Poesie (Campanella, 1938)/Scelta di alcune poesie di Settimontano Squilla/44. De' medesimi
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Tommaso Campanella - Poesie (1622)
44. De' medesimi
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De’ medesimi
Nessun ti verrá a dire: — Io son sofista: —
ma di perfidie la scuola piú fina
larve e bugie sottil dá per dottrina,
e vuol esser tenuta evangelista.
Ma l’Aretino con sua setta trista,
che bevetter di cinici in cantina,
di sue ciarle mostrando fiori e spina,
di bene e mal ci fa tutto una lista,
per giuoco, non per fraude; ed ha a vergogna
parer men tristo degli altri c’han doglia
che di tant’arte si scuopra la fogna;
onde serrati le bocche altrui, e si spoglia
ognor il libro, e veste di menzogna,
citato in testimon contro lor voglia.
Coll’esempio dell’Aretino, che fu scelerato scoperto, e prese il bene e ’l male in un fascio per scherzo, e non vendette la sua scelerataggine per santitá, ma per quel ch’era, mostra che sono piú tristi gli ipocriti, che fingono santitá per ingannare e non vogliono che la lor arte si scuopra, e vorrebbono tutt’i libri che avvertiscono i loro vizi essere spenti. Questo dice anche san Gregorio nel Pastorale .