Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869

Narciso Giachetti

1870 Indice:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869 Intestazione 8 novembre 2017 25% Da definire


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RICORDI E DOCUMENTI

DELLE

BIBLIOTECHE POPOLARI

LIVORNESI

DALLA LORO FONDAZIONE A TUTTO IL 1869

PER

NARCISO GIACHETTI

Promotore delle Biblioteche popolari circolanti

di Livorno e di Firenze.


LIVORNO

tipografia vannini

Via dell’Indipendenza N. 6.

1870.

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HARVARD COLLEGE LIBRARY

H. NELSON GAY

RISORGIMENTO COLLECTION

COOLIDGE FUND

1931

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A S. E. IL CAV. COMM. PROF.

CESARE CORRENTI

DEPUTATO AL PARLAMENTO

E

MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE


[p. 5 modifica]Eccellenza,


Coll'intendimento di essere utile al mio Paese ho dato alla luce la Storia delle BIBLIOTECHE POPOLARI LIVORNESI. Non saprei a chi meglio offrirla se non a Colui che con tanta saviezza presiede alla pubblica Istruzione del Regno d’Italia; perciò oso dedicarla all’E. V. sperando che si degnerà scorrerla, e da essa giudicare quanto io abbia fatto per questo Istituto , in cui stanno racchiusi tanti germi di civiltà e di progresso.

Frattanto fiducioso che Ella vorrà perdonare questo mio ardimento, co’ sensi della più profonda venerazione mi protesto

Dell’Eccellenza Vostra

Livorno, li 10 ottobre 1870.

devotissimo

NARCISO GIACHETTO


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DELLA NECESSITÀ DI DIFFONDERE

LE

Biblioteche Popolari


La fondazione delle Biblioteche è un’ opera di beneficenza e di grande utilità pubblica.

Card. La Tour D’ Auvergne.



Chi pensi che l’Italia, su venticinque milioni di abitanti ne ha due terzi d’illitterati, andrà persuaso che essa è molto al di sotto delle altre nazioni. L’istruzione, di cui si sente tanto bisogno tra noi, non è la superiore, perchè di Università, d’Istituti di Perfezionamento, di Licei, ne abbiamo ad esuberanza: l’Italia ha bisogno sopra ogni cosa dell’istruzione elementare. Questa deve dar luce alle moltitudini, e liberarle dai perfidi raggiri dell’oscurantismo.

Ma, a dir vero, un gran movimento agita oggi le varie membra d’Italia per l’istruzione; e ciò è una prova solenne che essa è sentita necessaria da tutte le classi sociali. Governo, Municipi e privati, fanno a gara ad aprire scuole, perchè la istruzione, massime la popolare, sia più diffusa. L’insegnamento che si dà nelle scuole, è come la porta del santuario del sapere. In esse s’impara a studiare, ma le cognizioni utili e pratiche non si acquistano che sui libri. Ora, perchè l’operaio possa essere un buono ed onesto cittadino, sono necessarii i libri, onde si alimenti in lui la fiamma del sapere e del progresso. Il complemento della scuola è dunque la Biblioteca popolare.

Ma questa nuova istituzione che ha fatto buona prova in Inghilterra, in Germania e in Francia, non deve venire dal [p. 8 modifica] verno, che abbastanza provvede air insegnamento scolastico; il popolo stesso deve fondare e mantenere tali Biblioteche. Tocca dunque ai cittadini, ai corpi morali, ai Municipi farsi iniziatori o incoraggiatori di questa nobile istituzione.

Per propagare le cognizioni utili e necessarie a sapersi dall’ operaio, si fondino Biblioteche popolari nei centri più popolosi delle città, nei borghi, nei villaggi, nei casolari, in ogni canto d’ Italia. La Biblioteca popolare non sia disgiunta dalla pubblica scuola, e il maestro di questa sia il direttore e il distributore di quella. In America il precettore comunale è al tempo istesso incaricato di tenere una libreria ad uso del pubblico. I libri che vengono distribuiti ai fanciulli che frequentano la scuola, sono letti in famiglia e spesso allietano le lunghe e noiose veglie dell’ inverno, portando così una fiamma di sapere nelle rozze menti dei villici. Lo enumerare i vantaggi che hanno recato alle classi popolane queste circolanti librerie, sarebbe cosa troppo funga. Molti, dapprincipio non curanti di tali letture, cominciarono a prendervi tanto gusto che a poco a poco ne divennero appassionati in guisa da dedicarvi tutte le ore del riposo e da togliere perfino qualche ora al sonno. Quanti in tal modo si sono istruiti acquistando un invidiabile slato sociale? Lo dica il Lincoln.

Le Biblioteche circolanti pel popolo hanno già messo radice in Italia; ma vorremmo che tutti i Comuni rurali avessero una pubblica Biblioteca, perchè è provalo che non appena il contadino ha in mano un utile libro, che prende diletto a quella lettura, e non di rado dimenticando così le cattive abitudini, i vizii e la vita scioperala, si dedica alla pratica delle virtù imparate sui libri.

Gli sforzi isolati di alcuni generosi promotori di Biblioteche popolari produssero beni, ma non mai tanti, quanti ne potrebbe un’ Associazione Nazionale ad esempio di quella degli Asili rurali d’ Infanzia.

Una grande società delle persone più benemerite della popolare istruzione , sotto l’egida d’illustri uomini e sotto la presidenza onoraria di qualche Membro della Real Famiglia, dovrebbe costituirsi nella Capitale del Regno a fine d’ iniziare il movimento per la fondazione delle Biblioteche popolari in tutta Italia. [p. 9 modifica] Questa Società, oltre a promuovere e sussidiare la istituzione delle Biblioteche, dovrebbe proporsi ancora: 1.° di fornire alle Biblioteche, già esistenti, i libri più adatti all’ educazione del popolo; 2.° di fondare un giornale che dovrebbe avere in mira l’apostolato di esse, far la cronaca dei loro progressi e dar consigli e norme efficaci a istituirle e propagarle; 3.° d’incoraggiare con medaglie e attestati d’onore quegli operosi cittadini che se ne facessero promotori. Tale Società non dovrebbe dimenticare il più rustico e remoto Comune, la più piccola borgata, il più misero villaggio. Ecco quale dovrebbe essere il programma di questa Associazione Nazionale che mi auguro di veder presto iniziata.

Dalle Biblioteche popolari l’operaio, il contadino, il negoziante, apprendano ad esser buono ed intelligente il primo, buono e laborioso il secondo, onesto ed avveduto 1’ altro. In tal guisa soltanto avremo istruito, educato e moralizzato il popolo, l’avremo messo per la via del progresso.

Non istaró a parlare della grandissima utilità pubblica che tornerebbe al Paese, quando questa grande Associazione Nazionale avesse iniziata la sua opera. All’ Italia si sarebbe affrettata la floridezza e la prosperità , si sarebbe vinta l’ ignoranza popolare, il peggiore e il più terribile suo nemico.

Le Biblioteche popolari sono da tutti tenute come necessarie, che anzi il difetto di esse è la causa principale, onde rimasero sconosciuti gl’ingegni, ai quali unico impedimento a manifestarsi fu il disagio della fortuna. Senza le Biblioteche circolanti l’istruzione e Y educazione del popolo saranno sempre monche ed impossibile il pieno incremento delle forze intellettuali; inutili riusciranno le scuole elementari e quelle degli adulti. Il celebre Giovanni Macé ben disse: „Nulla vale il saper leggere; se nulla si ha da leggere.” [p. 10 modifica]

RICORDI

DELLE

BIBLIOTECHE POPOLARI LIVORNESI

dalla loro fondazione a tutto il 1869.


Non avvi istituzione più atta a infondere e nutrire negli animi i sensi delle più gentili e nobili doti, a somministrare norme e cognizioni intorno a trovati ed al miglioramento delle arti e dell’ industrie, quanto la Biblioteca popolare circolante. Essa è necessaria a continuare l'opera della scuola, onde il popolano che ivi acquistò alcune nozioni, non abbia coi volger degli anni a ricadere nella primiera ignoranza. Queste ed altre considerazioni m’ indussero fin dai primi del 1866 a farmi iniziatore di una Biblioteca popolare nell'ameno villaggio dell’Ardenza, Appena formato tale concetto, feci stampare una circolare e la diffusi fra coloro che occupansi del miglioramento dell’istruzione.

A tale invito risposero ottime persone inviando libri e denaro. Mi è qui debito ricordare l’illustre comm. prof. Domenico Berti, allora Ministro della pubblica Istruzione, che avuto sentore della mia impresa m’ incoraggiava indirizzandomi una cortese lettera, in cui non saprei dire se fosse maggiore il patriottismo dei sentimenti o la eleganza della forma.

Da ogni parte d’Italia ricevei doni di libri, quali testimonianza di generale simpatia. Tra i primi donatori debbo ricordare il compianto comm. prof. Carlo Matteucci, che rispondeva al mio invito inviando una ricca e bella raccolta di libri [p. 11 modifica] popolari; il venerando conte e senatore Giovanni Arrivabene, che volle far presente alla mia biblioteca di un* opera pregevolissima che migliore non poteva darsi; il comm. prof. Pasquale Villari, il popolano Giuseppe Dolfi, il cav. Provveditore Domenico Carbonati, il cav. Direttore Zanobi Bicchierai, il prof. Carmelitano Formigli, il cav. prof. Pietro Stefanelli, il cav. ing. Giuseppe Giardi, il benemerito tipografo cav. Mariano Cellini, l’editore Carlo E. Usigli, e i librai Luigi Giannelli e Felice Paggi.

Anche il Giornalismo, animato da zelo per la diffusione dell’istruzione popolare, volle incoraggiare la mia impresa dando pubblicità alla mia circolare e facendo invito a tutti i buoni, acciocché cooperassero al nobile scopo che mi proponevo colla fondazione di questa Biblioteca.

Così andaron le cose del nascente Istituto fino al maggio del 1866. Dichiarata allora la guerra dell'Indipendenza Italiana, mi ristetti dall’inviare circolari, perchè gli animi tutti erano solo rivolti, com’era naturale, a quella difficile ed importante impresa.

Ridonata la pace all’Italia, tornai con maggior lena al mio proposito, e feci nuovo e più fervoroso invilo a’ nobili cuori, perchè mi aiutassero in questa Istituzione, in cui stanno racchiusi tanti germi di progresso civile e morale. Infatti in men di cinque settimane i libri donati al nascente Istituto sommarono ben più di seicento. Parvemi allora che dovessi far più col consiglio e coll’opera di altri che mi coadiuvassero nella impresa. Conferii con alcuni amici, ai quali altri egregi si aggiunsero in breve, poiché ben ricordo che nessuno di quanti da me furono interrogati rifiutò di compiacere al mio invito. Surse in tal modo il Comitato che adunato (29 dicembre 1866) passò alla scelta del Segretario; al quale ufficio i membri del Comitato vollero che fossi eletto io iniziatore. Dapprincipio ricusai l'onorevole ufficio, ma alla fine cedei alle replicate preghiere degli adunati.

Il Comitato in quella madesima adunanza determinò ancora di dare alle stampe una mia circolare per invitare i cittadini a cooperare con denaro e con libri alla utile e santa istituzione, qua!’ è quella delle Biblioteche popolari.

