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SCENA IX

Sala apparecchiata per convito.

Sallustia in abito servile,

con séguito di ministri che vanno imbandendo la mensa.
Servi, alla ricca mensa in vasi d’oro
recate i cibi eletti.
Coronate le tazze, e ardete intorno
odorosi profumi.
Eccomi a voi compagna, ove poc’anzi
sedea sovrana, e pur lo soffro in pace,
non perché i mali miei
stupida m’abbian resa e non li senta,
ma perché in rivederti,
o mio dolce signor, sarò contenta.

SCENA X

Sallustia e Albina.

Albina. Impietosito è di tue pene il fato,

i tuoi mali avran fine.
Sallustia. Faccian gli dii, ma non lo spero, Albina.
Albina. Quando piú l’innocenza
dispera di conforto, allora il trova.
Sallustia. Ah, qual poter v’è mai che sia piú forte
di Giulia e del suo sdegno?
Albina. Amore... e morte.
Sallustia. Qual morte? qual amor?
Albina. Quello del padre,
che tutto porrá in opra, e tosco e ferro.
Sallustia. Ferro e velen? Di’ tosto; in sen si scuote