chiese, ma anco molte delle papistice medesime stupiranno quando havranno intesa la cosa, la qual voglio io, che son'il menomissimo tra fratelli, provar se forse io la sapessi dire et farla intendere a gloria del mio padre Dio et c.

IppolitoAdunque di primo colpo nel principio del primo foglio, esce in una gran maraviglia, come dalle mani di Papa Pio, il quale egli chiama più fortunato che savio, et di trenta Cardinali ( tra quali esso ne ha molti per più savie teste di quella del Papa) sottoscritti oltre al consueto, alla Bolla, sia uscita una simil Indittione, massimamente consigliandosi tutti costoro con secretarij et altri forbiti cervelli et c. Questa è la gran maraviglia del Vergerio, della quale quando io lo havessi per savio, o prudente et buono, io mi maravigliarei tanto più forte, quanto ella si dimostra maggiore, conciosia cosa, che non posso imaginarmi onde nasca, che facendo egli qui [p. 7 modifica]
dentro una profession pura di Cristiano, et di riformato evangelico (come per tutto si va chiamando) all'aprir poi della bocca nel bel principio gli possa uscire, (come gli esce) una bestemia si orrenda et inescusabile, che lo conduce alla falsità del paganesimo espresso. Et che occorreva a costui nominar il Papa per fortunato, se non è un pagano? Non sa egli (anzi non lo sà) che i Cristiani non riconoscono cosa alcuna dalla fortuna, ma dicono a i Tiranni per zelo del evangelio: Nos Cristiani nescimus quid sit fortuna? Il padre Agostino nel I. libro delle ritrattationi si duole d'haver Agost. nel lib. i. delle ritratt. nominato mai questo nome Fortuna, et se ne ritratta. con tutto però, che egli havesse buon senso, come esso stesso in quel luogo afferma, et quello infelice, dato in reprobo senso, mentre che sotto colore di riformato Cristiano odia la sua Madre santa Chiesa, rinega ancor il Cristianesimo, et si inserisce tra Pagani, et tra'l numero di coloro, che si sono scordati di Dio, et l'ha in tutto tralasciato, del quale cosi scrive Esaia a 65. Esa. 65. Vos qui dereliquistis Dominum, qui obliti estis Montem sanctum meum: qui ponitis Fortunæ mensam, et libatis super eam et c. Noi Cristiani, chiamati da costui Papistici,lasciando la Fortuna con la sua tauola al Vergerio et a gli Idolatri, diciamo. Pio, per la Divina Providenza, Papa 4 et c. Et nel principio della Indittione, il Papa dice. Ad Ecclesiæ regimen Stile della Romana Chiesa. (licet tanto oneri impares) sola Dei dignatione vocati et c. Non facciamo noi mentione di Fortuna, nè meno a quella apparecchiamo la tavola, come fa il Vergerio. Il quale se havesse a parlar secondo le sue proprie regole qui dentro scritte, haverebbe a dire, Pio per gran Fortuna Papa 4 et c. Nel che sarebbe pur chiaro, che negasse la divina vocatione, et providenza in tal caso, Il Vergerio nega la divina providenza. et che si stesse a sedere alla tavola della Fortuna. O bel Cristiano et figliuolo di Dio, che non si curando della benignità, providenza, et vocatione Divina, ascrive l'opere di quella alla fortuna, il cui favore et forza non ha luogo, se non nella mente de'Pagani infedeli et idolatri. Ma avvertiamo il resto. [p. 8 modifica]Dice, che oltre al consueto, i Cardinali si sono sottoscritti alla Bolla et c. Hor qual più espressa bugia si può ritrovare di questa, che questo pover huomo non si vergogna di scrivere et mandar fuori? chi dice, che Cardinali non usino di sottoscriversi alle Bolle? è forse questa la prima? Quante ne Uso di Cardinali di sottoscriversi alle bolle. sono di tutti i Papi, in diverse materie fatte, che si ritrovano ne i libri stampate, ne i Registri scritte, ne i monasteri, nelle case, e città conservate, le quai tutte hanno la sottoscrittione de'Cardinali? Io qui non starò a nominarne alcuna, già che a tutto il mondo fono per le mani. La Chiesa Romana non si diletta di novità. Non usiamo novità alcuna ò Vergerio, nel intimar, et nel far de'nostri Concilij: ma seguitiamo le antiche pedate, et a voi altri lasciamo le inventioni nuove, come ad huomini novissimi che voi sete.

Dice, che sa che vi sono di miglior teste fra Cardinali et c. nel qual caso Proprietà dell'ignorante. fa professione di penetrar cervelli, et non s'accorge, che il proprio dell'ignorante, per la maggior parte è, di essere precipitoso nel giuditio, et temerario nel far sententie. Chiaro è, che niuno di quelli Signori, qui nominati, ascolta, ne meno s'invaghisce di simil lode, che costui gli ascrive, già che fanno, che ella tutta nasce per deprimer il capo, che essi hanno giudicato degno et se l'hanno eletto per maggiore, et che nasce per seminar zizania, se possibil fosse, fra'l Concistorio; onde per ciò non lasciano di seguire i pareri del Pio 4. giudicato dal Vergerio men degno second'il Mondo, è giudicato piu degno secondo Dio. Luc. 14. Papa, con tutto che'l mondo di natura empio, non lo stimi: ma dicono, che se il Vergerio stima Pio 4. men savio secondo il mondo, essi lo stimano più savio secondo Dio, nel cui luogo risiede in terra, et dal cui spirito viene governato nelle attioni alla Chiesa appertenenti, onde a lui fu detto da Dio: Amice ascende superius.

A quella coda poi di scorpione, che al nome di Morone hà voluto attaccare, dicendo, Morone, che fu già de nostri, si dice, che con quello spirito istesso è stata pronuntiata da lui tal sentenza, col quale, contra la determinatione della Chiela si proferiscono da gli eretici, tutti i lor Tutti gl'Eretici pensano che pareri. conciosia cosa, che, secondo il loro detto, ogni cosa buona è dedicata a Dio [p. 9 modifica]
a lor pare, che tutta sia dalla parte loro, onde dicono, che la ogni cosa buona et santa sia della lor parte.scrittura santa, la Chiesa Catolica, Cristo, et Iddio stesso, sono dalla loro, et contenuti nella lor dottrina. Ma i Catolici sanno molto bene come vanno le cose, et chi sia in errore, et chi nò. Voi altri tutti della moderna scuola, ò Luterani, ò Anabatisti, ò di altra setta che vi siate, Gli Eretici sono simili alle Volpi do Sansone. Iud.15. siete volpi che portano il fuoco alla coda, per abbruciare il buon grano della Chiesa, come si legge di quelle di Sansone. Ma oggimai siete troppo scoperti, et le vostre frodi non vanno più oltre nelle menti de buoni. Della vita, et dottrina di Morone, fanno chiaro testimonio le attioni Il Car. Morone giustificato da tutte le parti. sue di molti anni, fatte nel cospetto del mondo, et i travagli che di continovo hà sopportato in Germania per servitio della Chiesa Apostolica, et della fede Catolica, difendendo i Catolici in quella Provincia, et impugnando gli progressi degli Eretici, et ne fa fede similmente la dottrina che ha fatta predicare, et insegnare nel le sue Chiese, la quale è stampata, et fa testimonio certo, che sia falso tutto quello che in contrario dice il Vergerio. Morone è stato a'cimenti, et non hà fatto come tu ò Vergerio, che in Germania ti accordarti con gli Eretici contra il tuo Signore, che ti haveva tanto onorato, mandandoti là per suo nuntio, et per cio ti fuggisti poi d'Italia, cacciato solo dal testimonio della tua coscientia. Et non è quell'ottimo Signore simile a noi altri, i Il Verge. ha tradito il suo Signore. Lo spirito degl'Eretici è spirito fantastico. quali havendo uno spirito fantastico, sotto titolo che sia spirito santo, non vi lasciate conoscer mai, nè usate di confessar'il vero dell'esser vostro, se non quando siete scappati in lontan paese. Questo dignissimo Prelato ha parlato sempre, parla, et parlerà ad un modo, onde nè prigionia, nè libertà l'han potuto condur mai a dire di esser altro di quello che egli è veramente. Come adunque non hai tu havuto rossore di scrivere, et dir di lui ciò che n'hai detto? ma qui (si come in altri passi ancora) io ti scuopro per huomo di niuna lealtà, ma, come dir si suole, per un gran furbo, che per far i fatti tuoi non ti guardi, anzi con ogni industria ti sforzi di mettere la maschera alle cose Il Verge. vorrebbe imma= nostre, et dar nota a i [p. 10 modifica]scherale le cose nostre.nostri della migliore schiera,come se fussero della Regola di voi altri, talche onorando voi del loro nome, cercate di fare scorno à loro col vostro stesso, arte Gli Eretici vorrebbero intitolar' i nostri del nome lor, come fece Lucifero con Cristo.veramente del gran Lucifero, che per levar l'onore, et la riputatone à Cristo, con ogni sforzo voleva intitularlo per diabolico, cosi fate voi co'nostri: ma Iddio, che è giusto difensore degli innocenti et condennator de'rei, si come ha condannato il Vergerio coi suoi compagni per sentenza pronuntiata da questa santa sede, cosi hà giustificato per bocca della stessa sede et di giustissimi giudici, à ciò da Morone doppo sottilissime inquisitioni giustificato.lei deputati, l'innocentia del Cardinal Morone doppo lunghe et diligentissime inquisitioni fatte di lui. La qual cosa si può credere che habbia forse permessa Iddio per dar più chiarezza al mondo della sincerità dì questo Signore, che non era prima, quando niun sinistro gli era per tal cagione incontrato, et ora il Vergerio si vorrà opporre a sentenza si giusta, et macchiare una sincerità tanto nota? Seguitiamo piu oltre.

Si maraviglia il Vergerio, che dalle mani di simil'huomini sia uscita una Indittione tale di Concilio, et per ciò, cosi scrive:

Credo io che non solamente tutte le nostre Chiese, ma anche molte delle papistiche medesime se ne stupiranno et c.

Arrogantia del Vergerio.Et chi vorrà qui difendere il Vergerio dall'arroganza? egli doveva col riconoscere il valore di simili huomini pensarsi ancora, che dalle lor mani non potesse uscir cosa men che onorata et degna, che se egli poi non la penetrava, doveva dare a se la colpa, et non a loro. Ma la superbia madre di tutti gl'eretici, come La Soperbia madre degl'Eretici. L'Eretico dispregia tutti.scrivono i santi, fa che l'eretico, troppo stimando se stesso, dispregi ogn'altro, come qui si vede haver fatto il Vergerio, il quale forse havrebbe voluto essere stato chiamato ancor esso a dire il suo parere sopra tal Indittione: et per ciò si maraviglia come non essendo fatta la bolla a suo modo, sia cosi uscita: ma il creder suo non è quello, che cantano le Chiese, che egli chiama papistiche, et perciò s'inganna a credersi, che elle habbiano sopra di ciò a stupire, et cosi ben s'inganna in tal suo credere, come anco nel restante della sua fede a [p. 11 modifica]tai Chiese contraria. Ecco, già è un'anno et tanti mesi passati, che la Indittione è uscita fuori, et pur non si è veduto mai nè udito che alcuna delle nostre Chiese si sia stupita, ma ben si è visto et si vede tuttavia, che ciascuna tale l'ha abbracciata, et ubidita: mandando tuttavia con dispendio, pericolo, et fatica, i suoi a questo Concilio. Adunque tal creder Inganno espresso del Verge.suo nel tutto sarà eretico, come ancora nel resto esser si ritrova, et nondimeno questo poveretto, fondando tutto il suo discorso sopra tal falso credere, dice di voler far pruova, et di volersi affaticar se sà far'intendere questa verità al mondo a gloria del suo padre Iddio et c. Certo merita gran compassione quando si crede, et tuttavia s'affatica di fabricare nell'aria et seminar nell'arena, come dir si suole. Questa è una pura chimera, la quale in ciò si Chimera del Verge. dimostra, poiché al Concilio di Trento si veggon concorrere Prelati, Teologi, Ambasciadori di gran Prencipi Cristiani, et altroché dalla Indittione sono invitati; onde di qui almeno dovrebbe egli conoscere et confessare, che più tosto spirito pazzo, che discorso savio l'habbia cosi indotto a credere et far pruova di darlo a credere ad altri, et ove si da vanto di voler dar gloria al suo Padre Iddio, dovrebbe conoscere, che non può haver Dio per Padre, non havendo la Chiesa, dal Concilio, rappresentata per Madre. il perche ha rinegato ancor Dio, L'Eretico non ha Dio per Padre. partendosi, et odiando quella, tal si può dire: Deum, qui te genuit, dereliquisti &c. Ma entriamo ormai alla sua narrativa. Deuter.35.

Primieramente, dice il Vergerio, il Papa con i trenta Cardinali, la carica Verg. stranamente alla nostra dottrina, chiamando la Eresia, scisma pernitioso, e pestilentia; bravandola,e facendoli intendere di volerla in ogni modo estirpare. Poi aggiunge di voler correggere, et emendare i costumi cotanto corrotti, e depravati, et conservar la pace, tra li Re, e Principi Cristiani. Poi entra con molta diceria a narrar ciò che Paolo 3. et Giulio 3. fecero già nella materia del Concilio, et ha in animo di volerne far'un tale, come fu quello et c. Alche sottoscrive il Vergerio tutta la sostanza della Bolla Ippolito. [p. 12 modifica]fatta da Pio 4. della Indittione del Concilio, la qual non occorre, che io qui la registri, ma in tal proposito (gia che cosi egli ha incominciato) li farò un solo quesito, et è questo.

Onde cavi tu ò Vergerio, che il Papa, quando dice nella Bolla, Eresie, scisma, et pestilenza, intenda della tua dottrina, et de tuoi pari, tal che tu habbi potuto dire ciò che hai detto, che egli la carica stranamente alla vostra dottrina? chiaro è che chi legge tutta quella bolla non troverà pur una sola parola, che dica di ragionar più della vostra dottrina, che di quella d'altri quando dice, eresie, scisma et c. Onde dunque l'hai tu cosi Forza della verità. 3 Esd. 3.intesa? Grande certo è la forza della verità, la qual vince ancor l'animo involto ne gli errori, et facendolo confessar' il vero da se stesso, et non perche altri lo dica, li fa ancor dar sentenza, et condannar se medesimo. Cosi Cain diede Gen. 4. Matt. 21.contra di se la sentenza, cosi gli scelerati contadini della vigna dissero, Malos malè perdet et c. Cosi di molti altri si scrive nelle sacre lettere: Et perciò il Vergerio, che è consapevole di qual farina sia il suo pane, molto ben'intende, che quando si dice eresie, scisma, pelle, et cose tali,non s'intende, ne si può intendere Il Verg. confessa la sua eresiad'altra dottrina che della sua propria. et a lei simile, tal che si verifica quel detto: Conscius ipse sibi et c. anzi non solo pensa, ma è sicurissimo, che cosi sia. Et per tanto insieme s'accorge che convenga estirparla, et Matt. 15disradicarla, dicendo Cristo, Omnis plantatio, quam non plantavit pater meus, eradicabitur, et c. cioè ogni dottrina, che non sia da Dio, sarà disradicata. Et questo è tutto il dolor del Vergerio, che si vede la falce alle radici, se quello santo Concilio va innanzi, però si dibatte, si lagna tutto, et si va cruciando, et col Il Verg. concita a tumulto i popoliproporre questo poco, vorrebbe toccar'il tamburo, sonar la tromba, et concitar i popoli infetti all'arme, sotto colore, che qui si tratti della lor dottrina et religione, et che perciò lor bisogni far provisione. Ma popoli ricordatevi che costui che ora parla è uno fuggito d’Italia, et ribello alla Romana Chiesa, alla quale haveva giurato fedeltà: et però, secondo lo stile Stile de fuor'usciti.de fuor usciti, tenta ogni strada, et muove (come si dice) ogni pietra per [p. 13 modifica]
ritornarsi donde sen'è fuggito, ne si cura, se ben poi rovinasse il mondo, pur che gli succeda il suo disegno, et che egli ne riporti l'intento suo. A tale scopo ò segno ha egli la mira in tutto il suo ragionare, come avvertirò io di passo in passo, et egli stesso si farà anco intender chiaro persino da i sordi. Et perche nel raccontar che fa quello, che nella Bolla si contiene, quando l'hà esposto a suo modo, sotto parole più oscure che può, per intrigar la lite, et haver più largo campo di straparlare, prega poi ciascuno, et dice.

Quella è la sostanza (cioè della bolla) et non è dubbio, che non vi sieno di quelli, i quali al primo aspetto, e non essendo da altri risvegliati, giudicheranno, che ella sia lodabile, et rallegraransi stimando, che siamo per haver un buon Concilio. Ma priego questi tali, che sieno contenti di leggere questo poco, che io scrivo, et poi far giuditio et c. Perche, dico, cosi egli scrive, et prega me con tutti gli altri devoti alla Indittione, che dobbiamo fare, io però l'ho compiacciuto cortesemente, l'ho letto, essaminato, et ecco ch'io scrivo qui ciò che me ne pare. Onde priego anch'io, che altri in ciò mi sien cortesi, leggendo il mio giuditio, fatto degli scritti del Vergerio, et vegga, se io ho parlato, et parlo con passione, overo con ragion chiara. Vediamo adunque ciò che egli scrive, et che vuole, ch'io legga in tal materia, ecco le sue parole,

Se avanti 40. anni, et avanti, che dallo spirito del signore fosse stata in Vergerio. tante parti del mondo accesa la luce del Vangelo, fosse comparso in alcuna parte dell'Europa qualche principio di scisma, et division contra la Chiesa Romana, forse in un tal cafo, (dico forse) una tal Indittione havrebbe potuto passar via in quanto cosa de'Papi, nè sarebbe stata avvertita, nè sarebbe stimata tanto enorme (si come per dar un esempio) fu al tempo di Giovanni Hus, et Gieronimo di Praga, martiri di Cristo, che all'ora solamente un picciol regno di Boemia, et ancor non tutto, s'era sollevato, havendo egli conosciuto che gl'era stata strappata di mano la dottrina di Cristo, et datone un'altra contraria: et ne gl'altri regni, et provincie v'erano [p. 14 modifica] ancora tenebre densissime et c. Quelle sono tutte parole del Vergerio, le quali ho voluto addurre formatamente, senza aggiungervi, ò diminuire, acciò che il lettor possa di qui meglio intendere, s'io erro nel far giuditio, overo s'io dò la giusta sentenza, il che ossevarò anche nell'avenire quando tra noi non saremo d'accordo.

Contraddittion chiarissima nelle parole del Vergerio.Giudico adunque primieramente, che tai parole sieno del tutto contrarie al protesto suo fatto di sopra, nel quale havendo detto di volersi provare, se sapesse dire la cosa come sta, et farla intendere al mondo, acciò che intesa che sia (secondo che egli dice di credere ) fino le papistche chiese, ne debbiano stupire, mostra in questo caso all'aperta, che la cosa non sia tanto chiara, ma oscura, et difficile, già che egli non s'assicura di poterla far intendere, ma dice solo di volerne far pruova. ma quando poi entra a dir le parole, che qui dentro ho registrate, presuppone, che di già il fatto sia tanto palese al mondo, che il Papa, e i Cardinali debbiano da ogni parte esser mostrati a dito, come goffi, et senza giuditio, nell'haver mandato fuori una Indittione del Concilio: la quale, se ben per altri tempi havesse potuto passar via, non dimeno hora che tutto il mondo ha aperto gli occhi {come dirà poco appresso,) et che la luce di Cristo è sparsa per tutto, non può; se non con scherno et derisione di qualunque l'ode, essere publicata; et perciò soggiungerà, che non fa vedere, come questo buon Papa, et Cardinali si habbiano lasciato uscir dalle mani una Indittion tale. Ora, come si accozzano quelle due cose insieme, tanta difficultà in persuaderla, e tanta chiarezza di lei appresso del risvegliato mondo? Se è chiara, perche si ha da affaticar tanto nel volerla far intendere? et se è difficile, perche si tratta ella cosi da sciocca, et Irresolutione del Verg.indegna di starsi al mondo? Ma a me pare (et so di non ingannarmi) che il Vergerio non sia qui troppo ben risoluto, anzi gli avenga quello, che disse Cristo de'pari suoi, Io. IIQui ambulat in tenebris, nescit quo vadat, sed impingit. Egli va tenton tentone, et quando crede di andar sicuro, ha inciampato al bel primo; però havendo qui detto, et [p. 15 modifica] dicendo tuttavia di mano in mano, che tutto il mondo s'accorge delle barrerie sotto l'Indittione contenute. dall'altra parte s'affatica, suda, et si stroppia per volerne pur'adombrar qualch'una nella Bolla; et non gli riesce. Di maniera che con tanta luce del mondo, quanta esso afferma, resta ancor'il dubbio certo appresso se et de suoi pari. Onde da quella parte, ch'egli péensava di fare stupir le nostre chiese della Indittione, da quella appunto si chiariscono della insolentia intolerabile, et temerità degli eretici. Ma vediamo ora un bel passo particolare,

Si lascia uscir di bocca quella valent'huomo, et lo replica piu d'una volta nelle seguenti, che avanti quarant'anni la luce dell'Evangelio non era si chiara, ma che nell'Europa era solo un picciol Regno di Boemia et ancor non tutto che fosse illuminato. Et indì a poco nel ragionar suo dice, che quella luce della Boemia, d'intorno a cent'anni si discoperse, nel qual tempo, (per usar i suoi vocaboli) questo Regno si era sollevato, havendo conosciuto che la dottrina di Cristo gli era stata strappata di mano et c. Hor non è questo un bel passo? se solamente da cento anni in qua il Regno di Cristo è rinovato, e risuscitato, ove adunque, ò povero Regno, era la perpetuità tua, avanti questi anni? Come si verificheranno le scritture che dicono, Regnabit in æternum? Et quell'altre, Regni eius non erit finis? et quell'altre, Dan. ii. iii et vii. Luc. I. Potestas eius potestas æterna? Et Regnum quod non corrumpetur; et mille simili scritture? Adunque se in Boemia di nuovo non si incominciava, non era luogo alcuno ove la sedia di Cristo riposasse il piede: et se quel Regno di Boemia non si Secondo il Vergerio da cento anni in qua solamente la Chiesa è stata, il che contradice a tutte le scritture. sollevava non faceva alterationi, et motivi, (come costui dice) lo scettro di Cristo non levava mai testa, ma giaceva a terra, onde grande farà ben l'obligatione che hà il Regno di Cristo al Regno di Boemia. Et che ne dirà il Lettor mio, di questo si bel detto? Ma avvertiamo meglio, dice.

I tempi presenti sono un'altra facenda, sono diversissimi, conciosia cosa Verg. che non una parte della Boemia sola è hora in alteratone, e moto, ma tanta parte della gran Germania, [p. 16 modifica] ogn'un sà, risvegliata da Dio grida usando le medesime voci, che usò già d’intorno a cent'anni la Boemia etc. Ippolito.Hor qui è ben fatto avvertir le parole scappate dalla bocca del Vergerio ove dice, che la Boemia con la Germania et altri luoghi, che esso và numerando, hanno fatto alteratione, e moto, et si sono sollevati simili vocaboli,sà molto bene ciascun Italiano, che in nostra lingua suonano male, conciosia cosa, che quando un popolo, ò città, ò, Provincia si ribella contra al suo primo padrone, et piglia Tarme contra di quello, dir Sollevatione. si suole, che sia sollevata; che habbia fatto alteratione et moto. Onde non è, maraviglia, se quando la Boemia et una parte della Germania si ribellò da Cristo suo primo padrone, Il Verg. simil
a Caifa.
fu detto et tuttavia si dica, da questo nuovo Caifa, che si sieno sollevate, alterate, et mosse fino a i fondamenti suoi, che già fu Cristo etc. Non sarà dunque per tutto ciò mai vero, che da cent’anni in quà la luce di Cristo sia incominciata nel solo Regno di Boemia, ma bisogna dire, che da M.D. e tanti anni questo s'incominciasse, et sia continovamente mantenuto sotto un medesimo stile di credere, ancor che non ne i medesimi soggetti, altrimente, se ciò non è vero, il creder nostro non sarà Non è Apostolico
credere quello che da cento anni in
quasi è
incominciato.
catolico et Apostolico, perche non sarà continovato col credere de gli antichi padri, et massimamente con quello de gli Apoftoli, et chi ha pensato di volerlo rinovare da cent’anni in qua, come dice il Vergerio, non per Apostolico ma per eretico marcio è stato conosciuto, et publicato. Di questa verità ho trattato a lungo, nella prima parte de’ miei discorsi, però a lei mi rimetto.

Ma per non tacer poi un passo, che importa, ove dice, che Giouanni Hus, et Girolamo di Praga furono martiri di Cristo,è ben fatto palesar qui quai siano stati costoro, per ciò udite, poi giudicate.

Giovanni Hus
Giovanni Vuicleff.
Giovanni Hus predicava pubicamente, che Giovanni Vuicleff era huomo catolico et autore evangelico, onde per consequenza , consentiva et abbracciava tutta la sua dottrina: per la quale Vuicleff dal Concilio di Costanza, nella ses

sione

[p. 17 modifica]sione VIII. fu condannato per eretico et sententiato al fuoco, et ancorché fusse già morto et sepolto, nondimeno fu per sentenza diffinitiva di tutto quel Concilio, fatto disseppellire et fatte abbrucciare le Sue ossa. Essendo adunque Giovanni Hus, della medesima dottrina di Vuicleff. fu ancor esso condennato dall'istesso Concilio nella Sessione decimaquinta,et dalla corte secolare fu brusciato.

Girolamo di Praga, come nella Sessione XVIII. del medesimo Girolamo di Praga Concilio si legge, havendo seguito gli errori di Vuicleffe, et di Giouanni Hus si ridusse alla Abiuratione il giorno della Seffion sudetta,che fu del 1415. a 23. di Settembre, ma poi di nuovo agitato dal Diavolo del 1416. a 31. di Maggio dimandata publica audienza nel Concilio, si dolse di aver cosi abiurato, et di nuovo affermò quanto di prima haveva mal creduto, onde nella Seffione XXI. fu da tutto il Concilio universale per eretico condennato et arso dalla secolare corte.

Hor questi sono i due martiri di Cristo a’quali il Verge. si è votato, e per loro divotione egli potrebbe an cor’vn giorno feguire il lor martirio ; ben che non sò,s’egli coli di leggiero fegliriducelfe.

Chiaro è,che fono fiati uccifi,ma fefieno martiri di Grillo non folo non l’hò per chiaro,ma con tutti i noftri della Chie- faRomana credo,che folfero marciri del Diauolo, & quello che me ne fa certo è il veder la fua dottrina;onde è ben fatto, che non effendo qui il luogo di efiàminare la falfità di tutta la dottrina di coftoro, alla quale uolforo atteftar col fangue & effer martiri,!! tocchino almeno alcuni fuoi articoli, a fin che ciafcuno ben gli auuerta , perche fi conofoa qual forte di martirio fia fiato il loro,& qual forte di martiri piaccia al Ver gerio,& quai per confequenza fieno li fuoi amati,lodati,& ri- ueriti : con che fi uegga poi, s’io m’inganno, in giudicar qual fpetie d’huomo fia quello fuenturato.

Di Vuicleffe adunque fono 45.articoli dannati,& ue ne fo no molti a'quali fogliono contradire anco i moderni eretici,

C &non

Girolamo dè Praga. [p. 18 modifica]! i 8 < l\ìjftò]ìa di Bonn Ippolito

& nondimeno il Vergerlo tutti gli abbraccia per riuerenzà Articoli di Vttt i {{ g ran martiri prefati 3 che per oftinata difefa di tali

articoli fi fono lafciati uccidere.

1 Tra quefti è il 4. nell’ordine loro che dice j Se il Vefcouo* ouero facerdote firitrouain peccato mortale, non ordinala confacra 3 nonbatteza 3 &c. A quello non so io qual altro ere tico moderno cólenta 3 già che ciafcun fi mofira di hauere in odio la lètta di Donatiftfiche con la mala uita non uoleuano

che ftefie la chieia, onde bifognaua dire ciò che dice quella articolo. Et di poi fi sà 3 che contale articolo non fi puòafi- ficurare alcuno d’efierben battezzato 3 lè chi è nel peccata mortale non battezza 3 & non è in poter noftro di discoprire> qual fia nel peccato mortale 3 e qual nò 3 però non sò eretico a nollri giornijche quello aifermi 3 & pur per tale articolo fono morti i due martiri predetti.

2 Illèftolorodice 3 Dioèobligatoobedireal Diauolo.

^ Il nono 3 Doppo Vrbano fedo, alcuno non fi deue riceuere

perPapa 3 ma ciafcuno ha dauiuerea guilàdi Greci 3 Cotto le proprie leggi.

4 II decimoquintOjNiuno è Signor ciuiIe 3 niuno è prelato» niuno è Vefcouo, mentre fi ritroua nel peccato mortale.

5 r II decimolèttimojl popolari polforio ad arbitrio loro correggere i loro fignori che fallano.

6 II uigefimofettimo 3 Ogni cofa uiene da neceflìtà afiòluta.

7 II vigefimonono. Le vniuerfità, gli fludij,i collegi;', i gradi, & magillrati ne i medemi fono per uana gentilità introdotti & tanto giouano alla Chielà, quanto il Diauolo.

8 II quadragefimoterzoj giuramenti illiciti fono quelli 3 che fi fanno per dar forza a gli humani cótratti 3 & ciuili comertij.

Quefti fono di VuiclefF, feguitati da i due martiri prefati.

Di Giouanni Hus furono condennati 31. articoli 3 de’qua li la maggior parte è conforme a quelli di Vuicleffe 3 & il 2 5. dicoftuiè*

La condannatione di 4?. articoli di Vuideffe è del tutto fenza ragione iniqua 3 & mal fatta.

A quelli [p. 19 modifica]contra il Vergerlo . 1 9

A quefti aggiugne nell’ultimo un’articolo tale.

Ogni Tiranno può,&deue lecitamente, &meritoriamen- te ettèr’uccifò per mano di qualunque Tuo uaflallo, ò fugget* Monito i Prm to a fe,& quefto anco a tradimento,con infidie fecrete,&fot- cl P l ‘ tili inganni,& adulationi,non ottante ogni giuramento dato, ò patti con etto fatti,& quefto,ancor che niuno giudice l’hatj T>ia fententiato ò comandato.

Hor qui ti uoglio ò Vergerio a difendere i tuoi martiri in Con t uUtim quefto giuditio, nel qualefidàfententiain nomedi ciafcun ditu r tti u Ar Criftiano, Che il primo da noi numerato fia a tutto trafito co iicoli ^ (tti # dannato per eretico, non folo perche egli nafca dall’antica fucina di Donarifti eretici,ma ancora perche,fècofi fotte,met terebbe il ceruello di tutti Criftiani a partito, fe fottèr batte- zati,ò nò,poiche non fi può alcuno aflìcurare del miniftro, (è (ìa in peccato mortale,ò non fia.

Il fecondo poi,da ciafcuno, che adora Dio, è medefima* 5 mente per eretico condannato,conciofia cofa,che lolo fi ado ri colui,che uien riputato fciolto da ogni legge. Che altra mente non farebbe Iddio,(è fotte foggetto ad altrui, ma mol to meno poi nel male, dal Diauolo iempre procurato, però come fi potrà dire,che Iddio fia tenuto obedire al Diauolo ?