L’opera, a cui io e il Comitato ci accingevamo, era [p. 12 modifica] difficile; ma se in me facevasi desiderare l’ingegno, non mancava il buon volere. Trovai allora nemici che irrisero al mio pensiero e lo chiamarono una strana utopia. Io però a costoro non detti ascolto, e fidente nella santità della impresa lottai con fermezza, perchè ben sapevo che anche le Biblioteche popolari dovevano avere, come tutte le utili istituzioni, i loro avversari. Serberò sempre dolce memoria degli aiuti e dei consigli che ebbi dall’egregio mio amico, l’Avvocato Dino Malenchini, perchè mi furono testimonianza che egli amava, al pari di me, il miglioramento del popolo. Egli mi fu un infaticabile compagno che mi rese meno difficile l’impresa.

Il Giornalismo italiano, appena avuta notizia della costituzione del Comitato, ritornò a dimostrare le sue simpatie per il nobile Istituto. Infatti la Nazione, la Gazzetta del Popolo, il Corriere Italiano, la Guida del Maestro Elementare, la Riforma delle Scuole, la Speranza, l'Educatore, il Progresso Livornese ed altri giornali approvarono con belle parole la mia impresa. Tali dimostrazioni mi dettero animo a proseguire.

Da tutte le parti della Penisola, assai più che non isperassi, vennero doni. Senatori, Deputati, Magistrati, Insegnanti, Patrizi, Operai, Scolari, furono larghi di generose offerte. Ma, benché con indicibile rapidità si fosse accresciuto il numero dei volumi, sentivo il bisogno che il nascente Istituto fosse sotto la protezione di qualche membro della Real Famiglia. Fu allora che mi rivolsi a S. A. R. il Principe Umberto, dal quale invocai ed ottenni l’alto patrocinio, per far più risaltare la importanza di questa Istituzione agli occhi dei nostri popolani. Chiesi soccorsi alla inesauribile munificenza del Re, m’indirizzai al Comune, alla Provincia, ai Ministeri. Non mai secondo a nessuno nel sovvenire a quelle istituzioni che mirano a migliorare le sorti dell’operaio, il Re nostro accolse benevolo la domanda che gli feci e ne ebbi lire dugento. Il Ministro dell’Istruzione pubblica, confortandomi con gentili parole, mi partecipava ad un tempo che con Decreto in data 4 giugno 1867 era stato assegnato uno straordinario sussidio di dugento lire alla Biblioteca popolare da me promossa. Altri Ministeri, fra’ quali quello della Guerra, degli Affari Esteri, dell’Interno, e delle Finanze; venivano a consolidare con offerte di [p. 13 modifica] denaro e di libri l'opera, alla quale attendevo. Cosi la mia Biblioteca, nata da umili principj, doveva avere larghe testimonianze di approvazione da cospicue autorità, certo segno della molta importanza ed utilità che in essa ponevano.

Il 12 settembre 1867 adunai il Comitato nella sala del Palazzo Comunale di Livorno gentilmente concessa; esposi brevemente ciò che avevo fatto per la istituzione della Biblioteca popolare dell’Ardenza; dissi che col raccolto poteva farsi più di ciò che avevo dapprima deliberato, e terminai il mio dire coi sottoporre all’approvazione del Comitato la proposta di fondare anche in città una di queste Biblioteche. La proposta mia veniva accettata, e il Comitato dopo tale deliberazione prendeva il nome di Comitato Promotore delle Biblioteche popolari Livornesi.

Un mio avviso sparso ed affisso per la città annunziava che per mio invito erasi costituito un Comitato di persone rispettabili per la fondazione delle Biblioteche, soggiungeva ciò che da me si era fatto e il molto che dovevasi fare per ottenere lo scopo, e terminava coll’invocare l'ajuto dei buoni, sul quale le mie deboli forze facevano assegnamento. Popolani e ragguardevoli uomini, accolsero con gioia questo mio annunzio, e la impresa trovò il favore di tutti.

L’onorevole deputato cav. avv. Eugenio Sansoni fu allora nominato Presidente del Comitato. Coll’opera sua e coir autorità che godeva e gode nella città, potè far molto. Un’altra benemerita persona, il prof. Aristide Provenzal, si unì a me per la raccolta dei libri ; egli colle sue aderenze e coll’ascendente che aveva sull’animo di molte persone, potè in brevissimo tempo raccogliere un cospicuo numero di volumi, e così i libri per le proposte Biblioteche ascesero a più di milledugenlo.

L’impresa da me promossa, che dapprincipio fu credula impossibile, prendeva incremento tale da doverla assicurare per l’avvenire. I tristi che avevano dapprima seminata la zinzania per ingenerare diffidenza, furono svergognati, annichiliti. Molti che mi avevano lungamente osteggiato, che avevano talora male interpretate le mie intenzioni ed anche bruttamente calunniato, ebbero loro malgrado ad apprezzare Y opera mia ed i retti miei proponimenti. Rimasero però sempre indifferenti, benché avessi [p. 14 modifica] da loro ben ragione di attendere soccorso e cooperazione. A me bastò che ne risconoscessero la importanza.

Ogni ordine di cittadini aveva colle oblazioni cooperato alla mia impresa; mancava l’Esercito che in altre occasioni erasi mostrato a simili opere sommamente propenso. Feci ricorso allora alla R. Scuola Normale dei Bersaglieri, che non appena ricevuto il mio invito offeriva circa Lire 41, somma raccolta fra ufficiali che amano il miglioramento morale di quel popolo, in mezzo al quale vivono.

In occasione degli sponsali di S. A. R. il Principe Umberto colla Serenissima Principessa Margherita, il Comitato deliberò, dietro mia proposta, d’inviare in Firenze una Commissione per presentare al Patrono delle Biblioteche popolari Livornesi un Indirizzo di felicitazione. I membri della Commissione predelta ebbero l’onore di essere ricevuti dal Principe, il quale si degnò intrattenerli lungamente a parlare della importanza grande della istruzione e nel congedarli faceva caldi voti, acciocché presto venisse inaugurato V Istituto, del quale Egli era il Patrono.

Il Municipio di Livorno, sempre primo nel promuovere la istruzione popolare e nel concorrere a quelle imprese che sono di utilità pubblica, a proposta del cav. avv. Guglielmo Borghini, allora Assessore, concedeva un sussidio di Lire dugento.

Il 16 aprile 1868 fu eletta una Commissione per la compilazione dello Statuto. Essa ben presto si mise all’opera e in men di dodici giorni potè presentare al Comitato un progetto di Statuto, il quale dopo poche modificazioni veniva approvato.

A differenza degli Statuti dì altre simili Società, in questo sono stabilite due qualità di soci, cioè i fondatori, che contribuiscono lire cinque d’entratura e centesimi sessanta al mese; e gli ordinari, che pagano mensualmente una quota di centesimi trenta. Tutti i cittadini d’ogni ordine e condizione, purché non siano stati condannati per crimini e delitti e che non tengano una condotta riprovevole, possono far parte di questa Società. Dalla classe dei soci fondatori viene tratto il Consiglio Direttivo. Coloro poi che verranno in aiuto alla istituzione con ragguardevoli offerte o che con eminenti servigi le sieno stati utili potranno esser nominati soci benemeriti. [p. 15 modifica]Appena stampati gli Statuti, fu mia cura diffonderli. I membri tutti del Comitato si diedero a cercare persone che sottoscrivessero come soci. Dapprima trovammo molte difficoltà; ma in breve spazio di tempo i soci fondatori furon più che 70 e gli ordinari circa 200. Fu per me cosa gratissima vedere che il ricco non disdegnava di unirsi in Società coi buoni popolani.

Questo fatto indicò che s’intendeva lo scopo dell’associazione e che si erano vinti i pregiudizii del passato. Anche molte dame rispettabili vollero contribuire al generoso pensiero iscrivendosi nell’albo dei soci; ciò mi consolò grandemente, perchè dava a divedere che la donna conosceva quanto debito abbia di promuovere la coltura della mente e del cuore. Tali resultati m’incoraggiarono assai, e messomi d’accordo col Presidente invitai a radunanza il Comitato, affinchè deliberasse l'apertura delle Biblioteche, e nominasse Commissioni per provvedere al modo di farne la solenne inaugurazione e per ricercare i locali necessarii e collocarle.

Il Comitato venne adunato conforme a’ miei desiderii (7 aprile 1869) e deliberò che la solenne inaugurazione delle Biblioteche popolari Livornesi si facesse la seconda domenica di giugno.

Credendo che sarebbe stata cosa per più rispetti onorevole l’imporre alle Biblioteche popolari il nome di qualche illustre italiano, intitolai la Biblioteca dell’Ardenza da quello di Pietro Thouar, nome che, come disse il Ministro della Pubblica Istruzione, è si caramente ricordato fra noi.

Alla prima Biblioteca di Livorno venne imposto il nome del benemerito cittadino Carlo Bini; e così il luogo, dove si distribuisce il pane dello spirito, diventava anche degnissimo tempio a’ benefattori dell’umanità.

Commissioni di onorevoli persone si posero con zelo alla ricerca delle stanze pel collocamento delle Biblioteche, e in men di quindici giorni la Biblioteca popolare Carlo Bini era in ordine.

Venne il 13 giugno 1869, in cui, come si era pubblicamente annunziato, doveva farsi la solenne inaugurazione delle Biblioteche popolari Livornesi. Di tale inaugurazione lascio il racconto ai Giornali che ne diedero notizia. [p. 16 modifica]Solenne inaugurazione delle Biblioteche popolari Livornesi.

«Domenica passata, 13 giugno, fu per Livorno giorno di lieta festa, perchè entro le sue mura s’inauguravano solennemente le Biblioteche popolari livornesi promosse dall’egregio Narciso Giachetto già benemerito fondatore di simili Biblioteche anche nella città di Firenze.

Questa festa aveva luogo nell'aula maggiore del Liceo Niccolini, e la presenziavano il commendatore Aurelio Gotti, venuto espressamente da Firenze a rappresentare il Ministro della Pubblica Istruzione, il Prefetto della Provincia, il ff. di Sindaco, il Presidente del R. Tribunale, il Direttore e i Professori dell’ Istituto di Marina Mercantile, il comm. Tommaso Buccina, il Direttore e i Professori del R. Liceo, il R. Delegato Scolastico, gl’Insegnanti delle scuole tecniche, ginnasiali ed elementari, moltissime notabilità della città, molte eleganti signore ed un pubblico numerosissimo.

La banda della Guardia Nazionale, diretta dal cav. Car lini, spiegando i suoi lieti concenti venne a rendere più brìi lante questa festa.

Al tocco preciso, il Comitato delle Biblioteche popolari livornesi prese posto nella sala, e il suo presidente, l’onorevole deputato cav. avv. Eugenio Sansoni, diede lettura di un forbitissimo discorso in cui brevemente toccò di questo Istituto ne lodò il benemerito promotore, espose le òpere che avea compiute il Comitato, le sue condizioni, i suoi divisamenli e le speranze che nutriva perchè questa utile istituzione abbia una durevole esistenza e sia profittevole per la moralità popolare. Le parole dell’on. Sansoni, vennero vivamente encomiate.

Fece seguito al presidente il prof. Provenzal, che lesse poche parole ripetendo press' a poco ciò che era stato detto dal primo.

