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può dispor di sé stessa. Io l’amo e pendo

dal suo voler. S’ella consente, al tempio
vengo ed accetto il dono;
se si oppone, il mio amore
serve al suo sdegno, e tuo nimico io sono.
Vivo col core
della mia bella.
Ardo al suo sdegno, peno al suo amore,
e seguo il corso del suo voler.
Non ho altra guida,
non altra stella;
e in servir fida
sta di quest’alma tutto il piacer.

SCENA III

Eleno e Pirro.

Eleno. Signor, va per le greche

schiere destando la sdegnosa Ermione
fiamme funeste, ed empie
d’ira e pietade i cori,
e di ragion le serve anche beltade.
Pirro. Facil trionfo è a Pirro
conosciuto nimico.
Pur noi trascuro. Ermione
nulla oserá ch’io non lo sappia; a lei
tali ho poste d’intorno
custodie ed al suo Oreste...
Oh, tal difenda Andromaca il suo figlio.
Eleno. Fier cimento per lei !
Pirro. Prenda consiglio.
Consigliala ad amarmi,
e che al suo cor risparmi
un barbaro timor.