Poesie (Campanella, 1938)/Scelta di alcune poesie di Settimontano Squilla/23. Al Primo Senno. Canzone I
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23
Al Primo Senno
CANZONE I
madrigale i
Illustra, o Primo Senno, il senno mio
tu che inspiri il sapere all’universo,
come dal Primo Amore
e dal Primo Valore
vien ogni possa e voglia: tu il mio verso
fa’ di te degno e del mio gran desio.
Che se necessitate
influsso è di Possanza
e di Amor armonia,
da te dipende il fato e l’ordinanza.
Tu reggi amor, guidi la potestate
ed ogni ierarchia,
tu, giudice ed autor di veritate.
In questo primo madrigale della prima canzone fatta alla Sapienza Eterna e’ l’invoca, e la chiama «Primo Senno», donde tutto il saper degli enti deriva, perché l’autore scrisse ch’ogni cosa sente piú o meno, quanto basta alla sua conservazione, come appare da’ libri De sensu rerum. E, perché nella sua Metafisica pone tre proprincipi dell’essere, Possanza, Senno, Amore, da’ quali ogni potere e sapere ed appetito viene agli enti secondi; e da questi proprincipi nasce la necessitá dalla Potenza, il fato dalla Sapienza e l’armonia dell’Amore, e son chiamate «influenze magne»: però col suo influsso onora la Sapienza invocata, e le dice ch’essa regge Amore, perché senza lei è cieco, ed essa guida la Possanza, che senza lei non produce, ma strugge le cose. E s’è provato in Metafisica che queste primalitá si trovan l’una nell’altra, benché procedan l’una dall’altra.
madrigale 2
Era il Senno degli enti da principio,
ed era appresso Dio, era Dio stesso,
sì come era il Potere
e l’Amor, che tre vere
preminenze dell’essere io confesso,
degli enti tutti un interno principio,
onde ogni parte e tutto
puote, ed ama, e conosce
essere ed operare;
segue le gioie e fugge dall’angosce;
strugge il nemico, per non esser strutto,
e ’l simil fa cercare:
da che fu il mondo in ordine ridutto.
madrigale 3
Autor dell’universo e di sue parti
fu il Senno, a cui Natura è quasi figlia,
l’arte nostra è nipote,
che fa quel che far puote,
l’idee mirando, che la madre piglia
dall’avo, che d’un’arte fe’ tante arti.
Però sé sente ed ama
per essenza e per atto
ogn’ente, e l’altre cose,
in quanto sente sé mutato, e fatto
quelle per accidente. Indi odia e brama
chi a male o ben l’espose.
Tal che il mutarsi in noi «saper» si chiama.
madrigale 4
Ma non del tutto, ché saría morire
in sé e farsi altro, come legno fuoco.
Ma di poca mutanza
si nota, per sembianza
che il resto è, addoppiando molto o poco.
Dunque saper discorso è del patire.
Ma lo Senno Primero,
che tutte cose feo,
tutte è insieme, e fue:
né, per saperle, in lor si muta Deo,
s’egli era quelle giá in esser piú vero.
Tu, inventor, l’opre tue
sai, non impari; e Dio è primo ingegniero.
madrigale 5
Come le piante al suolo, i pesci all’acque,
le fiere all’aria, e li splendori al sole
han sí continovate
le vite, che, staccate,
si svanisce il vigor, riman la mole:
cosí al Senno Primo unito nacque,
come è bisogno e quanto
per conservarsi, ogn’ente
con piú o manco luce;
e, da lui svélto, ignora, muore e mente:
né si annullando e variando manto,
quel che può, si riduce,
come ogni caldo al sole, al Senno santo.