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Azanet. Che narri? E tal si rese al mio consorte,

tal dagli ospiti suoi grazia e mercede?
Ramse. L’argentea tazza, ond’ei si serve a mensa
e ne’ suoi sacri auguri, è lor rapina.
Ma poco ne godran; ché armata turba
ricondurralli in breve
alla reggia e al castigo.
Azanet. Iniqui! Egli poc’anzi
di quai non ricolmò doni e favori
que’ famelici ebrei !
Ramse. Seder li vidi alla reai sua mensa,
dagli egizi in disparte, e lui pur vidi
porger lor di sua mano i cibi eletti.
Azanet. Quanto è ver che sovente
dalle mani de’ grandi escono a caso
gli onori e i benefizi !
E cadendo cosi sovra i men degni,
che poi stupir, se li ritrovin vili,
o li rendano ingrati ?
Ramse. Dal favor, qual dal grano,
se è sparso in buon terren, frutto si coglie,
se in arene o fra sterpi, onta o puntura.
Pur chi regna non dèe por freno al corso
di sue beneficenze,
per timor di gittarle inutilmente;
ché in prò de’ buoni è meglio
far bene anche a’ malvagi,
che a quei mancar e non giovare a questi.
Cosi i provvidi dèi comune a tutti
lasciano un ben che separar non ponno.