Non è quefto un bell’articolo, per la cui uerità fihabbia da far de’ Martiri?

Il terzo,credo io che non poftà ftar nè in Cielo nè interra, conciofia,ch’egli uoglia dire,anzi dica, che di già fi douette uiuere fotto le leggi de i Papi inanzi Vrbano fefto, ma doppo lui non ui fia piu alcuno degno di nome di Papa, & perciò niuno ci può anco prefcriuer leggi. onde fecondo lo ftile de*

Greci ciafcuno hà da uiuere a fuo modo. La prima parte tut ti i Luterani niegano,& con loro tutti gli eretici moderni, i quali non uogliono,che nè doppò Vrbano,ne auanti lui alcu tio fuflè Papa di condition tale, che hauettè da dar legge al mondo. La feconda parte è negata dalla Romana Chiefà, fa quale doppo Vrbano ancora vuol hauer capo,& non vuole ftarfi col bufto folo,onde riconofce pur la perfona del Papà,

C 2 lotto [p. 20 modifica]20

c RjjJ?ojìa di Donrt Ippolito

fotto le cui leggi chi non viue è eretico manifedo. La terza parte fi niega da tutta la Chielà Latina -, la qual non coniente a gli errori de’Greci, ma tutti li condanna. Chi canonizerà - . adunque i due martiri,che per fodegno di quedo articolo lò no morti ?

Il quarto,perche mette a romore,& riuolge lòttofopra tut ta la Republica ciuile & ecclefiadica, la quale non penetrando i cuori,non può giudicare chi fi a in peccato mortale:& chi nò. & pur ella non può dar lenza capiterò a tutto tranfito lo condannai anathematiza; & per conlèguente fcommunica i due martiri,che pazzamente tale articolo hanno penlàto di difender col làngue.

Il quinto,anderà con l’ideffe note, che anderà l’ultimo di -.Giouanni Hus che hor’hora le ne verrà in campo. 1

Il fedo,da ogn’huomo da bene,& anco da ciafcun’cattiuo è maladetto,& elfeerato,oltre a tutte le fcritture fiacre. I buo mi lo efiecrano per non fi laficiar ridurre alla forza & uioléza, r& redar lenza ogni uirtù & bontà entro di loro, fapendo,che ' inon è uirtù,le non è per elettione & uolontà libera. i tridi,lo iinalediconojperche pregando elfi li giudici che glicadigha r no,uorrebbono commouergli a perdonar loro : ma le ogni Cofia uien di necedìtà,che bisognano prieghi ? Le fcrittureiij ere poi lo ficommunicano del tutto,perche elle rimettono a gli huomini quali le piu importanti cole,con dire conditiona tamente, Se farete la tale, & la tal altra cofa &c. ma fe di nc r rcelfità ogni cofa auiene, a che tante conditioni ?

Hor fu,poi che lècódo te o Vergerio ogni colà di neceflìtà auiene,anch’io fon qui sforzato dire, che ho un grà dubbio, che p coprir qualche tuo difetto,operato in Italia & fuor d’I talia,tu ti fia uoluto aiutare co quedo articolo,come fe tu fof fi dato sforzato a far quanto hai fatto. Ma lappi, che non è peccato,che no fia uolontario,& perciò i peccati fi chiamano temer.i. Inuentioni nodre dalle fcritture fiacre,& fono chiamati no-

dre uie. non bifogna dunque,che fo tu hai profanato i mona fterij delle Vergini,quando diceui elfer de’nodn,&fe hai infi •*: . . diato [p. 21 modifica]'con tra il Verger io, ai

diato alle mogli altrui,quando Tei ufcito d’Italia,& fé tu ferui al tuo uentre come a Dio,non bifògna,dico, che di fimil erro 'muti difendi con dire, ogni colà uiendi necelfitàalTolutai Però hauendo fatte quelle cofe tanto brutte, & note al mondo,io non ho potuto far di meno ; quello uorrelli far tu, & lq uorrelli dire nel tuo linguaggio, lodando tanto i tuoi martiri morti per follentar tal’articolo.

Il fettimo poi, non uedi che fi tira addotto tutto lo fdegnó de’piu importanti foggetti nella chiefa, ancor che fecondo te fieno luterani^ onde cariate uoi le uollre prediche, lettioni. Tufo de’ facramenti a uoflro modo? Li cauate forfè dalle man dre delle pecore,ò dalle fchiere de’contadini, ò forfè dagfef- ferciti de’foldati,ò d’altra fimil forte di gente, che non attéda alle lettere ? Tu fai troppo carico a tuoi,fe uuoi dire,che non habbiano uniuerfità,lludij,collegij &c. Non fi la forfè come fia la Germania,& fe di quelle cole, & ordini uifi truouano ò nói Come uuoi tu dunque trattar tutti colloro da gentili, Se aferiuere ad elfi la rouina della chiefa a guifa di Diauoli? Et pur tu lo fai,canonizàdo per martiri coloro, che per foftegno di coli reprobata dottrina fi fono lafciati bruciare.

L’ottauo,crederò io, che facilmente attediale tutte le cit- tàj& tutti i popoli fe folle creduto, perche quai mercanti mai fi metterebbono a rifchio.di condurre i lor trafichi in àlcu luo . go ; & quai cittadini contratterebbeno infieme mai di permu tatione,ò di uendita,ò compra i & che cótratto fi farebbe mai tra gli huomini,ò di maritaggi^ di paci,& unioni, & limili co fe,lè non folle il giuraméto,col quale fi fermano le attioni del l’un con l’altro ? Ma con quella uia ò Vergerio ti hai fatto lecito ancor di rompere i giuramenti facri > co i quali tu haueui impegnato la fede tua al Papa, & a tutta la Chielà,d’ellèr huo mo da bene,& uiuer catolicamente. & ora,che tu ti uedi eller pergiuro ti uorrelli laluar coli bello bello, leuando l’auttorità a i giuramenti con laudar per martiri di Crillo coloro,che per quello articolo fono morti. Ma ella non ti uale, ne meno ti puoi nafeondere, ancor che piu da ballò tu fra per dirla un pò

co [p. 22 modifica]i4 "Kifpofla di Bonn'Ippolito

co piu fuor de’denti.

11 nono,che è di Giouanni Hus,perche approua tutti gli ar ticoli di Vuicleffeftra quali fono i già fopra addottila fe fief fo fi da la fentenza,& fi può dire,che fe Vuicleffe in 4 5-è fiato eattiuo, che quel martire in un folo gli fia fiato uguale .Tal» Che ogni colà,che aggiungalo faccia poi maggiore, & maflì- rao trillo,a rifpetto di Vuicleffe, & approuando poi tu l’un & 1 altro,come fai, non puoi fuggire di non efièr limile ad ambe due,&d’auanzarli coli tu, come Giouanni Hus haauanzato Vuicleffe. Il che come fia odi,

Vuicleffe nel decimofettimo fuo articolo,che è nell’ordine nofiro il quinto,dice,I popolari pofiòno ad arbitrio loro correggere i lor fignori, che fallano, & non ha detto piu oltre. II che quantunque fia di grandiflima importanza; come quello, che mette l’arme in mano a i popoli contra de propri; fignori, "quando non fia alcun fignore fi fanto,che talhor no falli, ò fai lar non polli, nondimeno il martire del Vergerio l’ha uoluta un poco meglio deciferare,& dirla com’egli l’intende, & come la vuole il Vergerio fiefiò. Et perciò dice,& comanda, & mette taglia addofiò a chi non l’ubidilce,& promette premio a chi fa quanto egliuuole» che ciafcuno fenza altro confulto, fenza altra auttorità,& fenza afpettar,che altri lo comadi, ma per debito di cofcienza, eflendo vafiàllo, ò fuddito,polla,& debba uccidere ogni tiranno lecitamente, & meritoriaméte, con tutto che gli hauelfe giurato fedeltà; & tutto ciò con tutti quei modi, che fuffer piu atti a dargli morte, ò fieno forze d’arme,ò infidie,ò tradimenti,ò ueleni, ò che altro elfer fi uo- glia. Quello articolo fu dato nelle mani del Concilio di Co fianza in quel tempo,che il folo Regno di Boemia haueua (le condo il Vergerio)il lume di Crifto,& del uero Euangelo,eR fèndo denfifiime tenebre in tutto il rimanete. & perche i due mar tiri,che furono fèminatori di quella luce, furono dal me- defimo Concilio condannati infieme co tutta la lor dottrina < la qual fola in quei tempi ribellaua al parer della Romana Chiefa^c del Concilio) per tanto elfèndo quello articolo co

dannato [p. 23 modifica]conimil Verger io ,


dannato infieme,fi può far confeguenza ferma, che i femina- tori dì tale articolo,non bifferò altri che gli fleffi, i quali haue nano feminata la dottrina dal Concilio condannata,& iquali pur fono i due martiri. Or, di qual importàza fra tale articolo,

& con quanto buon occhio debbia effer guardato da i Prenci pi del mondo,non pur’in Italia,ma in Germania,& in ogni al- ogni principe tra parte dell’Europa,anzi fra Turchia Pagani ancoratolo- b* d* odiar cr ro,che fanno quanto fien facili ifudditi, a lamentarli de ilor oi

fignori,& chiamarli titani,ogni uolta che no uanno loro a uer ^

fo,& coloro, che fanno quanto fieno pronti i popoli a deride- rar cofe nuoue,& eccitarli a tumulti,poffono facilmente darne la lentenza giufta : conciofia cofà,che non fia alcuno tanto buono,&giuflo Principe,che talhora offendendo un fuo uafi fallo & fuddito,ò dirittamente ò indirittamente, no polla far cader nell’animo di quel tale offefo, che egli fia un tiranno.

Onde è necefiàrio, che mai non fi fidi, ma fi ftìa tèmpre in forétto,che alcuno ( per poter meritare apprefiò a Dio, & per debito di cofcienza,giàchegIi uien comandatolo penfid in fidiarlo,tradirlo,& caricargliela da fenno. Or,come dunque ftaràficuro il principato > come ficonuerranno infieme i Prin cipi come paflori,& i popoli,che fono come il gregge^: non dimeno il Vergerio celebra per martiri coloro,che per tal dot trina,& per feme di tal forte fparfò fra tutti i popoli,hanno uo luto morire.Talche non ho dubbio alcuno,che l’ifleffo Verge rio non acconfènta,& non appruoui, & fomenti tutta quella dottrina,anzi per odio di chi l’ha condannata predica, & per tutto diffama che i condannati fieno flati martiri di Criflo, & che il Concilio,che condannò tal dottrina coloro auttori,fia flato tutto empio,contrario di Criflo,& diabolico, per la cui cagione al medefimo modo difprezza,odia,& perfeguita oggi il Concilio di Trento, contra il quale fcriuendo rabbiofà- mente,ricorda qui (fotto titolo di martiri ) i due eretici femi- natori di fcandali,incitatori a gfingani, maeflri di frodi, bugie , & fpergiuri, & configlieri di tradimenti, anzi teffitori di quelli,contraiSignori,Prencipi 3 & padroni, datici per ordine [p. 24 modifica]% 4 %ìjj)o$d di Borni Ippolito

lì verg.lauda di Dio. Et forfè che il Vergaio di quella dottrina alfa! dota- i due martiri , toffpera di far qui oggi in quelli Tuoi ferirti quanto daifuoi per ualerfl di due martiri è flato infegnato ; cioè,con inganni &lìmulate pa quefto loro ar j- Q i e orc Jir tradimenti,per la cui forza nafea la rouina del CrT ticolo a conci ftj ane fmo tutto,con dar’ad intendere al mondo, che il Conci f4r tumulti . ]j Q non (] a p £r medicare, ma per ferire, & che l’Indittiort di quello non lìa mandata fuori con animo pio,ina empio & cru dele,per metter le mani all’arme,& fparger fangue. Et perciò egli replica piu & piu uolte quello fuo péfiero, come lì uedrà

nelle cofe feguenti di quelli fuoi ferirti,a i quali mi ritorno.

Scriue collui una lunga diceria per impire il foglio, &ha- uer piu largo campo di lodar la fua fetta, dir uillania a noi, & metterai fondo il Papa: per poter poi prouarlì, fe quello, che ha promelfo da principio, poffa attenderlo nel line. Ma perche ogni parola non uuol rifpolla(come lì fuol dire) nè io uor rei effer proliffo,però non dirò altro di quella fua fi lunga dice ria,nella quale a me pare,che egli habbia uoluto recitar tutto il mappamondo co nominar tutte leprouincie, & luoghi,che alla Romana Chiefa fi fon ribellati,con dire.

Vergerlo . Ma i tempi prefenti fono un’altra faccenda, fono diuerfifli- cc mijconciolia colà.che non una parte della Boemia fola è ora “ in alteratione,& moto, ma tanta parte della gran Germania, cc quanta ogn’un fa,rifuegliata da Dio, grida,ufando le medelì- cc me uoci,che usò già d’intorno a cent’anni la Boemia,ma affai cc piu felicemente grida,dico,che la dottrina di Grillo le era fla- “ ta dal papato cambiata ; & arditamente attende a reflituirla, <c & in molti luoghi l’ha preffo che rellituita, nè vuol piu impac « ciarli con quella di Papi 5 Quello lleffo ha fatto una gran par- « te del paefe di Suizzeri, & la maggior parte di quel de Grifo- ec ni,& Geneua con una parte della Sauoia, & tutta l’Inghilter- <c ra,& tutta la Scotia,come se intelb,& le terre, che chiamanlì t£ maritime,quantunque altri uogliano,che lì comprédano nel-

<c la Germania, ma pur paffihora quello e i Regni diSuetia,di

t£ Gottia,& di Datia,& il Ducato di Pruffia,& la Liuonia, & la « Tranfiluania. Tutti quelli Regni & Prouincie, conTauttorità

de fuoi [p. 25 modifica]centra il Vergerlo , 1 5

de* Tuoi Re, Principi, & Magiftrati, fé ne fono pubicamente sbrattatele hanno piu che rare col Papa,ma con Crifto , ue- ro capo della chiefa.

In tutta quella diceria,altro non fa che ragionare,non lì cu ondo che i lùoi ragionamenti fieno, ò non fieno approuati. Per dò,lafdando anch’io di dire ciò ch’io ne Tento,dirò folo, che (è tutti quelli luoghi,& prouincie qua recitati,fono ribelli alla Chiela Romana, & al Papa ; debbono ragioneuolmen- te muouere l’animo di qualunque catolico, che tal nuoua intende,ad hauer cópalfione di loro,per debito della carità uer- iò il proflìmo:& per tanto ognun tale, per occafione delle pa role qui dal Vergerio addottela da piangere la perdita di tate anime,che in tanti paefi fi ritruouano, & deue eccitar lo Ipi rito delle calde orationi in fe fteflo, per placar Dio, & diuer- tirlo da flagello fi graue,quanto è quello di dar le menti huma ne in reprobo fenfo,& nella accecatione,pregando Tempre la Tua Maeftàjche fi moua a pietà (òpra della Tua uigna da fi fiero cinghiale rouinata, & guafta, làpendo al fermo, che (è i paefi nominati dal Vergerio,non hanno che far col Papa,non pof- fono anco hauer dottrina ne fede, che ftabil fia. Percioche al Papa tocca di confermare i fratelli nella Criftiana fede, Dice do Giefu Crifto a fan Pietro primo Papa, Confirma fratres tuos,&c. medefimamente,fe non hanno che far col Papa, nò hanno ancor modo di poterli foftentare,& nutrire nel Regno di Crifto,effondo proprio offitio del Papa di pafeere, & nudri re le pecore,& gli agnelli di Giefo Crifto. Onde fu detto,Pa Tee oues meas,& agnos meos,&c. Tal effetto deue produrre ciò che qui dice il Vergerio,neiranimode’Catolici,cioèdi piangere gli altrui peccati,& dolerli dell’altrui male, lèntédo la ftrage d'altri,come TefolTe Tua propria,& qui ucrificherano quel detto,Maledicimur&Benedicimus;che certa colà è,che tutti quelli paefi coli infetti,accordatili col Vergerio,non han no cofa tanto da defiderare, quanto fia la rouina noftra, lotto colore della deftruttione di Babilonia, & del Regno d’Anti- crifìo: & noi,per contrario,no habbiamo di che tanto dolerci

D al

33

»3

35

Ippolito »

L’Eroe deb* bono muouere la mente de' C a tolìci alla pie• ti, & alla oré tionc calda .

P/4/.79.

Chi non accori fente col Papa no può ilar nel U fède ne ejjcv pdfeiuto .

Lue. zi.

Io. iti.

J.Cor. 4. [p. 26 modifica]Vergerlo,

Ippolito

Lite. IO.

Natt. io Lue. 15.

ì 5 *RiJpofiadi Donrt Ippolito

al preferite,quanto della perdita & rouina loro. Al retto poi,

^Ce ne fono poi degli altri,che ancora no ardiscono farfi fen cc tire tanto pubicamente,ma in fecreto ( no consentendo aper cc tamente i Re,& magiftrati)mormorano,trauagliano, & nano

« aggiugnendo legne,'& olio al fuoco dell euangelio , che

« uiueggonoacce(b;comeèiitalia,laFrancia,la Spagna,lVii^»

« gherfatla Dalmatia,la Boemia', la Polonia maggiore,& mina « re, la Lituania,& la Ruffia. Ne quai luoghi già ui fono inni*,

< c merabili orecchie,& occhi aperti,& molta cogmtio del Vangelo & di Crifto, per gratia di Dio. ,

A tutto quello dico,che effendo la cofa,com egli la racco-, ta,coloro che coli fanno,ben moftrano chiaro, di quale ipiu- to,& in quale (lato lì ritrouano. Conciofia cofa,cfie chi 11 tra- uaglia,non habbia parie con Grillo,il quale e tutto quieto,& tranquillo,& polfonocófiderar dafe fteffi, che cola lì couega dir lorojtrauagliadolìin cofepeffime,&: federate,poiché Mar ta, che fi trauagliaua con ottima intentione, penando di lar ben gran feruigio a Gillo,fu riprefa acramente co dirle, boi- licita es,& turbaris erga plurima, & c. Et quei che mormorano, fono inuidiofi & maligni contra la benignità, & pietà del celelle padre, come be dimoftra Cullo nelle parole dette dal padron della vigna contra i lauoratori, & mormoratori, An oculus tuus nequam eli,quia ego bonus fum ì &c. Et il h afelio del figliuolo prodigo mormorando, perche uedeua 1 onor fatto dal padre al fratello lafciuo & carnale, non fu degno di entrare in cafa, ma fi reftò di fuori .Voialtri mormorate, pa- rendoui Urano, che Iddio onori nella propria cafa, (che e la chiefa fanta ) coloro,che a uollri occhi paiono carnali, & cir- códati di uitij, dando loroi primi gradi,& i primi onori entro a quella.Ma infieme ancora douete eifer chiari,che fiete elciu fi dalla cafa,& però altro nò refta che di conofcere come fiete preda,& efea dell’inferno, ilqual alTorbe chiunque non entra nella fanta chiefa. Et inbreuità dal mormorar che fate,doure ile riconofcerui della fchiera di coloro, che furono eftermma [p. 27 modifica]cantra ìlVergerìo . 27

ti,de’ quali dice rApoftolo,Neque murmuraueritis,ficutqui r i.como. dam eoru murmurauerunt,& perierut ab exterminatore, &c.

Vi fta dunque per tutto ciò bene, che andiate trauagliando,e mormorando,& (come foggiunge coftuOhabbiate ancorale orecchie,e gli occhi aperti . Ma guardate, che tale aprire non nafcada quella radice 3 dalla quale nacque ancor l’altro de’pri ini padri 3 che fedoni dal ragionar del ferpente ( & perciò ri-

bellatifiaDio)fubito(diceilGenefi)apertifuntoculiillorum. Gctt.

Di fimil’occhi coli aperti fi gloriauano ancora i farifei : i quali diceuano a Crifto, in fan Giouanni : Siamo forfè ciechi ancor noi? A i quali rifpofe Crifto, Si cxci effetis 3 non haberetis lo- 9 ° peccatum.Nunc uerodicitis;Quia uidemus 3 peccatum ueftru manet 3 &c. Adunque molto meglio farebbe a perfone tali hauer gliocchi chiufi,che aperti,& effer ciechi, che uedere, al modo,che qui il Vergerio dice,che in quei luoghi fi truouano orecchie, & occhi aperti. Tal’effetto al ficuro nafce da colui, che fi trasforma in Angelo di luce, per illuminar gliocchi de nemici della Chiéfa fanta per moftrar loro,& far uedere ogni uia,& ogni cattiuo modo per offender quella, fi come fece an cora a i primi padri. Percioche il diauolo ( come ne’ miei di- fcorfi ho trattato a lungo,parlando della cagion dell'Erefie,) feduce il mondo col pigliar forma di ferpente,& di dracone* per infidiarlo occultamente,& con inganni, a quel modo che fan Giouanni far lo uide nell’Apocalipfi al duodecimo, cioè, uomitando dalla boccafua,& mandando fuori doppo la per- feguitata Donna,un gran fiume, che dalla fecca terra fu tutto inghiottito.il che interpretado i fanti,moftrano che cofa faccia il diauolo,per bocca degli Erefiarchi', che co un fiume de loquenza,ufcito dalla lor bocca,fotto color delle fcritture fa-

cre,dell’onor di Dio,& di Giefu Crifto, ua infidiando per ab-

bifiar la Chiefa fe poffibile gli fufiè. Onde coloro, che da tal Li fcduttì dd fiume fono perfuafi, beuendola (come dice fan Giouanni che di(tu °l° Sp™* fece la terra,cioè gli huomini terreni,che di leggiero fi lafcia- m s occf}l * no fedurre ) coftoro, dico, a guifa de’ primi padri ( {edotti dal primo ferpente che li perfuafe) fatti ribellia Dio,aprono que w . D 2 gli [p. 28 modifica]x 8 c Rì{j?ofta di Donn'Ippolito

gli occhì,de f quali dice il Vergerlo, fé ben non Io intende, Bc tutto ciò auiene in quei molti luoghi, ne i quali coli apertamente non fi ragiona : oue(fècondo il detto di coftui)già ui lo no innumerabili orecchie,& occhi aperti ; che fi come il fem- T>ìffcrezd tra plice Cridiano chiude gli occhi,& camina là, oue è indrizza- il fimptìce , er to da altri,cofi per il contrario colui,che ha il cuor doppio,no Ieretico, nel fifodisfadi (èguitar l’altrui parere,mauuoleuedereil fatto modo del ere- f u0 ,& unol elferfauio come Iddio,làpendo il bene & il male ; Gen° r0 ‘ & quello èiarouina nodra,& èunufcirfuorideHèminato,& Beliti io. er tra pi ant:are >° trasferire i termini,che hanno pollo i nodri pa- 27.irou.z i. è un a P r ^ r gl* occ hi 5 & uoler con le no Are mani farci un

uediméto di fra(che,come fecero i primi padri doppo fi bello Gf/j. 3. aprimento de gliocchi loro. Di quello aprire adunque parla

Leu * 6 il Vergerio. Ma noi,che per non cader nel peccato,ci conten

1/ ' càtolìco tiamo ^’eflèr ciechi in quella parte, diamo co gliocchi chiufi, crede femplice & ci balla,che il fommo facerdote entri folo in fan&a (ànòlo- mète fenica uo rum,& noi adoriamo con la faccia riuolta a quel luogo,(è ben lerlct uedtr a non ueggiamo tante cofela détro rinchiude. Et crediamo la minuto. legge, fe ben non habbiamo udito Iddio ragionar fui monte,

Exod. 15». er & riceuiamo l’euangelio, (è ben non fiamo (lati prefenti, ne a 2 °- udire,ne a uedere quando Crido predicaua.Et bada che cifia

lo.ult.20. f att0 intendere,Hic Deum adora ; che il tutto con femplicità crediamo fenza uolerla ueder cofi a minuto,come fanno quei il Cdtolico Jì Vergerij,& quei martiri arfinel Concilio di Codanza.Noi hfcU guidar ci conosciamo,chi per mani, chi per piedi, in quedo corpo di dachihaToffi Crido,& operiamo fecondo l’indrizzo di chi fono nodri oc- tìo dì indriz= chi,nodre orecchie,nodra lingua,& nodro capo, ne ci curia- ztrlo, vi ere mo di (àper piu oltre,colà che gli eretici non uogliono intendo non uol in ^ ere; p erG he hauédo la fuperbia per madre,uogliono eflèr pa- rizzo» rj j ne j ue dere,& neH’intendere,aqualunchealtro,&quedi(ò- no gliocchi, e l’orecchie aperte dell’euangelio,fecondo loro» Ma ueggiamo quel che reda.

Il Vergerio con tal’occhi aperti difpregiando ciò che fèn- habbia giudicato ogni altro,entra 'in catedra per dar fentenza di quanto giudica del Papa, de’ Cardinali ,& di tutto il rimanente [p. 29 modifica]nente nella Indittione contenuto , & scriue la sentenza in cotal modo:

Effendo le cose in quello termine,come elle sono,fenza du bìo,a me pare,che il Papa haurebbe potuto far poco peggio per lui che dar fuori una Indiatone, e nelle prime righe caricarla con uillanie coli brutte,et orribili alla dottrina da tanto gran parte del mondo gudata& abbracciata per cofa diurna come ella è :e dire a lettere di datola con gran brauura, che egli apparecchia un Concilio,fatto a fuo modo,per tnez zo del quale egli intende di eftirparla: la qual parola,edirpar, non è dubbio,che non lignifichi drappar per forza fuor de’ cuori col ferro,e col fuoco,riducédoci tutti, o che uogliamo, o nò, d’andar a bafeiare la poluere de Tuoi piedi,&c.

In quelle parole fi uede chiaro il Vergerio ueftito da giudi ce,& chi dubita,che fententiando egli,non fegga nella cate- dra della pellilenza,fin tanto che Iddio non lo rifguarda con altro occhio,& non gli dia altro intelletto di quello, che lì habbia,per edere fcrutatore & intelligente della giuda legge diuina > Però non può da fimil huomo, che porta gli occhiali guaiti,(& per ciò le cofe le gli apprefentano tutte al riuerlò di quel che fono ) ulcir giuditio retto,ma ingiulto & empio .on de il Papa dice,che fe hauerà fatto male a fe llellò, dando oc- cafione a gli Eretici,olia il Vergerio ò altri, di far & dire il peggio che fanno, aliai gli bada d’hauer fatto il meglio per l’onor di Dio,& vtile della Chiefa,ufando ne i predenti tempi queironnipotente rimedio, che Tempre in tai cafidiinfir- mità, fecondo le regole della Criltiana medicina, è dato ulato . Però nella Indizione defla egli à tal propofito ha detto.

Cum autem intelligeremus ad héec fananda mala aptifli- jmum effe remedium,quod fan< 5 ta h#c fedes adhibere confue- uilfet, Oecumenici Concilij,&c. Papa Pio è medico, & per cognome,& per offitio,& vedendo la frenefia de gli eretici di quedo tempo,menar tanta furia come fa; mette mano all 'Elleboro per fanar tutti. Ma fe poi la frenefia loro è tanta, che in cambio di guarire,gli fa dilpregiar la medicina , & odiar il

medico

Vergerla, »

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Ippolita» P [al *

Nd congreti gar il Cocilio , il Papa non ri [guarda ciò che ne riefee , ma quello che di ragìo n'bau rebbe a riufd re.

La bolla»

Intendali di Papa Pio neh U Indittioncè [p. 30 modifica]5 © < RjJj>òftadì Donn ’ Jfpolito

medico,chi può qui con ragióne dirne male, & lamentarti, le non è anch’elfo caduto in frenefia con gli eretici ? Chiaro è, che il rimedio è ottimo fecondo ogni regola Tana, & quanto piu porta pericolo a chi vuole applicarlo al frenetico, tato di qui fi deue conofcere la bontà,& carità fua,che non guardando a’ fuoiincommodi, nè à fatiche,fpefe, & pericoli che gli fieno minacciati da gli eretici,pur fi accolta loro col rimedio, &ulàogn’arte& ogni industria per ueder di purgar loro il ceruello,che fe poi ogni cofa per loro riefce uana,patienza;a Hìer.]z fe non s’hà da imputare. Curauimus Babylonem,& non eft Criifio fece o* curata &c. Crifto fu anch’egli tenuto pazzo,& ogni cofa,che gni cofa per haueua operato per fanar quel popolo dalle piaghe profonderti er/« fù* de del cuore(come Elàia fcriflè ) gli fi riuoltò contra ; onde al muto pazzo . fine fe n ’andò in Croce. Ma che,non fu forfè ogni cofa da lui Efaia 61. er benfatta? non fu egli tutto amoreuole? non fu oltramodo

al fin da Dio honorato?hor, coli penfa,& fa il Vicario dief-

fo Crifto.

Ma dice il Vergerio,cheil Papa è flato imprudentiftìmo a caricarla con uillanie coli brutte nelle prime righe & orribili alla dottrina da tanto gran parte del mondo guftata & abbracciata per cofa di uina, &c. Ma chi la caricò piu di Crifto . . alla dottrina di quel tempo, la quale coli bene era creduta àueUo g che°rl P er diuina,(6fsédo però tuttaFarifaica,& fuperftitiofa)com’è prende il Pap'a ancor quella,tanto dal Vergerio lodata ? & nódimeno a quei ricréde ancor foli predicarla elfo & infegnaua .aduque(fecondo quello det cristo. to; Crifto fu imprudentiftìmo. Ma ben ha detto coftui, che La-Dottrina fimil dottrina fia da tanto gran parte del mondo guftata & lodata dal Ver abbracciata per cofa diuina, perche fenza fallo non può efifer gerio, è tutta abbracciata da altri,che dal mondo,il quale fi fa,che non co- mondana jeco no p ce Crift0jn 5 è capace di fpirito fanto,nè meno adora Dio do lui medeji- j n ver i t à di cuore : però fi dice di Crifto, Mundus eum non loarn. i. cognouit,&c. Si dice dello fpirito fanto, Quem mundus loan* ’ij. non poteftaccipere:&fidice del padre Iddio, Pater iufte,

ioan. 14. Mundus te non cognouit&c. Talché a me pare,che in una pa

1/ vergerlo fa rola il Vergerio l’habbia affai piu caricata alla fua dottrina,

dicendo [p. 31 modifica]contra il Verger io, $ \

dicendo cheli mondo l’abbraccia, che non ha fatto il Papa nelle prime righe, il quale(come di lòpra ho detto) nella In- dittione non moftra di parlar piu di quella, che d’ognaItra 5 quando dice di voler llirpar le erede, fe ben il Vergerlo coft l’hà intela, mercè che n'hà pratica,& conofce quale ella fia.