Quindi il benemerito promotore e segretario sig. Narciso Giachetti, pronunciò un discorso inteso a dimostrare l'utilità delle Biblioteche circolanti e della necessità di diffonderle per tutta Italia, dimostrò ancora che esse hanno da combattere [p. 17 modifica] nemici terribili, quali sono: l’ozio e la bettola, esortò i popolani a dedicarsi alla lettura educativa e morale, e terminò il suo dire ringraziando i membri del Comitato per l’opera che avevano prestala a favore della istituzione da lui promossa.

Il discorso profferito dall’egregio fondatore era pieno d’affetto per le classi operaie e spirava i più retti intendimenti a prò di esse. Piacque sì tanto che il Giachetti venne vivamente applaudilo e fu costretto a ripresentarsi allo scelto uditorio per ringraziarlo delle dimostrazioni di simpatia cui veniva fatto segno.

Il Giachetti nel suo discorso disse che “quel giorno era per lui il più felice della sua vita,„ e non s’ingannava, perchè oltre a veder coronati da un prospero successo le sue non lievi fatiche, veniva fatto argomento di ammirazione per parte di molte autorevoli persone che gli si stringevano attorno per seco lui congratularsi.

Molto frutto avranno fatto le parole dei signori Sansoni e Giachetti in chi le udì; ma maggiore lo faranno se, come speriamo, verranno date alla luce e che si potranno da tutti meditare.

Dobbiamo porgere una parola di lode all’ egregio Narciso Giachetti per le molte cure che ha spese per il miglioramento delle classi popolane, e per aver fondato qui e altrove una istituzione che se fosse diffusa dappertutto sarebbe apport tatrice di successi, che per ora non sono che un desiderio.»

Estratto dal Corriere Italiano, Anno V. N. 170.


Biblioteche popolari. «Domenica, 13 del mese corrente, a Livorno furono inaugurate le Biblioteche popolari. Questa inaugurazione fu una festa come di famiglia, solenne nella sua semplicità e resa bella da un bel pensiero che teneva tutte le menti e tutti i cuori di quanti erano convenuti nell’ampia sala del R. Liceo Niccolini dove appunto si faceva la festa; v’erano le autorità amministrative e politiche della città, v’era il comilato che s’era fatto iniziatore di tali biblioteche, v’era infine un bel numero di cittadini e di signore, che mostravano col fatto solo della loro presenza, come tenessero la nuova [p. 18 modifica] istituzione meritevole della cura e dell’affetto di ogni classe di cittadinanza. Furono letti tre discorsi bene accomodali al momento, uno dal cavaliere avvocato Eugenio Sansoni, uno da un professore del Liceo, ed uno infine dal signor Narciso Giachetti, il quale prima d’ ogni altro ebbe il pensiero di istituire in Livorno le biblioteche circolanti. Questi discorsi furono lutti e tre applauditi perchè pieni di assennati ragionamenti, e belli di amor patrio. Fra un discorso ed un altro suonava allegre armonie la musica della guardia nazionale.

I volumi fino ad ora raccolti sono circa mille dugento, ma messi assieme i primi, non è a dubitare che ne saranno offerti ben altri, e che non sarà per mancare a si nobile opera e veramente educativa r aiuto del Governo e del Municipio. Noi non possiamo far altro che applaudire a tal cosa, ma applaudiamo veramente di cuore.»

Estratto dal giornale La Nazione, Anno XI. N. 470.


Il 20 giugno principiò la distribuzione dei libri della Biblioteca circolante Carlo Bini. Molti popolani fecero richiesta di opere, e in brevissimo tempo coloro che fruirono della Biblioteca, furon più centinaia.

Il primo agosto 1869 furon chiamati i soci in adunanza generale per la costituzione della Società e per la nomina del consiglio di direzione. A presidente venne confermato l'onorevole deputato cav. avv. Eugenio Sansoni. In quella medesima adunanza la Società a voto unanime mi eleggeva primo socio benemerito. Tale inaspettata testimonianza di stima che la Società si degnava darmi, io sentiva di non meritarla. L’avrei rifiutata, se non avessi temuto di parere troppo ingrato e scortese.

Restava che s’inaugurasse la Biblioteca popolare Pietro Thouar. Per lo eseguimento di tale solennità si aspettò il 5 settembre , nel qual giorno veniva fatta la distribuzione de’ premi agli Alunni delle Scuole Elementari suburbane del (Comune.

Anche di questa festa lascio il racconto all’Indicatore Commerciale di Livorno del di 6 Settembre 1869:

«Ieri mattina ebbe luogo nella Sala de’ Casini dell’ [p. 19 modifica] Ardenza, la solenne distribuzione dei premi agli alunni delle Scuole Elementari Comunali di campagna. Presiedeva la solennità l'Assessore della pubblica istruzione Signor Dott. Antonio Mangini, al quale facevano lieta corona il R. Delegato Scolastico Mandamentale, la Deputazione sorveglialrice delle Scuole Comunali, varii Maestri delle Scuole di Città, ed una eletta schiera di signori e signore.

La funzione veniva aperta dall’Assessore Mangini con alcune parole adatte alla circostanza e che venivano meritamente applaudite.

Indi il chiarissimo Sig. Dott. Francesco Domenico Falcucci, Deputato delle Scuole, leggeva un interessante discorso che veniva accolto con plauso dall’uditorio.

Terminata la distribuzione dei premi il Sig. Avv. Dino Malenchini, Delegato Scolastico, che rappresentava la Presidenza della Società delle Biblioteche popolari Livornesi, pronunziava brevi parole e invitava l’egregio Sig. Narciso Giachetti, promotore delle Biblioteche suddette, a profferire il discorso di inaugurazione della Biblioteca Pietro Thouar istituita nel paese.

Il predetto sig. Giachetti con nobili e calde parole che riscuotevano spontanei e vivissimi applausi, parlava allora della utilità della istituzione delle Biblioteche popolari e con affettuosi accenti rammentava agli astanti le virtù e la benemerenza dell’insigne suo maestro Pietro Thouar, nel cui nome s’intitolava la Biblioteca dell’Ardenza.

Compiuta la ceremonia l’Assessore, il R. Delegato Scolastico, la Deputazione delle Scuole, e moltissimi invitati si recavano a visitare la Biblioteca.

La Banda Musicale dell’Ardenza rallegrava con le sue » sinfonie questa festa che riuscì splendidissima.»


La Biblioteca popolare Carlo Bini in soli sei mesi ha imprestato a leggere ben più di tremilacinquecento volumi, come rilevasi da’ suoi registri di distribuzione.

La Biblioteca popolare Pietro Thouar in tre mesi ha dato a leggere quasi trecento libri, numero assai notabile, se si [p. 20 modifica] considera che il piccolo villaggio dell’ Ardenza non ha che poche centinaia di abitanti.

Prima di chiudere questi cenni storici mi corre l'obbligo di rivolgere qualche parola ai membri del Consiglio Direttivo della Società delle Biblioteche popolari Livornesi. Spero che non isdegneranno le mie parole, perchè ben sanno che di quelle fui il promotore, e sono come il padre che affidando il proprio figlio alle altrui cure fa voti ardenti, acciocché egli venga amato e protetto.


«Adoperatevi perchè attecchisca ed abbia una durevole esistenza la nostra cara istituzione. Non cercate le vostre soddisfazioni nelle imprese di grido, ma nelle umili che rimangono inosservale, ma che preparano lentamente i trionfi delle cause gènerose. Troverete nemici che cercheranno di denigrare lo scopo che essa si propone: non vi sgomentate, perchè dovete avere bene in mente che tutte le più sante istituzioni hanno avuto nemici acerrimi. Non date ascolto alle calunnie ed alle accuse degli illusi e de’ malvagi. Il programma della istituzione è quello di sollevare la plebe alla dignità di popolo, e del popolo per mezzo del lavoro e dello studio fare una nazione culta, ricca e civilissima.

Fatevi apostoli d’incivilimento, disprezzate gli ostacoli, distruggete i pregiudizii. Allora l'opera mia e vostra sarà benedetta da tutti i buoni e non morrà giammai, perchè fondala sul progresso e sulla moralità




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DOCUMENTI


Circolare N.° 1.


Illustris. Signore,

Facciamo di tutto per sollevar la plebe a dignità di popolo.



Una delle istituzioni più utili alla società umana è quella delle Biblioteche popolari. L’Inghilterra, la Francia, il Belgio e la Germania ne hanno in gran numero, e tutte nate e mantenute co’ sussidii delle persone che amano il miglioramento civile e politico del popolo. Anche in Italia si principiò, ma siamo tuttora molto indietro. Se ogni borgata, ogni villaggio avesse la sua biblioteca, quanta luce di sapere si spargerebbe sulle classi operaie! È ormai provato che le scuole non bastano a tutti i bisogni di un popolano. Quando egli ha imparato a leggere, e scrivere e a far di conto, dovrà forse non coltivar più il suo ingegno? o non dovrà egli al contrario ampliare sempre più le sue cognizioni? In questo caso gli abbisogneranno libri, onde si alimenti in lui la fiamma del sapere e del progresso. In Italia è ancora un desiderio ciò che di frequente si vede nel popolano d’Inghilterra e di Germania, il quale nei giorni festivi, uscito che sia dalle funzioni sacre, entra nella biblioteca e vi passa le sue ore in mezzo ai libri; e nella serata, raccolta la famiglia intorno al focolare domestico, racconta ad alta voce quello che ha letto nella mattina. In tal guisa le cattive abitudini, i vizii e le scioperatezze cedono il luogo alla virtù, e così i figli seguendo [p. 22 modifica] le orme del padre crescono virtuosi, e divengono buoni e laboriosi cittadini, o valorosi soldati della patria.

Io, per i consigli di molte persone autorevoli, mi sono proposto d’istituire in questo luogo una biblioteca popolare, la quale dovrà esser formata colle offerte e i sussidii di quelle persone che amano il miglioramento dell’ istruzione ed educazione popolare.

Non dubito cne V. S. Illust. approverà questa mia proposta, e spero che anche Ella vorrà degnarsi d’inviarmi qualche offerta per potere aprire al più presto possibile questa Biblioteca tanto necessaria al popolo. Beniamino Franklin diceva: Non si può mettere dell’oro in tutte le borse, ma si può arricchire tutte le anime colla coltura dell'intelletto e del cuore.»

Frattanto Le anticipo mille ringraziamenti, e con tutta la stima mi sottoscrivo

della S. V. Illustrissima

Livorno, gennaio 1866.

devotissimo

Narciso Giachetti



Circolare N.° 2.


BIBLIOTECA POPOLARE

PIETRO THOUAR


Comitato Promotore



Illustriss. Signore,

Fino dai primi del 1866 il Sig. Narciso Giachetti mostrò desiderio di istituire all’Ardenza una Biblioteca a benefizio degli artigiani.

Molti illustri personaggi d’Italia, risposero all'appello [p. 23 modifica] diramato dal Sig, Giachetti, inviando libri adattati alla intelligenza del popolano; e in poco tempo si raccolsero parecchie centinaia di volumi.

Nel momento di cogliere fratti da questa nobile istituzione, si fa maggiore il bisogno del concorso di quelle persone che amano il miglioramento morale e intellettuale delle classi operaie.

