Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/275

Ove sono i re loro, ove i lor dii?

Non son che tronchi; erba li copre e polve.
Ezechia col suo Dio sorte migliore
non avrá, né la speri. Al nuovo giorno
giura Sennacherib l’ultimo scempio
a te, a Giuda, al Dio vostro ed al suo tempio.
Ezechia. Perfido! al tempio? a Dio? Che mortai ghiaccio
m’occupa Tossa? A terra
reali insegne, aurato manto, a terra!
Piú dal dolor mi è macerato il core.
Il profeta è in silenzio, in ira è Dio,
e di quello e di questa il reo son io.
Peccai, Signor, peccai;
in uomo confidai,
profusi il tuo tesoro,
e non ricorsi a te.
Fede ei giurommi e pace;
quel labbro fu mendace;
stese la mano all’oro,
e mi mancò di fé.
Aria. Rallégrati, Ezechia, parlò il profeta.
Eliacim. Parlò anche a noi.
Sorna. Cosi taciuto avesse
Ezechia. Oh Dio ! Che disse ?
Aria. In sensi,
benché oscuri e fra l’ombre
dell’avvenir ravvilupati e chiusi,
ti dá loco a sperar.
Sorna. Con noi poc’anzi
proruppe austero in sole accuse e grida.
Aria. Altro è il servo, altro il re. Prega e confida.
Ezechia. Oh del Signor santo e gradito albergo,
ov’egli in nubi e in fiamme
scende visibilmente
a’ nostri sacrifizi, a’ nostri preghi,
bacio qui le tue soglie, e a lui prosteso