A quello poi che fchernendo lèguita,con dire,che il Papa a lettere di fcatola con gran brauura ha detto di uoler far un <Qoneilio,per mezo del quale apparecchia di llirpar tal dottri na,&c. Dico,che in ciò fi moftra qual fia il Papa già che non parla fra denti,nè fa della Sphynge, & non è fidile a coloro , che da’moderni eretici infegnati a ragionar qui in Italia lecre tamente delle verità in che elfi credono,( per non elfere accu fati alla inquifitione) fe ne uanno Tempre sfuggédo & occul-, tandofi piu che pollono,non fi lalciando intendere, le non da chi alor pare & piace. Non hauete ulato forlè cotal Itile uoij che liete fuggiti d’Italia ? Non hauete forlè Icritto & ragio nato qui fra noi ad un modo,moltrandoui de’noltri, & 1 ani? mo uollro era però lontano da noì,& riuolto alla ro uina no- ìlra,pur che ui folle riulèito il dilègnoè Ma non i’hauete ancor lafciato in ifcritto,& io ho già Ietto un Configlio moltra- tomi in ifcrittura a penna in Rrefcia da’ uoftri Complici, che affirmauano elfer compollo da te ò Vergeriomel quale dolen doli il compofitore,di chi conofceua la uerità, ( fecondo che uoi altri l’intendete) predicaua poi il contrario,per timore di elfer accufato,& conligliaua quello tale ò a douer tacete, ò predicando à predicami vero,che fe temeuano poi,configlia ua a predicar di forte,che niuno potelfe notarlo, cioè, coper- tamente,& palliatamente: & per farli animo,ricordaua la den tro,che altri tutto ciò molto ben fapeuan fare,& lo faceua- no. O configlio ueramente degno di un uollro pari,ma non già accetato da noi, che lìamo & uogliamo elfere per ogni uia,Carolici,& uniuerfali,fi che parlando uogliamo elfer inte fi:& per ciò niuno hà da marauigliarfi,fe il Papa che è noftro uifibil capo in tal calò la dice a lettere di fcatola.

A quello poi, che tu aggiugni con dire, la qual parola e-

(limare

piu uillanid al* laproprid dot trina che non faccia il P apa.

Gli eretici par lanfra denti .

Dottrina de gli eretici , er coturni loro . [p. 32 modifica]11 %Jf>otfa di Donrt Ippolito

ftirparc,noti è dubbio che non lignifichi (frappar per forza fuor de cuori col ferro, & col fuoco, «ducendoci tutti,o che uogliamo,ò nò,d’andare a baciar la poluere de’fuoi piedi . Qui io non sò come chiamarti o Vergerio,perche ti veggio ignorante,con poco rifpetto,& pronto a concitar i pop» li tutti infieme:& in qual Calepino hai tu ritrouato quello ta le lignificato, che tu adduci i & perche hai tu fi poco rifpet-' tojuolédo interpretare in altra parte ciò che il Papa dice chia ro ? oue fi trouò mai,che quando fi tratta di far Concilio, per ellirpar l’erefie,fi par li di fuoco, òdi ferro ? & doue trouafti inai tu per contrario, che col ferro, ò col fuoco fi pollino Hit- par l’erefie fuor de’ cuori,come tu dici ì II Papa parla chiaro, e dice di uolerfar Concilio per eftirpar lerelie ; & non dice di voler far’eflerciti,ma Concilio,oue non fi maneggiano nè arme,nè fuoco; ma le lingue,& la dottrina: la qual loia ( dop- po lo fpirito di Dio dal Cócilio inuocato)può penetrar i cuo ri,ellirpa$e l’erefie da quelli,& introdur la uerità. Il Papa co li ha detto, & coli ha operato, & fe il troppo ardir forfè che hai,nò ti Itimolaua per parer un ualent’huomo,che làpelfe fu bito trouar partito di opporli ad una Indittion tale, della qua le(ancor che non uogliate confelfarlojtremate tutti,fapendo al fermo di douer’elfer co ogni ragione, & con ogni giuftitia dal Concilio come eretici condannatile,dico,tu non ti folle uaui coli in un tratto,tu hauerefti ueduto chiaro, che il Papa vuole Concilio,& non ferro ò fuoco, & perciò manda da o- gni parte(per quanto a fe appartiene ) VefcoubPrelati, Reli- giofi d’ogni forte,& gente togata ; & non manda lòldati,ò fcherrani,ò fgherri,ò d’altra fimil forte;colè che fono tutte in elfere al prefente,& non fono fognate,come le tue. Ma Iddio uoglia,che quelle tue fieno fognate, & non colè penfate, & con ogni maluagità d’animo fcritte,&diuulgate, del che io fon come certo,poi che fi ueggon chiare le tue parole ucne- nofe fparfe in quelli tuoi fcritti; & perciò qui ti sforzi ancora di metter in lùfpetto il Papa,& il Concilio apprelfo de’ Pren- dpi di Germania, & d'altra natione,con dire,che quella paro [p. 33 modifica]centra il Vergerlo . 33

la Eflirpare ti da fofpetto,che fia detta per minacciare & poi ancor far altro,& ecco le tue parole,

• Quellainfommaame pare una colà malilfimo intefa &c Vcrg, mi dà fofpetto che fia detta per minacciarci,& poi per uoler „ far altrorma fia come fi uoglia,quantunque il Papa può ben „ credere d’eflèr per tutto (dico anche appretto i fuoi medefi- „ mi)in pochiflìma grafia, nondimeno egli hà uoluto accrefcer „ fi con quello bel tratto di dirciuillania,labeniuolentia,edb „ uotione. »■

Et che altro,per tua fe, vuoi far con quelle parole, fe non ippotU *. concitar gli animi delle prouincie infette,che hai di lòpra no Sedition éd minate col metterle in folpetto, che s elle non faran prette a Ver i » menar le mani, portano pericolo d i elfer opprelfe dalle armi e.cclefiaftiche ? & che offitio è quello che qui fai ? è forfè officio dianimo Crilliano ì

■ Di quello tuo animo me ne fan fede le altre lèguenti par© le,nelle quali ( per uolerti pur far grande) fai uifta di non etti? mar ifPapa , con tutto , che tu gli giuochi da lontano, per dubbio di non gli cader nelle mani, eflèndo conlàpeuole de tuoi notorij fatti :& per quello non hauendo piu leggiamo giudice,che il Papa,coli ben lo fuggi, come farebbe un gran ladro,© malandrino,© altri di peggior forte, che fuggii le le mani di colui,per la cui giulla fentenza,fi conofcefle con dannato al laccio; del qual anco fi può ben fapere, che non polfono ufcirgli miglior parole in onore & riuerenza del giu dice,di quello,che fieno flati i fatti ufeiti dalle fu.e feelerate mani. Coli tu fai col Vicario di Grillo,dal quale llando lonta no,faifeco apunto,come fi legge hauer fatto Semei difendente dalla ftirpe di Saul,reprouato da Dio,&dilcacciato dal 2 Regno. Il quale vedendo la gran tribulatione del Re Dauid e &' 1 ' per la rebellione del proprio figliuolo, & folleuatione quali di tutto il Regno,cótra di fe fletto, per la quale fi fuggiua con poca gente,giudicaua,& teneua per fermo,che tutto ciò fo£

{è flagello di Dio ; non ad emenda,ma a rouina totale di Da uid,al quale però Iddio haueua prometto ]a fermezza,& pete c... ;4 È petuità [p. 34 modifica]34 di Domrlppofko

petuità del Regno,fi che mancar non poteua, Se nondimeno' quello fuor ufeito,dalle proprie pafiìoni accecato,cófideraii* do fòlo gli accidenti che correuano all’hora nella gran reuo- lutione di quel Regno, fi credeua al fermo, che quello fulffì il fine dell'Imperio di Dauid, nel che tacitamente daua delle mentite alle promelfe di Dio fatte lòpra la confirmatio- ne del Regno,cofa che Saul fuo padre non hebbe animo di fa :

re, maben due uolte confefsò,che Iddio llabilitohaueua tal 1

i .R f g.24.16 Regno a Dauid da fe perfeguitato > & con quello animo e ri- folutione fatta fra fe Hello, Settìei con grande infoienti ftan do di lontano tiraua làffi, & malediceva Dauid co tutti i fuov " fe^uaci,dicendo,Efci,efci,huomo micidiale , & huomo del

Diauolo ; Iddio ben ti hàrefo fecondo che hai meritato per ló fangue fparfo della cafa di Saul. & perche hai ingiuftamen te occupato il fuo Regno, perciò Iddio lhà dato nelle ma-» tiì di Abfalon tuo figliuolo, & ecco che bora tu ne fenti i gran danni, perche tu fei un maluagio huomo,Scc. Coli fi legge j ehe fece & dille il fuor ufeito Semei, & coli hora fi uede, che tu gentiliffimamente>ò Vergeriodo uai feguitando,conciofia ofa che hauendo Iddio peremenda de nollri gran peccati la

o- X'xCr-iZAn rYip firihf*llinnmoltecittà»&oro-

II Vergerlo et gli altri (reti àjnofsi dagl* accidenti pre* /enti credano che le prontef fedi Crijlofat teaUafua Chic fa debbano ma

cofa che hauendo Iddio peremenda de nollri gran peccati la fidato,& tutta uia lafciàdo,che fi ribellino molte città,& prò- uiricie alla Romana fede,& che i fuoi piu cari figliuoli ribella ti perfeguitino & difcaccino il lor Padre eletto da Dio perpe

tuamente per capo della uifibil Chielà, tu dalle tue pallìoni

accecato(come infieme con efiò te fi ritruouano elTere ancor tanti altri)hai fatto giuditio & ti fei rifoluto,che Iddio uoglia dar fine al Principato del fianto Padre,mollò fidamene te dalla uifla de i prefenti accidenti,fenza hauer pur un fol’oc^ chio alle ferme promelTe di Dio,che ha fatto fopra la perpetuità di quello Regno,& di quello facerdotio,che no può ma car fin tanto che dura il mondo,ancor che tutte le forze infernali confpiralfero & fiunilfero contra di quello. tu, dico,

/I— olr*imA rit n lipfl'fi* finfp fili loiltàllO *

Italia co i tuoi maledici ferirti, beftemiando>& maledicendo [p. 35 modifica]contr a il Vergerlo* 3 5

l’eletto di Dio,& Vicario di Crifto con tutti i Tuoi feguaci, fperando,& prefumendo per cotale ftrada diauilire il Papa s & leuargli il credito, e i feguaci,& difcacciarlo dal feggio,cor • citando gli animi di ciafcuno a perfeguitarlo:& per consegue ,, za poi di poter ancor tu ritornar di nuouo a cafa in Italia » oc - mineftrarti a tuo modo, fi come fcioccamente fi daua a credei » re dì poter fare anco Semeilà nel Regno della Giudea . Ma Ver»erio,uoglio che tu Tappi,che fi come tutti noi habbiamo per articolo di fede,che fia imponibile, che 1 Regno del Vicario di Crifto manchi ( cofa tutta contraria alla tua credenza) coft fi fa giuditio fermo da quelli,che ti hano conofciuto, che fe bene per imponibile maneafie i'auttorità del Papa,& tu lo- n vcrg. non fi prauiueffi, nò per ciò ti darebbe l’animo di ritornar piu qui in potrebbe Italia,già che fi dicono di ftrane cofe del fatto tuo, che hai o- re f l perate,mencre che qui fra noi tu praticauiionde non pur con- < uiene che tu tema della fpirituale potefta, per cagione degli fpirituali errori da te commefii,ma fe ti e cara la iuta, couiene, che molto piu tu tema della poteftà lècolare,laquale e malilìt pò informata,ò le non è, potrebbe eftere facilmente da chi ti accufa di moke fcelerità, & enormi fatti. Or qui non diro io altro,ma lafcierò il tutto aU’elTamine della tua cofcienza,non hauendo io pratica alcuna de cafi tuoi.Non ti alficurar adunque con dire, che il Papa fia in poca gràtia anco appretto a i fuoi medefimi,& che il anodo,che ufa nella Indittione, nò fia atto ad accrefcere beniuolenza, & diuotione : & ancor che a te paia,che il Papa fia tanto imprudente, come tu lo uai dipin gendo,non ti dar perciò a credere,che la tua fia prudenza a fidarti di quàto moftri di fuóra,nelle tue parole qui fcritte .Ma ùeggiamo con tutto ciò quello s che uai fcguitando,per auilire quello Papa prelènte taftàndolo,& uolédolo nel tutto far parere di niun giuditio,& di niuna confideratione: ecco ciò che tu Icriui, }

Ma il fatto è, che hauendo inoltri i quali fono in tanti luo* Vergerlo, ghi del mondo, qua e là moltiplicati,udito un coli graue pre- , 5 [p. 36 modifica]Ippolito .

Prcftigio gru* de del dianolo nelle erejicprc fenti.

Nelle prefenti trefk tutte le antiche fono rifufcitate. Bonatiftì.

Giomnmo *

3 i € l{iJj?ojìa di Uonìt jfplito

.dottrina noftrà,come cheella fia una erefia , & una pelle ,ché pupiìi dir peggio ? non è quella una incomparabile ingiuria?

A nilìùna cofa manco penferanno,che di douer andare (quart do etiandio ui folfer chiamati)a quello Trento, per doueriii c udire dell’altre uolte la fentenza centra di loro, eia uillania -slanciata nella faccia,e la ingiuria coli graue d’elfer ereticiran zi a nilìuna cofa piu penferano, che a douer per gloria di Dio trauagliar,e diffamare a lor potere con le uiue uoci, & con gli ferirti una tale Indittione colPapa,& co i trenta Cardinali in?

fieme. ^ p

, Tutto ciò hai ferino ò Vergerio 3 per uoler riprender, & aus lire il Papa; Ma come nondouerefti tu conofcere il tuo errore a perfuaderti, che la nuoua fetta non debba,& col Cócilio* & fenza Concilio,elfer fempre intitolata di erefia,fin tato che durerà il mondo ? & poi nell’altro perpetuamente ellèr punita da Dio,non men di quella d’Arrio,Sabellio, Manicheo, co tutto il reftante? Nó fi fa forfè,che a quella fetta d’oggifi uol? gono d’ogn’intorno, & fi trapongono ancora per di détro po

annouerar quello,come il maggiore di tutti,che nuouamente habbia rifufeitato tutte l’erefie antiche, le quali già migliaia d anni erano morte,& fepolte ? Nó ha egli forfè rifufeitata l’erefia de’Donatilli,quando introduce,che il Papa fia Antico fto,& i preti & frati fieno farifei, dipingendo li fuoi peccati,& ia loro mala uita? . '

Non ha egli rifufeitato Terefie di Giouiniano,quando affer ma,che la caftità, & uirginità non hanno piu merito del matri monio,& che le monache, e i monachi doppo il uoto fatto di caftità, polfono maritarli lenza peccato, come oggi dì fanno tutti gli eretici? Et che tutti i peccati fieno pari ? Et che ilbatr? tezato,& rinato in Crifto,non può piu peccare?& che nó gio ua nulla l’aftinenza d’alcuni cibi per macerar la carne t Delle quai cofe tutte n’hanno fcritto a lungo contra gli eretici,i no? ftri fanti dottori,maffimaméte fan Girolamo,de S. Agoftino?

£ A Non [p. 37 modifica]contra il Verger io. 1

'Nonhaegli ancora rifufcitato l’erefie di Aerio,quando di- a erto. cecche non fi debbano ofiferuare i digiuni impodi dalla chiefa, ina che l’huonio debba digiunar, quando a lui pare,accioche non fi moftri foggetto alla legge ? Et che il Vefcouo non ha piu auttorità»che il prete j* Et che nó gioua a i morti il pregar per loro ? Di che Tanto Epifanio & Tanto Agodino trattano contra quedo eretico in uarij luoghi.

Non ha Umilmente ancora riTufcitata quella di Vigilantio, vigilmio. quando niega l’onor fatto alle reliquie de' fanti, per la cui cagione fan Girolamo già ne TcrilTe tanto a lungo ? ;

No ha rifufcitato quil’erefia degli Antropomorfiti,de qua Antropomorfi li fcriue fan Cirillo ad Caloferium epifcopum ; negando che ti. il faeramento della eucaridia non redi corpo di Grido, fuor dell’ufo del mangiarlo ?

Et non ha egli finalmente (per non andar piu decorrendo) riTufcitata quella di Berengario ,& d’altri di lui piu antichi, Vcrcttgmó^ negando la tranfudàtiatione del pane nel Corpo uero di Cri do, ma udendo che egli da un puro legno ? Quai libri adunq; non canteranno Tempre per finche’l móndo duri,quedo li gran predigio occorfo a i giorni nodri : ne i quali fi ueggono innanzi a gli occhi umani faltar fuora de i fepulcri tutti gli ere tici antichi, & di nuouo far’elTerciti contra lafpofa di Crido Tanta Chielà ? Gli annali, le Croniche, & le Cridiane idorie hano per l’auenire ad elfer tutte piene di Luteri,Zuingli,Eco 10 mpadi,BucCeri,Caluini,Melantoni, Brentij,Pietri Martiri,

Occhini,Vergerij,& fimil altra razza,che tutti nella Tchiera & ordine de gli antichi eretici per Tempre fi uedranno fottoferic ti, chi a piedi & chi a cauallo, armati per far guerra al bel Regno di Crido : & perciò non è coli gran cofa udire, mentre fi uiue, che una uolta gli fia dato nella faccia dell’eretico perla teda ; poi che in tutte le parti del modo,& in ogni tempo hab bia da durar fimil nota,nn tanto,che in altra Torte poi di Concilio fi troueremo tutti d’intorno al tribunal di Crido, oué nò pur alla prefenza di quei di Trento,ma di tutte le genti che fu ronojfon9,& mai faranno > fiudirà nominare & condannare

tutti [p. 38 modifica]Che il riputar di ridurjì a Co cìlio quando uien chiamato è chiaro ìndi- tio deU'erefia.

i.Rcg.io.er

  • 9 >

Aft.p.

Lafteranzadi giouar 'à gl'e- retici ha fatto congregar il Concilio.

Stile antico de gT eretici di prezzar il Co cilio col fum* mo facerdote.

-38 %ìfyofta di Dontf Jppelhó

tutti coftoro coTuoi fèguaci,per eretici degni dell*eterno fuo co. Et perche il lettore non creda forfè, che quefto mio dire nafehi piu torto da uolontà, che da ragione, perciò ecco che di giàf fecondo le parole del Vergerio da me addotte; ne por tano il fegno & l’inditio efpreffo nella fronte ; però ha detto, che ancor che fodero chiamati,non uerranno al Concilio,ma quaglieranno & diffameranno a lor potere tale Indittionc, e ’1 Papa co i jo.Cardinaliinfieme.

Quefta è conclufìone del Vergerio pronuntiata forfè trop po arditamente, perche Iddio fa come habbia adeflfere ; Forfè che ancor Saul fi trouerà fra i profeti contra fopinion del volgOj& forfè che Saul mentre fi crede di perfeguitar Cnfto, & la fua chiefa, fi muterà in ,Paolo,& fi trouerà prefo al laccio & inuolto nelle reti del medefimo Crifto,& di perfècutore,di uenterà difenfore,& uafo di elettione,& per tale fperanza fi e fatta la Indittione,& tutta uia fi uiene all’effetto del Concilio fàcro(mal grado di chi non uuole):ma fia, come dice il Verge rio(ilche non uoglia Dio ) non è forfè quefto 1 antico ftile d» chiunque fi ribella a Dio,di non uoler uenire, quando da 1 ia- cerdoti (al Concilio conuocati) uien chiamato ì, Et non e for fe coftumeinuecchiato di ciafcun tale, di penfarfi confortar lontano di quagliare,& diffamare,chi cofi lo chiama,difpre- giando il fommo facerdote, & uolendogli far concorrenza in o CT ni forte di attione, fubornando i popoli, & facendo fedi-: tion,& tumulti contra di chi ha l’auttorità da Dio $ Et perdei non è marauiglia poi,fe Iddio caftiga in quefto mondo,& nel l’altro,eflì & i lor feguaci col fuoco,& con l’inferno .Onde u] priegoionelo fpirito del Signore ( fia chi fi uoglia) guarda jteui dalla Tentenna di Dio, che ui uerrà adoflo fe feguirete ciò che qui fi uanta il Vergerio,che habbiatea fare:&perche i miei prieghi non ui habbiano a parer folli,ui ricordoquello che interuenne a i primi, che fi leggono effere ftati deprezza- tori del fommo facerdote, & che ricufaron di uenire la_, oue pran chiamai i a congregatione, ouer Concilio dall iftefio,f a- cendo feditioni 5 & trauagliando,& diffamando chi gli chiama [p. 39 modifica]contrari Verger io.

39

uà, comeapunto quidice il Verge rio,che I Tuoi faranno»

Ecco ciò che ne i numeri fi le gge di Gore, Datan, & Ahi-' ^

fon, col retto de primi d’Ifrael al numero di 2 5 o.huomim,io Ccre

liti tèmpre ad edere chiamati particolarmente,^ di uénire ai Drft<w ^ Concilio, cornei primi, che haueffèroauttorità;& tutti per- ron p r ìmt di * Pone di prudenza,& di giuditio . Coftoro uedendo, che M01-’ ftrezzatori fe era lor capo,e guida, & che per comandamento di Dio ha- del cddlio >cr ueua ordinato per fummo facerdote il fuo fratello Afone, da del fumino fa Dio eletto a tal grado, inuidiofi della dignità facerdotale, li m 0 e • leuaronotèditiolàmente,&concitarono il popolo contrai <3ue fratelli,chiamando tirannia, & ufurpatione di auttonta, quello che per elettion fola di Dio gli era flato concefioiOn- de con quello malanimo cominciarono a dire,

Sufficiat uobis, quia omnis multitudo fan&orum efl, & in » ipfis eli dominus * Cur eleuamini fuper populum domini ì »

Il che uien’a direi A che tanti capi? tutti noi habbiamo il capo inuifibile che è Dio, & noi fiamo il fio popolo ; perche adunque uóleteuoi tirannizzar’ il popolo di Dio co tante le^ gi, & uoler foprallar a glialtri, & accretèere la nuoua dignità a uoi fleffi del fommo fàcerdotio, edendo però noi tutti uo- (Iri uguali ? cofiuoleuano dire i tèditiofi. Alle cui parole,coni mollo Moitè per zelo di Dio jdoppo Thauer proteflato, che il tèguente giorno ciatèuno s accorgerebbe del fuo errore,& fi uedrebbe chiaro,con fegno euidente,qualfuffe flato eletto da Dio,& qual nò, alla dignità facerdotale (in ciò moflrando che il tumulto natèeua peri’inuidiadital grado) al fìnediffe loro: Voi figliuoli di Leui, troppo infuperbite, &m’innalzate temerariamente da uoi fleffi. Vi par forfè poco ciò, che u’ha conceffo Dio,neì daruiauttoritàdi poter feruire al fuo alta- re,che uolete ancora ufurparui il fommo fàcerdotio,che non auoi,ma ad Aaron Iddio ha uoluto concedere ; onde par che

Tutto ciò diffe Moife a Corè, capo del tumulto» Doppole quai parole mandò (dice ilteflo) a chiamar Datà> & Abiron, [p. 40 modifica]4?

%iJf)ofia di Denti Ippolito

per far (opra di ciò ConciÌio,& dar fine alle contele, le fi pp* celia, ma elfi dall inuidia accecati , rilpolèro Idegnolàmete di non uoler uenire:& di piu improuerando,& maledicédo Moi lèjCome fé fotte fiato un feduttore,diceuano,Ti par poco,che tu ci habbi cauati da una region fertile, & ci habbi ingannati, conducendoci in quello defèrto per farci morire, le non ag- giungeui ancora la nuoua tirannia? Certo tu ci hai molto ben attelè le promelTe,il ueggiamo chiaro. Vuoi tu forfè ancora cauarci gl’occhi? Noi non uogliamo uenire.

Con qual migliore, & piu dotto pennello fi poteua dipin* gere il calò noftro di oggi nelle controuerfie, per cagione del Concilio tra gli eretici, & noi,di quello ,che fi faccia la Scritturafin tal Moria? Vedete, pregoui, come tutte le cole qui uadino del pari.

ila anutidl IIU1 .

Quel popolo liberato faceuala Sinagoga, della quale era capo Moilè: noi facciamo laGhiela, della quale è il capo Grillo.

Moife per comandamento di Dio ordinò Aaron, perche

mtt ’ 16,er fofTe Sacerdote maffimo : Crifto ha ordinato Pietro, perche lo.ult. fofièPapa. . .

Moife & Aaron erano facerdoti. Moifes & Aaron in facer- dotibus eius, &c. Crifto & Pietro ambedue facerdoti.

Exoi.4. Moife era difegnato per le cofe tra Dio e ’1 popolo ; In his Hcb.9. t\ux funt ad Deum, dice la fcrittura : Et Aaron in his qute iunt ad Populum.Et Crifto ora è nel cofpetto di Dio per noi, lo.ult. ^ ce *’Apoftolo : & Pietro co’luoi fucceflòri è qui tra noi per Lue. i 2. regolarci, Pafce oues meas,&c. Confirma fratres tuos,&c; m att.16. jQuodcunqué folueris fuper terram, &c. ..

Num. 16 , M oife fu dal popolo perfeguitato & quali lapidato : Cri- fio fu crocififtò. Aaron fu inuidiato da’maligni per cagion del fommo facerdotio : Pietro & tutti i Papi fono al medelì- -mo’con gli eretici.

t.

Allegano i Prencipi della feditione, die balla loro haupr

Dio [p. 41 modifica]còntra il Ferverlo . 4 r

Diopercapo,&chenonglibifogna il fommo faccrdote da Moifeunto.

Allegano gli eretici, che hanno per capo Crifto,onde non bifogna loro il Papa.

Quello difpregio fatto di Aaron da’fèditiofi nafceua da fuperbia, dice Moisè.

Il difpregio fatto del Papa da gl’eretici,nafce anch’efìò dal la fuperbia madre di tutti loro.

Penfauano i feditiofi di leuarfi contra d’Aaron,& fi leuaua no contra Dio,che l’haueua eletto, onde fu detto loro,uoi fa te ogn opera, Vt uobis edam làcerdotium uindicetis, & om- nis globus tuus,o Core,ftet cotra Dominum. Quid eft enirn Aaron ut murmuretis contra eum ,&c $ Come dica, Aaron è nulla,& non fi mette in confideratione : ma è ben qualche co là Dio,contra li cui ordini ui leuate : uolendo ( oltre a gli altri priuilegij,che ui ha concefiò)ufurparui ancor il fummo sa cerdotio,che non ha uoluto dar a uoi, ma ad Aaron ; al quale uoletefarui uguali, elfendogli però di gran lunga inferiori.

Penfàno fimilmente gli eretici di deprezzar il Papa,& dilprezzano Crifto,& Dio,che hanno ordinato il Papato.-pe ròdiceAgoftino,Heretici non habent Criftum, & omnes Heretici negant Criftum in carne ueniftèrperciò che chi nie- ga il Vicario,& l’offitio fuo,niega il principale per confequen za;& fi può dire,che fi leuino Aduerfus Dominum,&aduer- vfd.u lìim Criftum eius.

Che fi ha da fare adunque in tanti difordini per rimediare^ conuien chiamar a Concilio: però Moife & Aaron chiamano Datan & Abiron,& Grillo col fuo Vicario che è il Papa, man daachiamartutth&l’Indittioneèufcitaper tutte le prouin* eie Criftiane:& in oltre a ciò fi fono mandati Nuntij & Ara- balciadori che à bocca facciano cotale inuito.

Quelli riculàrono con dire,che non uogliono uenire, perche non ha loro attelò colà che prometteftè,& che ha cambiato loro i dadi nelle manicando per una cofa ottima, un al trapdlìma; & chenondene penfar piu d’ingannargli,come

F per [p. 42 modifica]4 2, c RiJJ?oBa di Dònrt Ippolito

per l’adietro già che hanno aperti g Hocchi : i quali Moife uo lena cariar loro di nuouo con quello colore dì coli chiamar^ gli,però dicono arditamente, An & oculos noftros uis erue- re ? ciò è non vuoi forfè,che veggiamo quello, che noi ueg- giàmo? Nonvenimusjnon ti dar mai a credere che fiamo pervenire.

‘ Queftì(fècondo il protedo fatto dal Vergerio)dicono,che Riftojladegt il Papa ha (frappata loro di manda dottrina di Crido, & da- erctici cónfor tane uti’altra contraria,& che hauendo aperti gli occhi,fi ma me a quell* di rauigliano d’unà Indìttion tale ,& di effèr per tal uia chiamati cr Ali a Concilio : & per ciò fi rifolue il Vergerio che ad ogni modo rm * non uerranno,ma trauaglieranno con Core & Abiron,& diffameranno il Concilio col Papa, & trenta Cardinali.

Hòrà fin a qui tutte le cofe vanno molto ben cócertate, & la' figura rifpònde al fuo figurato di parte in parte,come tal or ■ fai’óbra che nella ignuda terra non folo rapprefenta il tróco dell’arbore, ma ancor didimamente i rami, le foglie,& i frut ti.che fine adunque dell’uno e dell’altró ? Il Vergerio in que di ferirti giudica,che il Papato debba andarfene a gambe Iellate : come fi penfàuano ancora i feditiofi della finagoga,che douelfe intrauenireal fommo facerdotio Leuitico,podo nella perfona di Aaron ; ma udite nuouo miracolo.

Moife grida alle tribù qui congregate. Receditea taber- . naculis impiorum,& nolite tangere cjua: ad eos pertinent, nè inuoluamini in peccatis eomm:Cio è,non habbiate parte noi con quelli ribelli,feditiofi,& o(linati,che obedir non uoglio- no,nè uenire quando fon chiamati,& tutto ciò per odio che hanno contrai (ommolàcerdote. Voipartiteuidaloro,dal- la loro dottrina,cófeglio, Se odinatione ; per che fono empi 5 & ribelli a Dio. V

Auìjì di crino Grido parla il limile per bocca di chi parla con lo fpirito.

fuo, Partiteuipopoli ingannati da’tabernacoli degli empi vodri feduttori,che non uogliono obedir al fommo (acerdo- te,ordinato da Dio tra’Cridiani : nè uogliono uenir là,oue fo do chiamati a Concilio, & con bugia infegnano la ribellione, [p. 43 modifica]cantra ìlFergerìo, 43

fatta à Pio (otto fpetie di diuotione, & l’impietà fotto fpetie di pietà. partitali al ficuro,a fin che non fiate auuolti nelle lo ro iniquità,che Iddio gli vuole efterminare a fatto ; perche,

Perdet omnes qui loquuntur raendacium ; ma a che modo fa Pftl. j, ranno rouinati ? Vdite,

Efiendofi partita la moltitudine da padiglioni degl’empi,

& ftando cialcuno a riguardar d’intorno, Dathan & Abiron egreflì ftabant in introitu papilionum fuorum cum vxoribus,

& liberiSjOmnique frequentia : erano molto bene accompagnati da moltitudine di gente, & dalla loro famiglia. Et aie Moifes, &c. Parlò molte colè Moifè,le quai fubito finite.

