Poesie (Campanella, 1938)/Scelta di alcune poesie di Settimontano Squilla/47-48-49. Sonetto trigemino sopra il Pater Noster

47-48-49. Sonetto trigemino sopra il Pater Noster

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47-48-49. Sonetto trigemino sopra il Pater Noster
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Sonetto trigemino sopra il «Pater noster»

Vilissima progenie, con che faccia
del Padre, che sta in ciel, vi fate figli,
se, schiavi a’ vizi, a can sète, a conigli,
c’han scorza d’uom a guisa di lumaccia? 1.
Ché ’l pecoreccio per virtú si spaccia
dagli astuti sofistici consigli,
ché di tal bestie son gli aurati artigli,
ciò al sommo Padre insegnando che piaccia 2.
Mira ben, ignorante, qual buon padre
soggetta i figli a peggior, né a simìle;
né pur al capro le caprigne squadre 3.
Se angeli non avete, il vostro ovile
regga il senno comun 4: perché idoladre
da l’uom scorrete ad ogni cosa vile? 5.

1. Gli uomini schiavi de’ vizi, e di gente viziosa adulatori, sono indegni d’invocar Dio Padre.

2. Di ciò essere causa le parole de’ sofisti ed ipocriti, che ci predicano l’ignoranza per sapienza e l’umiltá pecorina per santitá, ed hanno escluso l’umiltá magnanima apostolica.

3. Che, sì come il padre carnale non fa i figli suoi schiavi de’ servi, né di peggior uomini, ch’essi sono; né può un capro comandare alle capre, ma il capraro, ch’è di specie superiore: cosí gli uomini non devono servire a’ vizi ed a sofisti, ipocriti, ecc., che son peggior di noi, perché Dio Padre ciò non vuole, se non alle volte per gastigo nostro solamente.

4. Che gli angeli, di specie superiori a noi, debbono governarci, overo uomini angelici di senno e sacerdoti divini, secondo l’autore nella Monarchia, ecc.; e, questi mancando, si deve vivere in repubblica, col senno comune reggendosi.

5. Dalla servitú degli uomini s’incorre alla servitú delle bestie e pietre: vedi l’Antimacchiavello dell’autore.

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Sonetto secondo del medesimo soggetto

Dov’è la libertá e ’l valor gentile,
ch’a tanta figliolanza si conviene?
Dell’uom figlio non è pulce, se bene
nasce da lui, ma chi animo ha virile.
Se principe di grande o basso stile
cosa comanda opposta al Sommo Bene,
chi di voi la ricusa? o non si tiene
felice a farla, e dimostrarsi umile?
Dunque, agli uomini, a’ vizi ed a’ metalli
con l’animo e col sangue voi servendo,
ma a Dio solo in parole e per usanza,
siete d’idolatria nel golfo orrendo.
Ahi! s’ignoranza indusse tanti falli,
tornate al Senno per la figliolanza.

In questo sonetto, seguente al primo nel medesimo soggetto, mostra che a chi è figlio di Dio conviene essere libero da’ vizi e da signori viziosi, in quanto viziosi. E che non è figlio di Dio chi nasce da Dio, poiché le pulci nascono dalla carne umana, e non però sono uomini, né figli d’uomo. Poi mostra che tutti siamo idolatri, mentre serviamo agli uomini ed alle monete ed a’ vizi con l’animo e col sangue, ma a Dio solo con parole e per usanza; e che, per tornar alla figliolanza divina, è necessario ritornare al Senno, donde siamo traviati.

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Sonetto de l’istesso

Allor potrete orar con ogni istanza
che venga il regno, ove il divin volere,
come si fa nelle celesti sfere,
si faccia in terra e frutti ogni speranza.

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Ché i poeti vedran l’etá ch’avanza
ogn’altra, come l’òr tutte minère;
e ’l secol innocente, che si chere
ch’Adam perdéo, dará la pia possanza.
Goderanno i filosofi quel stato
che d’ottima Repubblica han descritto,
che in terra ancora mai non s’è trovato;
e i profeti in Sion, fuor di dispitto,
lieto Israel da Babilon salvato,
con piú stupor che l’esito d’Egitto.

In questo terzo sonetto per consonanza di voce e di soggetto dice che potremo pregare: «Adveniat regnum tuum, ut voluntas tua fiat in terra, sicut fit in coelo», quando tornassimo alla figliolanza per mezzo del senno, e che gli desidèri d’ogni nazione e professione saranno adempiti; che gli poeti vedranno il secolo d’oro da lor cantato, e gli filosofi lo stato de optima republica da essi descritta, e gli profeti Israel liberato da Babilonia con piú miracoli dell’esito d’Egitto, secondo che scrive Isaia ed Ezechia. Vedi gli Articoli profetali dell’autore.