Poesie (Campanella, 1938)/Poesie postume/IV. Rime amorose/7. Sonetto nel quale si ringrazia Amor d'aver ferito con li suoi dardi l'amante
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Tommaso Campanella - Poesie (1622)
7. Sonetto nel quale si ringrazia Amor d'aver ferito con li suoi dardi l'amante
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Sonetto nel quale si ringrazia Amor d’aver ferito
con li suoi dardi l’amante
Qual grazia o qual destin alto ed eterno
mi scorse a rimirar quegli occhi, ond’io
ne meno l’alma in sí dolce desio,
che mal nel viver mio piú non discerno?
Passata la tempesta e l’aspro verno
di quei sospir, che giá doglioso e rio
fèrno un tempo mio stato, or, lieto e pio,
mi dona Amor nuovo piacer in terra.
Talché, o soave giorno, o cari strali,
che mosse la mia donna in mezzo al core,
quando prima ver’ lei le luci apersi!
Oh, se mi desse il Ciel tanto favore,
che potessi mostrarvi, egri mortali,
a pieno il mio contento in dolci versi!