Quindi, i Componenti il Gomitato Promotore, si fanno dovere di rimettere alla S. V. Illusi, una modula di sottoscrizione, sperando che Ella vorrà contribuire allo svolgimento e decoro di questa Biblioteca.

Della S. V. Ill.ma

devotissimi

I Componenti il Comitato

(Seguono le firme)



Il Segretario: N. Giachetti, Promotore


Circolare N.° 3.


BIBLIOTECA POPOLARE

PIETRO THOUAR


Comitato Promotore



Illustriss. Signore,

Volle il cielo che la nostra misera Patria dopo tanti secoli di divisione e di schiavitù, venisse riunita sotto lo scettro costituzionale di un Re Galantuomo. È tempo ornai che le cure di chi veramente ben l’ami rivolgansi al miglioramento intellettuale e morale del popolo. [p. 24 modifica]È ornai provato che le scuole sole non bastano a formar del popolano un buono ed onesto cittadino. Sono necessari i buoni libri onde si alimenti in lui la fiamma del sapere e del progresso. Il complemento della scuola è dunque la Biblioteca popolare.

Questa istituzione che ha prodotto tanti vantaggi neir Inghilterra e in Germania, sarebbe desiderabile prendesse un vasto campo ancor fra noi, che tanto è necessaria l’ istruzione e r educazione delle classi operaje.

L’istruzione è la vera forza di un popolo, poiché non sarà mai veramente libero , se non sarà dall’ignoranza emancipato.

Per questo fine sorgerà in questo luogo una Biblioteca popolare; ma per compiere il santo scopo è necessaria la cooperazione di tutti. Nessun cittadino che senta amor di patria non mancherà al nostro appello, noi lo speriamo. Rammentiamoci che nessun denaro, nessun sacrifizio, è meglio speso che in prò dell’istruzione, che è la sola che rigenera un popolo e che lo fa forte contro lo straniero oppressore.

I sottoscritti pregano la S. V. volersi compiacere di favorire generosamente la Biblioteca medesima di quelle opere che Ella crederà più convenienti a conseguire lo scopo.

Frattanto Le anticipano mille ringraziamenti, e con tutta la stima si sottoscrivono

della S. V. Ill.ma

devotissimi

I Componenti il Comitato

(Seguono le firme)



Il Segretario: N. Giachetti, Promotore [p. 25 modifica]

Circolare N.° 4


BIBLIOTECHE POPOLARI LIVORNESI

sotto il patronato

di

S. A. R. il Principe Umberto


Comitato Promotore



Illustrissimo Signore,

La mancanza quasi assoluta nella nostra città e nelle nostre campagne di Istituzioni tendenti al miglioramento morale e intellettuale delle nostre classi operaje, ed il bisogno immenso che ve ne ha, fecero determinare i sottoscritti ad unirsi in Comitato per istituirvi alcune Biblioteche popolari circolanti.

A conseguire questo scopo abbisogna che non venga meno la cooperazione di coloro, che sempre protessero ed amarono il miglioramento morale e materiale di quella parte del popolo la quale nacque e rimase per molto tempo priva di educazione e d’ istruzione , che sole fanno grandi e felici le nazioni. Per questo fine il Comitato Promotore fa appello alla S. V. Ill.ma, cui tanto stanno a cuore le sorti del morale incivilimento, onde voglia cooperare a questo nobile Istituto, col versare il suo obolo o con far dono di qualche, buon libro.

Pel Comitato

N. Giachetti, Promotore e segretario


VistoII Presidente

E. Sansoni.


[p. 26 modifica]

MANIFESTI


CITTADINI,

I gravi mali che sovente colpiscono l’uomo, la famiglia e la società, sono per lo più caginoati dall’ignoranza. Volete voi porvi riparo? Diffondete nel popolo la istruzione.

La sospettosa prepotenza dei despoti costantemente avversò per lunghi secoli in Italia la istruzione del popolo; ben conoscendo che a sostenersi non potea far fondamento che sulla ignoranza e sulla immoralità delle moltitudini.

Ora i tempi sono cambiati; quel popolo medesimo che fino a ieri era stato tenuto dalle male signorie nell’abbrutimento, rialza la fronte per fruire degnamente dei grandi beni, a cui la libertà lo ha chiamato. L’istruzione è il primo bene che produce la libertà.

Fra le molte istituzioni che oggi prendono piede in Italia è certo una delle buone quella delle biblioteche popolari. La biblioteca popolare è il complemento dell’istruzione che viene data nelle scuole.

II sottoscritto si è proposto d’istituire nella città e nelle campagne di Livorno alcune di queste biblioteche. Molti illustri personaggi d’Italia hanno risposto all’invito con doni di libri e di denaro. S. A. R. il Principe Umberto si è degnato concedere a questa nobile Istituzione il suo allo patrocinio.

Cittadini,

La istituzione delle biblioteche popolari che è per ordinarsi in questa Città ha bisogno della cooperazione di tutti voi. Non una persona , non una famiglia coll'obolo o col dono di buoni [p. 27 modifica] libri mancherà a quest’invito: a tal fine sono aperte le sottoscrizioni. Varie note di offerte circolano già fra le mani delle persone più rispettabili del paese, e si vuole sperare che saranno per coprirsi di firme. È stalo eletto un Comitato Promotore composto dei Signori:

Cav. Avv. Eugenio Sansoni Leopoldo Lori
Cav. Michele Palli Fabio Corsoni
Cav. Avv. Salvatore Disegni Giovanni Montigiani
Avv. Dino Malenchini Michele Soderini
Dott. Prof. Antonio Lami Enrico Berti
Avv. Ettore Toci Gaetano Gualtieri
Prof. Aristide Provenzal Gustavo Milani
Giuseppe Fedi Antonio Lucchesi
Prof. Ottaviano Targioni-Tozzetti Giuseppe Rossi
Antonio Matteoli Gabbriello Moschini
Santi Caturelli Demetrio Forzani
Cav. Prof. Giuseppe Chiarini Gio. Batt. Lomi


incaricati di andar da quelle famiglie che non figureranno fra le concorrenti per raccorre le offerte di denaro o di libri.

Cittadini,

Le nobili istituzioni hanno messo sempre radice fra di voi. Il sottoscritto confida nel vostro patriottismo. Nessun denaro è meglio speso che in prò dell’ istruzione la quale sola rigenera un popolo e lo fa degno della libertà.

Livorno, li 14 decembre 1867.

Il Vostro Concittadino

Narciso Giachetti


[p. 28 modifica]

BIBLIOTECHE POPOLARI LIVORNESI

SOTTO IL PATRONATO

DI

S. A. E. il Principe Umberto.


Comitato Promotore


MANIFESTO.

I sottoscritti, dietro invito del Sig. Narciso Giachetti, si sono costituiti in Comitato per la istituzione delle Biblioteche popolari circolanti nel Comune di Livorno.

Essi non staranno ad aggiungere parole a quelle dette dal sig. Giachetti per raccomandare questa nobile Istituzione, perchè il suo scopo e i sentimenti dei loro concittadini debbono bastare ad assicurarle il favore di tutti.

Qualunque offerta sia in denaro che in libri sarà bene accolta. La sede del Comitato è nel Palazzo Comunale: il signor prof. Aristide Provenzal è incaricato di ricevere le oblazioni. I nomi dei soscrittori saranno pubblicati nel Giornale della Provincia l'Indicatore Commerciale.

Appena sarà raccolto un sufficente fondo sociale, i sottoscritti promuoveranno la costituzione della Società, a cui spetteranno la proprietà e la direzione delle Biblioteche popolari Livornesi.

Livorno, li 15 decembre 1867.

Il Comitato

Cav. Avv. EUGENIO SANSONI, Presidente

{Seguono le altre firme.)

[p. 29 modifica]

INAUGURAZIONE

DELLE

BIBLIOTECHE POPOLARI

LIVORNESI


Domenica, 13 corrente, a ore 4 pomeridiane, avrà luogo nella sala maggiore del R. Liceo Niccolini la inaugurazione della prima Biblioteca popolare livornese. Terminata la solennità , il pubblico potrà visitare la biblioteca, posta in Via della Rondinella, al N. 5.

La distribuzione dei libri comincierà la domenica successiva nelle ore e colle norme che saranno indicate.

La festa alla quale invitiamo i Livornesi e la istituzione che con essa s’inaugura sono cose modestissime, alle quali non si convengono le molte e pompose parole. Promuovendo un’impresa che stimiamo utile al popolo e che già trova favori e dà buoni frutti in parecchie città d’ Italia , crediamo di avere adempiuta un dovere di cittadini e di avere interpetrato un pubblico desiderio.

Se il paese vorrà incoraggiare e aiutare la nostra istituzione, e il popolo saprà profittarne, ciò sarà per noi la miglior prova che non c’ingannammo, e il miglior compenso alle nostre lievi fatiche.

Livorno, li 10 giugno 1869.

Il Comitato

SANSONI Cav. Avv. EUGENIO, Presidente

Giaghetti Narciso, Segretario.

(Seguono le altre firme).

[p. 30 modifica]

LETTERE

DI

ILLUSTRI PERSONAGGI


Affinchè da tutti si possa giudicare come fu accolta la fondazione delle Biblioteche popolari Livornesi pubblichiamo alcune fra le molle lettere che ci pervennero.

I.

Lettera del Cav. Comm. Prof. Domenico Berti Deputato al Parlamento e già Ministro della Istruzione Pubblica del Regno d’Italia.

MINISTERO della Istruzione Pubblica Gabinetto Particolare

All’Egregio Signore Sig. Narciso Giochetti

Livorno Firenze, li 18 gennaio 1866.

Niente parmi più lodevole e degno d’incoraggiamento che le istituzioni volte alla educazione ed istruzione del popolo. E fra queste istituzioni è certo una delle buone quella delle biblioteche popolari, che con molto compiacimento dell’animo veggo incominciare ad introdursi anche in Italia. Io fo plauso al suo nobile proposito d’istituire una di tali biblioteche nella città di Livorno, e La conforto a proseguire animoso nelle cure che si dà per recare ad atto il suo divisamene; e Le prometto fin d’ora che contribuirò anch’io all’adempimento della sua impresa.

Gradisca intanto, egregio Signore, le sincere proleste di stima e di osservanza con le quali me Le offro

devotissimo

Berti [p. 31 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/37 [p. 32 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/38 [p. 33 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/39 [p. 34 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/40 [p. 35 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/41 [p. 36 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/42 [p. 37 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/43 [p. 38 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/44 [p. 39 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/45 [p. 40 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/46 [p. 41 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/47 [p. 42 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/48 [p. 43 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/49 [p. 44 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/50 [p. 45 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/51 [p. 46 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/52 [p. 47 modifica]

GIUDIZIO DELLA STAMPA ITALIANA

(Articoli estratti da alcuni Giornali)


Biblioteche popolari. — La libertà è feconda. Ecco che anche in Italia mette radici quella bella e utilissima istituzione delle Biblioteche popolari, che hanno fatto già splendida prova in Inghilterra, nel Belgio, nella Germania e in Francia.

Noi ci rallegriamo coll'egregio sig. Narciso Giachetti di Livorno, a cui è venuto in mente d’istituire in quella popolosa città una di tali Biblioteche. Vorremmo che tutti i livornesi amanti del pubblico bene ajutassero in quest’opera benedetta il valente uomo: vorremmo che l’esempio della vicina Livorno trovasse qui imitatori, e anche qui s’istituissero Biblioteche popolari, che son quelle dove il popolo, non abbastanza ricco per provvedersi libri del proprio, può erudirsi nel bello, nel vero, nel buono.

