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i 5 « III - ALESSANDRO SEVERO

ti leggo in fronte.
Claudio. Il sol vedere Albina
n’empie il mio sen e me ne sparge il volto.
Albina. Eh, con occhio si avverso
so che non guardi Albina. Alfin non sono
donna odiosa al popolo e al senato;
né col tosco m’insidi, e non col ferro.
Claudio. (Qual favellar!)
Albina. A Claudio
del mio amor piú non parlo. Al degno amante
della gloria e di Roma,
al nimico di Giulia
opre grandi rammento e illustri imprese.
Claudio. (Ah, purtroppo a costei tutto è palese!)
Albina. (Il perfido è confuso.)
(a Claudio) Misero! sei tradito.
Claudio. Cieli! da chi?
Albina. Brami saperlo?
Claudio. Albina,
deh, se pur m’ami...
Albina. Or quell’amore implori
che tu tradisti? E quell’Albina or preghi
che ti colma di orror solo in vederla?
Claudio. I rimproveri tuoi son giusti e atroci,
ma dimmi ’l traditor.
Albina. Di Giulia al trono
ei trar volea l’accusa. Io lo rattenni.
Claudio. Quanto ti deggio !
Albina. Or piú farò. Al tuo aspetto
guiderò l’infedele e alla sua pena.
Claudio. Si; farò ch’egli cada
sotto la mia vendicatrice spada.
Albina. Piacemi. In ravvisarlo
vedi che il volto suo non ti confonda.
Claudio. A te, piú ch’ora il labbro,
il mio core e il mio braccio allor risponda.