Confeftim,utcefTauitloqui,diruptaeft terra fub pedibus Caftigodiftdà eorum ; & aperiens ós fuum,deuorauit eosxum tabernaculis fuis, & vniuerfa fubflantia eorum, defeenderuntq; uiui in in- fernum, operti humo, & perierunt de medio multitudinis »

Laterra,oue fermauano il piede,s’aperfe fotto i piedi loro s & glidiuorò co i tabernacoli & ogni lor fupellettile, & begli & viui difeefèro gridando con orribiluoce fotto terra all’inferno^ furono tolti di mezo alla moltitudine,come lezzo ò puzza,atta ad amorbare tutta la finagoga. & quello fu di tan to fpauepto,che mandando fuora fi terribili, e ipauentofè vo cùmétre erano cofi inghiottiti uiui,ciafcuno fi pofè a fuggire, dubbiofo che il fimile nó gli intrauenifiè. Ma qui non finì il giuoco, che il fuoco ancora vfcì dal Signore(cio è da’turribo li che erano nel colpetto del Signore ) & arfe i ducento cin- quàta huomini,ehe come uguali ad Aaromardirono di efièr- citar l’offitio del fommo fàcerdote. Non fuMoife o Aaron, che haueffe ordito di trappolargli(come fi dice ) fe ueniuano al Concilio, oueeran chiamati; perche in cala loro non ui era nè ferro nè fuoco. Ma fu l’ira di Dio, che gli confumò r radi Db con per cafìigo delle mormorationi fatte contra il granfacerdo- tra gl'eretici, te; dando in ciò effempio a noi,che udiamo tal’iftoria,qual fi- Ejjempio noi ne hauer debbano tutti i mormoratóri,& fèditiofi córra l’aut /Irò. torità pontificia : & però raccontando lApoftolo tal fatto, infegna ancora,che inftruttione & effempio cauar ne dobbia-

F 2 ni©; [p. 44 modifica]44 ‘Rtjpofia di Dontf Ippolito

mo; perche ci gioui littoria cofi a noi recitata; & però ferine Hax fcripta funt ad correptioné noftram,in quos fines feculo rum deuenerut:Et immediataméte haueua di (opra detto,toc cando tutta quella iftoria, Ncque murmuraueritis,ficut qui dameorum murmurauerunt,& perierunitab exterminatore, &c. Fu Iddio quello,che gli efterminò: & tutto ciò non con le arme di Moife,ma col fargli inghiottire dalla terra ;'oue ri- pofauano il piede,& oue fi ttauano piu ficurb&col fargli arde re da quel fuoco,nel quale infuperbiuano,& col quaie mo- ftrar fi uoleuano uguali al fommo fàcerdote. O miracolo di Dio, che fi come fpauentò quei che lo uidero, cofi fpauentar. dourebbe noi,che l’vdiamo raccontar, anzi che lo ueggiamo rinouar di nuouo ne gli occhi noftri. Ma con tutto che per fpauentarci fia addotto da Paolo,& rinouato da Dio, nondimeno Videntes non videmus,& audientes non intelligimus ; tanta è la cecitànofira.

Hora non ueggiamo noi,come danno le prouincie ribella rouine del* j ate a u a Romana Chiela ? la Grecia tutta, la Boemia,la Tran le prouincie in hl uan ia,col refto di quelle prouincie,già tanti anni dall’ubi* f ntc • dienza di quella dipartite ? Non fi fanno le ftragi & le rolline della infelice Germania,tanto ricca,& potente in fe fletta? la quale dal tempo,che fi ha nodrito nel feno quella uelenofa ferpe,femprefe riè andata,và>&anderà di male in peggio? Quante guerre,quante rouine ha efperimentatein fe ftelfa,fo lo per cagione di fimil pelle? quando Principi con Principi,. Terre co terre,i Villani co i nobili, l’Impadore có l’Imperio fletto fi fono ribellati, fàccheggiati,& abbruciati l’un l’altro? Et della malauenturata Inghilterra,che potrò io dire?non ha ancor lei prouatola fua parte di quelle miferie:poi,che fi ue^ de effer mancata la leggittima linea mafculina & transferita- fi in unRebafiardorpoi in Donne,chi leggitene, & chi badar de, anch ette fenza fàpere(fin quOoue arriuar polla, de in cui mani per lauenire cotal Regno:& di piu egli è diuifo in fe ftef fo in vario culto,con tante guerre infettine & crudeli per tal cagioni natejcon tanta rouina & perdita di huomini per uarie

Brades

E fi. 6. Mutt. I 3

GermanU .

Inghilterra .

i

I [p. 45 modifica]contro, il Vergerlo. 4 5

ftradc ; & al fine con tanti terribili alfialti, di ftraniere nationi, che gli hanno per forza leuato dalle mani i piu forti propu* gnacoli,& l’hanno coftretto a ritirarli in fe fteffo ; come efclu fo da tutte le parti del mondo. Ma che dirò poi della mifera Francia,qra tanto conqualfata & tra fe fìelfia diuifa in tate par f unck ti > Non è forfè il uero,che ha perduto piu in pochi meli del l’onore,& della riputation fua,della gente, & dello fiato,del- lericchezze,& della opulentia,dapoi che ui fono entrati gli humori delle erefie,che non fi habbia fatto tutto il reftante del tempo palfato > anzi con quante forze, guerre, & alfialti molfiogli da’ foreftieri & monarchi polfienti (mentre che fu de uota alla Romana fede)fempre fi mantenne,fi accrebbe nella riputatione,& fi allargò ne i fuoi confini, occupando prouin- cie & fiati ad altri fignori foggetti: ma fubito che la pelle del l’erefia ui è entrata; per forza è bifognato rinunciar gli altrui paefi,eon tanti fudori & con tante fpefe intolerabili già acqui ftati,& è bifognato guardarli da le fìefià,nè perciò le è valuto. Conciofia cofa,che tutta uia uada credendo il male con dub bio di affai peggio,le Iddio non ui mette la fua mano : perciò che il fuoco accefo entro al fuo ampio Regno ogni giorno piu fiuaallargando,& confumando quei paefi, elfiendofi attaccati! popoli l’un con l’altro, con faccheggiarfi, priuarfi di uita,& ogni hora piu brauarfirunl’altro,tenendo in gran fu- fpetto della uita ancor il fuo proprio Monarca,- contra il qual iVafalli fi fono armati, di fedelifiìmichegia elfier foleuano,

& hora coni arme vanno feorrendo il Regno, focheggiando le terre & i luoghi,che allor Re fon foggetti,& nó ad altri : & con tutto ciò fi chiamano ancor fedeli alla real corona, il cui paefe tutta uia vanno rubando,^ riducendo in eftrema mife- ria. L’ifiefiò, che di quelle prouincie ho detto, fi può dir degli altri paefi, oue la medefima infirmiti fi ritroua nata,che chi dà delfocchio anche qui in Italiain quelle parti che tendono nome d'efiere infette, fi vedrà chiaro in qual maniera fieno fiate acconcie da limili caftighi.

Che diremo dunque noi che fia quello, le non un mancar ^

fiotto [p. 46 modifica]4 6 di Donrì Ippoli to

lòtto a’piedi la propria terra,& effer inghiottiti dall'ira $ Dio ? fimil ftragijò Vergerlo,& voi altri Tuoi complicano fi> no ftate fatte dal fuoco,o dal ferro che ui fognate del Papa » come a tutto il mondo è noto:ma pur fono ftate dalla man di Dio,che mettendo a romore i popoli di quei paefi, gli ha fatti come inghiottir viui dalla propria terra, & mandando loro efferati foreftieri,o altro flagello ftrano,gli ha fatti confumar dal fuoco diuino. Ma fia com’eftèr fi uoglia in quefto modo, (nel quale anche tal’hor Iddio fa giuftitia fèuera)fuggir non fi potrà mai,che fimil gente non difcenda al fine giu nell’inferno^ non fia arfa dall’eterno fuoco* Di ciò non ho io dubbio alcuno,ma in quefto come altro Moifè lo uò & anderò fem-> pre predicando fra Criftiani; & fe ben di qua non ui foffe Ino go oue ritirarli có la moltitudine delle dodici tribù, a rimirar quefto fi grande,& fpauentofò fpettacolo di tutti uoi, non è però che un giorno tal colà non s’habbia da uedere, quando al tribunal di Crifto ciafcuno farà ridotto.

Ben farebbe dunque meglio a quanti liete,che fe per forza d’errori ui ritrouate condotti oue ora ui trouate,al meno non uolefteefieroftinati,& lèpelirui in quelli: ma effendo dal fòmmo facerdote chiamati là,doue fi ha da confegliare,& difinir la verità per la falure di tutti, uolefte comparire, & non dir co i feditiofi del popolo Ebreo, Nó venimus. Ma perche il Vergerio,con una gentil bugia fi fcufa & fcriue, che il cafo fuo non habbia che fare con quello di Datan & Abiron, anzi fia quali nel tutto contrario;percioche quelli da Moife furono chiamati, & elio con tutti i fuoi dalla Indittione fono labiati da parte,anzi efclufi. Onde coli fcriue feguitando :

Vergerlo . Ma diciam piu ( & quefto è quello , che mi fa ftupire della

“ fofficienza di quelli ualent’huomini noftri perfècutori ) fin- <c dittione non chiama nelfun de’noftri,folo dice che ui uadano « i Vefcouijpcr bocca de’quali il Papa pronutierà la fua conda- “ catione (come io dirò) & non è quella la maggior enormità tc che fi poifa imaginare? Non è quella una gratiofa Indittione? e£ nella quale noi fiamo caricati di bruttiftìpia uillania,& efclufi

dal [p. 47 modifica]contri il Vergerlo ? 4 7

dal Concilio, 8£ui fono ammetti gli auuerlàrij foli. Quello ta

to ardire & dilpregio de’ fatti noftri, mi da ad intendere, che ”

ue non fo che maluagio penfiero d’arme, &c. 1

- Tutte quelle parole fo ben io, che da chi ha buon nafo,(a- ippolìto.

ranno molto ben odorate, & fi uedrà che fanno d’altro che di

religione,o di carità euangelica. Conciofia cola che l’odio,&

lo (degno contrai Papa,& contra la Romana Chie(à,fiori(co

no folo in quello luogo,& perciò di patto in pattò, o fia a pro-

pofito, o fuore, fi da all’arme con lo sforzarli di far credere,

che Papa Pio Quarto, fotto titolo di Cócilio fi apparecchi di mlungitù del

far guerra,& colui che qui ragiona è tato fuor di le (tetto, per Vergerlo .

Tira che lo accieca,che per isfogarfi alquanto, non confiderà

fe egli fondi,ò lafci in aria quello, che difegna di uoler labri-

care. Quello è il fecondo luogo oue fi Iputa il ueleno, & ritro

ueremo ancor’il terzo, el quarto, & piu di diece altri, prima

che fi uéga al fine di fi bella,& onorata fua compofitione. Ma

confideremo un poco che buon difcorlo,& buona uilta fia di

eoltuijil qual dicendo di hauer tato buon’occhio,Nefcit quia

eftpauper,c;rcus,&nudus,&c. Comenell’Apocal.fifcriue. Apoc.j,

Si duole,che l’Indittione non chiami alcuno de’ fuoi.Et co me farà a prouarlo? chiara cofa è,che ella afferma di uoler far Concilio Ecumenico,& uniuerlàle, come anch’egli or’oraco fetterà di propria bocca,ancor che non uoglia. or, come po- trafii fare limil Concilio,& come potrà dirlo il Papa nella Indizione , fe unitamente non ha ancorammo di chiamar tutti quellbachi s’appartiene il uenire in cafo di Concilio uniuerlàle? Ma (dice il Vergerio ) a punto quello è,ch’io dico, che altro il Papa ha in bocca,altro ha ne i fatti ,& perciò dicendo di uoler far Cócilio uniuerfale,co i fatti poi ce lo niega,efclu- dendo tutti i noftri. Ma qui fe’l Vergerio non dice altro,io per quello non mi muouo, anzi ogn’or piu mi confermo, che la Indizione fia giuda & onefta, & che il Vergerio di lei fi lamé ti a torto. Che fia il uero, ecco la ragione : ella dice di uoler far Concilio Ecumenico & uniuerfale. Chiaro è, che cofidi c j t * UUo i Cortfl cendo, intende di farlo non altrimenti, che fecondo la for ma, òlio con nitrì

&ftiie [p. 48 modifica]ij. 8 r Rjfl)ófta di Doni? Ippolito

modi, eh non & ftile de gli altri di quello nome chiamati Concilij generali fieno ì cofuetì, & Ecumenici,che fé non fofife fecondo tal forma, non fareb- non uuol Con* be anco uniuerfal Concilio, ma farebbe altra colà di altro no (ilio, ma uuol' me,che io non mi fo indouinare, ne men credo, che’l Verge- aliro . r i 0 fopeffe bé battizarla ; & farebbe ne piu ne meno come per

Eflcmpio , eflèmpio, fe diceifi ad uno maeftro, fammi una cafa : e chi no fa che per cafa egli non intenderà un Colifeo,ne una città,ne qual’altra forte di fabrica diuerfa dall’ordinario delle cafe ; & s’io uolelfi dolermi,perche nella cafa non folfero baftioni, ca fe matte,terme,archi trionfali,& altra tal forte di fabriche; co me mi potrei dolere,fe uimancaftèro camere,fale, cantine, & altre ftàze necelfarie ad una cafajchi dubita, che’l maeftro no hauelfe cagione di trattarmi da un pazzo? Il medefimo adunque dirò, & dir fi deue del Concilio, inditto da Pio Quarto. Cioè che fe egli lo uuol fare ecumenico, conuien che lo fac- T occa a gli e* eia al modo ulàto,fecondo la forma d’altri Concilij paffati,& retici di mo * coli facendolo,non accade che altri fi dolgano,fe nó ui entra- firar che nege n0 p er f one & foggetti,che ad entrami non fono (oliti: entrari iterali Concilij p e fo c i a f C uno,che di ragione,fecondo l’ordinario & co-

fieno [oliti dì in f ueto mo do,entrar ni deue. Or tocca a chi fi duole della In- trauenircaltri ^ ione9< jjp r0 uare,che nelli uniuerfàli Concilij paffati, fiano Uchl felici d’intrauenire altri foggetti,& altre qualità di perfone di dìttio chiama. quelle,che la Indittione al preferite chiama, che fe non ne tro ueranno (come al ficuro non può trouarfi ) ben conuiene che fi conofcano da fenno fuor di ftrada,& fuor di ragione; ponia mo che non foffe anco chiamato alcuno della fua fchiera. Ma dicami il Vergei io,per cortefia,qual forte di gente fono corto Suggctti[oliti ro de’fuoi,de i quali fi duol tantoché non fian chiamati? fono ad entrar nel CardinaltfPatriarchi?Arciuefcoui ? Vefcoui?o Abbati? Et fe Concilio gene non fon tali, fono forfè d’altra forte , a quali fi conuenga, o fi rade. fi a conuenuto mai per altro tempo di federe nel generai Con

cilio,& dar fentenza ? Sono forfè perfone che pretédano d’in trauenirci per ragione,ch’effi habbiano,o comune,o particolare? fono forfè perfone, che habbiano qualche priuilegio di fimil forte? o fe mancano di tutte quelle cofe fieno almen figliti [p. 49 modifica]contra ìlVergerlo* 49

liti per qualche con fuetudine antica d’intrauenirui per diffini re & dar fentéza ? Se alcuno di loro fi ritroua eflère in qual fi uoglia di quelli gradi, uengauia liberamente al Concilio dì Trento,che gli farà dato il proprio luogo oue federe,& hauer rà il uoto,coine ciafcun'altro : Perciò che ogn’un tale è chia- maro dalla Indittione,& ecco le parole che ella ufo.

QuocircaVenerabiles fratres noltros omnibus ex locis. LdBoVacUs (non efclude la Germania ne il refto:)ma dice,omnibus ex lo mi di tutti è cis,Patriarchas,Archiepifcopos,Epilcopos,& dileótosfilios, luoghi tutti i Abbates,caeterosque, quibus in Concilio generali lèdere, de f°BÌ cff< .<*** lèntentiam diccreiure communi uel ex priuilegio, uel exanti quaconfuetudinelicetjueheméter in domino hortamur,&c.

Che altra cofa dunque uuol egli,che fia nella Indittione,fe el la chiama tutti coloro,a chi fi conuiene di douerfi ritrouar nel Concilio,per qual fi uoglia ragion pretédano ? Che cola può dar’impaccio a collui,che s’habbia a dolere in quella Indittio ne? Forfè perche habbia detto, fratres nollros ,o ueramente di e&os filios ? Non là egli, che tutti quelli fono uocabolidi carità?Ma che colà rifpondea quellaparola,Qeterosque, nellaquale chiama tutto il reftante lènza differenza del Tede fco, o Inglefe, o Spagnuolo, o Italiano, o chi elfer fi uoglia? che colà dunque gli darà impaccio? uuol’egli forfè che fuor del numero di tutti qualche altro ui entri? o pure, che quei, che di ragione hanno da intrauenirci, rellino di fuora ? & chi ha il priuilegio di entrare non Tufi,ne gli fia fatto buono? o ue ro al fine chi è folito d’entrare,fia efclufo?Che cofa potrà dirli qui ancora,& qual’altro fcrupulo ritrattarli? Dice il Verge- rio, I noltri non ui fono chiamati: & il Papa rifponde,io chiamo tutti coloro,a chi fi conuien federe nelgeneral Concilio,

.& fia per qual uialì uoglia, o per ragion commune, o priuilegio,o confuetudine antica. Se ai uollri fi conuiene per alcuno di tai rilpetti, & che poi fenza elìèr impediti uenir non up- gliano,nonèildifettodelPapa:maèlo fpiritodi Datan,Sc Abiron col rellate;che coli gli ritiene : & perciò efièndo chia .ciati dal fommo làcerdote 5 dicono,infiemecp i prefati, Non

G venimus. [p. 50 modifica]5 « %ijp'ofadfi>om'lf>ptìlito

venimus. Ma fe ancor non fi conuien loro di «lenire per ragia ne,che cihabbiano, oper priuilegio che gli fia conceffo,onero perche la confuetudine cefi ricerchici che miamelate noi altri > & perche uolete tumultuare,fe ben non folte chiamati.

6 che uolete fare al Concilio,non ui fi contenendo in modo alcuno?Non ui accorgete almeno a quello della prefontione

_ .t, t & temerità uoltra in uoler quello,che non aouete uolere, ne , ui cornitene- a patto alcuno ì Ma uedi un altra ragione che no

TMtìl mi ^Neialndittione il .Papa prega l’Imperatore & gli altri Re* dpi. & Principi che uengano al Concilio,ouero non potendo uè-

P nire mandino i loro Ambafciadori, di quelle qualità ornati,

che ad elfere prefenti al Concilio fi richiedono : poi dice, che quelli Re, &'Principi habbiano con ogni diligenza a procura Tutti iprcUti, Xche da i loro Regni,& dominij uengano i prelati al Concilio lènza dimorai che non dubita che non dcbbano aqueftt tali dar libero paffaggio per li propri) regni, & nij,tanto nell’andare,quanto nel ritorno,fi per le perione prò prie,come per li compagni,&c.eome fi può leggere nel a 1

k Orfcome potrai tu qui negare o Vergerlo, & dire» che il Papa nò chiami alcuno de uoftri ■? Hauete alcuno trauoi, che fia R e o Principe ì fe ne hauete, ecco che si Papa gli chiama

tutti con dire,Romanorumlmperatorem eledum, caeterosq; Reges, & Principes. Hauete anco in quei Regni o Domini) alcun prelato che fia de 9 uoftri ? Se ne hauete, ecco che la In* dimoile ricerca da uoftri Re & Principi, che mandino tutti! prelati de i lor Regni Se lor dominij ; onde dice, parlado a tut ti i Principi indifferentemente ,

Curentque diligenter prò fua pietate,ut ex eorum Regni^ atque dominijs Prelati fine recufatione ac mora tam necefla rio tempore Deo,8e eccidi* fu* officium preftent, Sec. # Che adunque uuoi tu qui dir altros’Qual nodo anderai ancor cercando nel giunco $ che rifpodi a quella ragione ? Ogni forte di principe è chiamato) Tutù i Prelati di tutte le regi [p. 51 modifica]i éonlmìlVefgerto. \ %

menfiiàne fono chiamati,& come concludi tu,Ergo ftlun de* Note,

nòftri? Ma forfè mi dirai,è ben uero, che il Papa dice, Tutti i Prencipi, & tutti i Prelati, &c. Nondimeno,la mente fua è» di non intenderai tri, che ifuoi,&efcludere tutti inoflri.

Hot le quello dici,non vedi tu, che non hauendo occafione àlcuna di coli dire, per cagion della Indizione,tu fai un giudi tto temerario,dal quale tu lidio non ti puoi difendere? ma & in qual riga,o fpatio poi della Indittione leggi tu quelle paro le,che hai feguitato tanto arditamente con dire,

Solo dice l’Indittione,che ui uadano i Vefcoui, per bocca >, de’quali il Papa pronuntierà la condannatane de nollri?&c. „

Oue fono,priegoti,nella Indittione tai parole,© altre a loro fi mili ?* Non mi marauiglio già,fe nelle colè ofcure noi altri Gli eretici nS ni ufurpate autorità di accrelcere & di fminuire quello,che ui fi vergogna»* pare,già che nelle cofe chiarilfime,& che fono per le mani di *&**&** 0 tutti glihuomini,nonuiuergognate,difar Ditello,&ipoueri c@

femplicijche piu oltre non fanno,fono da noi per tal uia fedut € eliap c - ti,non meno di quello,che dal Demonio ancor fi lafciano ingannarne! qual calo conuien pur che confeflìate di far qui ©ffitio diabolico. La bolla della Indittione è andata per tutto ilmondo,&datuttigliocchi,che l’hanno uoluta leggere,è: fiata letta,& di nuouo fi può leggere .11 perche mi fon mollo a farla infierite con quella mia rifpofia (lampare, & fi sà chiaro,ch’ella non dice ciò che tu dici; ondeconuiene conchiudere,che con inganno tu l’habbia uoluta recitar a tuo modo, non per altra cagione,che per far opera del Demonio in corri mouere i popoli,& eccitarli all’arme,come di lopra hai ancor intefo. Che fe dirai ancorché le parole di tal maniera non; mi fi leggan dentro; nondimeno quello faràl’effetto del congregato Conciliojil qual dicendo di congregarli per eftirpar l’erefie per forza,vuol dir’anco,che vuol condannar noi altri.

A .quello io ti rilpondo,chc le tu co i tuoi complici confellà- led’efièr ereticaliollro fia il danno.Et anch’io fon chiaro,che il Codilo,il quale haueràda eftirparel’erefie dalla chielàffia InTrento o fuora di Trento congregato, padellò,o in altro u

G a tempo) [p. 52 modifica]j i %i[j)ofla di Donn' Ippolito

tempo,)nonha dubbio alcuno,che per bocca di queicongre gati farà necelfario pronunciar la condannation uoftra. Ma ritorniamo al principale. Che potrai tu rifpondere a quell’ altra ragione,che da tutto il mondo ti fa conuincere per un li Papa ha ma huomo cheparla,&nonsàcome.Seèiluero,chelPapaefdU dato ifuoi da tutti i uortri della fetta,per qual cagione adunque ha egli

cij a pregar i mandato tanti nunti j a torno alle uoftre diete,& ne’uoftri pae Principi di fi f en2a r ifg Liar d 0 di fpefa,o pericolo delle lor perfone,a Germania er j nt j mare que ft 0 Concilio,& pregar i uoftri Prencipi, & figno ri,che uengano o mandino in luogo loro ? Et tu ftelfo (quantunque ora ti venga detto cioche dici)lei flato quello chehài

mandato in Italia la rifpofta fatta dai Principi uoftri a nuntij r Delphino& Comenduno,mandati ad inuitargli,& a pregargli,& tu pur fei quello che in quelli tuoi ferirti ti è bifognato confelfare,che i Delphini, & Comenduni uanno per tutta la Germania dicédo, &c.Ma quello tu nó 1 haueui neduto anco ra quando troppo frettololàmente correfti ( per la ragione, che ti hò addotta di fopra) a dar di mano alla penna,per ifcri- ùere contra l’Indittione. Il limile dico ancora dell’Abbate Martinengo,il quale pur tu Hello confeftì, che' fu mandato per palfarfi in Inghilterra, & per qual’altra cagione,fe non perinuitareanch elfo tutto quel Regno al Concilio? Che penfaui tu adunque di dire in quello tuoneienofo fcritto, quando ti ufeirono di bocca li efprefte bugiede quali non me no ripugnano tra fe fìelTe di quello che li faccia il sì, & il nò, pronuntiati nel medelimo tempod’intorno alla medelima co fa ? ma a chi ha fatto il callo stri dir fempre il falfo, importa poco il cadere in limili eforbitanze,& per il continuo ufo non s’accorge ancorale quello,che dice,habbia ,o non habbia al cuti color del uero, il che elfendo uerillimo, non mi mara- uiglio,fe tutte Poltre colè poi,che a tal propolito uai fervendo,fono macchiate della medelima pece. & per tanto quell’ altra tua li gran marauiglia,cheuai feguitando,non è men torbida di quello, che fi fieno Hate le altre,però ueggiamola. Et non è da tacere,che elfendo la dottrina noftra penetrata

Vergerò, [p. 53 modifica]ta palesemente in tanti Regni e provincie, quante hora io hò non senza cagione detto, questo buon Papa ha ardimento di ,, dire, di voler fare un Concilio generale, senza però chiamar- ,, vi altri che quei, che sono della sua obbedienza. Comevà que ,, sta facenda ? Come sarà egli generale? vi dovea aggiogner ,, una giosella,a i nostri soli generale, io non uidi mai piu bella ,, generalità, fuor della quale e eccettuata tanta parte del Cri ,, stianesimo, quanta è quella , che abbraccia la dottrina rifor- ,, mata. ,, A quella tua si dotta ignoranza che vai mostrando d'intor Ippolito. tua generalità, basterà per risposta cio che di so- pra ho detto della tua gentilezza in concertar tanto ben le bugie insieme, aggiungendo solo, ch’io vorrei un poco saper da te, qual sia quella vostra si onorata dottrina, che ha penetra to in tanti Regni? Io per me non sò in che cosa vi convenia te voi altri, fuor che nel dir male della Romana Chiesa, et del Gli eretici si Papa, negando tutte le cose catoliche: talche fin qui non si puo Convengono so dire altro di voi, se non che vi conveniate tutti nel rinegare; lo nel rinegar ma quando si viene ad affermare et confessare, et che si vuole la verità stabilir tra voi qualche dogma; nel quale si debba creder al contrario di quello che crediamo tutti noi, tu sai Vergerio che non è cosa, la quale habbia penetrato tanto oltre, che in due salti non si potesse ritornar’adietro, per ciò che voi non hauete conclusione alcuna in che vi conveniate: et percio quella dottrina o piu tosto bugia, et falsità espressa che tra voialtri nostri ribelli ha penetrato in un luogo, non ha penetrato nell’altro, anzi trova contradittione et viene impugnata espressamente. ficchi non la, chequant’io dico, sia piu che vero ? perseguitandovi voi l’un l'altro come eretici? Ove adunque sono tanti Regni, et tante provincie ,ove penetrata sia questa vostra dottrina ? ma credo io, che per dottrina tu habbi voluto intendere eresia, et scisma, il che ti concedo & ti do ogni forte di ragione. Ma poniamo ancora , che tutti Ancor che tut vi conveniste ne i medesimi pareri, et che vuoi tu dir per questo? te le sette di ti vuoi forse gloriar come catolico? non sai tu almeno oggi si conve

che

[p. 54 modifica] Nissero non per che la Macomettana setta ha penetrato anch’ella molto mag cio si possano giore spatio di paese nel mondo, che non habbia fatto la vo chiamar Ca stra? et con tutto ciò ella non è nè catolica, nè Cristiana. Tra tholiche i Cristiani, non sai, che la dottrina di Arrio penetrò tanto in Macomettana nanzi, che occupò l'un et l'altro Imperio nell'oriente, et nell' setta occidente, et nondimento non fu Catolica, ma eretica? Non Arriana set basta, che le sette spargano i loro rami di lontano, ma bisogna ta. vedere da quale radice sien nate; cioè, se da legittima, overo da bastarda. A far che sieno catoliche, vi vuole il mutuo Nota consenso co la dottrina degli antichi padri, et bisogna che sieno concatenate di tempo in tempo con la dotrina di Cristo, et da gl'Apostoli predicata; per la cui cagione fu nel simbolo Cattolica Apostolica. Niceno alla parola Catolica aggiunto ancora la parolaApostolica solo per discoprire, che la tanta ampiezza dell'eresia di Arrio, non la faceva per ciò men cattiva di quello che si fusse ogn’altra inventione strana et eretica, che dagli Apostoli a noi non fusse derivata: ancorche da poca gente fosse sèguitata. Di che nel libro de’ miei discorsi ho assai lungamente ragionato. Et perciò non vi gloriate tanto di questa vostra dottrina si ampiamente sparsa, perche ad ogni modo se ben voi la chiamate riformata ella non è però nè catolica nè a quella degli Apostoli conforme et concatenata; onde il proprio suo nome sarà, et voi cosi chiamar la dovreste, Difformata, corrotta, guasta, nel tutto eretica, et massimamente non ne sapendo voi dar conto Gli eretici nulla provano piu che tanto: ma come si vede, che qui ha fatto il Vergerio che l’ha gettata la, come con una balestra (se coglie, coglie) cosi fate ancor tutti voi altri. Sarà dunque per tutto ciò falsissima la calunnia, che si dà alla Indittione, et al Papa, con dire, ch'ei non chiama altri, che i suoi, et che escluda tutti gli altri.

Entra poi et si ride il Vergerio in un'altro capo, leggendo nella Indittione, che si vogliono riformare i costumi nel Concilio: ma tal suoridere al fin si discuopre per un ghigno di perfido huomo; con ciò sia cosa, che non la finisce, anzi non seguita molte parole, che ritorna a dar all’arme la terza volta, per

eccitar

[p. 55 modifica]contra il Verger io» > f$

eecltartumultocontradichifi sforza diridur còl Concilio -,

ogni colà a pace; & per ciò coli foggiunge.

