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Vologeso, il mio ferro e ti difendi.
(Lucio Vero getta la sua spada a Vologeso, con cui va in-
contro alla tigre. Accorrono ad un cenno dell’imperatore
i custodi de’ giuochi che finiscono d’ucciderla. Lucio Vero
scende dall’alto, e poco dopo rientra per la gran porta
nell’anfiteatro, seguendolo Claudio, Lucilla, Aniceto e le
guardie)
Berenice. Genti, servi, custodi,
accorrete! svenate
l’ingorda belva e l’idol mio serbate!
Claudio. Strano evento.
Lucilla. Andiam, Claudio; io son tradita.
Vologeso. Cadde la belva.
Berenice. E tu ne uscisti illeso?
Vologeso. Salvo è il tuo Vologeso.
Berenice. Dirai piú ch’io sia spergiura?
Vologeso. Noi dirò, fedel consorte.
Berenice. Castigarti
con piú amarti
voglio, o cor di poca fede.
Vologeso. Fu mia pena assai piú dura
il terror della tua morte.
SCENA XVII
Lucio Vero, Lucilla, Aniceto, Berenice,
Lucio Vero, (ad Aniceto) Tu lo tentasti?
Aniceto. All’opra
fu stimolo il mio zelo.
Lucio Vero. E il zelo tuo quasi mi rese ingiusto.
Aniceto. S’ci peria nel cimento
senza rivale era felice Augusto.
Lucio Vero. Re de’ Parti, t’abbraccio.