Edizione: Cristoforo Armeno, Peregrinaggio di tre giovani figliuoli del Re di Serendippo. per opra di M. Christoforo Armeno dalla persiana nell'italiana lingua trapportato. Michele Tramezzino, Venezia, 1557
Avend'io in questi giorni di caldo, clarissimo, et prestantissimo Signore, come per via di diporto, coll'aiuto d'uno carissimo amico mio dall'idioma Persiano nella lingua Italiana la presente operina traportata, tutto che ogni altra cosa più tosto io mi rivolgessi per lo pensiero, che di haver quella col mezzo della stampa à publicare; nondimeno vinto dalle persuasioni di cui grandemente mi ama, mi sono lasciato indurre à mandarla in luce. ma percioche mi è fatto intendere, che qui anco, si come nel paese mio avenir [p. viiimodifica]suole, de gl'obtrettatori, et maldicenti assai si ritruovano, iquali non sapendo de lor'ingegno al mondo frutto alcuno dimostrare, à fine che si creda, che anco eglino possano giudicare, il più delle fiate l'altrui fatiche biasimando, credonsi d'aggrandire; à ciò conosco io essermi necessario di ritrovare alcun riparo, assicurandomi in alcuna maniera dalle lor lingue il mio libricciuolo. il che agevolmente m'aveggio dovermi venir fatto, dedicandolo, et presentandolo alla clarissima Signoria vostra, fautrice perpetua di tutti i virtuosi. il cui nome sendo per le rare conditioni, che in lei sono, tanto celebre et illustre, mi rendo certo, che dalla lor maldicenza quelli sia per grandemente ispaventare: oltre che io anco un'altro beneficio ne verrò à [p. ixmodifica]conseguire, che sendole tanto ubligato, quant'io le sono per le molte cortesie, et amorevolezza, ch'ella ha verso di me in ogni tempo usata, ne potendole per la picciol fortuna mia segno alcuno di grato animo dimostrare, col dedicarle la presente mia fatica farò si, ch'ella si accerterà almeno, che, poscia che la gratitudine dell'animo io non le posso altrimenti far palese, conosco d'esserle tenuto, et ubligato dal dovero. restami dunque di riverentemente supplicarla à degnarsi di accettare il picciol mio dono con quell'animo, con che io gliel fo. in riconoscenza di che, et di molte altre cortesie ancora, che da lei ho in diversi tempi ricevute, tutto che debole soggetto io mi conosca, prometto a V. clarissima Signoria, et in questa città, et in qualunque altra parte del [p. xmodifica]mondo, dove io m'habbia à capitare, di non havermi à ritrovare mai stanco di predicare le molti lodi, che in lei sono, et d'inalzare infino al cielo l'illustre, et honorato suo nome. et le bacio riverentemente le mani. il di primo d'Agosto MDLVII