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Preludio

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Rossini Rossini - Canto primo
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PRELUDIO



Di sghembo entrò, cantarellando roco,
nella sua stanza, e s’avviò pian piano
3alla finestra. Aveva, dentro, il fuoco.

Nella via scura, ormai deserta, un coro
ebbro e discorde si perdea lontano.
6Ma il cielo pieno era di note d’oro.


Era la Lira, appesa al cielo, in riva
della Galassia, sovra il monte santo.
9Al soffio eterno ella da sè tinniva.

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Al suo tinnir cantava il Cigno immerso
nell’onde bianche, e col suo grande canto
12placido navigava l’Universo.


Ma no: Rossini non udia che quelle
voci ebbre e scabre. L’uggiolìo terreno
15velava tutto il canto delle stelle.

Prese una carta e la lasciò cadere.
S’alzò, sedè, non la guardò nemmeno.
18La carta piena era di note nere.


Imprecò muto. Minacciò per aria
Otello e Iago. Prese un foglio, e disse:
21«Che altro occorre? una romanza? un’aria?

Assisa a piè...» Rise, e piantò nel cielo
della sua stanza due pupille fisse.
24Pensava a un roseo fiore senza stelo...


Poi sbadigliò, poi chiuse pari pari
gli occhi, e nella dolcezza di quell’ora
27dormì, sbuffando il sonno dalle nari.

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Quegli stridori come d’aspra sega
stupì la Lira risonante ancora
30del cilestrino tremolìo di Vega;


e sobbalzò dall’angolo solingo
32il clavicembalo, e ronzava a lungo...




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