Diceva Beniamino Franklin: «Non si può mettere dell'oro in tutte le borse; ma si può arricchire tutte le anime colla coltura dell’intelletto e del cuore». Adoperiamoci dunque tutti del nostro meglio perchè le istituzioni che sono figlie della libertà, fruttifichino anche nel nostro terreno.

Noi siamo lieti intanto, per gentile invito fattoci dal sig. Giachetti, di aprire le nostre colonne a chi volesse sottoscrivere per la Biblioteca livornese, e siamo lietissimi di poter pubblicare la seguente lettera che Y on. Berti ministro dell’istruzione ha dirizzato al sig. Giachetti. È un bel documento, che onora il ministro e il fondatore della Biblioteca.

Ecco la lettera: Vedi a Pag. 30.

Gazzetta del Popolo, 27 gennaio 1866 N. 25

[p. 48 modifica]Biblioteca popolare Pietro Thouar. — Il sig. Narciso Giachelli si è acquistalo un glorioso titolo alla benemerenza italiana facendosi promotore di una Biblioteca popolare, che fra non molto sorgerà in questo luogo.

Il paese tutto ha sentito con piacere tale istituzione, e molte distinte persone di Livorno con a capo il Sindaco e l'Assessore dell’istruzione, si sono costituite in Comitato promotore per mettere ad atto la nobile opera iniziata dal sig. Giachetti.

Giorni sono si radunarono in una sala di queste scuole i Componenti il Comitato promotore per costituirsi definitivamente. Il sig. Giachetti apri la riunione con un discorso appropriato alla circostanza facendo conoscere l'utilità di tale istituzione. Le sue parole dette con affetto fecero una profonda impressione nell'animo degli uditori e furono molto applaudite. Parlarono altre persone, fra le quali l'avv. Malenchini, e terminò l’adunanza col far voti perchè vada ad effetto questa nobile istituzione.

Ecco un altro passo che si fa nella via del progresso. Noi speriamo che il Ministro Berti vorrà dare un attestato di benemerenza all’egregio sig. Narciso Giachetti, promotore della Biblioteca popolare Pietro Thouar, che certo ben se lo merita per le molte ed incessanti cure che presta alla popolare istruzione.

Gazzetta del Popolo, 12 febbrajo 1867. N. 40.


Il benemerito editore sig. Carlo Usigli di Firenze tempo fa faceva dono alla Biblioteca popolare Pietro Thouar, promossa dall’egregio Narciso Giachetti, di circa 60 volumi di opere pregevolissime e tutte adattate alla intelligenza del nostro popolo.

Questo generoso e filantropico atto del sig. Usigli è una nuova prova di quanto egli ami il miglioramento morale e intellettuale delle nostre classi operaie. Faccia il cielo che si possano trovar molti imitatori, e noi invitiamo i nostri lettori a voler concorrere con i loro doni ad arricchire la detta Biblioteca. Ai librai pure facciamo preghiere di volere inviare a questa Istituzione qualche buon libro.

Quando in ogni città e in ogni villaggio d’ Italia avranno preso piede queste nobili Istituzioni allora potremo dir [p. 49 modifica] mente che noi non abbiamo più analfabeti e che tutti i cittadini si sentono degni di godere della libertà.

Gazzetta del Popolo, 4 novembre 1867. N 294.


La mattina del di 7 maggio la Commissione del Comitato promotore delle Biblioteche popolari Livornesi ebbe r alto onore di essere ricevuta in udienza particolare da S. A. R. il Principe Umberto, per felicitarlo de’ suoi sponsali colla Principessa Margherita, e per presentargli un indirizzo riccamente legato.

S. A. R. accolse colla sua solita benignità i Componenti la Commissione e s’intrattenne con essi per più di mezz’ora, informandosi con interesse della Istituzione, facendo molti elogi al suo Promotore,* il benemerito sig. Narciso Giachetti, e incaricando la detta Commissione a farsi interprete presso il Comitato medesimo della viva soddisfazione colla quale accoglieva gli augurii che venivano fatti per la Sua Augusta Persona e per la illustre Casa di Savoja.

Nello stringere la mano ai singoli Componenti la rappresentanza, il sullodato Principe, che è il Patrono di queste Biblioteche, si raccomandò caldamente che il popolo venisse assuefatto alla lettura de’ buoni libri «perchè, com’Egli diceva, da essa sola potremo sperare che le classi meno agiate della società si rendano degne della libertà e della grandezza della nostra Patria.»

Gazzetta del Popolo, 9 maggio 1868. N. 422.


Il Municipio di Livorno, che ha tanto a cuore le istituzioni popolari, nell’ adunanza del dì 27 giugno p. p. deliberava di accordare un sussidio di Lire italiane 200 alle Biblioteche popolari Livornesi promosse da Narciso Giachetti.

Un sussidio di lire dugento a una istituzione che ha bisogno di molti mezzi per installarsi, è meschina cosa; ma pure il Giachetti e il Gomitalo delle Biblioteche popolari suddette vogliono sperare che il sig. cav. avv. Guglielmo Borghini, assessore per la pubblica istruzione, vorrà insistere presso la Giunta Municipale perchè detto sussidio venga portato a lire cinquecento, [p. 50 modifica] com’era stato da lui dapprima proposto. Intanto in nome del Giachelti e del Comitato anzidetto riceva il sig. Borghini anticipali ringraziamenti.

Gazzetta del Popolo, 3 luglio 1868. N. 472.


Biblioteca Popolare. — Riceviamo dal sig. Narciso Giachetti di Livorno la seguente lettera, colla quale precede l’iniziativa di un'utile proposta per fondare in Livorno una Biblioteca popolare. Non possiamo che lodarne cordialmente il signor Giachetti, e desiderare una buona riuscita a' suoi filantropici sforzi.

Ecco la lettera: vedi la Circolare N. 4. a Pag. 21.

La Nazione, 4° gennajo 1866, N. 1.


Il sig. Giachetti a Livorno va fondando una Biblioteca popolare, destinata, come lo dice il titolo, a favorire l’educazione e l'istruzione del popolo. Applaudendo a codesta utilissima instituzione, ci giova sperare che non mancherà al signor Giachetti il concorso efficace di tutti coloro cui sta a cuore che il popolo educandosi diventi migliore.

La Nazione, 24 gennajo 4866. N. 24.


Biblioteche popolari. — Si è costituito in Livorno un Comitato per promuovere l'istituzione di Biblioteche popolari circolanti. È posto sotto il patronato di S. A. R. il Principe Umberto, e fa appello a quanti amano il miglioramento morale e materiale del popolo perchè cooperino alla nobile istituzione col versare il loro obolo o con far dono di qualche buon libro. Nel dare la dovuta lode a chi iniziò la utilissima opera, auguriamo che essa abbia il più prospero successo, e ci faremo solleciti di annunciarne i progressi, come ora ne raccomandiamo i principii ai lettori del nostro giornale.

Appendice alla discussione di Chiaravalle

N. 5 Anno II. marzo 4868, Ancona.


[p. 51 modifica]Il Comitato per le Biblioteche popolari Livornesi con opportuna circolare invita gli amici della popolare istruzione e del morale incivilimento a cooperare a quel nobile Istituto col dono di qualche buon libro o periodico. Noi gli facciamo dono del nostro giornale di molto buon grado.

La Scuola e la Famiglia, 12 marzo 4868. N. 41.


Biblioteca popolare Pietro Thouar. — Il signor Narciso Giachetto si è acquistato un glorioso titolo alla benemerenza italiana, facendosi istitutore e promotore di una Biblioteca popolare intitolata dall’immortale scrittore Pietro Thouar. Qual sia Io scopo di questa utilissima istituzione si vedrà dalla presente circolare del fondatore, indirizzata a lutti gli amatori della pubblica istruzione.

Vedi la Circolare N. 1 a Pag. 21.

Questa istituzione approvata già con le ministeriali del 18 gennajo e 27 febbrajo p. p. è stata così bene accolta in tutta Italia, che ormai non vi è più da dubitare di un felice resultamento. E noi siamo lieti che fra i contribuenti a cosi beli’ opera occupi il primo luogo il Ministro della istruzione pubblica, il quale ha indirizzato al primo fondatore e promotore la seguente lettera: Vedi a Pag. 30.

Anche noi, per quanto Sarà in poter nostro, contribuiremo alla Biblioteca popolare Pietro Thouar, facendo appello alla generosità de’ nostri lettori, perchè onorino del loro nome e delle loro offerte, sia in danaro, sia in libri, il bel novero dei cooperatori a tanto utile istituzione. E siam noi lieti di essere i primi ad aprire le colonne del nostro giornaletto a tutti coloro che si volessero sottoscrivere per la Biblioteca popolare Pietro Thouar.

La Riforma delle Scuole Elementari, 1 luglio 1866. N. 13.


Sotto il patronato di S. A. R. il Principe Umberto si è stabilito nella illustre città di Livorno un Comitato per istituirvi Biblioteche popolari circolanti, con la sede nel Palazzo Comunale. [p. 52 modifica] Noi auguriamo ai signori che hanno presa si nobile iniziativa un felice risultalo, e saranno benemeriti della patria loro.

L'Amico delle Scuole Popolari, 7 marzo 1868. N. 9.


Biblioteche popolari Livornesi. — Attesa la mancanza quasi assoluta nella città e campagne livornesi di istituzioni tendenti al miglioramento morale e intellettuale delle classi operaie, venne costituito un Comitato col nobile scopo .di stabilirvi Biblioteche popolari circolanti. Per tal’uopo, questo Comitato promotore fa appello ai sinceri amatori dell’istruzione popolare, affinchè vogliano cooperarvi o versando il loro obolo, o facendo dono di qualche buon libro.

Guida del Maestro Elementare Italiano

Anno II. N. 11, marzo 1808. Torino.


Le Biblioteche popolari di Livorno. — Secondo il parere di uomini insigni per dottrina o per sapienza civile, taluni dei quali, in diversi tempi ed in varie nazioni, dall’umile condizione dell’operaio sono salili ai primi uffici dello stato, la lettura è uno dei mezzi più efficaci a redimere le classi più infelici della società dall’ignoranza, e da quel corteggio di vizi e di miserie che inevitabilmente l’accompagnano. È quindi con un senso di vero compiacimento che noi annunziamo ai nostri lettori lo sviluppo, che vanno prendendo a Livorno, le due Biblioteche popolari circolanti, che una Società, costituitasi a quest’oggetto in quella città, inaugurò fin dal 13 giugno decorso, aprendo al pubblico, per la prima volta la domenica successiva, e tenendole d’allora in poi a disposizione del medesimo tutti i giorni festivi. La Società avrebbe avuto in animo di istituire un numero maggiore di queste Biblioteche; ma la deficienza di mezzi l’hanno costretla a limitarsi per ora a due, aventi la sede loro una in città, l’altra in campagna e precisamente all’Ardenza.

Dai dati che si riferiscono alla prima si rileva che i lettori accorsero in buon numero, a far domanda di libri fino dal primo giorno. Il loro numero è andato poi crescendo di mano in [p. 53 modifica] mano, dando in questo primo semestre una media di oltre cento lettori al giorno, un minimo non inferiore agli ottanta ed un massimo di centoquaranta circa.

