Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/151

Sallustia. L’ hai pronta, umil tua serva.

Giulia. Il gioco e il riso
alla mensa reai scherzino intorno,
e si disciolga in liete danze il piede.
(siedono a mensa Giulia, Alessandro e Marziano, e poi
segue il ballo)
Del piú dolce Falerno
empietemi la tazza, onde dal seno
certa ne sgombri incognita amarezza.
Marziano. (Or punita vedrò la tua fierezza).
Sallustia. (Eccomi al gran cimento. Alma, sta forte!)
(a Giulia) Guardati ! Al primo sorso
nella tazza letal berrai la morte.
Alessandro. Che sento!
Marziano. (O Dei !) (tutti si levano)
Giulia. Son queste
di Tebe e di Tieste
l’orride cene?
Sallustia. È di mortai veleno
misto il dolce liquor che ti si porge.
Fanne barbara prova
in chi di morte è reo,
e se di me non trovi
chi piú colpevol sia, dentro il tuo core,
porgilo a me, che almeno
finirò con la morte il mio dolore.
Marziano. (O troppo incauta figlia! E come il seppe?)
Alessandro. Madre, la tua salvezza
devi a tanta virtú. Deh, placa l’ire.
Giulia. Dal caso atroce istupidita io sono.
A me tosco? a me morte? Ah, da qual mano,
da qual core esce il colpo?
Tu che salvi i miei giorni,
svelami il traditor. Da un’altra morte
che mi dá un rio timor Giulia difendi;
se il reo mi occulti, il benefizio offendi.
A. Zeno, Drammi scelti. 10