Ma fèguiriamo piu oltra. Dice il Papa con i fiioi jo. Car ycrgù dinali di uoler anche riformar i coftumi. fe quella non è da ri-j 3> dere,non fo mai quale farà;cioè, chiamare iVefcoui a Trento; JS che riformino i coftumi di quei di Roma (tra gl’altri)ò fàpien }> tia. Et non farebbe flato meglio ( fe uoleua riformargli da do; M nero (il che egli non uuole) & temo che ciò fia un ìnterteni-. SJ mento, e una coperta ; & hauer il giuditio de gl’altri (che pe-i J3 tò non bifognaua)ad hauergli chiamati di lungo uia in Roma-, }9 afar tale effetto fenza mandargli ne’ confini della Germania 5> ——-

ne’ monti di Ti ento,e darfama di uoler fare, & non fiano per JS fare riformation di coftumi? Poi domàdo, Se è bifogno di Co. „ cilio per hauer a riformare la deprauatiò de’coftumi : perche non gli reforma il Papa con i fuoi 5 o.che hanno fottofcritto ? }>

In fomma anche quello paflò non uè pofto per altro, fe non }J per dar la baia; & apra gl’occhi chi può,e rifueglifi, ch’io temo „ di non foche. ”

Hor che colà pollo 10 qui dir altro, per cagione di tai paro- ippch le, le nò che quello fia ben legno di troppo maluagio animo, quando fi tratta di riformar cofìumi,dire, che ciò fia un dar là baia,ò farli beffe, & che la cofà fia da ridere ? ha ben forfè ragione il Vergerio di dire,ch*egli teme di non fo che; conciofia cofa,che fè i coftumi fi hanno da riformar tutti, no fo có qual maniera fi potranno riformarei fuoi con altro, che col liquefarlo tutto al fuoco ; chi uorrà feparar bé la feccia da quel po co di buono,che fi ritruoua hauere. & quantunque ( come ho detto)io non l’habbia mai praticato, pur quelli bei fiori,ch’egli ua fpargendo di palio in palio in quelli lùoi fi onorati fcrit ci,mi danno un finillìmo odore della lua gentil creanzajper la quale manda dalla bocca fua continuamente parole conformi al fuo animo ; il quale nó effèndo limile al lèminator di pa ce & di concordia(ilqual è Iddio & Grillo) conuiene che fia conforme al feminator delle contentioni, & delle dilcordie, jj verg. cofot cbénonèaltro } che’i dianolo,Ondali comeegliinterpretò le m 4 jj m i 0 - parole [p. 56 modifica]fminator di difcordic . Gcn. 3 «ss; 10.8. " f

In tuttìi Con jcilij fi tratta riforma di co* fiumi.

il Papa da fc fa la riforma diRoma ancor

15 *Bjjf>ofta di Bonn Ippolito

parole di Dio dette a i primi padri tutte al contrario di queilq che Iddio leintédelfe; & perciò cagionò la crudel mmicitia tra Dio & rhuomOj& rouinò tutto il genere umano in un col po. Onde fu chiamato poi da Grillo Homicida ab imtio.Cofi parmi che il Vergerio molto bene a quello attenda,& fi sfor? zi con l’interpretare le parole dette dal Papa tutte a còtrario lènfo,indurre a dilcordie,& metter alle mani i popoli Criftia- ni col loro fpiritual padre,non guardando, che di qui ne habr bia a riulcir tutta la rouina del Criltianefimo,& la dannatione efprelfa delle anime. Ma per non lafciaf ancor cofida parte quello,che adduce, come cagion del fuo ridere, & del fuo timore, dimando(a chi efifer fi uoglia) fe è pur oggi folo,che s in cominci a trattar riforma de’collumi della chiefa ne concili}': E polfibile, che fi ritruoui un’huomo di fi poca uergogna,che uoglia dipinger qui,come cofa nuoua,quello, che doppo che il mondo è mondo,fempre è cofi flato? Legganfi quanti con cìlij furono mai,incominciando dal Niceno,&feguitandoa gli altri, anzi incominciando da quello fatto da gli Apoltoli in Gierulàléme,& le non fifitruoua, che i Canoni loro fieno delle tre parti le due d’intorno a collumi, riti, & cerimonie,il Vergerio haurà ragione ; & io il torto. Ma chi non fa, che la cofa°fia al modo ch’io dico, fe ha pur letto folo la coperta de Concili} ? però non uoglio men perder tempo in citar luogo alcuno particolare.

Si fogna dopo quello il noffro ualent huomo, che li madi a-Trento per riformare i coflumi di Roma,& qui penla di dare un colpo al Papa co i trenta Cardinali in un tratto, & dice» che quello fia un trattenimento,& ua tuttauia fobornando,& mouendo a tumulto,quanto piu può. Or, non è ancor quella una facéda llrana a ueder collui,che fi affatichi, per dar ad intendere una bugia tanto efprelTa? II Papa non uuol riformare i coltomi di Roma in Trento. Vuol riformare i coltomi di tutta la Criftianità hauendo noi da uiuere tutti, Vnius moris in domo,& non fpezzaramente. Però è ben il debito, che oue li

tratta dell’uniuerfale,cócorra la uniuerlìtà. Per cagion di Roma [p. 57 modifica], centra il Vergerle . f 7

mali Papa lo fa da fe, & già fi comincia a mettere in effecutio che poìuogtU ne,& anderà di ben in meglio,fi come per cótrario parafi,che che il concilio il Vergerlo uada lèmpre di mal’in peggio.il qual anco per no Sformi mi è lafciarmi parer bugiardo,aprendo di nuouo la bocca, ufa fui- co fi um • time forze,per dar a credere a i Principi & al reftàte della par te fua,& della noftra ancora,che non fi polfono fidar del Papa in alcun modo,dica ciò che uuole, & faccia ciò che uuole ; & che tanto meno fe n'hanno da fidare, quato piu promette nei la Indizione di elfer loro amoreuole, 5 c di uolergli conferuar $

in pace,& perciò cofidice »

Qui s’aggiugne la terza cagione,per la qual dice quello Pa pa di uoler far il Concilio,cioè, per cóferuar la pace tra i Prin dpi criftiani,& quella terza è manco uera,& manco uerifimi- ss le,che le altre due. Poueri vefcoui ui faranno come fchiaui in » catena,ne farà ior lecito d’aprir bocca,e dir cofa,che fia fecon j» do la lor propria cofcienzaj& chi crederà che elfi fieno per » trattar la conferuation della pace fra Re e Principi? Che baia s» è queft’altra,fe non fanno di tal materia la maggior parte d’ef »* fi?Et chi là,che i Re,& i Prencipi fieno per uoler coli fatti huo ss mini per giudici,o mezani,& compofitori ? anche quella par- » tita è fiata polla nella Indittione per una uifta falla, & per mo s> ilrar di uoler far gran cofe,& per intertenerci fina tanto, che 5» facciano i fatti fuoi. ss

Or qui Vergerio ti confelfo,che a me pare,che tu meritaffi typdit** in rifpofta altro che parole, già che come un demonio difeate nato non fai far,ne dir altro che romper la pace,nutrir difcor- die,& feminar zizania ; non ti curando fe ben poi rouinaflèro tutte le prouincie de’criftiani, già che ( a guilà d’altro Cain ©micidiale,& fratricida)te ne uai profugo fopra la terra,no ha uendo ne luogo,ne fuoco, che ti tenga. Tu puoi ben làpere, chi tYdttd tt* che dou’è diuifione di religione,a uiua forza conuiene,chena nm di Reli* fchino crudeli guerre.onde chi trattala caulà della religione, gifyjr*tud> è forza che tratti anco la caulà dell’unione,& fi uede per pruo coY P u , ce ftt* ua,che quelle Prouincie,& quei Regni,ne’quali una parte ere de ad un modo,& l’altra ad un’altro,è forza, che al fine uéga- v.; H k no [p. 58 modifica]Kel trattar de negotij batta che una parte de cittadini ne la Republica fe nintedanq ..

Kofi può tro* ttar numero di perfone piu 'at to a componer le difcordie quanto in un Concilio . <

u

«

te

Ipnneipihan no mofìrato che la pace fi confermi per mzfi del Ceti

5 g %iJJfoJld di Doriti Ippolito

no airàrtné,& chi non uede tutto ciò eflèr auenuto alla Ger* mania, airinghilterra,& or alla Francia? però che maraui- glia farà le il Papa trattando d'eftirpar l’erdìe da tutti i Princi pati e Regni,dirà di uoler’anco trattar la pace tra i Principi, o inducendo,o conlèruando gli animi loro, nel propofito buono , di lìar quieti ? Et auenga, che tutti i Vefcoui non fodero atti ad uno ad uno di trattar la pace,& la conferuationdi quel la tra’Principi,non è per quello, che tutti infierire no fieno attillimi a poterlo fare. Starebbono molto frefche le Republi- che,fe fi alpettalfedi trattar i negotij piu importati di quelle * per dir moki foggetti(& forfè anco la maggior parte,) non le n’intendono,balìa,che fi fappia al fermo,che nella moltitudine ui fia numero onorato, & in qualche fomma di perlòne tali,che s’intendano dei negotij alla Republica appartenenti» Et perche è piu uerifimile,che in un Concilio,oue concorro*- no tanti huomini fegnalati da tutte le parti, con occhio di far benefitio alla Republica criftiana,ui fieno piu foggetti, atti a trattar crifiianamente le colè della pace tra Principi, che non fia in una,o due prouincie particolari,© Regni,o Imperij anco ra : per tanto non è dubbio,che non olìante il numero de mol ti ignoranti, & inefperti, debbia piu torto riufcir befferto appartenente alla pace, che non per qualunque altra uia, che fi tentaflè. Et tanto maggiormente quello fi ha da credere, qpa to damo certi,che lo Spirito fanto,& Corto col fuo padre lì ri truoua qui nel mezodel Concilio adonor fuo congregatou Et lèben poi il Vergerio non fa,fe i Principi uògliano ri- metterli al Concilio, onde ha fcritto. E chi fa, che i Re, & Principi fieno per uolere coli fatti huomini per giudici, o me- zani,o compofitori ? Se ben, dico, tal cola non fa il Vergerio , Io lappiamo però noi, & lo fanno i Principi fteflì. Non è forfè chiaro,che nelle capitolationi fatte della pace tra le due MaeftàCriftianifrtma>& Catolica,nel bel principio fi cótene- ua di procacciar il Concilio? Et per qual ragion quelìo,fen6 perche làpeuano,che la pace tra Principi, & l’uniuerfal Con- cilio/ono come due mani in fede? Anzi fiamo certi, che no

pur [p. 59 modifica]contra ìtVeirgerìo. %9

pur quelle due Maeftà già dette, ma egri 3 altro Principe,fe no Ho nelle Capi » oggi,forfè un’altro giorno,fi rimetterà fper la pietà di Db)di tuUtioni tr « maniera al Concilio,che doue ora il Vergerio fi crede di dar' loro fatte < all’arme,iui ciafcuno abbaierà la creda, & fi unirà in quello: miftico corpo con le altre parti,cóciliando gli animi co Dio i con la chiefa, & con fe Iteffi : che fe quello non farà il Concilio,chi lo farà? Forfè gli eretici ? Or non hanno molfo le arme dfi foli in tutte le prouincie oue fi ritrouano ? Et chi è piu prò to a menar le mani di quelli cani arrabiati? Vegganfi di grafia gli effetti che hanno partorito, & che tuttauia partorilcono» or nella mifera Francia,centra laqualc non ha mai potuto tato la fpada di llranieri lor capitali nemici, quanto fa or la rabbia dell’erede introdotte.Ne qui mi curo di rifpódere a quella parte,oue collui dice,(facendo del compalfioneuole, ellen doperòuncan rabbiolò ) poueri Vefeoui,ui faranno come fchiaui in catena, ne farà lor lecito di dir cola che fia fecondo la lor propria cofcienza,&c. O pieno di tutte le forti d ingan ni;s’accorge,che tutto il Concilio ha da condannarlo per ere uco marcio,o piu tolto di confermare la condanation già fat ta, & elio col inoltrarli d’hauer pietà uerlòchi gli è giudice giultilfimo, fi sforza d’indebolire guanto piu può la fua fenté za,fotto colore, che i Vefcoui noti polfano aprir la bocca, & che perciò fententieranno contra la propria cofciéza. Tal co fa farebbe uera quando il Concilio folfe della fua dottrina: al l’ora contra cofcientia lo condannerebbe ; ma già che fi fa, di qual dottrina fieno i Vefcoui la congregati; credefi almeno, che pollano conia cofcienza làlua far altro, che condannar effe coi pari fuoi?

Mafputaormaiilreltodelueleno. Anche quella parti- vergerti ta (ferine il Vergerio ) è Hata polla nella Indittione, per una „• iiifta falfa,& per moltrar di uoler far gran cofe,& per interte- nerci fina tanto,che facciano i fatti loro, &c. „

<■ Quello è pur anco della lidia fpetie di parlar tofTicofo,per Ippolito * folleuar i popoli,che s’io uolefiì pefar tutte le parole,bilògne • ria pefar quello intertenerci : il che non vuol dir altro,fe non,o > *

r A ' H 2 . popoli? " [p. 60 modifica]Vergerlo.

Ippolito,

Vergerlo

5 6 Kjfpofiadi Doriti Ippolito

popolfjche liete co trafi] alla Romana chielà. Quello,che di già ui hauete pelato di fare có l’arme,fatelo torto; & non vi la Iciate, lotto color di Cócilio, per cólèruation di pace, tenera bada,ma preoccupate uoi,& nó Jartciate d’ertèr preoccupati „ Coli cred io,che Ogni làuio polla & debba intender quella parola lòtto tal lènlo, il che non è già altro,che, ( come lì di- Ce)un toccar capana a martello,& coli pian pianoandaremo fcoprendo,che non è il Papa,che penfi di far guerra, ma lono altri, che lì iàn piu lontani, & gli effetti pur moftrano quai fieno coloro che uoglion guerra,& quai nò,già che gli Vgo- notti,& non il Papa fanno le lue proue,come lì uede : che le ib Papa poi col reftante de'Catol ici làràno sforzati per lor dilfe la por mano all’arme, niuno lì lamenti.

Et perche egli tal uolta non lì Icordartè del fuo maluagio penfierò,di concitar a guerra, per ciò lalta ad un altro capo, nel quale affermando primieramente, che la Indittione non ha Indizione, ma connnouatione piu torto di quella forte* che incominciò Paolo 3. & feguitò Giulio 3. dice,

<c In quato al douer continuare, & prolc-gùire quel medefì-

« aio Conciliojcheincominciò Paolo 3. & Giulio 3.8^ non ad cc incominciarne un nuouo,non è dubbio,che il Papa, non hab « bia nell olfo,& nelle midolle quello penfiero, il quale egli hà « cfprcffo di brocca in due bolle precedenti,urtando quelle due parole,continuare,& prorteguire.

Quello poco non fine quare ha uoluto coli dire il Ver^e- rio per fconrtegliare 5 & feonfortare i rtuoi a uenir al Concilio ; ieguita poi,

. Ma che importa anche querto;cioè, ch’egli uogliao inco-

<c ™ II]C Ì2rne uno di nuouo, o prolèguire & riaffumer il comin- ciato,le vuol *arIo fidamente tra i rtuoi,fècondo ch e e°li veni- Ce maI ]d2ndo di dì in dì,e poi farci guerra? In quanto al

  • b ^°gnodelIaRepublicaCriftiana,&alIa fodisfattiondelle

= ch . ld ?>che uogliono la riformatióe,egli è quell’iftelTo,o inco mmciar di nuouo,odi uecchio, quando tanto rottamente « cheipropri] rtuoi

Velcom s [p. 61 modifica]contra il Vergerlo.

61

À quello fuo ragionar fi (ciocco non uoglio piu rifonde- lppotò* te,già che fi tocca con mano,fé il Papa uoglia, o non uoglir nella Indizione,che uengano,o uadanofolo quei,checoftui; dice. Deueben’elferauuertitoquel palio,oue ritocca la- guerra,il quale ormai è venuto in campo la quinta uolta ; & è anco da auuertire quell’altro palio,oue continuando, dice : ')

Percioche lènza niun rifpetto,& penfiero di quello, che n* Vergerà. habbia a dire tutto il mondo ( di Dio non fe ne cura) egli co- „ manda a tutti i Patriarchi, Vefcoui, Arciuefcoui, Abbati,i qua „ li fono nel papato,che ui debbano andare, & poco di fiotto„ ammonificc li Re,e Principi,cioè ruttili nimici noftri, & della „ dottrina noftra, &c. '

Sopra di che poi nel feguente fi ftupifce, come alcuno di I ppolitfr quei Cardinali non habbia detto,che ciò non fi doueua fare, per non moftrar,che mandino i fiuoi giurati per condannare i fuoi auuerlàrij lenza udirgli poco nè molto, nella qual cola il mondo fi Caria beffe del fatto loro ; & qui coi far il pedante,

vuol inlegnare a Cardinali il modo del ragionar nel Conci*

fioro,oue Dio sà, fie egli folfie ancor buono per uno ficabello,

ouer tappeto de ilor piedi, quando ragionano, onde fiegue.

Epolfibil,chenel numero di trenta Cardinali che u’han Vergaio* pollo la mano non ui fia fiato un fiolo, il quale habbia detto fi s> mil parole, Non facciamo una tal cofa,diuoler mandare i no » firi medefimi che ci fiono anche giurati,e paia che uadino per. » douer condannar gli auuerfiarij lènza udirgli nè poco nè mol- » to,che il mondo faralfi beffe de’ fatti noftri. è polfibil dico, » che un fiolo non l’habbia detto ? & è pur d’importanza grade. «

Quelli pal!ì,dieo,debbonoelIerauuertiti. Perciò che quel J PP° l °*

lo,che dice, Che il Papa nò ha rifipetto alcuno di tutto il mon « do;& quell’altro ultimo, oue dice,Che il mondo fi farà beffe ™ ? de’ fatti de Cardinali,non uitupera il Papa,come il Vergerlo b ' uccianda u Crede, ma lo loda, & gli fa onoreCapendoli quello, che non dottrÌMmt i. puoi credere il Vergerio delle ficritture fante che, Totus mun Cil3 dijprezz<t . dus in maligno eft pofitus: Et che ci curiamo dunque noi, Ucatolica. Che fi dica 3 o fi creda il maligno mondo coi maligni fiuoi di r.i 0^.5.

quella [p. 62 modifica]€ % *2{t(j)oftd di DonrfJppolitQ

j'ioàK.$. quella Indittion tale ? Chiaro è che nella danza de gli c- retici non fi può dir ben de’ Catolici, & perche il mondo è la? propria danza loro, nella quale fi danno & parlano, & fono con ogni attentione uditi & lodati , colà di che tratta S. Gio- uanni a lungo nella Tua Can. prima al ini. doue ci auifa di ftarben auertiti fopra tal punto.Però che marauiglia è fe’l mo v do,propria danza del Vergerio, & de Tuoi pari, non può dir

ben di noi,ne di alcuna cola nodra ?

Et queiraltro oue dice,che comada a Prelati,che fono nel papato, non è ancor’egli un bel paflò?come lè(quafi fecondo i’intelligenza di codui) il Papa haueflè da comadare nella In-: dittione ad altroché a Tuoi,per farli piu obedire ; come farebbe a capi di Luterani,che nò fanno altro,che tirar calci,ouero a prelati di Turchi,o pagani, o d’altra forte tale. Et a chi liuoì tu che comandi il Papa, le non comanda a Tuoi lòggetti, che hanno da ubidirlo?

Il terzo ancor no è palio da difprezzare,oue tocca, che tutti i Prelati, che fono ne i Regni, & Domini; - altrui, fono fuoi L4 dottrinò nemici & della fua dottrina. Qual farà dunque queda dottri- treticòèdxo • na, la quale no ha auttorità in luogo alcuno, che la fauorifca, gm-huónto di ma da ciafcun’huomo d’auttorità,&di prelatura (fiain qual auttoriugm* p ar te del mondo elfer fi uoglia) fia difpregiata,& odiata?Et a zatT ^ ne 5 c hea quedo galantuomo non faccia il buon prò quel-

  • a * lo,che ha uoluto dire,anzi che ha detto in molti luoghi, cioè,

che intrauenendo folamente i Prelati, che il Papa chiama il Concilio non debba elfere chiamato uniuerfale j dirò queda Il Cocilio può loia parola,che non folo col numero de i chiamati dal Papa, effèreuniuerfa macon molto minor numero ancora di Prelati fipotràfare le di auttmta un Concilio ( & fi è fatto ) ecumenico, & uniuerfale : le cui IZZfLcelet ieggi hanno ob]i g ato ciafcuno ad elfequirle in materia del- luto. Ia ^de 5 mercè òeH’auttorità fuprema del Vicario di Grido,

Àft.j j. che è intrauenuta. & che fia il uero, nel i 5. degli Atti de gli Apodoli fi legge, il Concilio, nel quale furono rifolute con- tral’Ebraifmo molte cofe concernenti l’Euangelio, lequali furono feritte& diuolgate a tuttala chiela,come cofe, che o?

bligafiero [p. 63 modifica]contro, il Verger io, 6 $

Bfigaflero ogni Criftiano ; Et nódimeno in quei Concilio no fi legge nel tefto, che ui follerò altri che quattro Apoftoli nominati,cioè, S.Pietro,come capo,& Prelato di fuprema autto rità,fan Giacobo Patriarca di Gierufalemme ; & fan Paolo,& Barnaba ; & quelli parlarono foli in quel Cócilio,& fu appro uato ciò che da loro quattro fu conchiufo,che le altri parlaro no,lo dica il Vergerio, ch'io per me non lo truouo nel tefto. Adunque fe quello, che pedantefcaméte il Vergerio infegna a i Cardinali,foiTe d alcun ualore,fi poteua ancor dire,& fi do ueua in quel Concilio,oue fi rifolfe tutto il contrario,di quan to gli Ebrei conuertiti difrefco ereticamente ìnfegnauano. Perciò che non parlando altri che quattro, & non uielfendq fiati chiamati altri di altre città o prouincie ( poniamo che ui fodero flati prefenti tutti gli Apoftoli ) poteuano meglio lamentarli gli auerlarij della códannation loro fatta da con pie ciol numero di gente,che non pollòno i nofiri,fentendofi co- dannare da un Concilio intimato a tutti i criftiani> ancor che 'poi non uenilfero, lènon poche perlòne *

Ma palliamo adaltre cofe. Parafi di ueder qui,che il Verge rio faccia, come fi dice che fa il Cocodrillo neldiuorargli huominijilqual manda fuora da gli occhi lagrime, coli collui mollra di fparger lagrime fopra Vefcoui & Prelati, che ande- ranno al Concilio,tenendo tuttauia labocca aperta, per diuo rargli rande fi come di fopra quali per pietà gli ha chiamati poueri Vefcoui, &c. coli ora 5 moftrando di hauerloroconv paflione,dice.

Ma ci è peggio,che i Vefcoui,& Prelati,che ui fon chiamati non haueranno elfi in effetto ne da giudicar, ne da decidere gl’articoli nella religion controueifi, ne da riformare i cortami ; e molto meno da trattar la cóferuation della pacetra prin cipi Criftiani ; maftaranfila fu in Trento come tanti famegli,e fchiaui,per la bocca de* quali il Papa pronuncierà di dì indi ' ,: ò che a lui piacerà : & quello farà il Cóciìio ; il che piu a pie d fpiegherei qui,(come cofa importantilfima ) s'ionon l’ha- iffi fatto in qualche altiro mio fcritto latino & Italianoidrio

fo

Secondo ìtVe? gerio il Conci lio de gli Apo Colinoti è udii dor nè uniuer- fdc .

Il Vcrg.flmle al CocodnUoo

Ycrgerito

CIO

no

lìQ. [p. 64 modifica]€4 %ì^oHa di 'Domi Ippolito

« fio quel ch’io pollò contraquedo modro d’Inditdone a onor « di Dio ; ma la conclufion di quello palio fia, che quella è una « eccellente barraria,che fallì pubicamente fu la faccia di Dio, « di Crido,& dello Spirito lànto,& fu le buone chiefè riforma-

ìc te 5 e lu tutto il mondo ine mai piu s’è letto a o udito,che ne ha t« (lata fatta.una tale; cioè, fìngere che i buoni Vefcoui debbano « ne Concilij informarli benedi tutta la cau là, come fecero* cc Vefcoui dell età pallate (ancorché hauefièro hauuto poca luce ce) e conferir tra loro, e far i decreti eflì medelìmi fecondo la « loro cofcienza ; & pronunciargli^ nódimeno quella farà una

  • c mafearata j perciò che i Velcoui non haueranno ardire di pur

«e tener in cada i procede piatti della caufa,che fono i libri ferie ce ti da nollrij e manco làra lor concedo di poter uedere,nó che te udire la nodra parteacculànte i pur darallì fama, che ellì hab- cc bian fatto ogni colà,& non hauran fatto nulla : ma il tutto là- cc rà dato fatto dal Papa, che è anche ignorante ( per fua gratia) cc comeogn’unfa.

Ippedito . ^h valenf huomo,ne fai tu gir cercando di meglio ? tu vor

redi (come lì dic£)in un colpo dar a due tauole, leuando dall’ Maludgio peti vna parte tutta la riputatione al Concilio,& dall’altra uolen- $hr del v erg, do mettere feifma tra il Papa & i Vefcoui ; ma nè l’uno,nè fai tro(gratiadiDio)ti anderàad effetto; Perciò che la riputa- tion del Concilio nè fi lieuerà,nè fi darà per le tue parole pun genti,nè meno per l'idedèfifarà fcifina,come tu uorredi, fa- pendo i Vefcoui meglio di te, come le cofe pallino nel Con- — cilio,& fe il Papa gli tenga la sù in Trento per Papagalli,oue-

utuntu del ro per Prelati di onore. & attenga,che tu ti uanti d’hauere in Vcrg. altri tuoi fcritti contradetto,& latinamente,& in lingua Italia

na, alla Indittione,(la quale tu chiami un modro ) nondimeno fon chiaro,che cofiben tu ti porti in quegli altri,come ancora in quedi tuoi, i quali non sò fe me gli chiami fcritti, o fcartafacci : però oue tu dici,che fai quello, che puoi, contra quedo modro,ti rilpondo,cheDio, giudo remuneratore di tutte le opere,ti renderà il condegno premio di tai tue fati- < che , Amen . Et alThora fi uedrà,fe queda fia una barreria ec?

celiente [p. 65 modifica]còntrdìlVergerìdi ? 6 $

Celiente, come tu la chiami,ouero,fe tu fia un’huòmo fèditicK fo per fubornar & fommouer le genti:& ardifco dire, che piu tofto qui dentro tu mi facci del Ceretano alla fcoperta,che diperfonadegnadalcunoonore. Conciofia cofa che chi ti legge fuperficialmente,ti potrebbe ftiraar di qualche letteratura,fputando tu certe parole, che paiono cauate da i libri Sibillini,come farebbon quelle, Ne mai piu fi è letto,o udito, che ne fia ftata fatta una tale, &c. nelle quali chi non ti cono fceffe,penerebbe,eh e tu haueffi riuoltato fotto fopra tutte le librerie del mondo, & che tu non haueffi mai nè màgiàto,nè beuuto,nè dormito,per udire chi ragiona delle cofe Criftia- ne : & pur tu fai quai libri babbi ftudiato,& fai anche fe il man giare,ò il bere ti difpiace,nè meno perdi il fònno,fe non forfè per penfar qualche cofa non troppo onefta. Iniquitatem meditans in cubili tuo,artasomniui£enon bon£,malitiam aut nunquam odifti: fi che ti conchiudo che al fine quefta tua mercantala qual uai cercando di uendere in quefti tuoi fcrit ti,non farà da chi ha qualche follò, conofciuta per altro, che per mercantia di un Ciurmatore,la qual di fopra uia, hauen- do un poco di coperta odorifera,di dentro poi fia tutta falla. Onde quello,che tu foggiugni che i Vefcoui dell’età paffate, ancorché hauefièro poca luce,conferiuano tra loro, & facevano i decreti da femedefimi fecondo la lor cpfcienza,&li pronuntiauano. Quello, dico,tutto è falfo,nè me lo penderai per mercantia buona: concio fia colà,che i Vefcoui partati non hanno hauuta poca luce,ma affai,& tu lèi eretico a ere dere altamente,& fei temerario in profferirlo, & i medefimi Vefcoui fe hanno ben fatto i decreti fecondo la lor cofcienza, nondimeno non gli hanno publicati mai fenza il confenfo& la diffinitiua fèntenza,fotto fcritta dal Pontefice Romano. & quefto è,che dico io,che tu lei vno,che mofìra di hauer Ietto, & udito,& poi tu nonhaiuedutoa fatica le coperte d’alcun libro,ne udito ragionar di lettere che onorate fieno. Gli huomini dotti fanno molto bene come fi fieno conchiufi i Qoncilij antichi,& moderni,nè io voglio qui citarne alcun d s

I erti,

Cerumi

»»


Ciurmatore,

KugteielVer

gerio.

I Vefcoui puf* futi illumina * ti.

T Vefcoui pdf fati nonbdnno rifoluta cofa alcuna ne iCo cilij fenza la fottoferittion del Papa. [p. 66 modifica]65 ìjpofta di Donrf Ippolito

dii,per non far’ingiutia,&torto a gli altri (che tutti fi fono fai ti fopra una forma,& un modello ) ricercando ciafcun di loro per conclufion de’ fiioidecreti, l’ultima mano del Papa ì come ad altri propofiti te ne citerò alcuni in quella rifpofta.

A quello poi,che Aggiungendo dici, chequefla farà una mafcherata,perciò che i Vefcoui non hauranno ardire di pur .. tener in cafaiprocdfi,& gli atti della caufa,che fono i libri fèritti da’uoftri,& nè anco farà loro cócelfo, di poter uedere» non che udire la uoftra parte accufante : & pur daraflì fa ma, eh elfi habbiano fatto ogni colà, &c.

Ti tilpondoinbreuità,chenonci accade a ueder procedi mn tocca a fatti da uoi altri, perche tocca a noi a procedami, dfendo gli eretici di uoindlri ribelli, & fallàrij delle fcritture,che cleono dal-< procejjhr noi* | e polire mani,non lolo quanto al lenlo,ma ancor quanto al- riut tocca a nói j e p ar c>le , che adducete ; Di che io ne* miei dilcorfi ho tratti proceffarto mo lungamentejadduncendoi uollri librici quali tu diro, come/a c j jC j le non fi fono & nondimeno fe ande'rete uoi altri y T ^ m che uidate uanto di ualent’huomini a comparire al Concilio,

v’accorgerete,feuifiagente,chelàppiadarcóto delle uollre fritture,& de’uoftriprocelfi, che fe anco non comparirete (come facil cofa che non habbiate ardire,eflèndo uccelli no t turni)di qui ue ne potrete almeno accorgerete farà cofa alcu na entro a quegli,che rimanga intatta dai noftri Vefcoui, là in Trento congregati. Et parrucche s io fofiìinte,nonmi da rei tanto affanno,come fai tu,per cagion della Indittione,già che i Vefcoui non fieno per leggere i udiriprocedi,& il Papa idocchcKZi fia uno ignorante, onde potete dar ficuri, che nè da elfo, nè del verg. da loro ui potrà elfer dato impaccio in conto alcuno. A che propofito adunque cruciarti tanto per quella benedetta In- dittione,s’elIa non ha da dami noia è Ma io dubito, che quello cantar tuo fia,come di coloro,che uanno la notte, i quali cantano per paura,& coli tu uai pur facendoti animo, & coti tutto ciò la uoce ti triema,& che fia il uero,uedi quante fcioc- ehezze,& mal concertate bugie ti efeono della bocca.

Tu dicUhcd tutto farà dato fatto dal Papa > che è ancora

ignorarne [p. 67 modifica]contra tlVèrgeriti.

ignorante per Tua gratia,come ogn'un sa.

Pouer huomo,che intendi tu per quello ogn’uno; te lolo I Bella è,che ne tu non lo fai,perche efiendo quello,che tu Tei 9 ehepuoitudar giuditio de letterati? & di chi ragioni tu» quando dici,che’l Papafiaignorante? Di Giouanni Angelo de Medici,ouero di Pio mi? Se di Giouanni Angelojeh come fei tu tanto animale, (per non dir peggio) che non t'accorgi,come ciafcunoti debba sbatter dietro le mani ? Io non doglio entrar qui a ragionar della cognition di lettere del Pa pa, perche nò uoglio efTer io adulatore,come Tei tu detratto- re,ma pur doueui faper almeno che ha fatto profeffion di lettere ne gli fludij publici d’Italia,& doueui fapere, che inMila Pipi Pia 4- no,prima ch'ei folfe huomo di chiefa,maneggiò le caufe im* buono lineré portanti,come dottore,& che in Roma Tempre ha conuerfato tl P mo « con letterati, fauoritogli, tenuti di continuo in cafa (Indiato ordinariamente di compagnia con eflò loro,& che que gli offitijjche non fi danno ad altri, che ai letterati, & prima &dapoi che fu Cardinale, fono flati impiegati nella perfo- nafua. Et doueui fàpere, che egli ha altro teflimonio delle fue lettere,che quello del Vergerio,che poco fe n’intende, & sò chehaueua tolto laffunto di correggerei Decreti, cofa NoUo d’importanza & di perfona di gran lettere,& sò che ora i letterati a gara l’un dell’altro fi cópiacciono di apprefentare a S.