Queste cifre ci sembrano assai eloquenti, poiché rivelano che l'istituzione risponde ad un bisogno ben sentito dalla popolazione. Verremmo quindi meno al nostro dovere, se non ci congratulassimo di cuore con quelle persone che ebbero il filantropico pensiero di arricchirne il loro paese, e se nel medesimo tempo non eccitassimo a volerla sostenere del loro appoggio tutte le altre, che tino ad ora sono rimaste estranee alla Società. Infatti dove F istituzione prenda maggior vigore, se ne moltiplicheranno e diffonderanno viepiù i benefizi: e questi sono manifestamente di tal natura che direttamente o indirettamente, riflettono la loro salutifera influenza sopra tutte le classi sociali di una città.

Annali deli Associazione per l'educazione del popolo.

Anno II. Fascicolo XIV. 1 febbrajo 1870, Firenze.


In Livorno per iniziativa del prof. Narciso Giachetti venne non ha guari istituita una Società provinciale per la fondazione delle Biblioteche popolari circolanti. Noi ne abbiamo sotf occhio Io statuto, e siamo lieti di poter registrare questa Società come una delle migliori d’Italia, perchè ha aperto due Biblioteche, e conta già da circa 250 soci. La sublimità dello scopo che si prefigge questa nobile istituzione apparisce chiaro perchè è il cardi-’ ne di ogni civile progresso. Vogliamo intanto sperare che anche in altri paesi si troveranno persone che imitando F egregio Giachetti si facciano promotori di biblioteche circolanti pel popolo.

L'Amico delle scuole popolari

Anno X. N. 6, 19 febbrajo 1870.


Fra i molti giornali che altamente encomiarono la, istituzione delle Biblioteche popolari Livornesi dobbiamo ricordare:

L'Educatore di Genova, Anno 1866. - La Speranza, Livorno, 1868. — Il Progresso Livornese, 22 marzo 1868. - La Nazione, 19 giugno 1869. — Il Corriere Italiano, 25 giugno 1869. — L’Indicatore Commerciale di Livorno, 6 Settembre 1869. — L'Educatore Italiano di Milano 1870. [p. 54 modifica]

SOCIETÀ

DELLE

BIBLIOTECHE POPOLARI LIVORNESI

SOTTO IL PATROCINIO

DI

S. A. R. il Principe Umberto


Statuto Sociale.


Art. 1. La Società delle Biblioteche popolari è istituita nel Comune di Livorno con lo scopo di promuovere l’istruzione e l'educazione del popolo, agevolando ad esso la lettura di buoni libri.

Art. 2. La Società mira a questo fine aprendo e mantenendo ad uso gratuito del popolo biblioteche circolanti, e in progresso di tempo anche biblioteche consultive.

Art. 3. La Società provvede alla istituzione e al mantenimento delle biblioteche colle tasse che pagano i Soci e coi doni ch’essa riceve.

Art. 4. La Società è composta di Soci fondatori, Soci ordinarli a Soci benemeriti.

Art. 5. La Società s’intenderà costituita quando abbia raggiunto un numero complessivo di Soci che le assicuri un’entrata di annue L. 1200 almeno.

Art. 6. I Soci fondatori pagano una tassa d’entratura di L. 5, ed una mensile di cent. 60.

Art. 7. I Soci ordinarii pagano una tassa mensile di c. 30.

Art. 8. Possono dal Consiglio di direzione ed [p. 55 modifica] amministrazione essere dichiarati Soci benemeriti tutti coloro che con considerevoli donativi di libri o d’altro promuovono l'incremento delle biblioteche popolari della Società.

Art. 9. Non si può essere Soci fondatori e ordinarii per un tempo minore di tre anni.

Art. 10. Costituita la Società, i nuovi Soci, così fondatori come ordinarli, debbono essere proposti da uno che sia già Socio, ed approvati dal Consiglio di direzione.

Art. 11. Tutti i Soci fondatori sono eligibili agli uffici dei quali componesi il Consiglio di direzione ed amministrazione della Società.

Art. 12. Tutti i Soci, così fondatori come ordinarii, hanno diritto all’uso dei libri della Società, nei modi prescritti dal Regolamento delle biblioteche.

Art. 13. Ogni Socio, sia fondatore, sia ordinario, può fare ammettere alle biblioteche popolari della Società tutte le persone ch’egli presenta come meritevoli di questo benefizio.

Art. 14. Ogni Socio può proporre r acquisto di qualche libro o periodico per le biblioteche popolari.

Art. 15. La Società è rappresentata e governata da un Presidente, un Vice-Presidente, quattro Consiglieri, un Cassiere, un Segretario, e tanti Bibliotecarii quante saranno le biblioteche ch’essa aprirà. Tutti questi ufficiali raccolti insieme formano il Consisiglio di direzione e amministrazione della Società.

Art. 16. Gli uffici mentovati nell’articolo precedente sono tutti gratuiti; e le nomine ad essi sono fatte in adunanza generale dalla Società, a maggioranza di voti ed a squittinio segreto.

Art. 17. Gli uffici del Consiglio durano tre anni; al termine dei quali possono essere confermate in essi le persone che già li tengono.

Art. 18. Il Consiglio tratta tutti gli affari della Società, e ne cura gl'interessi, sì materiali, sì morali.

Art. 19. Il Consiglio presenta nelle adunanze generali, che si tengono ordinariamente una volta l'anno, e alle quali tutti i Soci di ogni categoria hanno diritto d’intervenire, il rendimento dei conti della Società, già riveduto da due Sindaci eletti dalla Società stessa nell’adunanza precedente. [p. 56 modifica]Art. 20. Le adunanze del Consiglio non sono valide, quando non vi assistono almeno due terzi dei componenti il Consiglio stesso.

Art. 21. Il Presidente convoca e presiede tanto le adunanze generali che quelle del Consiglio, e veglia al buon andamento di tutte le cose che attengono alla Società.

Art. 22. Il Vice-Presidente adempie tutti gli uffici del Presidente, quando questi per assenza od altra cagione è impedito.

Art. 23. I Consiglieri assistono alle adunanze del Consiglio; e il più anziano di essi ne tiene la presidenza, mancando il Presidente, e il Vice-Presidente.

Art. 24; Il Cassiere cura nei modi regolari la esazione delle entrate della Società, ed eseguisce i pagamenti sopra Mandati firmati dal Presidente e dal Segretario.

Art. 25. Il Segretario assiste il Presidente in tulli gli uffici di che questi lo richiede, scrive i processi verbali delle adunanze, tiene la corrispondenza e conserva tutte le carte e documenti della Società.

Art. 26. I Bibliotecarii hanno la direzione delle biblioteche, e sono responsabili della conservazione e del buon andamento di esse. Assistono, aiutati dai Conservatori, alla distribuzione dei libri; ed hanno sotto i loro ordini un custode distributore, nominato dal Consiglio e retribuito.

Art. 27. Il Consiglio nomina fra i Soci ventiquattro Conservatori, ufficio dei quali è assistere a turno i Bibliotecarii nelr opera che richiedesi per le biblioteche, e segnatamente nella distribuzione dei libri.

Art. 28. Sciogliendosi la Società, i libri, scaffali ed altri oggetti ad essa appartenenti diventeranno proprietà della pubblica biblioteca comunale.

Art. 29. Appena raccolte le sottoscrizioni necessarie per la costituzione della Società, i Soci saranno a cura dei Comitato promotore convocati in adunanza generale, per provvedere alla elezione del Consiglio e all'apertura di una o più biblioteche.

Livorno, 28 aprile 1868.

Il Comitato Promotore

(Seguono le firme.)


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Regolamento per le Biblioteche

popolari Livornesi.


Art. 1. Le biblioteche stanno aperte tutti i giorni festivi dalle ore 9 antimeridiane a mezzogiorno.

Art. 2. Sono ammessi come lettori i Soci e tutti quelli che saranno diretti dal Consiglio Direttivo, dai maestri delle pubbliche scuole, dalla Società promotrice della cultura popolare e da qualunque persona di fiducia della Rappresentanza Direttrice, della Società delle biblioteche.

Art. 3. Chiunque è ammesso alle biblioteche riceve una carta di lettore senza la cui presentazione nessun libro potrà essergli dato.

Art. 4. Il lettore è responsabile dei libri che gli si prestano.

Art. 5. I lettori sono pregati di non lasciare i libri fra le mani dei bambini, e di non piegare i fogli per segnare la pagina dove sono rimasti a leggere.

Art. 6. Chiunque deturperà, guasterà, o perderà i libri delle biblioteche, dovrà ripagarli; altrimenti gli sarà ritirata la carta di lettore, ed il suo nome sarà affisso nelle sale delle biblioteche per solo titolo di biasimo.

Art. 7. La carta di lettore sarà pure ritirata a chi non restituirà regolarmente i libri al termine di quattro settimane al più tardi.

Art. 8. Prima che gli si ritiri la carta, il lettore potrà esser condannato con minor castigo, ad una multa di quindici centesimi a favore delle biblioteche.

Art. 9. Non si può prestare più di un libro alla volta.

Art. 10. È proibito ai lettori di scambiarsi fra loro i libri che ad essi furon prestati.

Livorno, lì 40 giugno 1869.

V. Il Presidente II Segretario
Cav. Avv. Eugenio Sansoni N. Giachetti
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PER LA SOLENNE INAUGURAZIONE

DELLE

Biblioteche Popolari

LIVORNESI


DISCORSO

DEL SEGRETARIO

NARCISO GIACHETTI


Signori,

Indicibil conlento, dolce commozione provò sempre il mio cuore, quando mi mescolai fra i popolani e come compagno e come apostolo di morale e civile educazione. Ma questo giubbilo, questa esultanza non l'ho mai sentiti più forte che in questo giorno solenne, uno dei più felici della mia vita, da me tante volte desiderato ed affrettato coi voti. Vorrei dirvi molle cose sulla umile , ma santa istituzione che oggi in quest’aula viene solennemente inaugurata; ma non lo posso, perchè le angustie del tempo e le deboli mie forze empiono l’anima mia di confusione. Dirò pòche, ma sincere parole, spinto non dal desiderio di gloria, ma dal verace amore che sento pei popolani, ai quali mi onoro di potermi chiamare fratello. Voglio perciò confortarmi nella discrezione de’ miei uditori, i quali più che alla eleganza delle parole vorranno guardare alla gravità dell’argomento.


Signori, ne’ secoli passati l’istruzione era un privilegio di pochi, i quali per avventura erano nati nell’agiatezza. Gl’inferiori si trovavano abbandonati all’ignoranza; essi non avevano [p. 59 modifica] diritto di elevarsi ad alti concetti, a nobili sentimenti; essi restavano al di sotto del bruto, perchè non conoscevano l’imperio delle passioni, le quali non regolate portavano al male.

Il Carnot ha detto: «l'istruzione è il solo e vero mezzo di elevare alla dignità di uomini lutti gl’individui della specie umana.» II Cristianesimo ha proclamato r eguaglianza di tutti, ed oggi tutti sono ammessi ad educarsi ed istruirsi. Ora l’istruzione e l'educazione non sono più privilegi di caste, sono diritti di ciascuno.

