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(1534-1535) pensieri 217

Anthem. v. 190 seqq.) io non so in qual altro senso, che in questo o simile, si possa intendere.

    Qua Crispus brevitate placet, quo pondere Varro
    Quo genio Plautus, quo fulmine1 Quintilianus,
    Qua pompa Tacitus numquam sine laude loquendus.

Se pur non volesse dire piacevolezza, e una cosa simile a quella che esprime talvolta l’italiano genio, e in questo senso pure non si troverebbe presso gli antichi scrittori. Vedi però il Forcellini e il Ducange (20 agosto 1821).


*    Le parole irrevocabile irremeabile e altre tali produrranno sempre una sensazione piacevole (se l’uomo non vi si avvezza troppo), perché destano un’idea senza limiti e non possibile a concepirsi interamente. E però saranno sempre poeticissime; e di queste tali parole sa far uso e giovarsi con grandissimo effetto il vero poeta (20 agosto 1821).


*    Principi insigni e famosi per la  (1535) bontà e per l’amore scambievole di lui verso i popoli, e de’ popoli verso loro, non furono e non saranno mai fuorché in un sistema di tranquillo, sicuro, ma assoluto dispotismo. Né un Giuseppe II, né un Enrico IV, né un Marco Aurelio, né altri tali non sarebbero stati in un regno come quello di Falaride e come altri antichi, quando il popolo cozzava colla tirannide che soffriva; né in una monarchia costituzionale, alla moderna, quando il principe cozza col popolo che non può vincere. Le ragioni le vedrai facilmente, e consistono nell’egoismo, che è la cagione tanto della clemenza quanto della crudeltà e della tirannide de’ principi e determina i loro caratteri a questa o a quella, secondo

  1. Altri meglio, flumine.