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ATTO QUINTO

Quartieri de’ greci.

SCENA I

Ermione e Oreste.

Ermione. Tutto sia pronto. All’opra

basta un’ora e alla fuga. Io questa aborro
terra fatai. Tu mi sarai compagno.
Oreste. Fuggir, perché? Si parta.
Pirro vi assente e Pirro a me ti cede.
Ermione. E questo ancóra? Ei qual poter, qual dritto
ha in Ermione sprezzata?
Ella, si, partirá, ma vendicata.
Oreste. Sento i tuoi torti. Argo, Micene, Sparta
uniremo a punirli.
Ermione. Restar qui, vendicarci, e poi partire,
ciò ne convien. Lunga ed incerta guerra
non si fa per me. Va, corri
al tempio. Svena...
Oreste. Chi?
Ermione. Pirro..., e lo svena
ad Andromaca in braccio.
Oreste. Io svenar Pirro!
Ermione. Che? L’amor tuo vacilla o il tuo coraggio?
Oreste. Non coraggio od amor: virtú ne trema.
Ermione. Colpa non è punir un empio.
Oreste. Eh, siamo
i nimici di lui, non gli assassini.