Anche l’operajo ha diritto di perfezionarsi, e l’educazione delle moltitudini vien consigliata come unico rimedio ai lor mali. È tempo ornai che la società provveda a questa istruzione; e ciò farà, perchè non solo la richiama il dovere, ma anche il proprio interesse. Il miglioramento del popolo è la miglior guarentigia dell’ordine sociale, 1’ordine è la sentinella della libertà.

Il più bel resultato dei politici avvenimenti che si sono compiuti in questi ultimi anni, fu di promuovere potentemente e dovunque la coltura. L’istruzione si è sparsa, si sono estese, le scuole, si sono istituiti asili d’infanzia; e, in una parola, governo, municipi e privati, hanno fatto a gara, perchè la istruzione, massime la popolare, fosse più diffusa. Ma l'insegnamento che si dà nelle scuole, è come la porta del santuario del sapere; in esse s’impara a studiare. L’istruzione delle scuole è come la buona sementa gettata sul suolo; se non trova cure per parte del coltivatore, il germe vien debole e isterilisce. All’uomo non basta la scuola, perchè appena gli apre l’intelletto, il quale, se non ha un continuato impulso, non progredisce. La scuola incomincia la educazione della mente e del cuore, ma li lascia troppo accessibili all’influenza di male impressioni, e dopo pochi anni, se non avranno altri soccorsi, dimenticherà l'uomo quelle poche nozioni che gli furono insegnate nell’infanzia. Il fanciullo allora divenuto uomo ricadrà nell’ignoranza, e non sarà più innocente, ma maligno e dannoso. L’istruzione del popolano deve continuare, e i suoi maestri devono essere i buoni libri. Questi sono il deposito della sapienza dei secoli, son le miniere, a cui tutti possono accorrere per estrarne ricchezza.

Per procurare agli operai i libri necessarii che circolando [p. 60 modifica] infondano i sentimenti del dovere e che estirpino l'ignoranza e il pregiudizio, si sono aperte le Biblioteche popolari. Se la società odierna ha solennemente sancito che l’istruzione del popolo sia uno dei valevoli mezzi per sanarlo dai vizii che lo tengono infermo, mi concederete facilmente di esprimere che nulla può tanto giovare a siffatta istruzione, quanto la diffusione di queste Biblioteche, che sono destinate a somministrare all’operaio l'alimento dell’anima, come il lavoro gli somministra quello del corpo. Perciò le Biblioteche popolari posson dirsi il. complemento di tutte le istituzioni che da pochi anni si sono promosse fra noi per migliorare lo stato si materiale come morale dell’operaio. In Inghilterra, in Germania e in Francia le Biblioteche popolari si sono diffuse ed hanno prodotto maravigliosi benefizi. Anche in Italia si sono iniziale e dappertutto hanno fatto buona prova. La istituzione delle Biblioteche circolanti pel popolo è umile; ma nello stesso tempo ciascun di noi deve vedere quanto possa riuscire utile alla società. Io non ignoro che queste Biblioteche hanno da vincere due potenti nemici trincerati in fortezze formidabili. I nemici, di cui discorro, sono: l’ignoranza ed il pregiudizio; le fortezze: la bettola e l’ozio. Noi dobbiamo combattere questi due nemici, dobbiamo assalirli; le nostre armi saranno gli utili e i sani libri. Il libro mi riprometto che da qui in avanti sarà l'arma del popolano per combattere la sua ignoranza , sarà il suo maestro, sarà il suo amico, il suo fedele compagno, lo non voglio però pascermi di puerili illusioni; forse sarebbe vano sperare che qui accadesse ciò che si rinnuova spessissimo nelle Biblioteche dell’Alsazia. L’illustre Giovanni Macé racconta che i piccoli Comuni delle Provincie dell’Alto Reno possiedono tutti una Biblioteca circolante e che brigate di operai reduci dal lavoro si contendono il passo per giungere le prime ad avere uno dei pochi libri che vi sono custoditi. E questa gara va tant’oltre che è mestieri fortificare con spranghe di ferro le porte delle Biblioteche. Non credo, ripeto, di dover essere qui spettatore di colali fatti, ma non per questo voglio credere che l’opera nostra non debba produrre i suoi frutti. Io son certo che i nostri buoni popolani procureranno di trarre profitto da questa utile istituzione, che è destinata a tener [p. 61 modifica] sempre accesa in loro la fiamma dell’intelligenza. L'operaio sappia che il libro è il miglior modo di aguzzar l'intelletto; che colla lettura riesce più facile l'apprendere e il richiamare alla memoria le cose apprese; che con questo mezzo si dà quasi forma e corpo ai pensieri e alle idee. Sedotto che sia dalla lettura, verrà stimolato dal desiderio di più sapere e ben presto se ne invoglierà a tal segno che gli riuscirà cara, e dopo le fatiche e nelle ore d’ozio la riprenderà volentieri e farà di essa il suo unico e miglior passatempo. La lettura allora sarà divenuta per lui il pane dello spirito, e servirà a ridestargli nell'animo sentimenti di fede intemerata e ferma, di morale onesta ed operosa, lo toglierà dall’indigenza e ne formerà un buon cittadino, utile a sé stesso ed alla società, capace del sentimento della propria dignità, di tutti i doveri che essa impone, della libertà.

Fino ad ora ho parlato di lavoro intellettuale; ma io non intendo che questo debba esser disgiunto da quello materiale. No, perchè col lavoro si onora la patria, pel lavoro ogni affanno si assopisce, pel lavoro ogni fatica è dolce, pel lavoro si perfeziona l’uman genere.

L’illustre mio maestro Pietro Thouar diceva che il lavoro

«È al Signor incenso grato».

Il lavoro, miei buoni popolani, è la sorte assegnatavi in questa terra, lo strumento d’ogni vostro bene, quindi un dovere verso di voi medesimi. Lavorale, perchè dov’è lavoro non è miseria; il lavoro è sole e dov’entra questo, è luce, è vita. Nell’ozio non alligna la vita, non fiorisce la famiglia, non prospera la società. I nostri avi fino a che furono laboriosi, furono i dominatori del mondo; quando si diedero all’ignavia ed all’ozio, divennero schiavi, il sacro amore di patria si spense, caddero nella più squallida miseria, furon trastullo di forestieri. Ma, vi ripeto, quando parlo di lavoro, non voglio dir soltanto di quello della mano, ma ancora di quello dell’intelligenza. Date lame alla mente, mentre opera il braccio. Il lavoro tanto intellettuale, quanto manuale apporterà ricchezza e sarà splendore e gloria alla patria. Ma tutto questo sarà frutto dell’intelligenza che dev’essere [p. 62 modifica] addestrala, stimolata io mille modi, perchè superi gli ostacoli che nel cammino della vita e nell’esercizio del lavoro si paran davanti.

Mettetevi presto all'opera, istruitevi. L'ignoranza e r ozio, abbiatelo ben presente, porgono all’uomo un’occasione permanente di mal fare e di ricadere dal cammino della verità e della virtù in quello dell’errore e del vizio.

So bene che certuni, veri apostoli delle tenebre, non mancheranno di sussurrarvi ipocritamente alle orecchie parole di diffidenza verso questa Istituzione. Essi vi guarderanno con occhio maligno, perchè non vogliono l’istruzione, perchè sanno che un popolo istruito è un popolo che non si lascia raggirare dagli scaltri, ne intimorire dagli spauracchi, ma che sente la propria dignità. Desiderio mio e del Comitato si è che l’operajo vegga la luce e la speranza, mentre per lo passato non vedeva che mistero e paura; che levi la fronte dal fango e la mostri illuminata dal raggio di quella intelligenza che Dio gli ha concessa; che conosca e pratichi i suoi doveri, da cui scaturiscono i diritti che gli appartengono nella società.

Popolani, se amale la patria di un amore non mendace, se il sangue che scorre nelle vostre vene, è italiano, se vi commovesie sempre per fatti magnanimi, se a voi Dio confida la fiamma dell'entusiasmo, deh! non isprecate i vostri giorni nel1’ozio. Abbiate fede in queste popolari ed umili istituzioni, amate il lavoro, perchè v’insegna la probità, la fratellanza, l’eguaglianza, la libertà, la perfezione. Amate Dio, e onorale l’Italia, che non potrete fare opere più belle, più nobili, più pietose di queste; venerate e difendete la libertà che è il palladio dei vostri destini, imitate i grandi ingegni; ricordatevi che da voi, popolani, sono nati il gran Genovese scopritore del Nuovo Mondo, il Franklin illustre filosofo americano; amate la famiglia e crescerete in tal modo alla patria figli laboriosi ed onesti.

Rammentatevi che la civiltà è opera vostra, del vostro senno, della vostra mano, del lavoro. Rammentatevi che l'Italia per ben due volte fu maestra di civiltà e di sapienza alle altre nazioni; fate ora quanto potete, affinchè il suo vessillo che deve [p. 63 modifica] simboleggiare civiltà, operosità, e ricchezza, vada pertutto a sventolare onorato e sia di gloria e di splendore per noi.

Prima di por fine al mio dire ho il dovere di ringraziare vivamente que' generosi che vollero far dono di denaro e di libri a questa nascente Istituzione; e sento anche l'obbligo di esprimere pubblicamente la mia più sincera gratitudine a voi benemeriti Signori del Comitato, che cooperaste alacremente per che T opera da me iniziata venisse a compimento. Ma ora, ben che si vedano esauditi i nostri desiderii, non dobbiamo ristarci dall’infondere in tutti la persuasione della utilità grandissima che si può conseguire con questa e con la altre istituzioni educative e così non andrà molto che all’Italia autrice di una rivoluzione maravigliosa e padrona finalmente di sé stessa, non potrà più farsi rimprovero di avere in casa sua tanti milioni d’ illetterati.

Quando il suo popolo sarà più istruito e più operoso, essa potrà concorrere con maggiore efficacia a quell'opera di civiltà che è assegnata alle nazioni.


Lì 13 giugno 1869. [p. 64 modifica]

PER LA INAUGURAZIONE

DELLA

BIBLIOTECA POPOLARE

PIETRO THOUAR

(Ardenza presso Livorno).



DISCORSO

DEL PROMOTORE

NARCISO GIACHETTI.


  • io oltremodo lieto di parlare io mezzo a Voi, Signori,
  • devo esser sempre grato per avermi prestata la vostra
  • ciocché si effettuasse la idea mia di fondare in questo
  • una Biblioteca popolare, la quale godo oggi di vedere
  • ente inaugurata.
  • voleva dirvi poche parole sul fine che ebbi nel farmi

e di quest’opera benefica, e su ciò che dall’anno 1867 è fatto per la diffusione nel Comune di Livorno delle le popolari; ma dappoiché alcuni di Voi facevate parte mitato che per mia iniziativa veniva costituito, credo che di temerità. Perciò mi contenterò di raccomandarvi ile Istituzione che il Cardinale D’Auvergne giustamenjhiamarla opera di beneficenza e di pubblica utilità. nori, risorte appena a libertà le Provincie italiane, unain gli sforzi del Governo, delle Amministrazioni Munici.e Società e dei privati per dare all’ istruzione popolare me necessaria a combattere l’ignoranza e l’ozio, ed a la nazione a quel grado di civiltà, senza cui le libere Digitized by Google [p. 65 modifica] istituzioni non possono aver durevole vita, né produrre benefici frutti. A questo fine pertanto venivano istituite le scuole tecniche, aperte in ogni luogo le scuole primarie e le infantili. Ma però bisogna confessare che molto poco si è fatto per provvedere di coltura l'adulta popolazione, se si tolgano le scuole serali, le quali bene scarsi frutti potranno dare, dove a quelle non faccia seguito la istituzione che il Guizot volle chiamare «di complemento alla nazionale educazione» la Biblioteca popolare.