Santità Tempre qualche colà nuoua, fàpendo che non le ap- prefentano ad un ignorante, che non fe n’intenda: & di piu io sò,che del giuditio Tuo in materia delle compofitioni non fe ne fanno nuoui.& come adunque non Tei tu profuntuofo a dire,che ogn’unsà,che fia uno ignorante, hauendo fin quii* opere fue,(che fon teflimonio di tanta importàza ) che dicon tutto il contrario ? A me tu fai ritornar a memoria refièmpio di quelle buone donne , che pigliano Tempre un colpo d’auantaggio,& rinfacciano ad altre il nome lor proprio per non udirlo dire a feflefie . Coli tu, per fuggire la proprietà della tua ignoranza, che ti cuopre tutto dal capo a piedi,hai pigliato il colpo di uantaggiojintitulando il Papa di quel no-

l a me» [p. 68 modifica]fi»

L'eretico non fi può intende re della dottri tta del P apa.

Nelle cofe di fède piu uale un Papa igno - fante che un dotto Teolos

go-

. S. Pietro fu ignorantif. di lettere,?? non dimeno ne i Concilij rifole. fe le cofe piu importanti del la fède.

Licagion del t enfia è fdfie dutia nelle let tere.

Kom.z.

Matt. 11. e? Lue. io.

Nìun Papa ha errato in ma* Seria di fede eontra Topimonde gli ere tici.

Brentio .

'Ri/pofta di Doriti Ippolito

me, che unicamente a te fi conuiene : che fe poi tu parlaffi di Pronome Papa, & che fai tu s'egli ha nè dotto, nè ignorante,non elfendo quedoil medierò d’un’eretico? Noi lia-> mo chiari, che negando tuie fcritture nel vero lènfo, noti puoi effer capace di quella uerità, cioè, che nelle cofe della fede piu uaglia un Papa ignorante, che non uale qual altro Theologo |> dotto eh ei fi fia,có ciò fia colà,che Iddio p le Tue promeffe tenga la mano in capo a chi per ufficio ha da regger la Chiefa,& da confermar i fratelli, talché non può errar nelle cofe catoliche,& ortodolfe:il che non fa con qualuque altra forte diperfona,fia chi elfer fi uoglia.& tu non doueredi già al men negare,che fan Pietrosi qual parlò Crifto, & diede il carico di tutta la Chiefa)non folle di lettere ignoranti!^ fimo infierite co’ fuoi compagni, i quali però hanno rifolute tutte le piu importanti materie della fedenodra. Come dunque tu col redante non f auuedi,che nel gouerno del Crtdia nefimo, & delle determinationi delle cofe della fede Iddio non guarda a tante lettere, ma fi bene all’ufficio, che fua mae dà ha dato ?

Quedo è,chehà condotto nell’erefia la maggior parte di quelli fra uoi altri,che fanno il madro fra gli eretici, che ha- uendo lettere,& fidandoli nella cognitiorj delle cofe,fono da ti abbandonati, & accecatici che fi uerifica il detto dell’A- podolo, Dicentes fe effe fapientes, fluiti fadìi funt, &c.

Et Crido dice, che Iddio nalconde i fuoi fecreti a i dotti. Nè qui ini dar’ a dire, che alcuni Papi habbiano errato nella, materia della fede,percioche io te lo negherò a buona faccia, & tu farai poi imbrattato a douerlo prouare,come altre uolte ancor ti è incontrato con quell’altro ualenf huomotuo com-' pagno,di Brentio,che elfendouici medi, nondimeno nè l’un nèraltroadèguiderimprefa,comedottiffimamenteti fa ue- dere colui,che hai tanto in odiojperche non fi confa co ituoà codumi, l’Olio,dico,in tutta Europa conofciuto, & confedà to per il riuerfo di quanto ti sforzi di uolerlo dipingere. Im^ par a aduque a ragionar delle perfone d’altra maniera* che fin

qui [p. 69 modifica]■ contra il Verger io » : 6 -$>

qui non hai fatto,che fé non fai,ti farà meglio il tacere, & lè- pelirti tra morti,che uoler aprir la bocca tra viui, che hanno orecchie. Hor ueniamo ad altri palli.

Si difpera quella buona perfona. che nella Indittione fi ri cordi ai Vefcouiche debbiano uenire al Concilio fotto le pene contenute ne i giuramenti,onde coli fcriue,

Dice poi l’Indittione,che quelli Vefcoui,& Prelati deb- verg» bano venirci lotto le pene contenute ne i giuramenti 3 che han fatto. ”

Et conVhuomo pieno di Icropuli & pieno di carità uerfb i pp 0 t. il Tuo proflìmo,con farli il fegno della croce grida feguitàdo,

Giefu, quanta poca confiderationc, d’hauer riuocato in Yer & c * memoria a gli huomini quelli bei giuramenti.

Vedete con quanta carità,& con quai parole piene di de- ” ^ # uotione faccia amoreuole ufficio in corregger la prudenza " nollra. Ma udite meglio.

I Prelati in effetto fpauentati dalla potenza de Papi, fo- Vog. glion promettere có ftrettiffimi giuramenti,di uenire a i Con j» cilij, quando ui faranno chiamati, &diffendere il Papato, & j> condannar gli eretici:& non è dubbio,che ciò non uogliadi- » re,che promettono di uenire & diffinir le controuerfie elfi me defimi fecondo la cofcienza loro, & per quel che fanno, &c* >>

Hor qui una parola fola òVergerio,perche non me la fcor i polito 9 dalli; & le tu hai giurato altre uolte di diffendere il Papato, & condannar gli eretici,& non è dubbio,che ciò non uoglia di- re(fecondote)chetuprometteuidiuenirea diffinire le con trouerfie tu medefìmo fecondo la tua cofcienza,& per quello che ne fai. Per qual cagione dunque non uieni tu ora al Con- u verger, per cilio a far tutta quella imprefa ? Perche non diffendi tu il Pa- giuro. pato,e diffinilci le controuerfie intorno a quello, fecondo la tua cofcienza ? Fai forfè tafufficio tu in quelli tuoi fcritti,dettati dallo fpirito infernale ? Ma mi dirai forfè,che quelli giuramenti furono fatti per fpauento della potenza del Papa, & io ti dico,che ella non ti fi crede,nè meno può effer uera. Per ciò che come ftà 3 che tu babbi giurato di far fecondo la tua

cofcienza* [p. 70 modifica]7 o %iJf?ofia di Bonn* Ippolito

€ofctenza,al modo che eonfelfi,che qui s’intende per fpauen to de’ Papi ? Adunque fé tu non eri fpauentato, hauereflì friStd cfbref» giurato di far tutto il contrario della tua cofcienza, poi che fa del Verg. qui tu dici, Che non hà dubbio, che quelli giuramenti fac ti per ilpauéto de’ Papi,nò s’intédono fecódo la cofciéza,&o Ma dimmi di grafia,& da chi fodi tu coli fpauentato a do- uer giurare? Come non lalciafti tu piu tollo di elfer Velcouo, che giurar per forza quello che olferuar non uoìeui ? Deh, co me 1?i tu fuor di fenno a crederti di poterla dar’ad intendere ? Noi lappiamo,che tu ftelfo, affermàdo con la penna, contradici con la mente,& tu lai al fermo, che quella non è buona coperta di difenderti dallo lpergiuro;& con chi penlì tu di ra gionare ? non fanno i Vefcoui,fe fono flati sforzati, o nò a pi? gliarilVefcouato,&giurar perifpauentode glihuomini<‘& a te chi pofe mai le mani alla gola, ouero il pugnale, sforzandoti a pigliar il Vefcouato di capo d’Iftria,con quei giura- mentijche Ora qui uai inculcando ?

A quello tu aggiungi, che il Papa nò la intende per quello uerfo : ma dice,

Vtrg. Voi hauete giurato di uenir ai ConciIij,& di douer còdan-

« nar gli eretici. Adunque uenite uia,& códannatemi quelli fen « zacurardifapernealtrojcheiouelocomandoj&c.

I fpolito. Di grafia, Vergerio dimmi fu qual lato dormiui tu, quando

ti fognarti cotai dicerie, & in qual Indizione hai tu letto quer stile de glicrc fte,o limili parole? Coli fate uoi in tutta la dottrina uoftra, tiri. che quato ui fognate, lo fcriuete come cofa del puro tefto dal

le foritture cauata. Non ha bifogno il Papa che i Vefooui uen- gano al Concilio per condannarui, perche uoi altri eretici fic T U.$. te dal proprio uoftro giuditio condannati, (come dice l’Apo- •

■L'eretico è co ft 0 j 0 ) & Iddio è quello , che fottoferiue la fentenza . Et tanto danaio dal prò men0 q Ue ft 0 è bifogno in uoi,quanto liete già tanti focoli co- pria giuditio. ^ annat j nC gjj a ] tr ] antichi eretici ; & però non bifogna , che il Papa fi affatichi co i Vefcoui in efpedir quello,che già tanti fe coli gli è flato Ieuato dalle Ipalle, come già Ipedito. Tu gridi poi,& efclami con direj

O mondo [p. 71 modifica]cantra il Vergerti . 7 1

O modo rifuegliati, & nó ti lafciar piu menar £ il nafo, && verge.

Veramente che dalla bocca tua non poteua ufcir altra for- lpf>° te di efclamatione, che quella ; per la quale doue Crifto non attende ad altroché a fopire, & ad uccidere il mondo per in- tródur la uerità di fé fielfo (a gli umori mondani al tutto contraria) tu al contrario lo chiamalo ecciti,& rifuegli, perintro dur meglio l’erefia ; ufficio ueramente degno de tuoi pari, de quali cofi fcriue S. Giouanni. Multi pfeudoprophetas exie- i .10.4, tunt in mundum : & poco appreflò,Ipfi de mundo funt, ideo de mundo loquuntur,& mundus eos audit. Ma andiamo piu oltre,& auuertiamo,ciò che faccia quello ualent’huomo,uo- lendopur dar delle cinghiate al Papa nello fcriuer fuo, on* de dice, , . x . .

Et perche doue è mentione di giuramenti,ui e anche men- Vergere tione degl’impedimenti,che potelfero hauer i Vefcoui, di no ?» andar al Conditegli è da fapere,che non farà hauuto per le » gittimo impedimento, fe alciino non fàprà lettere di alcuna » forte,ne facreme umane,come ne fono molti,che non ne fan- 3 > no ftràccio. Conciofia, che il Papa non tien conto, fe fieno 3 > ignoranti,ma fidamente uuole, che feruano con la gorgia, & 5* lingua, & dicano, come egli uuole ; nel qual cafo balla ogni 5 > Vefcouaccio,&c. ” ..

Quelle parole haurebbono bifogno dì gran commento,fe ipf non fulfe,ch’io non uoglio far troppo onore a collui, al quale parmi anche di hauerne fatto troppo fin qui, rifondendo tato diffufamente,come ho fatto alle fue ciarlerie. Ma ogni co- fa fia per li poueri femplici, a i quali uorrei giouare,& non per ,

ltima,che mi faccia di cotal illrione, che di palfo in palfo rii! J: *

uà rapprefentàdo nuoua perfona,& a guilà di Cameleontc,fi 0

Ma mutando di colore. Voi uedete quanti personaggi ui hab- biarapprelèntati fino a quell’ora, cò tutto però,che nó fi foof di mai del principale,che è di huomo feditiofo, come ancora : . , adelfo,vellitofi da corrieri, il qual lia corfo per tutta Italia, & Comm, jper tutto il mondo ,& fappia quai Vefcoui fi fieno fcufati, & quai nò 3 di andar al Coneiiio 3 & quai fieno dotti 3 & quai ignó Jiuy . 4 ranti 3 [p. 72 modifica]7 % %J}>dfia di Bonn Ippolito

rati,&- di quali il Papa habbia accettato le Icufe , & diquai no l’habbia accettate .Tutte quelle cole fa il Vergerlo, & perciò qui dentro le fcriue. Ma a far poi che gli folfe creduto quella che fcriue,bifognaua ( come fi dice ) che egli haueflè miglior uoce,di quella che fi habbia nel capitolo de'frati. Or fu, có pò che parole io me ne dilpaccio. I concili] o Vergerio,ne’quai fi trattano le cofe della fede,& fono congregati da chi può con gregarli in uirtu dello Spirito fanto, non hanno da andar per, quel uerfo,che uanno gli altri Cócilij degli huomini, & fona congregati con Ipirito umano. Balli, che ne i Concili] della chiefa ui fieno huomini fedeli,infirmò nella fede,& conforua tori di quel tanto, che da gli Apofloli fina noi fi è mantenuta fempre. I quali riconofcono la uoce del loro pallore Crillo,a A fa celebra* loro familiare, e domellica. Iiche non fi fa tanto per la fottio- tìon de Conci ne della fcrittura, quanto per la elpofitione , o uogliamo dire iijpiuftneer• tradditione della Chielà; che coli l’elpone a’fuoi fedeli, di ca ne i ve fruì man iera che,poniamo che gli eretici habbino fempre allega^ U cogmtione, t0j & prodotto il telto delle foritture,non perciò a loro è fiata ì raddutoifebe P rc ^ ata fcde,fe non focondo il fenfo ; che la tradditione del- UfcietU delle ^ Chiefa ha portato all’orecchie de’fedeli,& tu fa & dùquan fritture. t0 nuoi,con tutti i tuoi cóplicfche quella è una ueritàja qual

non ha replica. Il che elfèndo,com’è in effetto, allora fi dice, che a i Vefcoui non importa per cagion di làpere le rifolutio- ni,che s’hanno da trattar nei Conci li], il làper tante lettere, balli il faper tanto,quanto importa il credere, per cóto di que fla parte,che quanto ad altre colè,ne i Concili] accidentale te trattate, fi là, che non mancano perfone, che pollono dar conto a tutto il mondo di ciò che uanno cercando, che le tu noi credi, uientene uia il primo a farne la pruóua, & tu lo ue- drai. Et a fine che ciò, che ho detto, fi chiarifca meglio alla prattica, io dirò ciò cheoccorfe nel tempo della Ièlla finodo Concilio 3 .Co uniuerfafojche fu la terza Collantinopolitana. Douendofi far frantine# . quella Sinodo,la quale fii conuocata fotto Papa Dono,& incominciata lòtto Agatone,& poi finita fotto Leone fecondo l’anno xi.di Cofianfiuo Quinto del 6 81. centra i Monoteliti

Se quella [p. 73 modifica]i, 'cantra il Vergerlo 7$

cioè,a quelli, che affermàuano una fola uolótà eflcr in Grido,

& quella fi chiama Sinodo fatta in Trullo,cioè,nel fecretario, coli chiamato,dell’Imperiai palazzo di Coftantino. Ora,per tal Concilio Flauio Coftantino Quinto Imperadore fàpédo, che lènza il Papa non fi fa Concilio che uaglia,fcrifie a Dono Papa ; pregandolo,che gli uolelfe mandar huomini utili,modelli , & pieni di cognitione di tutta la dottrina infpirata da Dio,& periti irreprenfibil mente de i dogmi, uefliti della per- fona delfApoftolica fède,& del fuo Concilio:! quali portafic ro i libri,che bilògnauano efièr prodotti,& hauefièro ogni au torità di poter trattar le cole,che erano in cótrouerfia, & mol t’altri particolari fcriue quello Imperadore, che non e qui al propolìto di raccontar tutti. Ma perche Dono Papa era già morto allarmar delle lettere, & Agatone era fuccdfo in fuo luogo,perciò rifpondendo Agatone a tutti i particolari nella H**®* lettera contenuti,rifponde ancora a quello di fopra da noi recitato^ dice,ch’egli manda alcuni,i quali ua nominando ad un ad uno, Vefcoui,Preti,Diaconi,& fottodiaconi della (anta Rmum

madre fpirituale Apoflolica lède,infieme con Teodoro prete cì} iefa madre della chiefa di Rauenna; Sc altri religiofi ferui di Dio Mona- chi,con la diuotione delle fcritture,del cuore, confidato piu tollo nella ubidienza,che deuè al Signor Dio, che nella fuffi- cienza,& peritia,che coftoro s’hauelTero. Conciofia cofa(di- c’egli)che appreso d’huomini polli tra il mezo de Gentili, & che con le fatiche del corpo uanno ricercando con lamino dubbiofo il uiuerloro,non fi potéua ritrouarea pieno la (cren %% delle fcritture,lè non quella,che regolarmente da i fanti &

Apoftolici precettori^ da i cinque uniuerfali Concili), fiera dimnita,con femplicità di cuore, & la quale lènza alcun dubbio da i padri era data, come colà di fede, la qual confcruaua- no defiderofi & fìudiofi di quello unico,& (ingoiar bene ; che niente delle cofe diffinite regolarmente, fi fminuifiè, fi mutaf fe5o accrefcdre,malemedefimecofe,& con le parole, & coi lenii fodero eullodite da loro inuiolabilmente.

A quelli coli mandati hauriano ancor dato alcuni teflimo-

K. nij [p. 74 modifica]7 4 7 {iJpofia dìDom'Jppoiito

nij de’padri,i quali l’Apoftolica chiefadi Crifto riceuc Col# bri loro;accioche quàdo haueflèro hauuto la facoltà dall’Imperatore di fuggerire,o di proporre nel Concilio,fi sforzaflè- to di fodisfar folamente col mezo di quegli Umilienti a loro La Romana preferirti, quando llmperial manfuetudine,cioè la benignità' chiefa madre dell’Imperatore, comandaflè,che efponeflero tutto ciò, che spirituale del ^ft a Spiritual madre loro,& dell’àpio Imperio da Dio aggrà* timperio gru dito, Apoftolica Chielà di Crifto creda & predichi, fenza ufà de di Roma . fe f eC olar eloquenza, la qual non ha parte co huomini idioti, ma con la fincerità dell 5 Apoftolica fede, nella quale elfendo fin dalla culla flati ammaeftrati,pregauano tutti, che con eflò lorouoleftèro feruire finali’ultimo della uita al Signor del Cielo,& propagator del Criftiano Imperio. L auttorità poi, che quelli haueuano apprettò ^Imperatore, era difodisfai? £■A t " - ! : femplicemente a quanto la fua clemenza comandaflè di quel che a loro era flato cóceffo,di maniera, che niente haueuanoi d’accrefcere,{minuire,o alterare, ma seplicenlete da narrarci 5 - •• :• & proporre la tradditione dell’Apoftolica tedia,fi come dà

predecettòri (di Agatone intendi) Apoftolici Pontificherà ftà ta ordinata,& inftituita.Et poco apprettò dice, Non enim no* bis eorum feientia confidentiam dedit, ut ad pia ueftra uefti* già auderemus eos dirigere:fed hoc Imperialis ueftra benigni tas clementer iubens hortata eft,& noftra pufillitas quod iùP fum eft,obfequenter impleuit,&c. J

( Tutte quelle cofe,& altre fimili nel reftante di quella lette ra{criue Agatone Papa in Coftàtinopoli all’Imperatore. Dal le quali fi moftra chiaro, che non fi ricerca ne i Concili] tantà’ Tre auuerten- fottigliezza, & cognition di lettere ne i Vefcoui mandati. ò «e neUe parole Secódàriaméte fi moftra,che in tal cafobafti lelFer inftrutti? di Agatone . nelle traddition de Padri, conferuate nell’Apoftolica Chic-» fa & Romana, (chiamata qui madre ) nelle cofe della fede. » il Papa tega i Terzo fi moftra,che a i Vefcoui fi prefcrìue da i Papi l’aut- 1

vefcoui che torità,& facoltà,chedebbono hauer nei Concili;,imponen-' mi Concilio jì } oro c ]j e n 5 facciano altra terminatane nelle cofe propo-

ntruomo . p er cagione della fede,fuor di quella,che da gli antecedo[p. 75 modifica]V. cwtta il Vergerlo ' 7 j

r! fiiòi,fecondo la tradditione,già fi è fatta.Onde fi uede nella fteflacommiìfione data ai Legati, &Vefcoui,& a Monachi mandati a quel Concilio,contenerli dentro tutto ciò, che già haueuanoi Padri rifoluto d’intorno a quello, che nel Conci- ' lio fi trattaua,& in Roma fi credeua,non ottanti l’opinioni co» trarie.il perche fi allega firn Dionifio Areopagita,Àtanagi co tro Appollinare,Ilario,Cirillo, Ambruogio,Agoftino,Grego T radditiotd <k rio Nazianzeno,Leone Pp. Gregorio Niceno,&c.Per la tra- ditió de” quai Padri uuol’il Papa di ql tépo,che i Tuoi Vefcouì mandati habbiano da rifoluere le controuerfie, non fi dipartendo puto da quello,che nella cómiffione haueua dato loro. c Se adunque il Vergerio non fa lo ftile de Concili). & le nc cesarie qualità di chi ni fi ha da ritrouare,ben haurebb’egli ogniragionedi nafconderfi per uergogna, hauendo hauuto ardire di riprendere iVefcoui al Cócilio conuenuti, di colà, che è fuori di tutte le leggi & ordini a tal materia neceffàrij.

Del retto poi che il Vergerio penfi di dar una sferzata al Papa per dire,

f n quanto poi la Indittion dice, che il Papa uorrebbe, che Vergerti gli Re,e Principi douefièro in pedona poter efièreal Conci- „ lio,o che almeno ui mandafiero per Ambafciadori huomini „ pij,graui,e prudentficio è detto in modo, che no puolfi da chi », intende la caufà,dir altro,fe non che gli habbia uoluto ingan- „ nare. V’è la legge fatta d’intorno alla celebratiò del Cócilio, „ la qual comanda che i foli prelati debbano hauerui uoce deci „ fiua,cioè,podeftà di douer giudicare e diffinire; ma che i Re,e „ i Principi non debbano hauerla, ma fittamente efièr affittenti, „ e Ipettatori della Comedia,e Papa Giulio terzo nella fua In- „ dittione la difiè fuora da buon compagno ; che douefièro efi „ fer folamente affìftenti, ma chi legge la Indittion del moder- „ no dafiì ad intendere,che gli Re,i Principi, e grAmbafciadori „ che fiano pij,graui,e prudéti,debbano poter anch’efii dire l’o- „ penion loro,come farebbe il douererma ciò fi è taciuto,& dif- fimulato galantemente (per ingannar com’ho detto)e dar ere „ dito al CQncilio,e paia,che gli Re, e Principi piloro Amba- „

•>•••* à I a feiadori [p. 76 modifica]j & ^RìJJtòjladiDorw' Ippolito

ff fciadori ui fieno per hauer luògo nel deciderete pur non l’hà* <c ueranno,ne giouerà loro la prudenza,la grauità,e la pietà,del <c la qual fofièro ornatiffimi,perche quelle belle doti, non fono “ ftimate ne’Concìlij,fe non uè Mitra. ìppolito. I n tutte quefte parole,che altro fa coftui,fe no l’ufficio della ranafcome fi dicejche morderebbe fe hauelfe denti? & chi ha dubbitato mai di quella uerità, che có tutto, che gli Impe ratori. Re,e i Principi, o altra forte d’huomini fenza ufficio ec Biutto P rìnci cléfiaftieò fottero prefenti o affittenti al Concilio, & fi fortore ha dato mi feriuelTero ancora,non perciò mai per alcuna età fi legge, che noto doniti = deiTeì'O il uoto diffinitiuo, ma confultiuo,ouero confirmatiuo no nel Qocìlio. & approbatiuo Par quali, che pur’oggi s’incominci quello ballo,& che i Principi mai piu non le ne fieno accorti, iquali però in quella parte tenerebbeno a fcuola il Vergerlo con tut Sii complici fuoi.Legga un poco i Concilij,cominciando dal Nieeno,oue fi ritrouò Coftantino Magno,& uegga, fe pur da ìiiun di loro fi può hauerne ancor ombra, che i Principi affitte Contino ma ti dettero il uoto decifiuo. Bé trouerà egli che Coftantino fe-i gno [ed$ua da ne j Concilio doppo i Velcoui,& che hauendo prima da poi Vejc'oui . ] orQ dimadata licenza,leder uolle;& trouerà,che gli altri Im- peradori,che ne’Concilij fi fon ritrouati, fono fiati per udire , & non per intrometterli,fi com’ha detto chiaraméte nella fua Cotews v. lettera Coftantino Quinto, che di fopra, poco fa ho ricorda-*

. ta ; oue,tra l’altre cofe,afficura il Papa; ch’egli non fi tirerà ne dall’una,ne dall’altra parte,ma fe fi accorderanno infieme, là- Conc. in. co rà ben fatto. Siquidem utrique cóuenerint, ecce bene ; fcri- ftantinop. ue etto; Sin àutem minime conuenerint, iterum & cum omni . humanitate eos,(cioè,i mandati di Roma) ad uos dirigemus * Et poco ftante Soggiunge, limitare,& rogare poftumus ad o- mnem commendationem, & uniratem omnium Chriftiano- rum ; neceffitatem uero inferre nullatenus uolumus. Che le i’Imperadore hauefte penlàto di dar’il uoto diffinitiuo,nó hau rebbe detto,Siquidem utrique conuenerint, &c. Ma haureb- be detto,Siquidem conuenerimus ; ò limili altre parole,mettendoti anch’egli per la fua parse * Ma perche làpeua > che l’uf[p. 77 modifica]contraìlVergèrio . 77

fido fuo non era d’intrometterfi ,ma di lafciare, che fra loro A Vcfcomfo* Vefcoui, & Prelati ladecidefiero ; & poi decifa che fofiè, di U cr Prelati fi accodar fi anch’eflì alla fentenza loro,difendendola, & fiotto- 1

fcriuendola come difenfore. per tanto non difie altro, chele * parole qui raccontate. Et io uorrei, che hauefte almen rifpet- J L ‘ Imperatore to noialtri,che ui mettete la giornea pedantefCa indofio pet edi jfi n f or de \ «degnare a ragionare al Papa, a i Cardinali, & anco piu in fu» concilio* feuiuien fatta ; uorrei,dico, eh almeno rifpettafte i Principi*

& Signori temporali,de’quali folo moftrate di fare ftima(mer tè che hanno il bafione)quando ragionate de’ cafi loro, & nò penfarui,di uoler ch’imparino da uoi ad intender quello, che efiì ftefiì tuttauia maneggiano. Credete almeno, che fien tanto pazzi,che hauédo trattato col Papa quella Indittione(par- lo dell’Imperadore & de i Re piu pofienti fra Criftiani Cato- lici ) non lappiano anch’efiì,come s’intendano le parole nella ìndittion contenute? non fono forfè fiati prefenti(có gli Am- bafeiadori almeno)al Concilio di Trento? In fatti,uoi ui met tere troppo auanti, & fiere troppo arditi : ma non mi marauf- glio,che cofi uogliate fcherzar co i Principi del mondo,haue^ do tolto fino a penfaruirdi burlar con Dio,ueftendoui del ma to dell’onor fuo, al quale però liete capitali nemici, & dico guanti fiete.

Ma ecco come quafi un’atto di comedia, che rapprefentaf fe un’eccellente iftrione alla prefenza di 30. Cardinali,a quali col prologo conueniente a par fuo j uolendo acquiftare atten tionedicefiè,

Reuerendifiimi Monfignori xxx. afcoltate poche parole fe ' er & ni piace,& fe ui degnate d’un par mio, &c. _ 55

Non fon quefte parole da un’huomo traueftito nella fee- ” na? ma & che cofa potrebb’egli far di meglio,che cominciar 1

& citarli libro del maeftro delle cerimonie, & borbottare,8c ragionare,& arguire,& rifpondere,facendo uarietà di uoci a guila di coloro,che a Venetia fi chiamano recitanti in calefel la? I quali facendo uarietà di perfonaggi,(efiendo però un fio lo recitante; a niente altro attendono 3 che di muouerle genti a tifo. Hor s [p. 78 modifica]71 ^Kìjjiojla di Dontfdppolito

f ' ' Hor, non fon quelle cofe degne d’huomò grandette fiac-

eia profelfione, di difendere la caufa di Còllo ? & nondimeno il Vergerlo qui fa una fi gentil profelfione ? Onde dop- po l’hauer fatte le belle parole co i Cardinali, al fin incominciando , cita quel libro,aIIega il luogo oue fu Rampato, il mi! i lefimo,il titolo,in qual parte del libro,& in qual capitolo(ap-

parato veramente grande di uno, che uoglìa, dir niente, ma chefoloragionar uoglia,perdar traftullo,) però entrando dice.

Vergerlo. In un uofìro libro Rampato prima in Venetia Tanno 15.17. cc & poi in Colonia Tanno 15 5 y.che ha il titolo, Rituum Eccle <c fiaRicorum facro S. Romana Ecclefia?, libri tres.nel libro pri “ mo nella fettione decimaquarta. carte 2. fidice( come hò toc <C c ?.? r * ora ) c ^ e 1 1 P' encipi non debbano hauer ne’Con

<c cilij uoce diffinitiua,o deliberatiua. ippchto. Hor quello è pur quello ch’io diceua prima, che la colà è Volgata,& non fi vuole ingannare,& per ciò il libro è (lampa to oue fi pon l’ordine di chi entra nel Concilio con l’autorità,che hanno. Al che aggiungo,che il libro non uieta, ma dice,che già coli è il collume di tutti i Concili; antichi.Segui ta il Vergerio,che il libro vuole,che per hauer a Ratuir,& dif* finire, ui debba elfer il Papa & il làcro fenato de Cardinali. T Et qui incominciando il primo atto,dimanda a Cardinali, & dice.

Vergerlo. Adunque perche cagione il Papa non ui manda hora tutti

<c al Concilio co i Patriarchi, Arciuelcoui,&c. cc Poi(comes’eglitenerla sferza in mano)ritornacome in

ippoUto . modo di brauar feco,ad efiàminargli,& dice,

ergerlo . ^ sù c h e rifponderete qua ? penfate forfè che balli per fodif-

ipbolito ^ aralla legge,d’hauer fottoferitto alla Bolla ?

  • Et facendo poi un’altra uoce, feguita,

« Se direte,che da pochilfimi in fuora,uoi liete tutti fenzalet «c tere,almeno fiacre,non fia accettata la feufa ; perche per que- cc fta medefima cagione non uifi douerebbeno mandar nè ance eheiVefcouij&c., .

