Rime varie (Alfieri, 1912)/CXII. Triste condizione dell'uomo di liberi sensi nato in terra schiava

CXII. Triste condizione dell'uomo di liberi sensi nato in terra schiava

../CXI. Gli dànno vita il desiderio della gloria e l'amore ../CXIII. Lo confortano, nella solitudine invernale, i suoi studi e la sua donna IncludiIntestazione 17 gennaio 2022 75% Da definire

CXII. Triste condizione dell'uomo di liberi sensi nato in terra schiava
CXI. Gli dànno vita il desiderio della gloria e l'amore CXIII. Lo confortano, nella solitudine invernale, i suoi studi e la sua donna

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CXII [cli].1

Triste condizione dell’uomo di liberi sensi

nato in terra schiava.

Duro error, che non mai poscia si ammenda,2
Il nascer schiavo del poter d’un solo!3

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Per cui su l’ali di virtute a volo
4 L’uom non può alzarsi, ancor ch’ella4 lo incenda.
Se a libertade avvien ch’ei l’alma intenda,
Caldo amator del bello antico stuolo,
Desïandola invano, immenso duolo
8 Forza è che ognor piú sventurato il renda:
Se, fra delizie e il non pensare, ignaro
Vive ei de’ dritti a lui nel nascer tolti,
11 Fetida vita il pon dei bruti al paro.5
Forti, o voi pochi, in rio servaggio avvolti,
Fia sola ammenda al nascer vostro amaro,6
14 L’essere in suol di libertà sepolti.


Note

  1. Piú volte abbiamo avuto occasione di osservare come l’A., allorché meditava qualche opera o la componeva, si compiacesse di esprimerne, per via di sonetti, l’idea fondamentale. Nel gennaio dell’87, l’ho detto di sopra, egli pose mano al secondo e terzo libro del Principe e delle lettere, e in questo sonetto, che fu composto il 26 di febbraio, e in uno che qui non si inferisce, del 4 marzo 1786, è quasi una ripercussione di quei pensieri che, lungamente elaborati, avrebbe poi messi in iscritto.
  2. 1. Si ammenda, si corregge.
  3. 2. Come era accaduto all’A., nato nel dispotico Piemonte.
  4. 4. Ella, la virtú.
  5. 5-11. Intenda, volga, indirizzi. — Caldo amator etc., di quegli uomini che abbondarono nell’antichità e che oggi son venuti a mancare. — Il non pensare, ciò che tutti i despoti vogliono e che spesso ottengono, immergendo il popolo nei divertimenti e nelle delizie: basti ricordare ciò che fece Lorenzo de’ Medici in Firenze. Per il pensiero di questi sei versi, mi pare opportuno richiamare i seguenti del Leopardi, nella canzone Per le nozze della sorella Paolina:
    Aure soavi
    L’empio fato interdice
    All’umana virtude,
    Né pura in gracil petto alma si chiude...
    O miseri o codardi
    Figliuoli avrai. Miseri eleggi. Immenso
    Tra fortuna e valor dissidio pose
    Il corrotto costume.
  6. 13. Amaro, infelice, doloroso.