L’utilità somma di questo Istituto, quando pure non fosse dimostrata dai felici resultati ottenutisi in Inghilterra, in Germania, nel Belgio, in Francia e nell’America, ove da anni ha vita, è agevole il comprenderla, se sì considera che tende al doppio scopo di moralizzare e d’istruire il popolo. Anche in Italia oggi si principia a riconoscere l’importanza di tale istituzione, ma ancora non si tiene in gran conto l’apostolato del libro. Si parla sempre dell’azione della parola che insegna, e non si parla o si parla poco della parola scritta che sotto forma di libro entra nella casa e ragionando colla famiglia dà per resultato lo scoprimento del genio anco sotto le rozze vesti dell’artigiano. Di fronte a questi vantaggi sarebbe desiderio che le Biblioteche popolari sorgessero per ogni canto d’Italia, ma esse dovrebbero venire mediante l'azione potente dell’associazione. Fino ad ora si è aspettato tutto dal Governo, ma un popolo che respira aure di libertà deve operare da sé, e tanto più quando si tratta di provvedere a’ proprii bisogni. Il popolo nostro non dee aspettar più il cenno de’ suoi amministratori, perchè deve sapere che la ingerenza delle autorità in tali istituzioni potrebbe qualche volta esser perniciosa al loro incremento.

Gli sforzi di un popolo che vuol provvedere al proprio miglioramento, sono sempre coronali da prospero successo. Gli abitanti di Manchester ce ne offrono un esempio. Fino dal 1840 varii operai per mezzo di sottoscrizione fondarono il cosi detto Palazzo della Scienza popolare, e per opera di alcuni filantropi, gli artigiani lettori ebbero in breve ben 12 mila volumi che portati in seno alle famiglie recarono frutti maggiori di quelli che recar poteva una Biblioteca consultiva che avesse avuto qualche milione di libri. Al presente il Palazzo della Scienza ha più [p. 66 modifica] di 100 mila volumi, e in un anno solo ben 37,000 operai fecero richiesta di libri. Vedete quanto può un popolo, quando fermamente vuole!

Ora passerò a dire quale sia la parte di popolo che più abbisogna dell’alimento intellettuale. La parte di popolo che ha più bisogno di questo alimento è la classe infima della società. Quella classe, alla quale appartenete voi, cari artigiani, voi, onesti ed avveduti campagnoli, che pur troppo non pochi ignorate ancora l'alfabeto. Oggi è colpa vostra, se non potete fare da voi medesimi i vostri interessi, se siete costretti ad affidarli a persone estranee. Le scuole vi sono e voi dovreste approfittarne, perchè è tempo.

È cosa che fa salire il rossore alla fronte, quando si pensa che tre quinti del nostro popolo sono tuttora illitterati. È un fatto innegabile che sopra 25 abitanti 9 soli sanno leggere e scrivere, mentre che in Sassonia, in Germania, nella Danimarca e nel Wuttemberg è quasi impossibile trovare una sola persona illitterata. In Prussia un ufficiale incaricato delle esercitazioni militari della Landwer in dodici anni trovò tre soli giovani soldati che non sapessero leggere e scrivere. Ebbene, per questi tre giovani fu ordinata un’inchiesta, dalla quale apparve che essi non avevano mai avuto una stabile dimora, perchè navicellai. Nella Svezia sopra mille abitanti uno solo è illilterato: in Baviera di cento coscritti sette soli mancano d'istruzione. Ora si facciano i confronti, e poi diteci se abbiamo o no ragione di cogliere queste opportunità per gridare: e istruitevi, popolani, se volete una volta sollevarvi all’altezza dei vostri destini,

Istruiti che vi sarete nel leggere e nello scrivere, potrete approfittare di queste circolanti librerie, le quali hanno arrecato innumerevoli vantaggi; e per prova di ciò vi ricorderò non pochi nomi di oscuri operai fattisi immortali per mezzo della buona lettura. Lord Tenterdan, giurisperito e ministro gran cancelliere del Regno Britannico, fu prima barbiere; lo Shakepeare, fu portinaio di scuola; il Jhonson fu muratore; Monsignor Flechier fu fabbricante di candele di sevo; il celebre botanico Linneo fu calzolaio; Abramo Lincoln che tuttora l’America rimpiango, fu legnaiolo. Degli italiani ne potrei indicare a diecine; solo mi [p. 67 modifica] basterà citarvi il Mantegna, Luca della Robbia, il Ghiberti, il Revelli, il Rossini.

Vedete quali prodigi può fare la buona lettura; ma però colui che viene alla Biblioteca popolare venga col proposito di non ricercare que’ libri, con cui si vorrebbero rinfocolare le passioni dell’uomo, esagerarne i diritti, spiegargli dottrine sovversive di ogni ordine sociale. Di tali libri, sappiatelo fin d’ora, la nostra Biblioteca non ne possiede.

Molti oggi sono avidi di leggere i libri di oltr’alpe, quei libri che vengono dalla Senna , insomma i romanzi francesi che avvelenano. Ma, Signori, anche l’Italia ha una illustre schiera di autori che scrissero buoni romanzi e dilettevoli libri. Se volete studiare l’uomo, la società, la famiglia, le pubbliche e le private sventure, la storia dei popoli, se volete esempi di amor di patria, di carità cittadina; aprite i libri del Grossi, del D’Azeglio, dei Manzoni, del Thouar, del Cantù. In generale venendo alla Biblioteca dovete cercare libri onesti che abbiano per fine il miglioramento della società. Vorrei però che l'opera da voi richiesta avesse anche il pregio della lingua che dev’essere gelosamente custodita, perchè essa è il più forte vincolo delle nazioni. Il decadimento di quella è il decadimento di queste, Plutarco diceva: «esser più vergogna per un popolo perdere la propria lingua che la libertà.»

Voi saprete che alla Biblioteca popolare dell’Ardenza venne da me imposto un nome; un nome caro, riverito da tutti i buoni, quello di Pietro Thouar. Ora da alcuni di voi mi verrà domandato chi fosse questo Thouar. Il Thouar fu un illustre italiana che tutta spese la vita per la educazione popolare. Amò la patria sua e il popolo e si meritò il nome di padre della italiana gioventù, ed oggi giustamente vien chiamato il Vittorino della Toscana. Egli scrisse aurei libri che vorrei fossero sul tavolino di ogni famiglia e venissero letti da tutti. Di tali libri la nostra Biblioteca possiede vani esemplari; approfittatene dunque.

Il mio dire è per cessare; ma prima di por fine vorrei darvi, miei cari popolani, alcuni consigli. Essi sono dettati da un cuore giovanile che ha poca esperienza, ma che però arde di puro amore pel vostro bene. [p. 68 modifica]Tenete a mente che dovete coltivare in voi tre grandi affetti: Dio, Patria e Famiglia; in tal modo la Biblioteca popolare si fa scuola di cittadine virtù e spande il benefizio di morale perfezionamento: così si prepara l'educazione nazionale; cosi si rafferma l'amor di patria; così è aperta una luminosa palestra ad ogni ingegno.

Molti a tutto quello che sa di nuovo mostrano il viso arcigno. Noi non invitiamo il popolo ad abbandonare il suo stato, a vagheggiare un altro impossibile. No, il nostro principio è anzi di fargli amare lo stato presente col dargli modo di trarne miglior partito colle sue fatiche mediante la concordia delle forze corporali ed intellettuali; vogliamo che egli sappia guardarsi dai pregiudizio giacché nelle moltitudini ignoranti hanno sempre fidato le sette d’ogni specie; vogliamo che egli si faccia vincitore dell’egoismo, preferendo la patria alla famiglia, la famiglia all’individuo; vogliamo insomma che P uomo porti alta la fronte sublime e viva da essere ragionevole e non da bruto.

La scienza ci eguaglia e pone la nobiltà dell’onesto operaio accanto a quella dell’opulento patrizio. Il sapere fu nei primi tempi patrimonio di pochi, nel medio evo patrimonio del clero; oggi che ha da esser patrimonio di tutti, ogni cittadino deve propagarlo.

Gl'Italiani, mercè il sangue di tanti martiri, si affrancarono dallo straniero servaggio; ma oggi hanno un’altra grand’opera da compiere. Debbono procurarsi un’abbondante suppellettile intellettuale, e così le armi e la civiltà staranno a guardia del P indipendenza del loro paese.

Lì 5 settembre 1869. [p. 69 modifica]

IL MUNICIPIO DI LIVORNO

E LE

BIBLIOTECHE POPOLARI LIVORNESI.


BIBLIOTECHE POPOLARI LIVORNESI

sotto il patronato

di

S. A. R. il Principe Umberto



Li 24 marzo 1808.

Nel trasmettere alla S. V. Illma copia di una deliberazione presa dal Comitato Promotore delle Biblioteche popolari Livornesi nella sua adunanza del di 12 settembre 1867, La prego caldamante di presentarla al Consiglio Comunale affinchè voglia elargire qualche sussidio a questa nascente Istituzione, che ha per iscopo e si ripromette recar qualche vantaggio alla classe men colta della nostra popolazione, mediante la diffusione di buoni libri da farsi circolare nelle famiglie degli artigiani.

Con tutto il rispetto ho l’onore di esternarle i sensi della più alta considerazione.

V. Il Presidente II Segretario
E. Sansoni N. Giachetti
Sig. Sindaco di Livorno. [p. 70 modifica]

Biblioteche popolari Livornesi

SOTTO IL PATRONATO

di

S. A. R. IL PRINCIPE UMBERTO.


Comitato Promotore


Estratto di deliberazione presa dal Comitato Promotore delle Biblioteche popolari Livornesi, nella sua adunanza del ’ di 12 Settembre 1867.

li Comitato Promotore delle Biblioteche popolari Livornesi, riconoscendo la grande utilità che possono recare alle classi meno agiate della società, le Biblioteche popolari,

Delibera:

Che sia fatto ogni tentativo per aprire al più presto possibile nella città di Livorno una o più Biblioteche popolari onde far circolare nelle case degli operai i libri atti a destar nella famiglie il sentimento della dignità morale e civile, e ad educare gli animi a tutto ciò che inalza e nobilita l’umana natura.

Che venga avanzata istanza tanto al Municipio che alla Provincia di Livorno perchè vogliano concorrere con qualche sussidio a questo Istituto.

Che sia fatto appello al R. Governo onde cooperi questo Comitato nella istituzione delle Biblioteche popolari Livornesi.

Che la presente deliberazione venga partecipata ai varii Ministeri, e ai Consigli Provinciale e Comunale di Livorno.

Il Presidente II Segretario
E. Sansoni N. Giachetti
[p. 71 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/77 [p. 72 modifica]Pagina:Ricordi e documenti delle biblioteche popolari Livornesi dalla loro fondazione a tutto il 1869.djvu/78