Et [p. 79 modifica]r contro il Ver gerla . 7$ ,

c ' Et in tal guifacome fe fu Afe un traueftito, che cantafiè là Ippolita, fùacantafauoIa,feneuà feguitando ; corichiudendo al fine con quelle belle premeffè,che la Indittion del Concilio non hauendouolutoefprimere,cheiReei Prencipi non debba! no hauer il uoto diffinitiuo per ingannargli, coli anco hà uo? luto tacere,che i Cardinali debbano àndarui fecondo l’obli- gation loro per far l’ifte(Toi& perciò mollò a pietà > vuole di* fingannargli,& fargli auuertiti del ben loro, & dice,

Dirò quello,che ne hò intefo elfendo a Roma, il Papa non verger io» fi confida de’ Gemelli delle Reuerendilf. Signorie uoltre, & te „ me,che douendo quelle ritrouarfi lontane dal maeltro della „ fcuola,non fodero per ulàrui qualche nouità, riuoltando le „ colèfotto lopra ; con l’occafione di uederfi molti Vefcoui „ d’intorno poueri, & altri, & d eìfer in un Concilio, il quale „ ha polfanza fopra i Papi,& sò,che quella èla uera cagione, „ per la quale al Papa non pare, che fia fìcuro di uoler offeruar „ lafua legge. ^ - , 3»

Etqui il Vergerlo finilce il primo atto , onde farebbe forfè Ippolito » ragion,& gli ballerebbe anco pur troppo,che gli facelfimo là grada, di che fi contentano gli illrioni ridendoli delfuomi- rabirartificio,che ha ulàto nel ragionar tanto fcócertatàriìen* te della propolla materia 5 arte propria di chi fi conduce'à recitar incorai genere. Bella botta è data quella ióue di- bianda a i Cardinali,perche cagione il Papa non gli manda al Concilio. Douendogli interrogar piu tollo,(fè pur non uo- leua farci ridere,ma inoltrar di parlar a propofito) per qual cà gione il Papa non ui uada,conducendo feco,& non fèparan* do da lei Cardinali. egli è anche da ridere, come dicendo il libro quello,che può far il Papa co i Cardinali» ueder’ in che maniera collui l’adduce, come obligatione & carico loro^ che a niun modo fia lecito di trapaliate ò alterare, quando ui ikdeggitimo impedimento-,&-è un bel palio, che elfendo i Cardinali per officio obligati a llarfi col Papà,come fuoi Con fi^lierijcoltui habbiatrattato di uolergli feparare l’un dall’al- tro,mandanda i Cardinali al Concilio^ lafciandoil Papaia ,

<ir ' ipii Roma [p. 80 modifica]S o %ifyofta di Bonn * Ippolito

Roma, & ebe tiro quello,che uià 4 in uoler pervadere,die pur fieno tenuti d’andarui al meno in quanto Vefcoui, come fe tutti i Vefcoui,fecondo il libro, follerò obligati d’andarui fenzaaltra eccettione,& che il Papa non fia padrone di poter gli anche lafciare ftare fenza che uadino al Concilio,al modo che tanti & tanti fi ueggono reftarfi d’andarui con la licentia del Papa: anzi molti di loro intrattenuti apprelfo di fua Santi tà per qualche ragioneuol cagione. Et guarda con qual arte? fi fia ridotto a uoler dir uillania ai Cardinali, trattandogli da ignoranti,& facendo,come le da (è lleffinon fapdTero ufare altra feufa di non andar al Concilio, che fondandoli fopra la ignoranza,della quale però collui s'intende ne gli altri molto meno,che non faccia in fe flelfo della propria. Coli ancor’ in un falcio legai Vefcoui del Concilio,cllcndo però poco dot- tojanzi molto ignorante di quanto è il bifogno ne Concili; s come di fopra ho detto. Al fin poi quando dilfe, che il P a » pa non li fida de Cardinali;con che bel garbo ragiona e°!P Milèricordia,fe haueflè a far con tanti fciocchi,ò goffi,che farebbe t Non era quello un bel tratto,di far che ouero il Pa pa dicelle, Non voglio patire, che tal opinione lia di me per conto uollro,però partiteui tutti,& andate al Concilio, per mollrar al mondo,ch’io non mi diffido:& coli fi IpoglialTe de’ Tuoi conliglierijO uero,che i Cardinali dicelTero,Santo Padre & perche non ui fidate uoi di noi altri, lafciandoci andare > Et qui foffiero in diffidenza,ofofpetto,o altro ancor di peggio . Ma guarda come diffimula leggiadramente, & mollra di non fapere,che al Concilio ui fieno ben fei Cardinali, de’ quali cinq ue fono Legati del Concilio,& capi, dalla cui auto, nta dipéde la fomma di tutte leoofe,& il fello è come padro ne della città,oue il Concilio li rirruoua, tal che può far ciò che gli pare,& pur il Papa fe ne fida,& gli lafcia già tanto rem, pò. Ma che diro di quell’atto che( comenotario ) regiftrò;

egli nell ultimo combiato quando dilfe? b ,

fergerit, Il Concilio ha poffanza fopra i Papi, & sò , che quella èk

u ucra cagione, per la quale al Papa non pare > &c.

Quanto [p. 81 modifica]centra HVergerlo, &i

Quanto inoltra ben d’hauer condderato il cafo ; come fo già mi!! anni hauelfo (tudiato d’intorno a tal materia, & Foflè riddato di forte,che nè Sorbona di Francia, nè il Concilio di Baiiìea,nèciafcuno della opinion di quefti fuffo atto ancori portar gli (cartocci dietro a co(tui:& perciò, oue etti in molte carte,& molti uolumi la uanno difputando, coflui in una parola ne ha dato la intera fontenza contra quello che (è ne dicano tanto grandi,& (ingoiar dottori. Ma chi darebbe qui j(àldo con un dm il maedro ?

Ma già che ella ua a chi piu dice,dirò pur’anch'io di quedo fatto due parole,rimettendomi ad altro mio trattato piu lungo, che n’ho fatto in lingua latina. Tu dici, Il Cócilio ha pof fanza fopra i Papi, hor come ragioni tu qui in quedo patto ,cq me eretico,o come Catolico ? fo come eretico; non ti dirò ab tro,fe nò che negando tu il capo vidbile alla Chieda, non è gran coda che tu lo nieghi ancor al Concilio. Però d come o- gni Catolico in ciò ti condanna per eretico,cod qui nè Cardi nali,nè Vefcoui,nè il Concilio ti adcolta.Ma de ancor tu ragia ni come Catolico, tu doueuilapére,chc tal materia è farina per altri denti che per li tuoi. Et Con tutto che molti dotti & Catolici huomini tengono tal concludone come chiarillì- ma : nondimeno altri,nó men dotti & catolici di loro,fono d’ altro parere ; co i quali non mi riputerò far’ingiuria ad alcuno le foco acconfentirò ancor’io,moflo dalle ragioni, che al mio giuditio nó han ridpoda;& tral’altre una fola addurrò qui in tal propodto. Se ogni Catolico per forza di fede è obli- gato di credere che il Papa da capo uidbile della uniuerlàl Chieda,fopra della quale elfo habbia ogni autorità fpirituale; quanto maggiormente farà egli capo fopra l’untuerfal Concilio,il qual’e di molto minor autorità che nó da la Gliela uni uerfale?che da da menoloprouo;percioche l’vniuerlàl Concilio rapprefonta l’vniuerfal Chiela,come il Concilio di Co- ilanza,& quello di Badlea, che elfaltano il Concilio fopra il .Papa,confedano. Or chi nó fa,che il rapprefontante da da .menojcheilrapprefontato^ La (tatuarapprefontaCrilto,&

L Grillo

Ippolito* [p. 82 modifica]8 2 e Rj{j}bftà zìi Bonn'Ippolito

Cnftoèilrapprefontatoperlei, cofidel reftò. Or chi uòrrà dire, chela ftatua non fia da manco aliai della colà per lei rap prefentata ì Coll adunque farà ancor del Concilio, rifpetto della Chiefàuniuerfàle :&perciò, come può effor in alcun modo che il Concilio habbia autorità lòpra il Papa,fé il Papa e capo di tutto il Concilio? non farebbe moftruolà cofà ue- der che il piede, o la mano, o tutto il bullo uolefTe fopraftar al capo / Hor chi comanda, è fopraflante;però fo il Concilia al Papa commandaffo,per forza gli fopraftarebbe, & cofi il capo farebbe lòtto al corpo. Et per tanto, fi come di commi eonfonfo,tutti ; Catolici fi fono rifoluti che niuno debbia, nè poflà giudicar il Papa,il cui giuditio folamente s’appartien a Dio,&ilPapapuo giudicar tutti gli altri,cofiparmi,chedi commun confenfo ancor fi debbia dire,che il Concilio non habbia pofiànza fopra i Paphche altramente non farebbe ue* roquellapropofitiontantofamofàche dice, Nemo iudica- hit primam fedem. Io so che qui hauerò molti contradicen ti^ià che Ialite è in piedi : nondimeno sò anco che niuno tan to temerariamente proferirà ciò che ha profferito il Verge* tio,effondo certo che fubito trouerà gagliardo intoppo, Se quello nofiro Arcidotto ci l'ha fputata fuori come un’affio* ma,che non habbia contradittione alcuna.II che è ben fogno, che ne fa affai,già che non fa la controuerfia in cotalarticolò, o forfè che per efferfi fpretato crede d’hauer tanta autorità con tutti, che alfemplicefuo cennociafoun s acqueti. Ma ^ia che tal articolo ha da ufeire in altra lingua ,& qui non ho piu che tata neceffità di trattarlo,me ne pafìerò anch’io come ha fatto il Vergerio, & oue egli pronuba fcioccamente che il Concilio habbia pofiànza fopra il Papa,Io per le molte ragio mi che mi trono hauere,&per l’autorità di gran Dottori ch’io foguito,dirò. Il Concilio non ha autorità fopra il Papa,men- tre che fia Papa,& non eretico,o intrufolo d’altra forte, che ì habbia priuato del Papato,o no l’habbia lafciato effor Papa- ma è ben tutto il contrario,cioè che il-Papa effondo capo di rutta la Chiefa 3 & fopra di lei haaèdo ogni autorità ordinata i

molto [p. 83 modifica]còritm il Vergerlo

molto piu faràcapo,&hauerà ogni autorità fopra il Conei- lio - Il qual Concilio però non farà fuperfluo,nè uano, ma di neceflìtà 3 & di Autorità graue in tutte le fue rifolutioni. Ma come lìano quelle cofe, a quel mio trattato mi riporto,& tor no al cominciato {oggetto, di feguitar il Vergerio ;

Ma efci oramai fuor di comedia Vergerio, & inoltrati a noi nella propria tua forma, accioche ogn’un ti uegga,&ti riconofca in faccia,& ti oda ragionar nel tuo linguaggio, eccolo pronto, Dice:

Ma in propolito di quelle uoci decilìue auuertifcano le S. V.Reuerendillìme, che tra quelle un medelìtno capitolo d’ una medelìma legge non (blamente oflèruali diuerfamente, com’ho detto,ma che un Papa,il quale lia flato l’altro giorno, non s’accorda in colà appartenente a un Concilio, che è gra uiflìma con uno che fia hoggi,cotefto uoftro moderno, chiamando chi egli chiama,efclude tutti quei, che non fono de i fuoirilpredecelToreueramente diffein unafua iftruttione(la quale habbiamo data al Cardinal Caraffa, quando egli lo mandò in Fiandra al Sereniif Redi Spagna)di uoler far un Concilio,nel qual doueflèro eflèrafcoltatiquelli, cheli fono folleuati incontro alla Chielà di Roma(che u’haueflèro uolu to uenir.) Eccoui le proprie parole, Oportunum,& confue tum his morbis a fede Apoftolica prceftari remedium cunótis retro feculis Oecumenicum,facrumque Concilium fuit,quo omnes Grilli Ecclelìae Prelati conuenicntes,habitis mutuis inter fe colloquijs,& difputationibus. Il buon Papa qui la tacq; ,e nafcofe,e ingànando il mondo,dicendo , che i Prelati nel Concilio haurebbeno hauuto a conferir tra loro, & dilpu tar la caufa,(il che è baia, perche ciò non lària loro flato permeilo , fe non da beffe). his etiam auditis,qui cótra eccleliam infurgunt('fiadeflèuoluerint)ea prò eliminandis erroribus accollabefa< 5 latismoribus,qu^ abuniuerfo Crifliano orbe inuiolabiliter obleruentur. No’l dille ehiarilflmo, ch’egli ha- ueriauoluto che i pari noflri foflèro nel Concilio afcoltati?

O galantuomo, & quando fumai altramente, parlando

L 2 della

Vergente

n-

Ippolito. [p. 84 modifica]Confezione del Vergaio della fua fetta, nemica ada S. Chiefa . Pfal.^i.

Pfa. 61.

Bfaia 60.

Apoc. ir* Matt.16.

Vergerio.

8 4 3 Xijpojta di Doni? Ippolito

della derilione", che i Prelati non la decidefiero ?■& chi l’h'au- rebbe loro uietato ? Ma uediamo il refto ; Noi dille chiarità- mo(dici tu)ch’egli haueria uoluto,che i pari noftri fodero dal Concilio afcoltati?Ma doue dice il Papa cotal cofaoVerge- rio? Certo non akroue, che in quelle parole da te allegate, che dicono.

His etiam auditis,qui contra ecclefiam infurgunt.

Coloro adunque che fi lieuano contro la chielà,fono i pari uoftri ? O Dio che gente fieteuoi, che contra la chiefa Ipola di Crifio,figliuola di Dio, Regina che fia alla delira del cele- fte Spole, Aftitit Regina a dextris tuis, la qual fola è il firmamento della uerità,della quale Efaia dilfe,che ella non farebbe abandonata , ma farebbe la interpretatrice della uolótà di Dio, Vocaberis uoluntas mea in ea, &c. nel cui lume,cialcu- no ha da caminare. Quando tenebra operient terram,& cali go populos : fopra della quale ha da nafeer Dio, & la gloria fua,la qual mancar non può, &c. Et uoi altri ue le leuate con tra? His etiam auditis, qui contra ecclefiam infurgunt tu dici,che è chiariffimo che quello s’intéda de’pari uoftricAdu- que uoi liete gente dell’inferno, perche fol quella fi Ieua contra la chiefa ; come nel Dragone, che perfeguitaua la donna, uide fan Giouanni nell’Apocalipfi, & come accennò Crillo nelle parole a fan Pietro, Et porta? inferi non praeualebunt ad uerfus eam ; & come dille chiaro in altro luogo, Sàthan expe tiuit,ut cribrar'et uos,ficut triticum. Or fe uoi altri liete di tal fatta,(come l’hai qui confelfato elìer chiariffimo ò Vergerlo) chi nó hauerà cagion di fuggirui, di fcommunicarui,& di per lèguitarui ? per tanto dite pur ora ciò che ui piace, che poca gente u’afcolta.

Perche adunque (uai feguitado tu)cotello nollroPio 1 rii. ha opinione cotanto diuerlà, & contraria da PaolomPQue fio uoleua, che folfe fiata data audienza alla parte contraria, & quell; altro non uuole, & forfè che la cofa è di poco momé to ì ella è di tanta importanza, che le Reuerendiffime Signorie uoftre uorriano piu prefio confegliare ogn’altra cofa, che

s’hauefiè [p. 85 modifica]contra it Verger io . $5

sTiaueffe à farne,che una tale,cioè,che ci fotte permetto, che „ i ualent’huominiji quali fono tra noi,douettèro poter compa „ rire nel Concilio, e in mezo de’uoftrì Vefcoui, tadem aprir la „ bocca,e dir fuori quello, che hanno Tempre defiderato e defi- „ derano, cioè le ragioni del figliuolo di Dio Giefu Crifto Si- „ gnor noftro,& gittar a terra (come gittarebbeno fenza fallo ) 5 , le uoftre falfe dottrine, qui confitte il tuttoché non ui douef- 5> fimo effer efclufi, & che i uoftri prelati non doueflèro eftèr fa- 5> mi°li,e Ichiaui (come è detto ) ma conferire e difputar da do „ uero ( non fintamente ) fopra quel che i noftri haueflèr detto n {latuire,e decretar infierite con noi fecondo la loro cofcienza, „

& non fecondo quello,che loro fofiè mandato a dire fuora di Roma. Diràqualch uno che i Papi ciò non acconfentiranno }> mai. Credo, & noi mai cófentiremo a Concilio,nel qual non , s dobbiamo interuenire a far la parte noftra. adunque no hau- 5> rem mai Concilio,fin che i Papi hauran tanta potentia,quan- 55 tahanno. _ r j»

Tutto ciò ti finiega Vergerlo, come di huomò alla cruda ipp* contrario & diabolico,ti fi niega> che l’uno fia contrario ah al tro : Anzi diciamo noi per colà certiftìma, che mai non fi truo ua,cheunPapafia fiato contrario all’altro nellecofe della fede^ nel confermar i fratelli, & quefio è uno de’ gran miraco li,che nella chiefa fia mai occorfo, che poniamo che in quanto huomini,dinari] paelhdi diuerfi ceruelli,& d’umori contra rij fi fieno ritrouati; nondimeno come fono Papi,tutti dicono Nmi rifteifo nelle cofe della fede, ne mai alcuno fi è dipartito dal ba cStr ^ dett0 uero,per contradir all’altro,dellaqual cofa fi gloria ad onor di a u’ d i tro i„ m Dio Agatone Papa nel Conciliò fèfto uniuerfàle,che fu il ter tCY i d a fide. zoCoftantinopolitano, con dire aìllmperadore. HLtc efi conc.m. Co Apofiolica,atque euangelica traditi©, quam tener fpiritualis Jìtntinop. ueftri feliciffimi Imperi] mater Apoftolica Chrifti ecclefia,

Htec efi mera confefiìo pietatis. Harc efi enim uerae fidei re- gimen,quam in prolperis & in aduerfis uiuaciter tenuit Apo- fiolica Chrifti ecclefia, qua? per Dei grafia a tramite Apofto- licaetraditionis nunquatn erralfe probabiturj nec hceretieis

nouitatibus [p. 86 modifica]Altro è che U retìco fid udito : altro c che egli habbia uo to.

ICdt olici hdtt no anch’edita ti dotti quanti gli eretici , i quali però non hSno uoto nel Concilio.

8 6 'Ribotta di Donjf Ippolito

nouitatibus deprauata fuccubuit, quia di< 5 tum eft Petro, Ego prò te rogauijUt &c. Hic dominus Petri fidem non defutura promifit,& cófirmare eum fuos fratres admonuit,quod Apo- ftolicos Pontifices (mea?exiguitatis prcedecdIòres)confiden ter feciffe femper cunólis eft cognitum, &c.

Or uedi, che i Papi non fi contradicono nel credere, & nel confirmare i fratelli : però fi come Paolo ammetteua,cofi Pio ammette,che ciatèheduno uenga & fia udito,& che ciò fia ue- ro,gia di lòpra te l’ho detto; & tu noi puoi negare,che per ciò inuntijfifienodaPio mi. mandati per tutto,& matèrne da uoflri principi,& è colà chiara. Ma guarda a non ingannarti, anzi ad ingannar altri, che per eftèr uditi tu intende!!! dar uo- to,pche fe coli l’intédi,già riho chiarito, che nè Paolo mi. nè la ragione,nè la prattica d’alcuna forte uuole,che altri,che i chiamati dalla Indittion di Pio c’interuégano. Di che di Co- pra ho aliai detto. Et perche ti pare Erano, che i uofìri dotti fieno efclufi dal dar il uoto ; ricordati, che oltre a Vefcoui, & Prelati,habbiamo ancor noi de’dotti,quanto uoi,& nondime no entrando i Vefcoui(che tu chiami ignorati)refiano di fuori i noftri dottane però contendono,o fi lagnano,làpédo(co- me più dotti de uoftri) che quello uuole l’ordine, che fe tutti i dotti fodero chiamati a dar il uoto loro,non fi uerrebbe mar in capo di fare fcrutinio, poi che ciafcun che facefle del dotto,uoleflè concorrere,& fe fofiè elclulò,fi dolerebbe, & i ipu- tandofelo a uergogna,farebbe fcifma. Non fono dunque i Pa pi,che nó uogliono ; ma c l’ordine,& la ragion chiara, la qual tèmpre è fiata in prattica.

A quello poi, che con Ipirito di Lucifero tu proferifci coli oftinatamente della oftination uoftra, che hauete di nó uenir mai al Concilio,fin che nó intrauenirete a far la parte uofira di co,che farà ciò che piacerà a Dio;& fe non uorrete Concilio,hauerete difcordia,& guerra eterna,& non farà quella i'in tention del Papa;ma farà l’ofiination uoftra,& malignità d’animo . Ma quando non uorrete far altro, che la parte uoftra, non farà chi ui difilica a ina ciatèun u’haucrà cari, & con carità [p. 87 modifica]t lontra il Vergerlo ' 7 8?

ifmceuerà : ma Te credette d’introdurui,& fubito metterle co fe in alteratione,& difordine,metter nò, che non ci intreretej Et perche la tua conclufione dice nel fine 3

Adunque non hauremo mai Concilio 3 fin che i Papi hau- ver#, ranno tanta potentia quanta hanno,&c* „

1 O pouero te,& tuoi pari,che (è non haurete Concilio mai, nè mai entrerete nell’unità dello fpirito conciliatore. ippol

Ma per tua fe che penfi tu qui di dire è Forfè che il Papato fi debba dittruggere? Se tal colà penfi,tu fei molto lontano dal partito. Sappiamo il tuo animo, nè piu occorreua 3 che tu ce lo faceffi intendere, & quefto tuo penfiero è l’impeto 3 '

che fa Tinfernal porta. Ma lappi,che non preualerà, nè può preualere,& per chiarirti col teftimonio de tuoi fletti, ricor dati,che Martin Buccero,uicino alla morte in Inghilterra, oue lafciò l’otta,ricercato dal Re Odoardo,ò almeno da fuoi Conf cfiior*

agentijche alianti la fua morte gli douettè lafciar per memo- & Martin bk# ria qualche rimedio di poter diftruggere il Papato,rifpofe,Se * cro • dittruggeretc Crifto, diftruggerete il Papato. Lo ditte quefto federato huomo, non per uolontà che n’haueftè, ma per forza di quella uerità,cheuince il tutto jpoteua dire anco quello che l’Apoftata Giuliano al fin della fua uita fu coftret- " toa dire ; cioè, Vicitti Galilee;& parlaua di Crifto. Giuliano Apo

Coli Crifto uinfè nel fine l’oftinatione diBuccero, non men cattiuo, che Giuliano,& perciò gli ftrappò dalla feelera talinguaqueftauerità. Chi penfa di diftrugger il Papato, deuep<mfarfi di diftrugger Crifto: perche Crifto, & il Papato u uanno infieme per ordine di Dio, nè fi può (piantar uno, che ri ^ mmo non fi fpianti l’altro:& chi penferà di far Concilio lènza il Pa pato,penferà di farlo lènza Crifto,& però de’ pari uoftri, & de’ uoftri conciliaboli fi dice da’ noftri padri,

Eretici non habent Criftum,& omnes Eretici negant Cri Agofl. ftum in carne uenittè.

Potete ben uoi con la bocca far profettìone di criftiani riformati,come u’andate uantando (con richiamo però efpref fo de cottami, della do ter ina 2 & della uita uoftra) ma non pe- c ( 0 ^ no Cr j

™ ftg B [p. 88 modifica]8 8 %iJf?ofia dì D-onrt Ippolito

rò hauete Grido uoi,la cui fpofa odiateci cui corpo perlcgui- tate,& il cui Vicario difcacciar uorrefte.

Seguita poi il Vergerio,inuolgendo parole, & rep! icando riftcffolcma aggiunger colà di nuouojpercioche pur fi ua do lendo del Papa,che non gli chiami nella Indizione, & che ‘ non uoglia,che fi alcolti la parte contraria,& tanto piu fi duo le,quanto che contrafa all’ordine del Concilio quar to Cartaginese,ou e ftatuito,che i Vefcoui debbiano lafciar di leggere i libri de* Gentili, & legger con diligenza ilibri de gli Eretici,& cofi dice:

Vergerlo. . Et perche ho detto,leggendo quei libri,che par loro piu a

“ propofito,chinonsà,chequefto è neceflariflìmo, maflìma- tc mente ad un Vefcouo, il quale debbia far giuditio,d’una cau <c fa,che è di Grido,& con buoni, & folidifondamenti,condan-

Ct tiare,(s’egli hà da condannare)quei che fono nominati, &fo

v.. , . Ct no in effetto Eretici, anzi ce ne un decreto del Concilio Car

. “ taginefe quarto,ou’è fiatuito,chei Vefcoui debbano lafciar

tc di leggere i libri de i Gentili,& legger con diligenza i libri de “ gli eretici(cofi ci chiamati noi,& hanno il torto)quàdo è tetti “ po & bifogno,& quello canone è regiftrato nella diftintione

  • ' uigefimafettima .C. Epifcopus. Ecco le parole jppriejEpilco

t£ pus Gentiliumlibros non legat, Ereticorum uerò perlegat “ prò neceflìtate,aut tempore. Et nondimeno il Papa contra te l’autorità di quello Concilio dice,di non uoler,chefuoiVe-

“ feoui leggano cotai libri. Non è quella tirannide ? Ma s’ « egli vu< 3 ,che in effetto i Vefcoui diano in Trento all obedien <c za,&proferir quel tanto,ch’egli comanda di poftain poda,

<c non quel che fentono in cofcienza,egli ha ragione,che ado-

“ gnimodo tanto è a leggere, come a non leggere quando Y « huomo non ha da feruirfi di quello che ha letto, ma di quello “ elicgli è dettato,& foffiato nell’orecchie.

I tbotito. Nelle quai cofe non fi fcuopre altro di quedo fuor ufcitó,

..che quanto di fopra s’è detto, inuentioni,bugie, & maldicen ze,con peruerfità d’animo : concio fia co là,che uno de maggiori deiìderijjche s’habbia il Papa,è che coftoro uenganoa [p. 89 modifica]centra il Vergerle 9

dir la ragion loro,come di (opra ho manifesto, & non è alcuno in Trento de' Prelati,che non poflfa leggere quanti libri d’eretici gli pare,& piace,& di quello ce n’auuedremo uenen doli alla pruoua. Che poi i Vefcoui debbiano rilòluer fe- condo la colcienza,o contra,non è alcuno,che non riconolca di qua la diabolica lingua,che ragionarattefo che(non confef landò eglialcun di lorojardifce di uoler giudicare la lor co- fcienza,la quale (da Dio in giu)non può edèr giudicata, fé no da chi la tiene entro ferinchiulà. Salta poi ad un'altra bugia,

& fallita clpreflà,nella qual dice.

V'è poi che a tutti cotefti Prelati uien conceflò libero lai- Vergette, uocondottojilche ècontal galanteria detto, che le alcuno » de’noftri ui uolelfe andare,no haurebbe ficurezza alcuna del- » la fua uita, quantunque ci fieno due làluicondotti del pallàio » Concilio, uno piu forte dell’altro,onde appare che quello ha » da elfer Concilio qualche colà peggio , che non fu quella!- tro,&c. ,»

Doppo le quai cofe rabbuffando i trenta Cardinali’, co- fypoltft* me non habbiano contradetto in quello palio al Papa,per no elferne bialìmati per tutto il mondo,particolarmente firiuol ge a Trento,con dire,che toccaua a lui,per onore della fua cit tà,il che fcriue lòtto quella forma.

E non doueua dire anche a quello palio qualch’uno de i vcrema* trenta, non rompiamo i faluicondotti dati dal palpato Conci S lio,non minacciamo a gli auuerfarij,non facciamo, che que- ”

Ha parte di Concilio fia a peggior condittion della prima, & ” feconda che ne faremo bialìmati per tutto il mondo, & ciò a ” quel di Trento toccaua a dire,per onor della fua città. 5

A quelle coli fatte cofe non polfo dir altro, fe non quello ”i ppotito. dello ch’egli là di meritare,che gli fia detto,cioè,che è pur co là uaga a uedere,come uada coli ben infilzàdo bugie, & l’una Tempre aliai piu nota dell’altra. Chiaro è, che quanto dice rindittionc,tutto è commune fenza alcuna differenza de i no dri,ouero de’ fuoi,& per ciò le a i nollri è concedo libero fal- uocondotto, cofi è concedo a i fuoi. Aggiungo che quando

M ben [p. 90 modifica]9 © %’JJ?ofìa dì Don#Ippolito

ben il Papa non faceflèfaiuocondotto, non importa già che che il il Concilio non fi fa nelle terre Tue, ma aliene, nel qual ca [duo condot* fo balla,che i Prencipi,i quai danno il campo, facciano anco toju dato a4 ilfaluocondottoymalfimamente mettendo elfi la guardia ai /ignori diTre Juoghh&nonilPapa. Onde per fimil conto è fiato eletto Trento,come città neutrale tra i confini d’Italia, & di Germa nia,accio che 1 una e l’altra natione fia alficurata di poterui ue nire,& in tal calo chi non fi fida del Papa(come non fanno gli auuerfarij fuoi,e per quella ragione farebbe anco uano,ch ? e- gli facelfe fàIuocondotto)baftigli,che lTmperador lo faccia con quei di Trento. All’ultimo dico poi, ch’è tanto lontano dal uero cioche ha detto queft’arrogante, del rompimento de’ due laluicondotti,quanto fia il dire,che un monte fia di minore fiatura,cheun gran di miglio; con ciò fia cofa che fe gli altri due erano forti per un dito, quello di Pio quarto fia forte per cento braccia;attefo che i Nuntij mandati ad multargli auuerfarij,hauelTero infieme l’autorità amplilfima, di far qual faiuocondotto gli fofiè ricercato; ma chi di prima botta ricusò di uenire,non è gran colarle non fi curò di ricercar làluocondottoancora .Ma perche non habbia Tempre da rompermi il capo con quello fi fatto huomo, uegga, a chi de gli auuerfarij uien uoglia di uenire al Concilio,per elfer’u- dito,quai condizioni,& ficurezze di faluocondotto vuole da quella fede,ch’io(tal qual mi fia)mi olferifco a fargliele haue- refenz’altra replica ;& quando faranno uenuti, le uorranno poi dir la ragion loro,perche pretendano di hauer la uoce dif finitiua nel Concilio,io medefimamente mi offerilco(talqual mi fono)di far che faranno lòpra di ciò afcoltati, & non faran no ributtati mai,fe non con pienilfima ragione, & faranno ri- spettati,&accarezzati,& anco,le ulàfiero qualche inlòlenza, fopporrati,piu che non faranno i noftri ftelfi.A quello promet tere io m’induco con ogni ficurezza,perche sò, quanto fia il defiderio di ciafcun di noi,che la parte auerfa uenga in cam- po,per poterla chiarire di quello, che fin ora è malamenteira formata del calo nofiro 3 & cauto con maggior’animo m’afli-

curo [p. 91 modifica]unir a ìlVergém. 9 *

curo di dir ciò che ho detto,quàto fon chiaro della pia & fin- cera mente che tiene Papa Pio ini. d’intorno a quello Con alio* Onde d’ogni cofa accurato,non poflo le non raddop piare qui tutto ciò, che ddl’empia, & federata mente del Vergerlo ho tempre detto ; Il quale all’altre lue iniquità, aggiugne ancor quella; che da poi che ha ragionato coi trenta Cardinali temerariamente , come ha fatto ,ardilcc con buona fronte di riuolgerfi tutto al Vicario di Crino, lue- cdfor di Pietro, & capo della Chiefa, con dire ?

