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A te grati ergerem poi,

in baciar la patria arena,
altri tempi ed altri altari.
LICENZA
Nelle romulee carte e nelle argive
va d’Andromaca il nome
chiaro e immortai. Ma quanto
accrebbe al ver l’etá lontana, e quanto
la penna altrui che finge
a suo ingegno gli eroi! Non di te, Elisa,
direm cosi. La lode al ver non giunge
e ne dispera. La presenza e il merto
arrossir fa l’idea che in sé, per quanto
ti formi eccelsa, assai maggior ti trova.
Felice il secol nostro, in cui n’è dato
esempio di virtú goder si raro
che fará invidia all’avvenire e scorno;
e color piú felici
che in farti de’ lor carmi alto soggetto,
adorni il crin del piú sublime alloro,
fia che pregio e chiarezza
piú ricevan da te che tu da loro.
Tale, Augusta, è il tuo valore,
che del merto esser minore
dèe la lode, o pur tacer.
Vorria amor lodarti appieno;
se noi fa, tu ben comprendi
che il desio non gli vien meno,
ma il difetto è del poter.