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Lucio Vero. Temi un cesare offeso.
Vologeso. Olá, ministr ,
rendetemi i miei ceppi. A me si schiuda
il carcere piú orrendo;
mi si apprestin tormenti e piaghe e quanto
ha di funesto e di crudel la morte.
Lucio Vero. Come?
Vologeso. Grandezza e libertá disprezzo.
Lucio Vero. Cosi?...
Vologeso. Cosi, tiranno,
ricevo i doni tuoi, cosi gli apprezzo.
Stringi le mie ritorte,
dammi, crudel, la morte,
è forte l’amor mio piú che il tuo sdegno.
Col tèrmi il caro bene,
quel ben che sol desio,
tutto mi cangi in pene,
vita, amor, libertá, grandezza e regno.
SCENA XIII
Lucio Vero.
tua Berenice o il tuo rivale estinto.
A lei si torni; ella in si dubbia sorte
risolva o la mia pace o l’altrui morte.
Se non vince amor pietoso
un bel guardo disdegnoso,
converrá ch’io sia spietato.
La pietá daria fomento
al rigor del mio tormento,
al piacer d’un core ingrato.