Prose (Foscolo)/III - Scritti vari dal 1799 al 1802/III. Notizie di guerra

III. Notizie di guerra

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III

NOTIZIE DI GUERRA

[ottobre 1800]

[Dal Supplimento al «Monitore bolognese», n. 30, quintidi 15 vendemmiatore, anno ix (martedí, 7 ottobre 1800). Precede questo avviso: «Essendosi per inavvertenza tipografica omesso una parte dell’articolo Bologna, e tutta intera una lettera inviataci dal cittadino Foscolo, noi ci facciamo un dovere di riparare a queste mancanze nel presente Supplimento»].

Il general Pino ebbe sicuro rapporto che il nemico, a fronte del nuovo conchiuso armistizio, occupava, contro ogni principio di fede pubblica, i tre posti di Fiumalbo, San Pellegrino e Castelnuovo di Garfagnana, tratto di paese che appartiene senza il menomo dubbio al dipartimento del Panaro.

A questo rapporto, il bravo generale, volendo purgare il territorio cisalpino da quella infesta turba di violatori della pubblica ragione e dei diritti piú rispettabili della guerra, ordinò che marciasse a quella volta un corpo di truppa repubblicana. La mala fede non ha mai per compagno il valore. Fiumalbo venne evacuato al primo balenare delle baionette cisalpine. Quei che occupavano San Pellegrino, rinforzati dall’arrivo dei fuggitivi, ebbero l’audacia di ricevere i cisalpini a colpi di fucile. Il cittadino capo-battaglione Ronca, alla testa di un corpo d’italiani recentemente organizzati dal prenominato general Pino, il quale, sapendo egli stesso in che consiste il vero carattere del patriotta, ne dá agli altri l’esempio, insegnando che il patriottismo non consiste nel seguire oziosamente le armate, ovvero nel servirsi della razione, per alimentare l’inutile, sedentaria e ciarliera politica dei caffè; il cittadino Ronca, dissi, forzò [p. 212 modifica] il nemico ad una fuga precipitosa, lasciando sul campo dieci morti e trenta toscani prigionieri, fra i quali un uffiziale ed un cadetto, come pure un centinaio di fucili. Questa piccola lezione non sará inutile, specialmente a persuadere il signor generale Sommariva che l’assenza momentanea dei soldati della repubblica non autorizza i di lui subalterni a violarne il territorio e ad infrangere il diritto delle nazioni, le leggi della guerra, i patti stabiliti ed i principi di fede pubblica.

È osservabile che questo affare fu tra italiani ed italiani. Cinquanta liberi hanno sconfitto duecento schiavi: una delle piú alte prove che il genio di libertá, anche negli infelici tempi, è il padre della vittoria. Or che farebbe l’intera nazione, o quella porzione d’Italia per cui si mostra pure un raggio d’indipendenza? Diretta da un grand’uomo, la nostra patria infelice saprebbe trarsi da quella varia schiavitú, che da tanti secoli ci divora le sostanze, ci prostra il coraggio e ci seppellisce l’ingegno. Ma senza armi nazionali chi oserebbe pretendere libertá?