Seguita che il Papa dice,di nó uoler màcare in cofa alcuna. Vergette» p hauer a finire una coli pia & falcifera opera, & che egli no „ riguarda ad altro che all’onor di Dio, & a poter riducetele ,, pecorelle difperfe,metter tranquillità perpetua, & ripofo nel », la Republica Criftianà. Et qui uoglio rifpondere parlàdo col „

Papa medefimo, già che ho parlato co i 3 o. Pia, & falutifera „ opera farebbe, che uolelle aitar (quanto in uoi è) onde fi cele „ bralfe un Concilio leale,& Crilliano, & quello, che promet- „ tete non è,con un grandilfimo pezzo tale,ma un intrigo,& un „ inganno:all’ora cercarelle da douero l’onor di Dio ; all ora la „ Republica Crilliana darebbe bene. Ma nonlauolete coli in „ effetto quantunque la diciate in parole,dellequali il mondo è „ oggimai làtio,& uorrebbe fatti,& buoni fatti : ma folo atten- „ deteauoleruiconferuarle grandezze del mondo, &le deli- w tie,oraconia fpada in mano ( come credo che penfiate anche „ adeffo ) ora con qualche alluda, & ipocrifia, come è quella „ Indittione. n

Quelle fono tue parole ò Vergerio, & non fo io quali altre Ippolito . peggiori ufarpoteffe un di coloro,che fu chiamato teme di ili m ^.3.0* pera,& figliuolo di perditione; con le quali ti è ballato Pani- Luc ‘ b Io I 7 mo di alfaltare il Grillo del Signore : delle quali al tribunal di Grido ti conuerrà darne conto’, fi com’elle ti faranno rinfacciate,per tedimonio del colmo della ribellion tua al Signore.

Et che colà promette il Papa di quedo Concilio che non fia leale, & Cridiana : ancor che non fia conforme ad uno mali- gno,& uelenofo animo?& qual pruoua n’hai tu,che quedo fia M 2 un’inganno. [p. 92 modifica]9JH

IZjJpoJìa di Domt Ippolito

un inganno,& con qual giuditio affermi, che dicendola inpa role,non la uoglia poi coli in effetto ?

Et oue hai ritrovato, che Papa Pio con la fpada in mano s come tu dici, habbia fatto, ò habbia penfàto di fare ancora adefio opera alcuna; per uolerfi conferuare le grandezze del mondo,& le delitie ì ou’ha egli mandato effèrcito alcuno, ne pur fatto cenno di uolerlo mandare; che fe non l’ha fatto,per qual cagion lo uuoi tu coli penfàre & fcriuerc, per pervaderlo^ glialtri «*Ma tu fai molto bene, che niuno è fi pazzo,che no riconofca da qual forted’arbore nafcer pollano limili frut timon è alcuno, che non fia chiaro quai penfieri fieno i tuoi d intorno alla guerra,per hauer occafione di tentar quella for tuna,che tu adori, fe forfè có tal mezo ella ti poteflè ritornar, onde Fuggirti (& or te n'increfce oltra mifura) di che ho ragio nato affai di fopra; ma qui te lo ricordo,perche tu lappi,ch’io ti conofco,quando fuonila tromba, & dai all’arme : ilche pur , fempre uai replicando,effendo il uero,che oue duole il dente la lingua corre,& per quello feguendo dici,

Verge. Ma molto fonda ponderar quelle parole, Difperfarum

« ouitim redu&ionem. Dio mio,& come ci riducerà quello Pa « pa, s egli non uuole nè udirci, nèinfegnarci, anzi s’egli ha in « animo (com’egli ha)di uenir a tagliarci tutti a pezzi, è quello

“ nducere? DormiuanoiCardinali,ochefaceuano,quando « effammarono, & approuaronola Bolla ; che non uidero quel «<. bel modo di riducerciè

W**- ,, Y £, | 1 'g™'°gra n f 0 <àè lacofcienzapropria,perònonmima

corion del rauigho fe piu uolte ( ancor che tu non l’hauefli mai penfato )

ÌZfnt tg e 0 n l efli d ’ qUi |! pe i° ef,ire “ ritruoui • Di tu ti fei pollo

lumiuo. fra il numero di coloro, che fi lieuanocontra la chiefa,&qui

fenza afpettar corda, da tua polla confefli, effe fta il nume- ro delle pecore difperfe, & con tutto quello infieme con Lu- Efa io eifero,quello che douerefti ìputar fòlo a te, lo rinfacci al tuo

J Pallore ; coli lauerga fi heua contradi chila tien minano;

ecco, che non per altra occafione lèi pecora fmarrira, fe non per eflerti Molto dall ubbidienza di chi f haueua da pafcere;

al qual [p. 93 modifica]centra il Verger io . $> 3

al qual fu detto,Pafce oues meas,&c. Et quando tutto ciò cò felli ( in luogo di ritornare ) tu ti riuolti a dir uillania al paflor tuo,alquale con ogni umiltà doueui ricorrere. Et donde péli tu che nafca 3 che tanto fpelfo tu ritorni a pronoftichi della tua rouina,& de’ tuoi pari replicando Tempre, che il Papa ui uuol far guerra,tien la Ipada in mano, & ui uuol tagliar tutti a pezzi ? Certa cofa è,che quanto per te fia, non hai altro qui, che animo maIuagio 3 come tante uolte ti ho detto: ma fi come Iddio indirizzò le parole di Caifa a buon (ènfo ; che egli pronu loffl, u. tiòcon maluagità di animo,cofi fa qui con teco, che hauedo tu animo fcelerato,col quale bugiardaméte intendi, & ti sfor zi (col metter’innanzi la guerra a coloro, con chi tu ragioni & pratichi)fargli prender l’arme, & anticipar i colpi a rouina noftra:nondimeno da quella tua federata mente, Iddio che caua il ben dal male,ti caua ancor tai parole, per le quali am- monilce i ribelli, che quello Concilio, quella Indittione, & Pronoftico del quello Papa cofi lprezzato,làrà la total rouina di chi non l’ub v«g. deU<t ro bidifee,a quella guila,che Crifto {prezzato da’Giudei è flato de gli ere

anco la rouina loro. Et quella farà quella guerra, quella fpa- tiVtpfr cdgù» da,& quel tagliar a pezzi,che tante uolte tu ricordij&dici che de J C ffo •* tu temi tanto; perche è fcritto, Quod timet impius euenit ^ l “ rc ® * ei,&c. Et fi uedrà poi all’ora fe il Papa làrà quello, ouero la Pr * £>tts j Oo man del Signore,che faccia la guerra,& porti la fpada e ’1 fuoco, & che tagli a pezzi.Qui ti dirò ben una parola,ch’io temo affai, che uoi altri non finirete il giuoco che hauete incominciato nella Francia & nel refto : che sforzerete il Papa col recante de Principi Catolici a far cofa che penfata non hanno: fi per mia fe ch’io temo di tutto quello,& non poco, tanto ui ueggo infoienti & dilpofti a far ogni male.Ma io lo dirò ancor meglio nelle lèguenti. Et perche tu te ne uai pur ogn’or piu ©ftinato nel male ; onde moltiplichi ancor maledicenze, con dire.

Poniamo, che il Papa fia per celebrar quello Concilio, & vergerlo l finirlo tra i Tuoi,e condannar tutta la noftra dottrina, & appro 5J uar tutta la fua,uorrà poi eÌlèquirlo,& operar, che anche tutti

quelli. [p. 94 modifica]9 4 %ì/pofla di Bonn' Tppoììtó

« quelli, i quali non ui faranno flati ammetti, gli ubbidivano ò « no ? Se a quefto non ci penfa, rimarrà con un bello Icilma ad- « dottò ,-fèuorrà con Tarmi eflèquirlo,& sforzarci, bifognerà « che entri in una difficihttìma,hinghiflìma ; & pericolofiflìma « guerra. Adunque che falute,che tranquillità perpetua, oche « ripolòlpera egli da queftafua Indittione,& da quefto conte Ciliabolo?&c.

Ippolito. Perche dico,tu uai cofi moltiplicando cianciumi,però fi di

ce,che Iddio farà quello, che farà anch’egli la parte fua ;& al Papa farà ballato far il debito fuo : il quale è di dire, & far qui to può per la làlute dell’anime ; ma quando poi ette non uo- lmc. i o. gliono iàluarfi,ioro fia il danno. Si ibi fuerit filius pacis, uc-

Matt. i o. niet pax fuper eumrfin auté, reuertetur ad uos ; ma guai à chi

ftaritrofo,perche jtolerabilius erit teme Sodomorum, che a limili ritrofi. Il Papa non ha bilògno,nè uuole, nè péfa di far tanti pezzi,come tuttauia tu uai incolcando. Et non è egli limile a uoi altri,i quali riuoltati del tutto in fuore, fcriuete, & Maligniti de an d a te predicando per Germania,che le flette a uoi, uorrefte gli eretici mo pjg]j ar p a p a co i Cardinali, Vefcoui, & tutto il Concilio di derni d intor* Trento,& impiccar tutti in un bel cerchio, & ftrappar loro le no a iiguerra ]i n g uej &- f ar & dire. Mifericordia, come ben gli fta il nome, hutteogiudi* che gl’impone il Mutio,cio è,Eretico infuriato. Non ha folce di iheirna . f e detto tutto ciò quel ualente predicatore,© piu torto depre- dator dell’anime ; chiamato Matteo giudice profeflòr della Academia di Ihenna : al cui furiofo, & rabbiofo morfo ora il Kutio . Mudo Iuftinopolitano fi oppone con fcrittileggiadriflìmame

te. Et è bella,chehauendo or’ora detto,che il Papa non deue penfarfi di entrare in guerra ; al finir poi della tua chieranza- na conchiudi,& dici,

Vergerlo. Quando ho ben penfato,non ueggo,che quelle fueparole

« (ciò è,riducere le pecorelle dilperfe,cerca la làlute, la traquii « lità perpetua,& quiete della Republica Criftiana)pollano in- « tenderli altrimenti, fe non che adefiò egli uoglia uenire a ta- « gliarci a pezzi tutti noi, &c.

Ippolito* Tu hai una gran paura in fatti, & ti ueggo lìnorto nel uoico

per [p. 95 modifica]cantra il terger io. 9 J

perii tanti armati,che fono già in campagna,& ti circódano. Il perche dici 5 che adelfo egli uuol far la beccarla. Et che terrore è quello,fe non quel di Dio ? Terrebit eos fonitus foli; uolantis. Dalluna parte tu conchiudi,che non lì può muoue re,& dall’altra tu non ci dai tempo alcuno di uenirti a fquar- tare. Ma di gratia che forte di Meffo è quello tuo, nel qual di ci ; che il Papa uuole adelfo uenire, &<r. Già è paflato l’anno che tu hai fcritto quella cantafauola,quantunque io no l'hab- bia hauuta fe non già uenti giorni,effondo oggi il 2 6.di Gennaio,! 5 6 2.& l’hebbi a 3 .ò 4-pur di quello mefe,& nondimeno oue tu dici,che il Papa uuol uenire adelfo, nò fi è pur mafie da Roma ; & (gratia di Dio) non ha mandato pur un fante. che Mefo, adunque è quello, fe non è dell’Apocalilfij, ilqual uerràalla fin del mondo? Ma tutto ciò ti rinfaccio io acciò che dall’effetto feguito tu ti auuegga almeno quanto fei giu- ditiofo nel dar fentenza, & diffinire le cotè del Papa ; & lo fac ciò tanto piu uolentieri,quanto i pouerelli,che tu uai tèducen do,hauerano di qui materia di tenerti coli ueridico nelfello> come ti ritruouano in quello articolo tanto afièrtiuaméte date pronuntiato. Et fe da quarantanni in qua, non hauete uoi della fcuola,altra forte di fpirito,di quello, che u’infegna ancor di profetizar cofi bene, potete elfer chiari ( come fi dice ) di hauer tratto per unauolta ; & per me fon chiarito di buona forte,che tale fpirito nó è comparfo ( come dicete ancor uoi) fe non da quarant anni in qua,in quello mondo]; con tutto pe rò,che hauelfe mandato innanzi per altre uolre molti defuoi precurfori : & però non è marauiglia, fe tu galantuomo dici che tale fpirito a dilpetto de’Papi ha infegnata la dottrina uo- ftra da quarantanni in qua ; ma & a quella parte ho fatta la ribolla di fopra.oue tu hai detto il medefimo.Et perche poi co me bifcia incantata,che nó fi dipartendo mai dal proprio luo- go,fi uarauolgendo tèmpre d’intorno al medefimo centro co Jparger il fuo ueleno indarno, & tutta entro a fe confuman- dofi,cofi tu ritorni a dir quello,che mille uolte ti truoui hauer detto 5 cio è che il Papa non uuole il Concilio generale 3 & che

Tener di Dio nettammo de gli eretici. Leuìt. 2,6,

Bugia cftrefjk del Verge .

Spirito Bugiar do negli erette ci.

Bifcia incaniti tailVerg* [p. 96 modifica]$6 %ijj?ofiadi Bonrì Ippolito

u «gli non ha chiamato i uoftri,i quali anche non u tenderanno* Cc (tendo le conditioni della Indittione*& che il Papa non gli ha « uoluti chiamare, perche teme che feui andaflèro a dir le fuc « ragionile colè per lui non andarebbon bene: & perciò ha uo

  • luto {blamente chiamami i Tuoi per giocar al ficuro,& far prò

« nuntiare in Trento una condannation fatta da lui medelìmo “ dentro di Roma, & che uuol poi metter mani all’arme, & ue~ tc nir a tagliar a pezzi tutti, come contumaci ; et che per ciòuihatoltoillàluo condotto :& mille limili altre baie,& maledicenze,che uai dicendo per lolleuar lolo l’animo de’ po poli contrai Papa. Onde replicarle ti piace, & inculcarle migliaia di uolte, o a proposto, o fuor di propolìto che fi fia. Il perche non hauendo piu ragione al fine di quello,che tu ti ha uelfial principio nell’addurre cotai maledicenze, anch’io non che cofa fìa\ il P 0 ^° ( arc * a * tro *. n di quello , che habbia fatto in altri

Xtrgerio. luoghi. La qual in fomma non è altro, fe non che quello tuo

dire nalca da una pura ignoranza,che ti fa maledico, lèdutto- re,& leditiolbjpieno d’inganni,eretico maligno, & per conlè quente indegno della uita ,-meriteuoIe del fuoco, & foggetto deftinato fra gl’infernali demonij al perpetuo inferno, fe non ti emendi. Là onde tutto ciò che nel finir tuocontradi noi hai detto, dignilfimamente contra di te, & de’ tuoi complici conuien che fia detto,ciò è ,Che Iddio uiue, & ama labelliffi- ma,& fantiflìma fpofa Chiefa, contra la quale di fopra tu hai confelfato d’elferti leuato co’tuoi limili, & la difenderà cétra tutte le aftutie,& potentie degli auerfari; : i quali quanto piu lì sforzano di fare, tanto piu s’auiluppano in quant'all’onore & credito del mondoffi come fi uede, che tu hai fatto in quelli tuoi,non fo,lè mi dica ferirti,o piu tofio fcartafacci) fin che Chi totuiid P°i 1 Toprauerranno quelle pene,Iequali fon minacciate a chi è d Papa, è con cofl infedele,che ardifee di combatter col padre cele

trmo al pd* ^5 : , co i figliuolo,& con lo Spirito lànto,fi come fanno i nemi- dre t dfigliuo* C ì dei Pontefice Romano,Vicario di Grillo,che rinegan il Cc to,ertilo spi* Ielle padre,non hauendo quella chielà per madre, & rifiutati ùofinto, Grillo figliuol di Dio* fdegnandofi, & odiando il fuo miffico

corpo* [p. 97 modifica]cantra ilVergcrìo» fj

corpo 5 & repugnano allo Spirito fanto, difiruggendo le fùe iierità con Perette,& rompendo la carità,che dallo (pirite nafte col loro fcifma,& difpregiado, di flar uniti infieme nel me defimo fpirito col contradire,che fanno al Concilio.Et tutto ciò fia detto per onor di Grillo, & utile de’ femplici, che hai

Incannato in quello tuo fcritto.

°Ma perche nel fin di elio tu fletto fai un’altro cianciumc, 8c Un imbroglio tra tuoi detti, che non ha ne capone coda: ne forfè tu fletto fai,che colà t’habbi uoluto dire(fuor che tu hab bia uoluto dir male) pero uolendo pur inoltrare di hauer letto qualche cofa, hai pigliato a uoler efponer o piu tolto di uo ler tradurre di latino in uolgare un ordine ftritto in quel libro di fopra allegato,che fi chiama Rituu Ecclefiafticorum. il quale è fatto da un maeltro di cerimonie,che coli incorniti eia, In Concilijs autem illis uenerandis, &c. Il che è il capitolo fecondo del primo libro nella fettion decimaquarta, 8c tu in quello tuo imbroglio,quando ti mette conto, laudi 8c appruoui tal 'ordine,foggiungendo alcune parole,come colè ragioneuolittìme da ettère olferuate fecondo la intention del telto. Ma quando poi non ti mette conto altramente, all" ora te ne burli,& gli dai de calci, di maniera, che non Itai in ceruello, nè lai per te medefimo ciò che ti uogli. & di piu cò ine gentil perfona eh elfer ti truoui,oue ti uiene occafione di potere llraparlare,tu olferuibenilfimo tutte le regole della maledicenza,tirando giu le erotte a chi ti fi abbatte fra’piedi, acciò che niuna parte di quello tuo fcritto fi polla daruanto di elfer netta dalla detrattione. Perche,dico,tutto ciò hai fat to, & a me, lo fcriuer tanto in tal materia rincrefce non po- co:però farò qui com ancor tu hai fatto,che fcriuendo le paiole di pattò in pattò di quel capitolo, fottoferiui il tuo giudi tio d’intorno a quelle, & io al tuo giuditio fottoferiuerò poi lamia fentenza, talché il primo farà il Tefto,il fecondo farà il Vergerlo,& il terzo farò io. . -

( Nei Concili) fàcrólànti, & venerandi, co i quali è fiata Tcjt@ 0 purgata , & confermata la fe^enoftra, & la diritta regola del

Ippolito* redo. Verg. Ippolito .

Tcjlo.

Verg.

Ippolito.

T ejlo.

Vergerlo. Ippolito .

tefto*

9 8 %ifyoftadiDonrt * Ippolito

uiueref&c.

Et però douerebbono fard con fomma lealtà , & fantità » non con infidie>e barrerie, &c.

Come fanno Tempre gli eretici ne i Tuoi Conciliaboli,& in particolarei Luterani.

Non fi legge ne’ Concilij,d’efièrui intrauenuti altri, che i -Vefcoui & gli Abbati,per hauer a decider le materie, &c.

Chi dubita,che non hauefièro decifo iècódo che loro dee tauala cofcienza ?

Adunque chi fece tal legge non isforzaua alcuno, fluendola con tal fenfo fatta&publicata .

Et quelli {blamente fi fottoferiueuano a i decreti.

Fatti da loro medefimi,& non dal Vefcouo di Roma.

• Non però fenza faputa, & confermation di quello come fanno ancoraddfo nelle materie, che mai piu fono fiate trattate , ma nelle già decife in altri Concili j s’attengono alle de cifioni fatte,

• Chiamatilo con quello nome di Vefcoui ctiamdio gli Ar* ciuelcoui, perche quella è la fuprema dignità nella Chiefa di Dio.

Comeadunque hanno hauuto ardirei Papi di por quefia fuprema dignità fotto quella de Cardinali?

Il Vefcouo è maggior di ordine & degnità facra, che i Car dinali non Vefcoui,tal che fopra i Vefcoui non fi ritruoua ordine maggiore. Ma i Cardinali,che nel gouernar della unirla! Chiefa fanno un corpo col Papa, elfendo efiì i Confi- glieri Tuoi,che intrauengono in tutti i negotij appartenenti al gouerno di quella,fono maggiori de i Vefcoui, nella ammini ftratione. Onde nel celebrar de gli offici j pontificali, i Ve feoui hanno da precedere i Cardinalfiche non fien Vefcoui, ma nel reftode’ publici atti & negotij, il Cardinale , per la ragione già detta, precede ogni Vefcouo,che non fia Cardinale.

Gli altri veramente,che lono di grado ecclefiafiico inferio fh & i Principi fecoiari, eranoprefenti per conferiate, & in-

ftruire [p. 99 modifica]centra il Vergerti. 99

firuire,non per hauer elfi medefimi a decidere, ma per hauer- ui uoce(come i dotti dicono, ) confulcatiua, non diffinitiua,o deliberatiua.

I Vefcoui, & gli Abbati,i quali non fieno nè dotti, nè pi;, Vcrg. nè lauìj,hanuocenel decidere; &i Prencipi&gli altri, che fieno di pietà,di dottrina,& di prudenza ornati, non l’hanno

S celta legge? che bella co fa è quella. dunque il fatto (la auer’una mitra»o non l’hauere.

Etchecolàfeglihàdafare,fecofièlèmpreftato,comedi- i ppotito* ce quello capitolo, il qual s’ha proteftato,di non uoler ordinar elfo,ma fol recitar qual folle follile de’ Concilij antichi? tu uorrelli pur in quello palazzo far anche delle calè matte, le quali non ne palazzi, ma nelle muraglie delle città far fi fo gliono. Il fatto non Uà altrimenti nella mitra,fe non in quara to ella è il fegno di coloro,a chi fi conuiene per ufficio, & per ragion d’hauer uoce fecondo l’ordine antico ,( che fe per niun tempo mai ad altri è flato concedo il uoto deliberatiuo) che colpa ne haurà quello capitolo? & quale autorità è la tua di uolerci introdur gente a chi non fi conuiene, & non è lolita ad entrarui?

Vi farà dunque per hauer a decidere , & determinare, il t tjicl Vefcouo di Roma, come gouernatore di tutta la Chiefa, Pa« ftor del gregge del Signore,& Vefcouo di tutti i Vefcoui.

. Egli medelìmo s’ha dato quelli fallì titoli, & nondimeno Vergerfo « no dice di douer folo hauer la polfanza di decidere a fuo mo do,che s’egli l’hauelfe, nó lària flato bifogno di dire,che anche altri douelfero elfer con lui a far la decifione. adunque e- gli non può far folo.

In qual Bolla,o brcue,& in qual millefimo fu,ch’egli mede Ippólifo

fimo s’incominciafièa dar taifallì titoli? Io leggo, che tempre coli è fiato,ma non leggo già che alcun Papa ne folle in- nentore. Che poi egli non dica, di douer efièr folo quello che habbia poteftà di decidere a fuo modo, &c. non importa che lo dica,o che lo taccia,bafta che l’habbia,ma che no’l fac ciapoi,nonèmarauiglia.conciofiacofa,che convocando ef

N a fo [p. 100 modifica]Dio er Crii fio potedo far per fe 3 ufano il mezzo d'altri nel governare U Chic fa, cojì il Papa .

ignoranza.

Tello. Vergerlo .

Ippolito

Teflo.

Vergono.

Ippolito .

L’Eretico e * fclufo dal Con eiiÌQe

too %ìJf>oBd dìDonn' Ippolito

lo il Concilio,ha grato,che con l’interuento d’altri fi faccia quello, che per fe foto potrebbe fare,che coli fanno ancor Dio,& Crilto,i quali con l’interuento delle creature, opraiv quello,che per fe foli far potrebbono,& particolarmente nel gouerno & nella rifolution delle cofe ecclefiaftiche. Griffa poteua nfoluer tutti gli fcropoli,& diacciare ogni erefia, ma non ha uoluto,& halafciato l’affànnoanchea Pallori,Dot tori,& a Concili;,co quali pero fuamaellà concorre per ogni tempo . Ma tale fu fempre l’argomento della ignoranza, che dal non eflere,al non potere, uà argomentando: Il tal non

tórre,adunque, non può correre ? Il tal dice di nò hauer da* para, adunque non ha danari? Il Papa non dice,di douerfolo hauer polfanza,adunque non lhà ? Non lo fa folo,adunque non può farlo? Negaturconfèquentia.

• Il Sacro Senato de’ Cardinali.

Quelli quantunque fièno nominati fàcri,non chiamali pe* ro che uengano al Concilio.

Chi fofTe balordo,potrebbe chiamar fe ItelTo,ma chi ha h» me di ragione in fe fìelTo,chiama altri e non fellelTo . I Cardinali non fono balordi, adunque nella Indizione, ©uè col Papa chiamano altri,non hanno da chiamar fe Udii, ma qnà- do lor parrà,che fia efpedientefinfiemecol Papa)anderannd lenza effer chiamati da alcuna Indittione ,& balla che il Papa dica loro a bocca,come ha fatto ora a Madruccio,o faccia lor intendere per una lettera.o belpalTo, i Cardinali fono quei,che fanno 1 Indittione(coaie fi uede nella lòttólcrittiort

loro),& fi uorranno poi chiamare in quella? .

PatriarchfPrimati, Arciuefcoui, Vefcoui, &c.

9 ^òtti,o indotti che fieno,o buoni,o cattiui,o fauij,o rtiat ti,pur che habbiano le mitre,& chenoi fiamo(come fiamo art che per quefie parole ) efclulL ■ Nè il dottoro ignoramele il buono o il cattino racconcia no o guaftano il Concilio ( quando fia congregato, come,& dachi congregar fi deue ) efcludafi folo l’Hretico olfinafo,a cui non fi appartiene diiiinir della fede, che eflò impugna,, &

- cntriui [p. 101 modifica]? conira ilV'ergerlo.

etìtriui poi a chi per ufficio tocca, che nel redo fupplilce Dio, fupplifce lo Spirito Santo,& fupplifce Iabontà della Chiefa.

Vn pazzo cfpreflb,ancor che haueffie mitta, non ui farà chiamato,nè amelTo: ma farà coli elclufo,come anche l’Eretico, che digià haUclTe hauuto la mitra, auenga che l'Eretico fi 1 l pizzo • efcluda come nemico, & il pazzo, come inutile al fatto di che fi tratta nel Concilio.

. Abbati. _ *<&>• '

- Quelli fono in gran numero,& non dimeno non chiamati-! Vergerli* fi in effetto, nel Concilio di Trento ue ne furono folamente tre, (celti dal Papa come ipocriti fini per far uifta di uoler Ternaria legge.

Sono in gran numero di quello nome, ma non di condir- tione a chi fi conuenga quello entrare, percioche ui vuole V àutorirà,che tutti non hanno : Ma quando ancor ciò folfe di qui fi uede,che il Papa non la vuol uincere col chiamar cia- fcuno,che chiamar potrebbe,&che(come gli altri)tu chiame . f, _ v

felli Papilli,però chiamandone certi pochi, lalcia andar il re- ftante. & quello che dici del Concilio di Trento,coli è uero, che foffero ipocriti fini, & eletti,come è uero,che il Papa gli cieggellè, il qual Dio sà,lc pur udito gli haueua mai piu nominare. Fu dunque la congregation de monaci, che quel tre eleffe,nè meno hebbero tre uoti, ma un folo in nome della congregation loro.

Ai quali fono Itati non immeritamente aggiunti i Genera li de frati.

i Accioche fe Mero flati lalciati fuori, non hauellero Temi- vergerlo » nato tra quella canaglia della frateria qualche lèdi rione. S ! Come fece appunto la feccia di quella tal frateria,che ufei Ippolito. fa a feminar feditioni, ha partorito tutta la porcinaglia de Lu tetani, Zuinghliani, Bucceriani, ErafmianhOchiniani ,Pietri martiriani col rello della razza,elfendo ciafcunloro progenitore ufeito de’frati,come fchiuma,o feccia di tutta la frateria, de’ quali però il Vergerio fpretato,fe n è fatto difcepolo, an«s corchenon fia molto dotto,fuor che hel dir malaméte malew

Finalmente [p. 102 modifica]i o z %ijbofta di Donrì Ippolito

Tefto. finalmente tutti i Prelati, i quali fecondo la forma de’ giuramenti,quando fono promofiì alle dignità.

Vergcrio . Allora s’obligano ftrettiflimatnente,che è una marcia uer-

gogna loro, & gran Tirannide del Papa.

Ippolito . E ben maggior uergogna,& piu marcia doppol’hauer giu rato elìèr un pergiuro, come tu ne fei uno de piu lòlenni.

reito. Sono obligati di uenire a i Concili j.

Vrrg. Non però obligati a dir quel tantoché comandano i Papi*

. _■ nè d-hauerci a condannar per Eretici,come in effetto non lìa-

ino, ( per grada di Dio)&fenonci afcoltano prima,& non legganole non confiderano bene i noflri libri.

Ippolito* Molte cole dici,ma nulla pruoui. il primo già. ha lafua ri-

fpofìa di fopra,il fecondo col refto l’ha medefimamente : per- dochebifognanon elfer Eretici,& poi non elfer condannati per tali, ma fe liete,con la difgratia di Dio,che colpa n’hà chi ui condanna o lìa Papato Cardinale,© altro ?

Ttfio* Gli altri ueramente ui potranno intrauenire,per cófegliar,.

(com’habbiam detto)perdilputare, & inltruire ; nondimena nelle publiche lèlfioni non lederanno uefìiticon le uefti fa-i crate.

Verg. Fuor di quelle uien loro lo Spirito Santo, noi non l’habbia

mo, ne lìamo de* congiurati; adunque non lìamo compre!?.

Ippolito* Credo che,uoglia dire fuor di quelle non uien loro, &c.

Et lo dice fchernendo,& ha ragione,poiché come lì dice nella fauola di quella uolpe,che per fuggir quando fu ritrouata, mentre rubaua le galline nel pollaio,laido la coda nell ufcioj & perciò conuocato a Concilio le altre,perfuadeua loro, che da fe lidie fe le tagliaflèro. Coli il pouero compagno,effendo flato colto nel pollaio a rubar i pulcini, che Crilto come la gallina ricuopre fotto fe flelfo, ha uoluto fuggir d’Italia, & ui ha lafciata la coda, Il Vefcouato con ogni fua onorata infe gna>& perciò ora fchernifce chi le porta,per tentar le potelfe indurgli a far com’ha fatf elio : ma Volpone volpone, guarda di non ui lafciar la uita. le facre velli fono l’infegne di chi ha il uoto nel Concilio,nel quale uiene Io Spirito Santo,& lo go

uerna* [p. 103 modifica]contra 11 Vergerlo . i o j

uerna : non per Cagion delle Uefìi, ma per bendino di tutto il criflianefimo ; fé ora tu non le hai, che ne hai tu fatto , quando le haueui ? tuo fia il danno dell’anima, & del corpo. & tu non fàpeui come fcoprirti meglio per un pergiuro, che dire, di non effor de congiurati.

Per dir la loro opinione. refto»

La loro opinione è feruire alle loro cofcienze,perche ì giu v«£. ramenti non obligano,quando fono contra le leggi diuine.

Coli è giudo,ma chi rompe le leggi diuine, e i giuramenti infieme,quello è ben’un gran ribaldo,& tale è ciafcun di que (la tua fcuola,nata da sfratati,rompitori de’ uoti, traditori di Crifto,& congiurati contra il fuo bel Regno , che è la Santa Chiefa. I quali poi effondo facrilegi, ftupratori, & d ogni porcina lafciuia impaflati, dicono d’hauer lo Spirito Santo, il zelo di Dio,& la difenfion della caufàdiCriflo,& rendano grafie a Dio del profitto,che fanno continuamente, al modo che dice il motto,che per infogna ti hai appropriato, profi* cientinpeius.

Il fine della rifpofta di Donn’ Ippolito» al primo fcritt© del Vergerlo.

V: -■ : f . <3 ' \ Y » : Ti -r : rCHTfói O?

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RISPOSTA