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i 66 III - ALESSANDRO SEVERO

Ristretta al caro nido,
abbraccerò il mio fido,
e sará dolce allora
potergli rammentar
l’onda funesta.

SCENA ULTIMA

Salone imperiale, nel cui fondo si vede discesa la reggia della feli-

citá di Roma. Precede gran sinfonia, ed intanto scendono dalle scalinate

superiori i soldati e popoli romani, di poi
Alessandro con Giulia, poi Sallustia e Marziano,
poi Albina e Claudio.
Alessandro. Salva, o madre, ti abbraccio, e appena il credo.
Giulia. Ma se Giulia peria, dov’era il figlio?
Alessandro. Spinto da amor, da sdegno, al primo avviso
corsi, volai. Che prò? Di armati e d’armi
era chiuso ogni passo
e non mi valse autoritá né prego.
Giulia. E Claudio a te si fido?
Alessandro. Invan nel denso
lo cercai de’ soldati e de’ custodi.
Anche in lui temo e tradimenti e frodi.
Giulia. Cosi volle il destili, perché dell’opra
tutto ne avesse il merto
la virtú di Sallustia.
Alessandro. O generosa !
Giulia. Ecco la mia difesa e la tua sposa.
Sallustia. Mio cesare e signor...
Alessandro. Che fai?
Sallustia. Prostrata
starò al tuo piè finché del padre ottenga
al colpevole amor grazia e perdono.